Regia: Walter Hill
Origine: USA
Anno: 1988
Anno: 1988
Durata: 104'
La trama (con parole mie): il capitano Ivan Danko, della milizia di Mosca, è costretto a volare negli States, a Chicago, per inseguire un bandito georgiano noto trafficante di droga che il suo governo vorrebbe seppellire senza troppo clamore, colpevole, tra le altre cose, di aver ucciso il compagno del poliziotto.
Giunto negli USA, Danko dovrà fare i conti con il sistema americano capitalista tanto estraneo al suo, le gerarchie della polizia locale, la legge Miranda ed i modi ruvidi del suo improvvisato compagno, il sergente Ritzik: in una corsa contro il tempo che possa evitargli un rientro in patria disonorevole e di finire ammazzato da una gang leader del giro della droga locale, il granitico sovietico sarà costretto a stringere alleanza con lo scombinato collega a stelle e strisce in modo da mettere finalmente le mani sulla sua nemesi e chiudere un cerchio che va ben oltre le questioni di politica e nazionalità.
Come direbbe certamente il vecchio - si fa per dire, dato che in confronto al sottoscritto è praticamente un ragazzino - Frank Manila, Danko è un film spiccio nelle accezioni migliori del termine.
Supercult diretto dal grandissimo Walter Hill nonchè primo film made in USA ad essere girato - in parte, ovviamente - nella Piazza Rossa di Mosca a Guerra fredda ormai finita, questo solidissimo poliziesco è stato un classico di Casa Ford fin dalla mia infanzia, e dal primo passaggio su questi schermi meritevole di trovare il punto d'incontro pressochè perfetto tra la tamarrata guascona ed ironica tutta amicizia virile e battutacce ed il poliziesco tosto come piace a noi vecchi lupi di mare, fatto di sparatorie, morti ammazzati, un sacco di botte e spericolati inseguimenti alla guida di autobus di linea - spettacolare la sequenza finale, citata alla perfezione nel recente Bad ass -.
A seguito delle innumerevoli visioni, credo potrei tranquillamente prendere parte ad un remake di questo film senza neppure avere bisogno di studiarne il copione - e presumibilmente vorrei essere scritturato per la parte di Ritzik, o all'occorrenza del cattivissimo Victor Rosta -, ed allo stesso modo ammetto che, a più di vent'anni dal suo esordio nell'allora non ancora Saloon, la vicenda che vede il capitano della milizia moscovita Danko inseguire la sua nemesi nel cuore della Chicago della tradizione gangsteristica americana ancora funziona alla grande, regalando grandi momenti rispetto al suo genere così come una serie invidiabile di sequenze e battute memorabili principalmente legate alla figura dell'appena citato Ritzik - interpretato da James Belushi, che negli anni successivi ha di fatto continuato a riproporre lo stesso tipo di personaggio casinaro e sboccato -: impossibile restare indifferenti al primo confronto del poliziotto statunitense con Rosta, o al dialogo in materia di pappagallini, o all'indimenticabile passaggio del "caffè bollente sull'uccello".
Quello che, però, in questi casi spesso passa inosservato a causa del fattore nostalgia, è il valore effettivo di una pellicola che è ancora oggi un esempio fulgido non soltanto di action movie, ma di poliziesco hard boiled, ennesima prova di un regista forse non sempre costante rispetto alla qualità della sua produzione eppure tra i più influenti e importanti che la tradizione americana abbia portato alla ribalta tra gli anni settanta e gli ottanta - ricordiamo che la sua firma è dietro due pietre miliari quali I guerrieri della notte e I guerrieri della palude silenziosa, assolutamente indimenticabili -: l'ironia e la sguaiatezza di Belushi e la staticità quasi ridicola di Schwarzenegger - in una delle sue interpretazioni peggiori, il che è tutto dire - assumono un'aura assolutamente mitica anche grazie alla mano di un Maestro capace di non prendersi sul serio neppure per un secondo eppure in grado di confezionare un signor titolo, dando lustro anche e soprattutto ai suoi stessi limiti.
