La trama (con parole mie): noi della Terra dei cachi non sappiamo proprio farci mancare niente, in termini di sofferenza calcistica - e non solo, ma questa è un'altra storia -.
Così, dopo l'infausto risultato di ieri sera che ha riaperto i giochi per l'Uruguay, abbiamo deciso di renderla ancora più difficile disputando una delle peggiori partite che la Nazionale di Prandelli abbia mai giocato e tornando a capo chino negli spogliatoi dopo essere stati battuti dal Costarica, che doveva essere la squadra materasso del girone e si è rivelata una sorpresona.
Da un lato, è anche meglio così.
Dall'altro, martedì contro l'Uruguay saranno cazzi da cagare, e dovremo giocarci il Mondiale come se fossimo già alla fase di eliminazione diretta.
Onestamente, alla notizia dell'assenza di Paletta in campo, pensavo anch'io che la partita contro il sorprendente Costarica si sarebbe rivelata una sorta di rilassante discesa dopo la tensione accumulata con gli inglesi: evidentemente, però, i nostri cari Azzurri sanno soltanto soffrire, sfoderando ottime prestazioni con avversari sulla carta di livello e sottovalutando clamorosamente le squadre non "di cartello" - in questo senso, dovremo fare attenzione all'eventuale incrocio con la Colombia agli eventuali ottavi di finale -.
La partita di oggi - anche se, tecnicamente, si parla di ieri pomeriggio - è stata una delle più brutte del Mondiale - battuta, probabilmente, solo dai pareggi di Nigeria e Iran nel primo turno e da quello più recente di Giappone e Grecia -, mal giocata - dall'Italia -, mai decollata, mai davvero emozionante.
Nonostante, infatti, un paio di fiammate da una parte e dall'altra, l'impressione è stata quella del tipico match di fine stagione, quando tutti i giochi sono fatti e resta giusto da onorare in qualche modo il campo: ora, non so se i Nostri pensassero che in Costarica non si sapesse neppure cos'è un pallone da calcio, ma la squadra che aveva - seppur con difficoltà - domato l'Inghilterra è apparsa immobile - anche se, alla fine, il buon Ciro è rimasto in panca - e priva di carattere e mordente.
Buffon, al rientro, non ha certo fatto gridare al miracolo, e quasi quasi mi ha fatto rimpiangere il buon Sirigu, che probabilmente ha molta più fame del Capitano.
La difesa - malgrado l'assenza del già citato Paletta - non è pervenuta: l'Abate di Natale, essendo stato piantato fuori stagione e in un clima che non gli è congeniale, deve aver toccato due palloni in croce, Chiellini e Barzagli hanno avuto il fiato corto per tutto il match, mentre D'Artagnan, ancora una volta, è stato l'unico a far vedere perlomeno una certa volontà.
Nel centro del campo abbiamo, purtroppo, perso la partita.
Marchisio, visibilmente appannato, non è stato all'altezza del primo match.
Pirlo, per quanto sia sempre Pirlo, era in una delle sue giornate in cui costa troppo fare il fenomeno.
Capitolo De Rossi: vedasi Marchisio.
Cadrega, il migliore degli Azzurri contro gli anglosassoni, ha tenuto fede al suo nuovo nome.
Ed è rimasto sotto il tavolo.
E poi c'è stato Thiago Motta.
Onestamente, ad un certo punto, dopo essermi chiesto se fosse in campo oppure no, ho creduto che Paletta avesse sfruttato un trucco in stile Diabolik per sostituirsi al centrocampista del Paris Saint Germain. O che i nostri naturalizzati di origine sudamericana avessero deciso di complottare per minare le già non troppo clamorose possibilità dell'Italia di proseguire nel suo cammino.
Comunque, complimenti: perchè il sempre attivo Thiago è il primo morto vivente a partecipare ad un Mondiale.
Nel corso della ripresa Prandelli prova a salvare il salvabile, gettando nella mischia Cassano - inutile quanto la sua convocazione: onestamente avrei preferito Giuseppe Rossi, o Destro, o Toni, o Gilardino, senza contare che, nel corso del secondo tempo, pensavo al fatto che Roberto Baggio oggi, cinquantenne, sarebbe riuscito a risultare più decisivo di Fantantonio, in campo -, Insigne - che verrà ricordato più per aver messo in mostra i tatuaggi togliendosi la maglietta prima di entrare in campo che per altro - e Cerci - volenteroso, ma poco utile -.
Per chiudere, proprio lui, always him, Mario Balotelli: in tutta onestà, io non riesco a farmelo stare antipatico, o dargli contro.
Che sia un cazzone è indubbio, ma chi non lo sarebbe a neppure venticinque anni con tutti quei soldi e quel successo?
Allo stesso tempo, però, mi pare abbia testa, e l'abbia avuta anche quando non si definì, pur se provocatoriamente, un fuoriclasse: non stiamo, infatti, parlando di Van Basten, il già citato Baggio, o chissà chi altro. Parliamo di un attaccante dalla grande forza fisica e dai discreti attributi tecnici.
Eppure, se allo stesso tagliamo i rifornimenti, difficilmente si arriverà da qualche parte.
Mi viene in mente Ibrahimovic, probabilmente quello che, nello stesso ruolo di SuperMario, è il migliore al mondo, per come stanno le cose oggi: si può essere un cannoniere incredibile, avere la dinamite nel destro, nel sinistro, in testa.
Eppure, quando manca la scintilla, tutto tace.
La scintilla non ce l'hanno tutti. Anzi, pochissimi sono così fortunati.
A questa Nazionale la scintilla manca.
Ma, del resto, lo sapevamo già.
Ma mancava anche nel 2006, e sappiamo bene come è finita.
Dunque, qui al Saloon si continua a sperare, confidando nel fatto che con l'Uruguay potremmo anche tirare fuori i cosiddetti stimolati da un avversario più prestigioso - principio sbagliato, ma se utile, perchè non sfruttarlo? - e che, comunque, non fosse altro che per la sofferenza, almeno gli ottavi, noi che siamo qui a tifare, li meritiamo eccome.
Se, poi, Paletta e Panettone Motta non dovessero essere in campo, tanto di guadagnato.
MrFord
P. S. Nel frattempo, stasera, la Francia ha silurato la Svizzera cinque a due.
Pare uno spettacolo, ma ho come l'impressione che appena i Bleus incontreranno qualcuno di serio, le cose saranno decisamente diverse.
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sabato 21 giugno 2014
domenica 15 giugno 2014
Italia - Inghilterra
La trama (con parole mie): e così siamo giunti al tanto atteso esordio azzurro in questi Mondiali brasiliani. Di fronte all'Italia, un'Inghilterra che pare di tutt'altra pasta rispetto alla Nuova Zelanda che fu parte della debacle del 2010, alla quale i ragazzi di Prandelli - tranne uno - hanno risposto con lo stesso carattere che, due anni or sono, aveva spianato la strada per la finale degli Europei superando proprio gli uomini di Hodgson.
