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venerdì 27 gennaio 2017

Ash VS Evil Dead - Stagione 2 (Starz, USA, 2016)




Se esistesse un prototipo dell'eroe fordiano, senza dubbio Ash Williams sarebbe tra i candidati più forti a ricoprire il ruolo: casinista, beone, sboccato, reso completamente imbecille dal gentil sesso - per usare termini quantomeno decenti -, apparentemente menefreghista ed in realtà una gran bella persona, o quasi, un cowboy moderno pronto dall'alba al tramonto a far saltare teste di zombies e demoni usciti dall'Inferno, a prescindere da quale Inferno sia.
Alle spalle, dunque, l'esaltante prima stagione, i Ford sono tornati una volta ancora accanto ad Ashy Slashy ed ai suoi due, inseparabili, perfetti Pablo e Jessica - due charachters già mitici, resi alla grande dagli sceneggiatori -, questa volta impegnati in un comeback home del Nostro, che dalla Jacksonville in cui si erano tutti trasferiti a seguito dell'accordo con la mezza demone Ruby fanno ritorno nel cuore del Michigan per raddrizzare i torti demoniaci ed affrontare Baal, ex consorte della stessa Ruby nonchè esponente dell'Inferno di Serie A, pronto a dominare menti e sconvolgere la vita dell'allegra brigata protagonista della serie.
In questo senso viene compiuto un passo oltre rispetto alla già citata ed ottima prima stagione, unendo allo splatter ed all'umorismo nerissimo - da queste parti stiamo ancora ridendo per la sequenza della testa nel culo del cadavere posseduto, una vera chicca - anche momenti inquietanti e tesi - l'episodio nel manicomio "rimesso in attività" da Baal - ed altri di pura azione slasher in memoria dei tre, mitici film dedicati all'altrettanto mitico Ash, con un nuovo ritorno nel cottage che fu teatro dei primi massacri a seguito del ritrovamento del Necronomicon, condendo il tutto con un viaggio nel tempo nel pieno degli anni ottanta che è una goduria almeno quanto una mano riconquistata dopo trent'anni.
La cosa più interessante, comunque, oltre all'inossidabile ed irrispettoso Ash ed alla coppia dei suoi giovani aiutanti, resta il marchio di fabbrica ironico coltivato ai tempi d'oro che culminò con L'armata delle tenebre che ormai pare essere parte anche dell'approccio di qualsiasi demone al nostro mondo, perfino nei momenti più sanguinosi e drammatici: lo stesso Baal, nel suo essere inquietante, regala alcuni passaggi all'interno dei quali pare essere a sua volta posseduto dallo spirito sopra le righe di Ash, diventando a sua volta uno stronzo sboccato incapace di contenere i propri istinti.
Ovviamente, purtroppo per lui, nessuno è professionista in materia quando il vecchio Williams, che dopo una serie spassosissima di omaggi alla saga di Star Wars dovrà prepararsi ad affrontare una terza stagione che promette scintille grazie ai cambiamenti operati a Tempo e personaggi ed alle possibilità offerte dal patto siglato nel corso dell'ultimo episodio: poco importa, comunque.
Considerato quanto forte sono andate queste prime due annate - divorate entrambe a ritmi forsennati, grazie anche al minutaggio in stile Californication degli episodi -, il divertimento garantito, i personaggi più che azzeccati e lo stile - se così si può chiamare - di Ash, non posso dire altro se non che attendo con trepidazione la terza, anche se questo volesse dire turbare la tranquillità guadagnata un colpo di boomstick e di motosega dopo l'altro dal suo main charachter e scatenare su questa palla di fango una nuova pioggia di merda orchestrata dai demoni.
Del resto, non esiste ombrello più grande di quello che può metterci Ash Williams.