Poi, certo, dovrei smettere di parlare di Danko dal punto di vista cinematografico e cercare di trasmettervi il godimento provocato dall'ennesima visione, fatta di battute recitate all'unisono con i personaggi - chi non ha mai pronunciato almeno una volta nella vita "Danko, nato stanco!" dovrebbe prendersi a bottigliate da solo per penitenza - e dalla serenità che soltanto alcuni film "cuscinetto" sono in grado di darci proprio quando ne abbiamo bisogno per evitare di essere sommersi dalle cazzate di tutti i giorni.
Ma non credo ce ne sarà bisogno: in fondo penso che tutti - perfino certi scellerati snob come il Cannibale - capiscano l'importanza che il Cinema ha in alcuni momenti della nostra vita - o giornata, se come me cercate di ritagliarvi sempre lo spazio per almeno una visione quotidiana - e che i cult che lo stesso produce - soprattutto quelli personali - restano indubbiamente una delle migliori medicine contro "il male di vivere".
E quando vedo Danko stendere il cazzone sceso apposta da casa per minacciarlo a proposito del suo teorico posto auto riservato con quel "conosci Miranda?", anche se fosse solo per un secondo, il mondo mi pare un posto decisamente migliore.
Supercult diretto dal grandissimo Walter Hill nonchè primo film made in USA ad essere girato - in parte, ovviamente - nella Piazza Rossa di Mosca a Guerra fredda ormai finita, questo solidissimo poliziesco è stato un classico di Casa Ford fin dalla mia infanzia, e dal primo passaggio su questi schermi meritevole di trovare il punto d'incontro pressochè perfetto tra la tamarrata guascona ed ironica tutta amicizia virile e battutacce ed il poliziesco tosto come piace a noi vecchi lupi di mare, fatto di sparatorie, morti ammazzati, un sacco di botte e spericolati inseguimenti alla guida di autobus di linea - spettacolare la sequenza finale, citata alla perfezione nel recente Bad ass -.
A seguito delle innumerevoli visioni, credo potrei tranquillamente prendere parte ad un remake di questo film senza neppure avere bisogno di studiarne il copione - e presumibilmente vorrei essere scritturato per la parte di Ritzik, o all'occorrenza del cattivissimo Victor Rosta -, ed allo stesso modo ammetto che, a più di vent'anni dal suo esordio nell'allora non ancora Saloon, la vicenda che vede il capitano della milizia moscovita Danko inseguire la sua nemesi nel cuore della Chicago della tradizione gangsteristica americana ancora funziona alla grande, regalando grandi momenti rispetto al suo genere così come una serie invidiabile di sequenze e battute memorabili principalmente legate alla figura dell'appena citato Ritzik - interpretato da James Belushi, che negli anni successivi ha di fatto continuato a riproporre lo stesso tipo di personaggio casinaro e sboccato -: impossibile restare indifferenti al primo confronto del poliziotto statunitense con Rosta, o al dialogo in materia di pappagallini, o all'indimenticabile passaggio del "caffè bollente sull'uccello".
Quello che, però, in questi casi spesso passa inosservato a causa del fattore nostalgia, è il valore effettivo di una pellicola che è ancora oggi un esempio fulgido non soltanto di action movie, ma di poliziesco hard boiled, ennesima prova di un regista forse non sempre costante rispetto alla qualità della sua produzione eppure tra i più influenti e importanti che la tradizione americana abbia portato alla ribalta tra gli anni settanta e gli ottanta - ricordiamo che la sua firma è dietro due pietre miliari quali I guerrieri della notte e I guerrieri della palude silenziosa, assolutamente indimenticabili -: l'ironia e la sguaiatezza di Belushi e la staticità quasi ridicola di Schwarzenegger - in una delle sue interpretazioni peggiori, il che è tutto dire - assumono un'aura assolutamente mitica anche grazie alla mano di un Maestro capace di non prendersi sul serio neppure per un secondo eppure in grado di confezionare un signor titolo, dando lustro anche e soprattutto ai suoi stessi limiti.