E' quasi incredibile anche solo da scrivere, ma devo dire di essere uscito piuttosto soddisfatto dalla prima sfida affrontata dall'Italia nel corso di questo Mondiale carioca.
Una partita, quella con l'Inghilterra, tosta, ricca di errori ma anche di spunti interessanti, che ha sprizzato carattere da tutti i pori e ha evitato quella noia che spesso e volentieri attanaglia lo spettatore quando la testa dei giocatori e dell'allenatore appare troppo concentrata su un conservatorismo che nuoce allo spettacolo del calcio: non siamo certo dalle parti dello show incredibile fornito dall'Olanda contro la Spagna - come molti nostrani telegiornali hanno dichiarato -, eppure l'Italia è apparsa solida ed unita, pronta ad affrontare la grande sfida che rappresenta una competizione come questa.
Ma, più che parlare del colpo da biliardo di Marchisio - e del velo strepitoso di Pirlo, che prima della fine regala anche il brivido di una traversa colpita con una punizione in stile Holly&Benji -, vorrei cercare l'ispirazione nelle sfuriate sulla fascia destra dei due migliori in campo azzurri - con buona pace del mattatore Balotelli, sempre protagonista delle cronache -, Candreva e Darmian, ribattezzati per l'occasione - e da qui alla fine del Mondiale - Cadrega e D'Artagnan: fiato, cuore, voglia di fare, carattere.
Tutto quello che serve, dunque, per trasformare una partita in qualcosa che i tifosi ricorderanno, ed un Mondiale, magari, in una speranza da coltivare match dopo match.
Per quanto si possa ammirare la classe e la fantasia dei poeti del pallone, sono calciatori come loro che più toccano le corde del cuore di questo vecchio cowboy, gente che mette tutto per arrivare alla fine, e buttare dentro quella che può essere la palla decisiva - come il cross perfetto di Cadrega per la cresta di SuperMario che ha deciso l'incontro -: gente che tiene i cavalli, e lo fa con una passione tale da finirci in groppa conducendo la carica.
Non saremmo però la Terra dei cachi senza almeno una nota dolente, che nello specifico ha un volto - in grado di gareggiare per il titolo di giocatore più brutto da vedere dei Mondiali e con Nicholas Cage e Steven Seagal per quanto riguarda lo stato dei capelli - ed un nome: Gabriel Paletta.
Il bel fusto in questione, oltre a non prendere in considerazione l'idea di una bella rasata alla Einsenberg e a sembrare un cinquantenne navigato in barba ai suoi ventotto anni, è stato protagonista di una delle prestazioni più agghiaccianti che abbia visto produrre da un giocatore dell'Italia nella mia personale storia di spettatore dei Mondiali, peggiore perfino di quella di Pepe nel 2010.
Ma in casa Ford abbiamo saputo trovare il positivo anche in questo: i brividi e le risate maggiori sono stati regalati proprio dai momenti in cui il buon Paletta finiva in possesso palla - fortunatamente non così tanti -.
Forse Prandelli deve un favore a questo improbabile difensore, ma anche nella migliore delle ipotesi mi risulterebbe agghiacciante pensare che un giocatore di questo calibro possa fregiarsi della vittoria di un Mondiale quando gente come Baggio, Baresi o Maldini è riuscita soltanto a sognarlo.
La cosa interessante, però, è che - come era accaduto già agli ultimi Europei -, nonostante alcuni cambi discutibili come quello che ha portato l'ingresso di Thiago Motta, mentre ho apprezzato la scelta alcoolica di Barolo, nuovo nome di battaglia di Parolo, e scelte curiose - torniamo al succitato Paletta -, l'impressione sia quella che Prandelli abbia un progetto da portare avanti, e riesca a dare le giuste motivazioni ai nostri ragazzi, perfino quelli un pò più discussi e difficili come Balotelli, che nel giro di un paio di giorni riesce a passare dall'essere ultimo della classe a salvatore della Patria.
Comunque, il carisma è anche questo.
Un pò come non preoccuparsi tanto di gioire per una bella vittoria, quanto di zittire chi aveva dubbi.
Personalmente, io lo accetto così com'è.
E dovessimo continuare così, sarò ben contento di festeggiare il doppio in sua vece.
MrFord
E' quasi incredibile anche solo da scrivere, ma devo dire di essere uscito piuttosto soddisfatto dalla prima sfida affrontata dall'Italia nel corso di questo Mondiale carioca.
Una partita, quella con l'Inghilterra, tosta, ricca di errori ma anche di spunti interessanti, che ha sprizzato carattere da tutti i pori e ha evitato quella noia che spesso e volentieri attanaglia lo spettatore quando la testa dei giocatori e dell'allenatore appare troppo concentrata su un conservatorismo che nuoce allo spettacolo del calcio: non siamo certo dalle parti dello show incredibile fornito dall'Olanda contro la Spagna - come molti nostrani telegiornali hanno dichiarato -, eppure l'Italia è apparsa solida ed unita, pronta ad affrontare la grande sfida che rappresenta una competizione come questa.
Ma, più che parlare del colpo da biliardo di Marchisio - e del velo strepitoso di Pirlo, che prima della fine regala anche il brivido di una traversa colpita con una punizione in stile Holly&Benji -, vorrei cercare l'ispirazione nelle sfuriate sulla fascia destra dei due migliori in campo azzurri - con buona pace del mattatore Balotelli, sempre protagonista delle cronache -, Candreva e Darmian, ribattezzati per l'occasione - e da qui alla fine del Mondiale - Cadrega e D'Artagnan: fiato, cuore, voglia di fare, carattere.
Tutto quello che serve, dunque, per trasformare una partita in qualcosa che i tifosi ricorderanno, ed un Mondiale, magari, in una speranza da coltivare match dopo match.
Per quanto si possa ammirare la classe e la fantasia dei poeti del pallone, sono calciatori come loro che più toccano le corde del cuore di questo vecchio cowboy, gente che mette tutto per arrivare alla fine, e buttare dentro quella che può essere la palla decisiva - come il cross perfetto di Cadrega per la cresta di SuperMario che ha deciso l'incontro -: gente che tiene i cavalli, e lo fa con una passione tale da finirci in groppa conducendo la carica.
Non saremmo però la Terra dei cachi senza almeno una nota dolente, che nello specifico ha un volto - in grado di gareggiare per il titolo di giocatore più brutto da vedere dei Mondiali e con Nicholas Cage e Steven Seagal per quanto riguarda lo stato dei capelli - ed un nome: Gabriel Paletta.
