lunedì 19 luglio 2010

Karate kid 2

Nel periodo estivo, alla fine della scuola, ricordo con piacere quasi infinito i cicli di film che ai tempi la tv dedicava ai ragazzi, riempiendo le videoteche casalinghe di cassette registrate e le afose mattinate - o nottate - di visioni che portavano davvero in una "dimensione avventura", come era battezzato uno dei cicli più noti di film passati in quelle ormai lontanissime estati.
A ripensarci ora, effettivamente, fa davvero un effetto Stand by me il ricordo di me e mio fratello, gran panozzi e grandi cocacole, distesi sul divano a schiaffarci l'ennesimo film di "notte horror" o, come in questo caso, il secondo capitolo delle avventure di Daniel-san.
Nonostante la struttura sia la stessa, così come il regista, è subito chiaro che il dogma del sequel neanche lontanamente paragonabile al primo capitolo di cui si è parlato ieri vale clamorosamente anche in questo caso, in cui l'occasione di aprire una lunga parentesi - cambiando ambientazione - sul passato del mitico maestro Miyagi e sulla sua terra natia - l'isola di Okinawa - si perde in una sorta di reprise retorico del film precedente, con la differenza che, questa volta, "non è torneo", per dirla come il vecchio maestro.
L'onore e il concetto dell'oltraggio da riparare diventano il centro della disfida fra gli ex amici Miyagi e Sato così come di Daniel e Chozen, allievo numero uno dell'appena citato Sato, perfetto nel ruolo di bullo che nel primo capitolo della saga era toccato alla banda del Cobra Kai.
Peccato però che il tutto funzioni pochino, e che parti potenzialmente interessanti come la morte del padre di Miyagi - il momento migliore del film - siano messe in secondo piano rispetto ad altri decisamente meno incisivi - la sfida delle lastre di ghiaccio nel locale, una cosa in stile Van Damme del periodo d'oro, giusto per rendere l'idea -: lo spazio per le perle, ad ogni modo, c'è sempre, e scene come quella dell'arpione che cala strappando la camicia a Daniel-san che cerca di imparare il segreto del tamburello ancora mi fanno venire la pelle d'oca, figli di un amarcord cinematografico - e non solo - che mi fa pensare ad un periodo fantastico della mia vita, in cui il tempo pareva dilatato e ogni viaggio della fantasia un'avventura incredibile.
E se ora rido pensando a Miyagi che spezza il tronco sul petto di Sato, o al coro di tamburelli nel momento clou della battaglia fra Daniel e Chozen, mi rendo conto di quanto importanti siano ancora quella magia, quella sospensione: in fondo, il tempo si restringe, e le estati non sono più stare notti o mattine sdraiato sul divano, ma l'unico modo per godere delle cose così pienamente è non dimenticare mai quanto la "dimensione avventura" sia importante per le nostre vite.
Anche "solo" di fronte ad uno schermo.
Del resto, lo stesso Daniel insegna una lezione fondamentale a Chozen:
- "Vita o morte?"
- "Morte!"
- "Sbagliato."
Con tanto di tenaglia sul naso.
Daniel-san come Lipton.
Per me, numero uno.

"I am the man who will fight for your honour,
I'll be the hero you're dreamin' of."
MrFord

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. "Scegli: o ghiaccio rotto o collo rotto"

    Ma anche

    "Ehy maestro lei riuscirebbe a spaccato in due un tronco?"
    Miagi "...non lo so...non sono mai stato attaccato da un tronco..."

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  3. Perle a profusione, quella del ghiaccio è mitica, l'altra degna del miglior Miyagi.
    E ricorda sempre:
    "Dopo quando?"
    "Dopo DOPO."

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