Poi, certo, dovrei smettere di parlare di Danko dal punto di vista cinematografico e cercare di trasmettervi il godimento provocato dall'ennesima visione, fatta di battute recitate all'unisono con i personaggi - chi non ha mai pronunciato almeno una volta nella vita "Danko, nato stanco!" dovrebbe prendersi a bottigliate da solo per penitenza - e dalla serenità che soltanto alcuni film "cuscinetto" sono in grado di darci proprio quando ne abbiamo bisogno per evitare di essere sommersi dalle cazzate di tutti i giorni.
Ma non credo ce ne sarà bisogno: in fondo penso che tutti - perfino certi scellerati snob come il Cannibale - capiscano l'importanza che il Cinema ha in alcuni momenti della nostra vita - o giornata, se come me cercate di ritagliarvi sempre lo spazio per almeno una visione quotidiana - e che i cult che lo stesso produce - soprattutto quelli personali - restano indubbiamente una delle migliori medicine contro "il male di vivere".
E quando vedo Danko stendere il cazzone sceso apposta da casa per minacciarlo a proposito del suo teorico posto auto riservato con quel "conosci Miranda?", anche se fosse solo per un secondo, il mondo mi pare un posto decisamente migliore.
MrFord
"We share the same biology
regardless of ideology
believe me when I say to you
I hope the Russians love their children too."
regardless of ideology
believe me when I say to you
I hope the Russians love their children too."
Sting - "Russians" -
Uno dei film piu' smaccatamente cripto gay che ricordi di aver visto..Dalla scena della sauna in poi. Mammmina cara che obbriobbrio,diiioooo: tutti quei maschiacci steroidatiiii!
RispondiEliminaEddai, Giocher! Questo è uno dei supercult del poliziesco anni ottanta!
Elimina...Appunto!
EliminaPossiamo sempre farne un remake io, te e Frank Manila.
EliminaIo però faccio Ritzik!
a conti fatti non sei tanto più vecchio di me, credo che ci sia una differenza di massimo 4/5 anni. comunque, riguardo a danko, hai ragione da vendere, spiccissimo e cultissimo ;)
RispondiEliminaLo so, era solo per darmi delle arie da vecchio saggio con il suo giovane Padawan! ;)
EliminaPer il resto, non potevamo che essere d'accordo su questo filmone!
Miiii... un film che ha segnato la mia adolescenza cinematografica. Che ricordi! Me ne viene uno... l'assurda delusione che mi fece comprendere come trailer e film venissero fatti in modo diverso. Perché? Alla battuta "Danko" nel trailer l'albergatore dispondeva: "Nato stanco?", invece nel film fu sostituito nel brutto "Non c'è di che!".
RispondiElimina(((CINEMAeVIAGGI)))
Anche io ho un sacco di ricordi legati a questo film, che mi ha accompagnato praticamente negli ultimi vent'anni.
EliminaSupercult totale.
L'ho visto una volta sola, nel '93, qualche anno dopo l'uscita. A 10 anni. Mi ricordo solo che quello è stato il momento della mia prima vera cotta. Per James Belushi.
RispondiEliminaJames Belushi spacca. E il suo personaggio qui è una bomba.
EliminaComunque riguardatelo!
Filmone, ma a me ste pellicole ipnotizzano e non posso far altro che guardarle ogni volta che ne ho l'occasione
RispondiEliminaFrank, ti capisco alla grande. Se lo becco in tv, non posso non guardarlo!
EliminaJames Belushi spacca.....aaaah beata gioventù. Neanche da paragonare con il superlativo fratello.
EliminaAmen.
John è John, su questo non ci piove.
EliminaMa io ho sempre adorato anche James.
anche per me una delle visioni più gettonate...
RispondiEliminaBradipo, e che te lo dico a fare!? Mitico!
Eliminada buon scellerato snob, non credo di aver mai visto per intero questo film. l'unica cosa che ricordo è la frase scult: danko, nato stanco. e mi basta ciò :)
RispondiEliminaDici bene: sei proprio uno scellerato radical chic! ;)
EliminaPur non essendo snob alla stessa maniera di Cannibal, non bazzico troppo il genere.
RispondiEliminaMa leggerne la passione con cui ne scrivi, è sempre un piacere :-)
A prescindere dallo snobismo, questo è davvero un gran bel poliziesco! :)
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