Il bel fusto in questione, oltre a non prendere in considerazione l'idea di una bella rasata alla Einsenberg e a sembrare un cinquantenne navigato in barba ai suoi ventotto anni, è stato protagonista di una delle prestazioni più agghiaccianti che abbia visto produrre da un giocatore dell'Italia nella mia personale storia di spettatore dei Mondiali, peggiore perfino di quella di Pepe nel 2010.
Ma in casa Ford abbiamo saputo trovare il positivo anche in questo: i brividi e le risate maggiori sono stati regalati proprio dai momenti in cui il buon Paletta finiva in possesso palla - fortunatamente non così tanti -.
Forse Prandelli deve un favore a questo improbabile difensore, ma anche nella migliore delle ipotesi mi risulterebbe agghiacciante pensare che un giocatore di questo calibro possa fregiarsi della vittoria di un Mondiale quando gente come Baggio, Baresi o Maldini è riuscita soltanto a sognarlo.
La cosa interessante, però, è che - come era accaduto già agli ultimi Europei -, nonostante alcuni cambi discutibili come quello che ha portato l'ingresso di Thiago Motta, mentre ho apprezzato la scelta alcoolica di Barolo, nuovo nome di battaglia di Parolo, e scelte curiose - torniamo al succitato Paletta -, l'impressione sia quella che Prandelli abbia un progetto da portare avanti, e riesca a dare le giuste motivazioni ai nostri ragazzi, perfino quelli un pò più discussi e difficili come Balotelli, che nel giro di un paio di giorni riesce a passare dall'essere ultimo della classe a salvatore della Patria.
Comunque, il carisma è anche questo.
Un pò come non preoccuparsi tanto di gioire per una bella vittoria, quanto di zittire chi aveva dubbi.
Personalmente, io lo accetto così com'è.
E dovessimo continuare così, sarò ben contento di festeggiare il doppio in sua vece.
MrFord
lunedì 2 luglio 2012
Euro 2012 - La finale
La trama (con parole mie): e così i sogni si sono infranti proprio sul più bello.
Nella finalissima di questo Europeo l'Italia dei miracoli si infrange contro le Furie rosse spagnole, che centrano una storica triplete bissando il successo di quattro anni fa e ribadendo la vittoria ottenuta al Mondiale in Sudafrica.
Una partita che per gli Azzurri non è praticamente mai iniziata, che segna nel modo più amaro la fine di questo torneo ma che resta un punto di partenza importante per rialzarsi e cominciare a lavorare imparando dalla lezione subita.
"Ogni maledetta domenica si vince o si perde: l'importante è vincere o perdere da uomini", gracchia sornione il mitico coach D'Amato in Ogni maledetta domenica.
Ed è così che va, nello sport.
Questo Europeo dei miracoli, iniziato con una compagine azzurra tra le meno amate e supportate del passato recente, divenuto una sorta di metafora della rivalsa del nostro Paese rispetto alla crisi e alla situazione politica continentale, si è chiuso come molti di noi non avrebbero voluto: la sconfitta con la Spagna di Del Bosque - squadra impareggiabile, inutile girarci attorno - è stata netta, pulita, cristallina.
Le Furie rosse hanno dominato una sfida vinta prima di tutto con la testa e l'atteggiamento, mostrando ai nostri la differenza tra una squadra abituata a vincere e traboccante classe ed un gruppo di sognatori che paiono aver fatto il passo più lungo della gamba: si potrebbe parlare di molte cose, dall'esperienza in campo internazionale dei giocatori iberici alla serata no di quelli italiani, dai capelli tagliati di Balotelli allo scellerato cambio Montolivo/Motta - uscito, sfiga vuole, dopo cinque minuti per infortunio lasciando la squadra in dieci e sancendo, di fatto, la fine delle speranze di un'eventuale, remota rimonta -, dagli infortuni alla stanchezza, dal Pirlo ingabbiato al Fabregas indemoniato.
Ma questi sono argomenti da cronaca sportiva alla ricerca della discussione, e poco altro.
La Spagna ha vinto meritatamente.
E alla grande, mostrando ancora una volta di essere, al momento, la squadra più forte del mondo.
Questo, però, non deve sminuire il percorso fatto dai nostri ragazzi, che contro ogni pronostico sono giunti a questa sera e, soprattutto, sono riusciti a farsi voler bene nonostante tutti i loro limiti: in fondo, questa è una nuova Italia fatta di giovani figli di altre culture e latitudini nati e cresciuti accanto a noi, eredità di tutti quelli che saranno i visi degli Azzurri del futuro.
E' una nuova Italia fatta di tamarri senza ritegno, che rispondono mostrando i muscoli senza dire una parola, perchè quello non è propriamente il loro campo.
E' una nuova Italia che continua ad essere segnata dai soliti, vecchi scandali e dalle magagne che fanno parte del suo dna.
Io stesso non sono contento di molte cose del nostro Paese, e spesso e volentieri sono il primo a criticarlo: ma nonostante tutto, questa resterà sempre la mia casa, il posto in cui mi farebbe piacere tornare anche se finissi a stare all'altro capo del mondo - e credetemi, tornerei in Australia oggi stesso -.
E se è il calcio che ci deve unire, per superficiale che sia, ben venga.
Criticare l'unità che mossa per istinto dal pallone mi pare sempre un pò radical chic.
Perchè è vero, questa è la Terra dei cachi, ma è anche la Patria di Giovanni Falcone, Fabrizio De Andrè, Leonardo Da Vinci, Federico Fellini, Roberto Baggio.
E di Mario Balotelli.
E nostra.
E in qualche modo, andando oltre le preferenze calcistiche o personali, le inclinazioni e le aspirazioni, mi sento Mario Balotelli anche io.
Un ragazzo che vorrebbe spaccare il mondo, poi si guarda attorno e vede il suo Paese senza fiducia in lui.
Quanti di noi si sentono in questo modo?
Molti più di quanto non si crederebbe. O si è disposti ad ammettere.
La verità è una sola: siamo tutti Mario Balotelli.
Siamo l'Italia.
Quindi non possiamo che applaudire questi ragazzi per averci regalato l'emozione di Euro 2012, tornare ad alzarci in piedi come De Rossi con il suo ginocchio sbucciato, ricordarci che siamo gente con la scorza dura, che "tiene i cavalli" - come sono solito ribadire -, e andare avanti.
Nell'ultimo numero del suo Capolavoro - quello Slam Dunk che consiglio a tutti, appassionati di fumetti e non -, il mangaka Takehiko Inoue, sfruttando le parole dell'allenatore del liceo Sannoh, uscito perdente al termine di una sfida incredibile, afferma: "La sconfitta che abbiamo subito oggi costruirà la nostra fortuna di domani".
Coraggio, ragazzi.
Tra due anni, al Mondiale carioca, io sarò ancora qui.
