martedì 20 luglio 2010

Karate kid 3

Non c'è due, senza tre.
Continuo a perdermi, complice l'atmosfera rarefatta e il desiderio ribollente di ferie, nel mio percorso a ritroso nei film delle mie estati di ragazzino tornando al 1989 - anche se io lo vidi la prima volta qualche tempo dopo -, anno dell'uscita del terzo (e ultimo, almeno per me) capitolo della saga di Karate kid, quella vera.
Questa, infatti, fu l'ultima volta per Ralph Macchio, giudicato successivamente troppo vecchio e sostituito nel quarto episodio da una giovanissima Hilary Swank, per quello che personalmente considero un film estraneo alla serie.
Tutto questo senza neppure provare a menzionare la porcata che uscirà a breve con Jackie Chan e il figlio di Will Smith.
Ai tempi della mia prima visione pensai che questo terzo film fosse sicuramente migliore del secondo, complici il ritorno del Cobra Kai - questa volta riportato in auge, risibilmente, da un commilitone del vecchio sensei Kreese ricco e vendicativo e rappresentato dal "ragazzo cattivo del karate" Mike, il cui interprete finì, anni dopo, nel cast di Beautiful (!!!) - e i primi veri screzi fra Daniel-san e il maestro Miyagi, complice la crescita con conseguente aumento esponenziale di stupidità del primo e l'invecchiamento del secondo, nonostante la vicenda si svolga idealmente subito dopo il ritorno da Okinawa dei due.
Quasi cercando di tirare fuori il meglio dei due film precedenti, si torna alla formula di Daniel vessato da Mike e scagnozzi in vista di un nuovo torneo di All valley - del quale dovrà disputare soltanto la finale in quanto campione uscente - filtrata attraverso il concetto dell'onore già introdotto nel secondo capitolo, con Miyagi che rifiuta di allenare il pupillo fino a quando l'unica sua motivazione è "difendere un trofeo di metallo e plastica".
Ricordo, ai tempi, l'impressione che mi fece il raggiro di Silver, John Kreese e Mike ai danni di Daniel, così come il bonsai spezzato di Miyagi e il confronto all'interno del nuovo dojo del Cobra Kai, episodi drammatici ai miei occhi di dodici/tredicenne.
Ora, più che altro, è rimasto lo stupore per una sceneggiatura che ha del ridicolo, capace di essere sopportata soltanto grazie alle continue perle del vecchio Miyagi, al bomber arancione di Daniel-san, alle riprese a volo d'uccello sulla meditazione di maestro e allievo e al ricordo dei momenti di "tensione" della prima visione, sempre tra uno spuntino e l'altro, commentando la crudeltà crescende del Cobra Kai, che aveva abbandonato la buffoneria da bulli del primo film per dilettarsi in qualcosa di più simile ad azioni da piccoli delinquenti di strada.
In qualche modo, nei cambiamenti come quelli, si avvertiva il passaggio di un'epoca: erano finiti gli anni ottanta, e si entrava nei novanta.
Fortunatamente sono andati anche quelli.
Mentre Miyagi e Daniel-san sono rimasti.
Qualcosa vorrà pur dire.

"Try to be best
'cause you're only a man,
and a man's gotta learn to take it."
MrFord

1 commento:

  1. Gli anni '80 sì che hanno portato la vera musica, poi è arrivato quel frocetto di Kobain e ha rovinato tutto!

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