Qualche anno fa, ai tempi del grande momento radical della mia vita da cinefilo, i drammoni bellici - specie se non mainstream e tremendamente drammatici - rappresentavano una vera e propria miniera di occasioni per accrescere il mio status di "intenditore", e anche se a posteriori devo ringraziarli dal primo all'ultimo per avermi fatto scoprire registi come Waijda, in anni più recenti hanno trovato ben poco spazio qui al Saloon, complice una pesantezza di fondo che poco si adatta alla mia "rinascita anni ottanta" da tamarro senza quartiere.
Di tanto in tanto, però, è un piacere tornare a riscoprire questi territori, soprattutto in casi come quello di Les Innocentes - scandaloso e terribilmente ad influenza cattolica il titolo italiano, Agnus Dei, per quanto a ben vedere possa significare quasi la stessa cosa -, che analizza a partire da episodi di ispirazione reale la situazione della Polonia appena conclusa la Seconda Guerra Mondiale, con gli ultimi scampoli delle forze degli Alleati pronte a togliere le tende e l'ombra della Cortina e degli anni dell'Unione Sovietica in attesa di calare sui locali: in particolare, ci si sofferma sulla vicenda di un gruppo di suore in piena crisi morale e spirituale a seguito della sgradita visita di un manipolo di soldati per l'appunto sovietici, che per festeggiare la vittoria su Hitler decidono di concedersi un pò di piacere unilaterale lasciando dietro di loro un buon numero di religiose in dolce attesa ed altre segnate nel corpo e nella mente.
A fare da testimone alla battaglia interiore - e non solo - delle donne, una giovane dottoressa francese che nella Croce Rossa ha potuto osservare da vicino gli orrori della Guerra, e da atea convinta e comunista in termini di background si trova a fare da tramite per le giovani - ma non solo - donne tra la realtà dei fatti e della scienza e la loro Fede: in questo senso, a prescindere dalla cornice innevata e fotografata benissimo o del ritmo da film autoriale - che non avrebbe sfigurato tra gli anni sessanta e settanta dei Bergman o dei narratori russi -, a fare la differenza per quanto mi riguarda sono stati senza dubbio il rapporto ed il confronto tra le sorelle più giovani ed il medico così come la dimostrazione di Fede assoluta quanto cieca della Madre Superiora, che pur non rappresentando un personaggio negativo tout court mostra il fianco a quella che è una critica spietata degli autori proprio alla religiosità che sconfina non solo nell'ignoranza, quanto soprattutto nel grottesco e nell'assurdità.
Les Innocentes, però, è anche un film di spessore in termini di genere, tra i primi a mostrare in modo così netto non solo l'importanza, ma anche il coraggio delle donne in situazioni estreme di sofferenza e straniamento che, con ogni probabilità, avrebbero il sopravvento sulla quasi totalità degli uomini, ed una presa di coscienza rispetto a tutte le cicatrici che i conflitti lasciano non solo nelle persone che li vivono, ma anche nei luoghi e nelle società.
Dalla distanza dei medici francesi alle aggressioni dei soldati russi, passando per la chiusura delle monache - comunque molto ben caratterizzate e differenziate tra loro -, lo spettatore attraversa una vera e propria galleria di miserie umane in grado di toccare nel profondo e far riflettere, nella speranza di non dover mai vivere, in futuro nel corso della propria esistenza, situazioni come quelle che hanno attraversato l'Europa neppure un secolo fa.
Ma senza stare troppo a perdersi in pistolotti da messa in guardia rispetto alla Guerra - non credo ci sia bisogno di essere geni, per capire che non porta nulla di buono -, e a scapito dell'apparenza e della tenuta sicuramente lontane da quelle delle proposte mainstream, non posso che consigliare di tentare una visione di questo spessore.
Sia essa mossa dalla passione o dalla fede, dall'essere donna e solidarizzare con le coraggiose portate sullo schermo o uomo e vergognarsi almeno un pò, dall'essere da una parte o dall'altra della barricata, poco importa.
L'Umanità va sempre preservata.
Perchè tra le sue pieghe si rifugia quel poco di innocenza che ci è rimasta.
MrFord
Non credo di vedere il film,il post è molto carino però :)
RispondiEliminaE concordo sul fatto che,in genere, noi donne siamo molto più resistenti e cazzute in certe situazioni estreme,rispetto agli uomini.
E su questo non c'è alcun dubbio: ci sarà un motivo se la Natura vi ha affidato il parto. :)
EliminaSe è una critica alla religiosità potrebbe anche piacermi.
RispondiEliminaQuando però dici che ha un ritmo da film autoriale, considerando cosa intendi tu con film autoriale, so già che se provo a guardarlo mi aspetta una gran bella dormita. :D
La critica alla religiosità ci troverebbe d'accordo.
EliminaIl ritmo un pò meno, mi sa. :)
devo recuperarlo, potrebbe essere nelle mie corde ... poi se è un drammone polacco come IDA allora ci sguazzo ! :-)
RispondiEliminaIl territorio è lo stesso di Ida, anche se, secondo me, Agnus Dei è un filo sotto.
EliminaAltro film serio che ho visto volentieri in questi giorni. Ho apprezzato la critica, ma anche la speranza che c'è dietro
RispondiEliminaVerissimo. Un film a tratti crudele eppure non privo di speranza.
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