E chissà, forse inizierò dicendomi sfiduciato, scriverò criticando un attaccante che non esulta per esortarlo a lasciarsi andare, farò ironia sugli Azzurri e poi mi ritroverò rapito dalle emozioni, e sarò con loro fino all'ultimo minuto. Al triplice fischio.
"Ancora un altro round", diceva sempre il mio caro, vecchio, Rocky Balboa.
Ancora un altro round, ragazzi.
Ancora un altro round, Italia.
In fondo, a Resistere siamo sempre stati bravi.
MrFord
P. S. In tutto questo, complimenti davvero ad una Spagna in grado di giocare una finale perfetta sotto tutti i punti di vista.
Non sarà la squadra con più cuore al mondo, e le vittorie - come spesso accade - l'hanno forse privata di un pò di simpatia, ma di sicuro, in questo momento resta il meglio del calcio mondiale.
Nella finalissima di questo Europeo l'Italia dei miracoli si infrange contro le Furie rosse spagnole, che centrano una storica triplete bissando il successo di quattro anni fa e ribadendo la vittoria ottenuta al Mondiale in Sudafrica.
Una partita che per gli Azzurri non è praticamente mai iniziata, che segna nel modo più amaro la fine di questo torneo ma che resta un punto di partenza importante per rialzarsi e cominciare a lavorare imparando dalla lezione subita.
"Ogni maledetta domenica si vince o si perde: l'importante è vincere o perdere da uomini", gracchia sornione il mitico coach D'Amato in Ogni maledetta domenica.
Ed è così che va, nello sport.
Questo Europeo dei miracoli, iniziato con una compagine azzurra tra le meno amate e supportate del passato recente, divenuto una sorta di metafora della rivalsa del nostro Paese rispetto alla crisi e alla situazione politica continentale, si è chiuso come molti di noi non avrebbero voluto: la sconfitta con la Spagna di Del Bosque - squadra impareggiabile, inutile girarci attorno - è stata netta, pulita, cristallina.
Le Furie rosse hanno dominato una sfida vinta prima di tutto con la testa e l'atteggiamento, mostrando ai nostri la differenza tra una squadra abituata a vincere e traboccante classe ed un gruppo di sognatori che paiono aver fatto il passo più lungo della gamba: si potrebbe parlare di molte cose, dall'esperienza in campo internazionale dei giocatori iberici alla serata no di quelli italiani, dai capelli tagliati di Balotelli allo scellerato cambio Montolivo/Motta - uscito, sfiga vuole, dopo cinque minuti per infortunio lasciando la squadra in dieci e sancendo, di fatto, la fine delle speranze di un'eventuale, remota rimonta -, dagli infortuni alla stanchezza, dal Pirlo ingabbiato al Fabregas indemoniato.
Ma questi sono argomenti da cronaca sportiva alla ricerca della discussione, e poco altro.
La Spagna ha vinto meritatamente.
E alla grande, mostrando ancora una volta di essere, al momento, la squadra più forte del mondo.
Questo, però, non deve sminuire il percorso fatto dai nostri ragazzi, che contro ogni pronostico sono giunti a questa sera e, soprattutto, sono riusciti a farsi voler bene nonostante tutti i loro limiti: in fondo, questa è una nuova Italia fatta di giovani figli di altre culture e latitudini nati e cresciuti accanto a noi, eredità di tutti quelli che saranno i visi degli Azzurri del futuro.
E' una nuova Italia fatta di tamarri senza ritegno, che rispondono mostrando i muscoli senza dire una parola, perchè quello non è propriamente il loro campo.
E' una nuova Italia che continua ad essere segnata dai soliti, vecchi scandali e dalle magagne che fanno parte del suo dna.
Io stesso non sono contento di molte cose del nostro Paese, e spesso e volentieri sono il primo a criticarlo: ma nonostante tutto, questa resterà sempre la mia casa, il posto in cui mi farebbe piacere tornare anche se finissi a stare all'altro capo del mondo - e credetemi, tornerei in Australia oggi stesso -.
E se è il calcio che ci deve unire, per superficiale che sia, ben venga.
Criticare l'unità che mossa per istinto dal pallone mi pare sempre un pò radical chic.
Perchè è vero, questa è la Terra dei cachi, ma è anche la Patria di Giovanni Falcone, Fabrizio De Andrè, Leonardo Da Vinci, Federico Fellini, Roberto Baggio.
E di Mario Balotelli.
E nostra.
E in qualche modo, andando oltre le preferenze calcistiche o personali, le inclinazioni e le aspirazioni, mi sento Mario Balotelli anche io.
Un ragazzo che vorrebbe spaccare il mondo, poi si guarda attorno e vede il suo Paese senza fiducia in lui.
Quanti di noi si sentono in questo modo?
Molti più di quanto non si crederebbe. O si è disposti ad ammettere.
La verità è una sola: siamo tutti Mario Balotelli.
Siamo l'Italia.
Quindi non possiamo che applaudire questi ragazzi per averci regalato l'emozione di Euro 2012, tornare ad alzarci in piedi come De Rossi con il suo ginocchio sbucciato, ricordarci che siamo gente con la scorza dura, che "tiene i cavalli" - come sono solito ribadire -, e andare avanti.
Nell'ultimo numero del suo Capolavoro - quello Slam Dunk che consiglio a tutti, appassionati di fumetti e non -, il mangaka Takehiko Inoue, sfruttando le parole dell'allenatore del liceo Sannoh, uscito perdente al termine di una sfida incredibile, afferma: "La sconfitta che abbiamo subito oggi costruirà la nostra fortuna di domani".
Coraggio, ragazzi.
Tra due anni, al Mondiale carioca, io sarò ancora qui.
E chissà, forse inizierò dicendomi sfiduciato, scriverò criticando un attaccante che non esulta per esortarlo a lasciarsi andare, farò ironia sugli Azzurri e poi mi ritroverò rapito dalle emozioni, e sarò con loro fino all'ultimo minuto. Al triplice fischio.
"Ancora un altro round", diceva sempre il mio caro, vecchio, Rocky Balboa.
Ancora un altro round, ragazzi.
Ancora un altro round, Italia.
In fondo, a Resistere siamo sempre stati bravi.
MrFord
P. S. In tutto questo, complimenti davvero ad una Spagna in grado di giocare una finale perfetta sotto tutti i punti di vista.
Non sarà la squadra con più cuore al mondo, e le vittorie - come spesso accade - l'hanno forse privata di un pò di simpatia, ma di sicuro, in questo momento resta il meglio del calcio mondiale.
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venerdì 29 giugno 2012
Euro 2012 - Semifinali
La trama (con parole mie): e così, anche Euro 2012 si avvia alla conclusione, per una finale del tutto insperata alla vigilia della competizione. L'Italia di Prandelli, partita come assoluta underdog, giunge a sorpresa a bussare alla porta delle Furie rosse, alla loro terzo "ultimo atto" consecutivo dopo Euro 2008 e i Mondiali 2010, entrambi vinti.
Non c'è due senza tre, si dice in giro.
Io dico che ormai, con i sogni non si scherza.
E non solo con loro.
Sognare ha pagato.
Cazzo, se ha pagato.
Nonostante il risultato - che, come per la partita contro l'Inghilterra, ci sta molto stretto -, ho chiuso la semifinale di questo Euro 2012 assolutamente incredulo.
Per la prima volta - tolto il recupero conclusivo - mi pare quasi di non aver sofferto per una partita dell'Italia.
Raramente, da quando mi ricordo, ho potuto provare sensazioni come queste: certo, c'è stata Italia-Ucraina ai quarti del Mondiale 2006, o Italia-Bulgaria semifinale del Mondiale 1994, vinte entrambe senza grossi patimenti.
Questa sera, però, ad attenderci, c'erano i panzer tedeschi reduci da quindici vittorie ufficiali consecutive, nonchè unica squadra di questo Europeo ad avere solo e soltanto vinto, con la voglia di riscatto coltivata dal pensiero che l'Italia è da sempre la loro bestia nera - mai battuta in partite della fase finale dell'Europeo o del Mondiale, i ricordi del 2006, del 1982 e del 1970 ancora impressi nella memoria -: e cosa accade, all'Italia delle scommesse, degli scandali, della crisi e dei giocatori che non esultano?
Accade che Prandelli mette in campo un undici che non sbaglia (quasi) un colpo, mette all'angolo i tedeschi con due magie di Cassano e Montolivo - assist straordinari - concretizzate da due prodezze - soprattutto la seconda - di Balotelli e si permette addirittura di sbagliare palle gol clamorose nel secondo tempo con Di Natale e Marchisio, imponendo praticamente sempre il suo gioco ed annullando i vari Gomez, Schweinsteiger, Lahm, Muller e Klose.
Julez ha sollevato il dubbio che il buon SuperMario potrebbe aver dato almeno un'occhiata al mio post a seguito della partita con l'Irlanda di una decina di giorni fa, e chissà, forse piace anche a me pensarla così.
Forse Prandelli è riuscito a stimolare il ragazzo nel modo giusto.
Forse tutto e il contrario di tutto.
Eppure, da tifoso e da appassionato di calcio, è una gioia vedere una giovane promessa realizzare due gol così pesanti, e soprattutto esultare con il sorriso, godendosi un palcoscenico che può e deve essere suo, domenica compresa.
E ci sta tutta anche quel pò di arroganza della posa sulla seconda rete, come a dire: "Da qui non mi muovo".
E nessuno vuole che tu da lì ti muova, Mario.
Anzi, hai un Paese intero che tra qualche giorno sarà con te, consacrandoti di fatto al ruolo di superstar del pallone, riponendo tutte le speranze e tutti i sogni che vorrà vedere concretizzati in una mina come quella che mette in ginocchio Neuer - e la Germania - come se non ci fosse un domani, e non importerà se gli avversari saranno più forti, o favoriti, perchè ci sarai tu ad annichilirli, sfruttando le energie e quel fare tamarro che fino ad ora avevano girato solo dalla parte sbagliata, per te.
Si può essere tamarri anche nel modo giusto, Mario.
"Ho visto l'era punk, quella metallara, quella dark, quella paninara, quella dei finti ricchi, quella dei finti poveri, e ancora io sono qui invariato, niente m'ha cambiato e sento finalmente che il momento mio sia arrivato, tipa con gli altri non c'ho sfida sai, il tamarro è sempre in voga perche' non è di moda mai", cantavano nell'ormai lontano 1996 gli Articolo 31: quell'anno, in Inghilterra, agli Europei l'Italia fu eliminata nella fase a gironi, ed in finale giunsero Germania e Repubblica Ceca, che si qualificarono proprio a scapito degli Azzurri.
Sono passati sedici anni, e nell'ultimo atto della competizione tornano ad incrociare il loro cammino due compagini che si sono già fronteggiate, come a ribadire che il momento - questo momento, questo Europeo - era ed è tutto loro.
Coincidenze quasi lostiane.
Quattro anni fa, fu proprio la Spagna ad eliminare i Nostri dall'Europeo.
Vidi la partita sempre con Julez, in una camera d'albergo in Polonia.
Che, guarda caso, ha ospitato questa edizione del torneo.
Fu una brutta partita, noiosa e poco emozionante. Finì tutto ai rigori, quasi in sordina.
Questa volta no.
Voglio continuare a sognare.
Voglio bene alla Spagna e agli spagnoli, ma quel rosso è pronto per essere caricato.
Abbiamo preso la rincorsa, e come tori non possiamo fermarci fino a quando non avremo incornato il bersaglio grosso.
Mario, ascoltami ancora una volta. Soprattutto questa volta.
Voglio continuare a sognare.
Domenica vinciamo.
In fondo, noi della Terra dei cachi siamo fatti per soffrire, e subire, e subire ancora.
E alzare la testa quando tutti si aspetterebbero di vederci nascondere come struzzi.
E vincere, cazzo.
Andiamo a vincere, ragazzi.
MrFord
P. S. Non ho parlato della seconda semifinale, che ha visto la Spagna imporsi ai rigori sul Portogallo. Non che ci fosse molto da raccontare. E' stato come perdersi nella tecnica senza cuore.
E per la prima volta Cristiano Ronaldo, giocatore formidabile ma clamorosamente poco simpatico ed empatico, è finito per diventare quasi un eroe romantico.
Non c'è due senza tre, si dice in giro.
Io dico che ormai, con i sogni non si scherza.
E non solo con loro.
![]() |
Balo si aggrappa ad una maglia riconquistata, Lahm vede il fantasma azzurro pronto a tormentarlo di nuovo. |
Sognare ha pagato.
Cazzo, se ha pagato.
Nonostante il risultato - che, come per la partita contro l'Inghilterra, ci sta molto stretto -, ho chiuso la semifinale di questo Euro 2012 assolutamente incredulo.
Per la prima volta - tolto il recupero conclusivo - mi pare quasi di non aver sofferto per una partita dell'Italia.
Raramente, da quando mi ricordo, ho potuto provare sensazioni come queste: certo, c'è stata Italia-Ucraina ai quarti del Mondiale 2006, o Italia-Bulgaria semifinale del Mondiale 1994, vinte entrambe senza grossi patimenti.
Questa sera, però, ad attenderci, c'erano i panzer tedeschi reduci da quindici vittorie ufficiali consecutive, nonchè unica squadra di questo Europeo ad avere solo e soltanto vinto, con la voglia di riscatto coltivata dal pensiero che l'Italia è da sempre la loro bestia nera - mai battuta in partite della fase finale dell'Europeo o del Mondiale, i ricordi del 2006, del 1982 e del 1970 ancora impressi nella memoria -: e cosa accade, all'Italia delle scommesse, degli scandali, della crisi e dei giocatori che non esultano?
Accade che Prandelli mette in campo un undici che non sbaglia (quasi) un colpo, mette all'angolo i tedeschi con due magie di Cassano e Montolivo - assist straordinari - concretizzate da due prodezze - soprattutto la seconda - di Balotelli e si permette addirittura di sbagliare palle gol clamorose nel secondo tempo con Di Natale e Marchisio, imponendo praticamente sempre il suo gioco ed annullando i vari Gomez, Schweinsteiger, Lahm, Muller e Klose.
Julez ha sollevato il dubbio che il buon SuperMario potrebbe aver dato almeno un'occhiata al mio post a seguito della partita con l'Irlanda di una decina di giorni fa, e chissà, forse piace anche a me pensarla così.
Forse Prandelli è riuscito a stimolare il ragazzo nel modo giusto.
Forse tutto e il contrario di tutto.
Eppure, da tifoso e da appassionato di calcio, è una gioia vedere una giovane promessa realizzare due gol così pesanti, e soprattutto esultare con il sorriso, godendosi un palcoscenico che può e deve essere suo, domenica compresa.
E ci sta tutta anche quel pò di arroganza della posa sulla seconda rete, come a dire: "Da qui non mi muovo".
E nessuno vuole che tu da lì ti muova, Mario.
Anzi, hai un Paese intero che tra qualche giorno sarà con te, consacrandoti di fatto al ruolo di superstar del pallone, riponendo tutte le speranze e tutti i sogni che vorrà vedere concretizzati in una mina come quella che mette in ginocchio Neuer - e la Germania - come se non ci fosse un domani, e non importerà se gli avversari saranno più forti, o favoriti, perchè ci sarai tu ad annichilirli, sfruttando le energie e quel fare tamarro che fino ad ora avevano girato solo dalla parte sbagliata, per te.
Si può essere tamarri anche nel modo giusto, Mario.
"Ho visto l'era punk, quella metallara, quella dark, quella paninara, quella dei finti ricchi, quella dei finti poveri, e ancora io sono qui invariato, niente m'ha cambiato e sento finalmente che il momento mio sia arrivato, tipa con gli altri non c'ho sfida sai, il tamarro è sempre in voga perche' non è di moda mai", cantavano nell'ormai lontano 1996 gli Articolo 31: quell'anno, in Inghilterra, agli Europei l'Italia fu eliminata nella fase a gironi, ed in finale giunsero Germania e Repubblica Ceca, che si qualificarono proprio a scapito degli Azzurri.
Sono passati sedici anni, e nell'ultimo atto della competizione tornano ad incrociare il loro cammino due compagini che si sono già fronteggiate, come a ribadire che il momento - questo momento, questo Europeo - era ed è tutto loro.
Coincidenze quasi lostiane.
Quattro anni fa, fu proprio la Spagna ad eliminare i Nostri dall'Europeo.
Vidi la partita sempre con Julez, in una camera d'albergo in Polonia.
Che, guarda caso, ha ospitato questa edizione del torneo.
Fu una brutta partita, noiosa e poco emozionante. Finì tutto ai rigori, quasi in sordina.
Questa volta no.
Voglio continuare a sognare.
Voglio bene alla Spagna e agli spagnoli, ma quel rosso è pronto per essere caricato.
Abbiamo preso la rincorsa, e come tori non possiamo fermarci fino a quando non avremo incornato il bersaglio grosso.
Mario, ascoltami ancora una volta. Soprattutto questa volta.
Voglio continuare a sognare.
Domenica vinciamo.
In fondo, noi della Terra dei cachi siamo fatti per soffrire, e subire, e subire ancora.
E alzare la testa quando tutti si aspetterebbero di vederci nascondere come struzzi.
E vincere, cazzo.
Andiamo a vincere, ragazzi.
MrFord
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E' partita un'accozzaglia male assortita, è arrivata in finale una squadra. |
P. S. Non ho parlato della seconda semifinale, che ha visto la Spagna imporsi ai rigori sul Portogallo. Non che ci fosse molto da raccontare. E' stato come perdersi nella tecnica senza cuore.
E per la prima volta Cristiano Ronaldo, giocatore formidabile ma clamorosamente poco simpatico ed empatico, è finito per diventare quasi un eroe romantico.
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mercoledì 20 giugno 2012
Euro 2012 - Terzo round
La trama (con parole mie): e anche l'ultimo passaggio è andato.
I gironi di qualificazione si sono chiusi, determinando le otto squadre che si giocheranno il titolo continentale: non sono mancate le sorprese, compresa la stentata qualificazione dei nostri, ed i colpi di scena, che speriamo siano soltanto un preludio alle emozioni che ogni finale di competizione di questo tipo dovrebbe portare in dono ad ogni tifoso.
Oggi il grande circo si ferma, ma da domani avremo modo di scoprire i nomi delle final four.
Devo ammettere che l'ultima tornata della fase a gironi di questo Europeo è riuscita a sorprendermi, e non poco, un pò come era stato per la splendida partita tra Svezia ed Inghilterra - ad oggi, la migliore dell'Europeo - che aveva chiuso il secondo round: qualche giorno fa ho parlato di outsiders, ed ecco che senza neppure darmi il tempo di godere della combattività polacca o dell'apparente agio russo pronti via e Repubblica Ceca e Grecia saltano al volo sull'ultimo treno per i quarti di finale ribaltando completamente quello che era il pronostico della vigilia per il loro girone.
Quando gli sfavoriti riescono in un'impresa come questa provo sempre un moto di goduria neanche troppo sotterranea, ma avendo visto giocare entrambe queste squadre - e soprattutto, considerate le avversarie che le attendono - ho come l'impressione che il sogno sia destinato ad avere una durata piuttosto breve.
Quelli che, invece, più che sognare producono, sono i sempre quadrati tedeschi, che chiudono questa fase - unici a punteggio pieno con tre vittorie su tre - da mattatori, rafforzando la loro candidatura per la vittoria finale: curioso, però, perchè se soltanto qualche giorno davo per certo il loro trionfo, ora non sono più così sicuro a proposito della corazzata di Loew, allenatore a mio parere fenomenale, in grado di costruire non una squadra, ma una generazione intera di nuovi talenti - la Germania, fa bene ricordarlo soprattutto a noi vecchi tradizionalisti, è la nazionale più giovane dell'Europeo -. Vincere troppo all'inizio, in tornei come questo, non ha mai portato troppo bene. Staremo a vedere.
Il resto delle partite è come scivolato via, segnando un progressivo miglioramento del Portogallo, la figuraccia dell'Olanda - che rimedia una lezione quasi peggiore di quella che subimmo noi all'ultimo Mondiale -, le conferme - pur non entusiasmanti - di Francia ed Inghilterra ed una serie di sfide ben lontane dall'essere irresistibili.
Compresa quella che ci ha visto opposti all'Irlanda del buon Trapattoni.
Personalmente, ho trovato la partita degli Azzurri a tratti davvero imbarazzante, forse la peggiore di quelle giocate dalla Nazionale in questa competizione, nonostante il risultato finale - e già mi sento come se stessi sparando sulla Croce Rossa -. Tolti i rischi e la sofferenza patita già dalla prima azione, c'è un passaggio che è rimasto impresso a fuoco nella mia memoria di tifoso e spettatore che sento di voler condividere con voi: siamo attorno alla mezzora di gioco del primo tempo, e mentre Spagna e Croazia restano ferme sullo zero a zero, l'Irlanda è in campo come se dovesse giocarsi la qualificazione segnando almeno tre gol per essere certa del passaggio del turno e l'Italia sonnecchia neppure stesse soltanto aspettando la finale.
Sulla trequarti irlandese, un giocatore in verde - non ricordo chi fosse - sfugge a Balzaretti, al suo esordio in questo Europeo, che rovina a terra, scivola e non riuscendo a tenere il passo dell'avversario lo placca neanche stesse giocando a rugby, guadagnandosi una sacrosanta ammonizione: ora, il laterale del Palermo è riuscito ad entrare in partita finendo per portarsi a casa una prova discreta, ma in quel momento ho pensato che fossi stato Prandelli, oltre ad entrare in campo per colpirlo con un paio di bottigliate ben assestate, avrei fatto in modo che facesse ritorno in Italia la notte stessa.
Ed è più o meno in questo modo che la nostra squadra si è portata a casa il risultato: due gol su palla inattiva contro un'Irlanda modestissima che sia la Spagna che la Croazia avevano strapazzato senza neppure fare la metà della nostra fatica.
I telecronisti giuravano fosse il caldo, a me è parso di vedere, al contrario, una squadra con ben poca tenuta e ben poche possibilità.
Ma come tutti noi ben sappiamo, non esiste incarnazione della Nazionale senza sofferenza, e chissà che davvero le sorprese non siano finite: di certo, nonostante la furia scaturita dalla pochezza del nostro gioco, non starò con le mani in mano domenica, quando ci sarà da tifare fortissimo.
E già che ci sono, non voglio farmi mancare una piccola panoramica su quelli che saranno i quarti di finale che ci aspettano da domani fino a domenica: a dare inizio alle danze saranno Repubblica Ceca e Portogallo, che grazie al tasso tecnico e al risveglio di Cristiano Ronaldo non dovrebbe fare troppa fatica ad aggiudicarsi la semifinale.
Ovviamente io sarò dalla parte del mio vecchio mito Rosicky e dei suoi, ma la vedo veramente durissima.
Venerdì sarà il turno di Germania e Grecia, e qui mi trovo davvero in difficoltà: se lo schiacciasassi teutonico avesse incontrato qualsiasi altra squadra sarei stato sicuro del risultato, considerato anche il fatto di aver predetto una Spagna-Germania finale replica di quattro anni fa, a risultato invertito.
Eppure qualcosa mi dice che gli arcigni e combattivi ellenici potrebbero essere dei bruttissimi clienti per Gomez e soci, che potrebbero dilagare così come essere costretti ai supplementari, se non oltre.
Sarà poi la volta della sfida tra le Furie rosse spagnole ed i nostri cugini d'oltralpe, che non saranno più le facce di merda di una volta ma che ugualmente spero possano subire una lezione di bel calcio tale da raccontarla ai nipoti tra una cinquantina d'anni.
Spagna a dilagare, e galletti a casa. O allo spiedo, che fa sempre bene.
Dulcis in fundo, saremo proprio noi figli della Terra dei Cachi a chiudere in bellezza i quarti affrontando l'Inghilterra di Rooney, che c'è da sperare non sia in forma per non partire già con un gol o due di svantaggio: per il resto, sono convinto che, almeno sulla carta, le possibilità per giungere ad un'insperata semifinale possano addirittura esserci.
Dovremo affidarci a Pirlo, Balotelli - ebbene sì, proprio lui - e all'hangover dei giocatori britannici, che conto possano darci dentro come ogni sacrosanto sabato sera, e sperare che la palla vada dentro dalla parte giusta.
MrFord
Un ultimo appunto su quello che dovrebbe essere il nostro attaccante simbolo, o più che altro una domanda: Mario, sei un calciatore di talento, hai ventidue anni, soldi che escono da ogni orifizio, fama, case, macchine, ragazze come se piovessero, un fisico da pugile, di lavoro fai il calciatore e probabilmente non dovrai fare più nient'altro anche quando ti ritirerai dalle competizioni, tra più di dieci anni.
Insomma, hai un sacco di roba che un sacco di gente sogna di avere e non avrà mai.
Dunque, lo vuoi dire al vecchio Ford che cazzo ti rode?
Non voglio fare retorica di grana grossa e tirare fuori l'argomento razzismo, perchè non è quello il punto: il punto è che pare proprio che tu non ti diverta a fare quello che fai, che tutto ti sembri insopportabile e pesante. Così ti faccio una proposta: facciamo uno scambio di buste paga, io vengo in Polonia a finire questi Europei e poi volo a Manchester, che non sarà un granchè, ma posso sopportarla, e con i soldi guadagnati lì compro casa ai miei genitori, a mio fratello, ovviamente a me e Julez e già che ci sono anche ai miei futuri figli e nipoti.
Tu, invece, vieni qui a fare un pò di sano pendolarismo. E stai al mio posto, ora, senza scrivere nulla, perchè sicuramente io mi starò divertendo a giocare a pallone pensando - incredulo - di essere pagato per farlo.
Come dici? Non ti sembra un'idea così grandiosa?
Allora muovi il culo, cazzone, sorridi alla vita e vedi di fare quello per cui vieni pagato così tanto.
Che non è giocare a calcio. Ma far sognare chi ti guarda giocare.
I gironi di qualificazione si sono chiusi, determinando le otto squadre che si giocheranno il titolo continentale: non sono mancate le sorprese, compresa la stentata qualificazione dei nostri, ed i colpi di scena, che speriamo siano soltanto un preludio alle emozioni che ogni finale di competizione di questo tipo dovrebbe portare in dono ad ogni tifoso.
Oggi il grande circo si ferma, ma da domani avremo modo di scoprire i nomi delle final four.
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I giocatori greci festeggiano l'insperato passaggio ai quarti. |
Devo ammettere che l'ultima tornata della fase a gironi di questo Europeo è riuscita a sorprendermi, e non poco, un pò come era stato per la splendida partita tra Svezia ed Inghilterra - ad oggi, la migliore dell'Europeo - che aveva chiuso il secondo round: qualche giorno fa ho parlato di outsiders, ed ecco che senza neppure darmi il tempo di godere della combattività polacca o dell'apparente agio russo pronti via e Repubblica Ceca e Grecia saltano al volo sull'ultimo treno per i quarti di finale ribaltando completamente quello che era il pronostico della vigilia per il loro girone.
Quando gli sfavoriti riescono in un'impresa come questa provo sempre un moto di goduria neanche troppo sotterranea, ma avendo visto giocare entrambe queste squadre - e soprattutto, considerate le avversarie che le attendono - ho come l'impressione che il sogno sia destinato ad avere una durata piuttosto breve.
Quelli che, invece, più che sognare producono, sono i sempre quadrati tedeschi, che chiudono questa fase - unici a punteggio pieno con tre vittorie su tre - da mattatori, rafforzando la loro candidatura per la vittoria finale: curioso, però, perchè se soltanto qualche giorno davo per certo il loro trionfo, ora non sono più così sicuro a proposito della corazzata di Loew, allenatore a mio parere fenomenale, in grado di costruire non una squadra, ma una generazione intera di nuovi talenti - la Germania, fa bene ricordarlo soprattutto a noi vecchi tradizionalisti, è la nazionale più giovane dell'Europeo -. Vincere troppo all'inizio, in tornei come questo, non ha mai portato troppo bene. Staremo a vedere.
Il resto delle partite è come scivolato via, segnando un progressivo miglioramento del Portogallo, la figuraccia dell'Olanda - che rimedia una lezione quasi peggiore di quella che subimmo noi all'ultimo Mondiale -, le conferme - pur non entusiasmanti - di Francia ed Inghilterra ed una serie di sfide ben lontane dall'essere irresistibili.
Compresa quella che ci ha visto opposti all'Irlanda del buon Trapattoni.
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"Mario, ti ho detto che non puoi rivelare chi vincerà l'Europeo, c'è gente che ci ha scommesso!" |
Sulla trequarti irlandese, un giocatore in verde - non ricordo chi fosse - sfugge a Balzaretti, al suo esordio in questo Europeo, che rovina a terra, scivola e non riuscendo a tenere il passo dell'avversario lo placca neanche stesse giocando a rugby, guadagnandosi una sacrosanta ammonizione: ora, il laterale del Palermo è riuscito ad entrare in partita finendo per portarsi a casa una prova discreta, ma in quel momento ho pensato che fossi stato Prandelli, oltre ad entrare in campo per colpirlo con un paio di bottigliate ben assestate, avrei fatto in modo che facesse ritorno in Italia la notte stessa.
Ed è più o meno in questo modo che la nostra squadra si è portata a casa il risultato: due gol su palla inattiva contro un'Irlanda modestissima che sia la Spagna che la Croazia avevano strapazzato senza neppure fare la metà della nostra fatica.
I telecronisti giuravano fosse il caldo, a me è parso di vedere, al contrario, una squadra con ben poca tenuta e ben poche possibilità.
Ma come tutti noi ben sappiamo, non esiste incarnazione della Nazionale senza sofferenza, e chissà che davvero le sorprese non siano finite: di certo, nonostante la furia scaturita dalla pochezza del nostro gioco, non starò con le mani in mano domenica, quando ci sarà da tifare fortissimo.
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"Eddai Mario, dillo a me chi vince l'Europeo: poi ci smezziamo la vincita!" |
Ovviamente io sarò dalla parte del mio vecchio mito Rosicky e dei suoi, ma la vedo veramente durissima.
Venerdì sarà il turno di Germania e Grecia, e qui mi trovo davvero in difficoltà: se lo schiacciasassi teutonico avesse incontrato qualsiasi altra squadra sarei stato sicuro del risultato, considerato anche il fatto di aver predetto una Spagna-Germania finale replica di quattro anni fa, a risultato invertito.
Eppure qualcosa mi dice che gli arcigni e combattivi ellenici potrebbero essere dei bruttissimi clienti per Gomez e soci, che potrebbero dilagare così come essere costretti ai supplementari, se non oltre.
Sarà poi la volta della sfida tra le Furie rosse spagnole ed i nostri cugini d'oltralpe, che non saranno più le facce di merda di una volta ma che ugualmente spero possano subire una lezione di bel calcio tale da raccontarla ai nipoti tra una cinquantina d'anni.
Spagna a dilagare, e galletti a casa. O allo spiedo, che fa sempre bene.
Dulcis in fundo, saremo proprio noi figli della Terra dei Cachi a chiudere in bellezza i quarti affrontando l'Inghilterra di Rooney, che c'è da sperare non sia in forma per non partire già con un gol o due di svantaggio: per il resto, sono convinto che, almeno sulla carta, le possibilità per giungere ad un'insperata semifinale possano addirittura esserci.
Dovremo affidarci a Pirlo, Balotelli - ebbene sì, proprio lui - e all'hangover dei giocatori britannici, che conto possano darci dentro come ogni sacrosanto sabato sera, e sperare che la palla vada dentro dalla parte giusta.
MrFord
Un ultimo appunto su quello che dovrebbe essere il nostro attaccante simbolo, o più che altro una domanda: Mario, sei un calciatore di talento, hai ventidue anni, soldi che escono da ogni orifizio, fama, case, macchine, ragazze come se piovessero, un fisico da pugile, di lavoro fai il calciatore e probabilmente non dovrai fare più nient'altro anche quando ti ritirerai dalle competizioni, tra più di dieci anni.
Insomma, hai un sacco di roba che un sacco di gente sogna di avere e non avrà mai.
Dunque, lo vuoi dire al vecchio Ford che cazzo ti rode?
Non voglio fare retorica di grana grossa e tirare fuori l'argomento razzismo, perchè non è quello il punto: il punto è che pare proprio che tu non ti diverta a fare quello che fai, che tutto ti sembri insopportabile e pesante. Così ti faccio una proposta: facciamo uno scambio di buste paga, io vengo in Polonia a finire questi Europei e poi volo a Manchester, che non sarà un granchè, ma posso sopportarla, e con i soldi guadagnati lì compro casa ai miei genitori, a mio fratello, ovviamente a me e Julez e già che ci sono anche ai miei futuri figli e nipoti.
Tu, invece, vieni qui a fare un pò di sano pendolarismo. E stai al mio posto, ora, senza scrivere nulla, perchè sicuramente io mi starò divertendo a giocare a pallone pensando - incredulo - di essere pagato per farlo.
Come dici? Non ti sembra un'idea così grandiosa?
Allora muovi il culo, cazzone, sorridi alla vita e vedi di fare quello per cui vieni pagato così tanto.
Che non è giocare a calcio. Ma far sognare chi ti guarda giocare.
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