MrFord



 

domenica 22 maggio 2016

Ash VS Evil Dead - Stagione 1

Produzione: Starz
Origine: USA
Anno: 2015
Episodi: 10








La trama (con parole mie): sono passati trent'anni dagli eventi che hanno visto Ash protagonista di una lotta all'ultimo sangue con i semimorti, ed avanti e indietro nel tempo. L'uomo, come allora tamarro e sopra le righe, in possesso del Necronomicon e come allora commesso in un grande magazzino, si diletta con alcool, droghe e giovani disposte a cedere al suo fascino fino a quando una notte brava non lo conduce a recitare una poesia presente sul Libro dei morti creata per risvegliare il Male che, ai tempi, gli era costato una fidanzata, gli amici ed una mano.
Affiancato dai giovani colleghi Pablo e Kelly, Ash dovrà accettare il suo ruolo di eroe, riprendere boomstick e motosega e dare inizio ad una nuova battaglia.
Ma cosa accadrà se il Male, questa volta, dovesse offrirgli qualcosa che non può rifiutare?








Per dare la misura della goduria che una serie come Ash VS Evil dead è in grado di provocare agli abitanti del Saloon basta una misura in termini di tempistiche: per Mr. Robot, sòla del secolo per quanto riguarda il piccolo schermo, osannata inspiegabilmente un pò ovunque, ci sono voluti tre mesi di visioni a singhiozzo prima di decidere di dare un taglio netto ad un'esperienza allucinante per quanto riguarda ritmo, coinvolgimento e trasporto, per Ash sono bastati tre giorni, o poco più, per divorare l'intera stagione e godere di ogni secondo della stessa, dalle reminiscenze dei passati La casa, La casa 2 e L'armata delle tenebre alle risate spese su episodi come Fire in the hole, spontanee e di pancia come non capitava da tempo neppure rispetto al grande schermo.
Il ritorno di Ash - charachter mitico all'origine di un vero e proprio culto dei fan - e del suo interprete Bruce Campbell non potevano, dunque, tra un colpo di boomstick ed uno di motosega, un semimorto che esplode ed un altro che uccide nel modo peggiore possibile il primo malcapitato che gli capita per le mani, che essere un successo, specie se conditi dagli stessi elementi che, ormai trent'anni or sono, resero Evil Dead uno dei titoli di riferimento dell'horror e non solo.
Complimenti, in questo senso, a Starz per aver intuito le potenzialità del prodotto ed aver lasciato mano libera alla produzione, che non si risparmia nulla rispetto a splatter decisamente grindhouse e vintage, colpi bassi, (auto)ironia ed una costruzione in grado di alimentare l'hype degli appassionati in vista di una seconda stagione che promette di essere una delle più interessanti dei prossimi mesi, almeno per quanto riguarda il sottoscritto.
Ottimi i comprimari, dal timido Pablo alla più aggressiva Kelly, senza dimenticare la poliziotta sexy in pieno stile anni settanta e l'ormai mitica Lucy Lawless, forse in parte penalizzata da un personaggio ancora soltanto accennato ma comunque sempre in grado di rievocare i fasti indimenticati di Xena: per il resto, divertimento, sangue a volontà, allusioni sessuali e hype già a mille per il secondo giro di giostra, che vedrà l'insolito gruppo di cacciatori di semimorti affrontare, di fatto, la decisione di Ash di cedere lo "scettro" al Male stesso in modo che si autocontrolli - e ho seri dubbi in proposito - in cambio di una goduriosa ed assolata pensione - che accetterei volentieri anche io, in tutta onestà, considerato che non ho assolutamente idea di quanti anni mi restino di lavoro, e la cosa mi fa più paura di un esercito di semimorti da squartare con motosega alla mano -.
Un prodotto, dunque, promosso a pieni voti, veloce, diretto, sboccato, insanguinato e divertentissimo, di quelli che sempre più mi convincono ad abbracciare la grande famiglia dei pane e salame senza troppi fronzoli e pensieri, che come il sottoscritto ed Ash pensano che il tempo sia troppo prezioso per sprecarlo in inutili pippe mentali.
Meglio indossare l'abito della festa ed essere pronti a sporcarlo spassandosela al massimo e senza ritegno, anche se questo significa far saltare qualche testa di zombies assetati di sangue.




MrFord





"Raining blood
from a lacerated sky
bleeding its horror
creating my structure
now I shall reign in blood!"
Slayer - "Raining blood" -




 

sabato 28 aprile 2012

Spartacus: vengeance

Produzione: Starz
Origine: Usa/Nuova Zelanda
Anno: 2012
Episodi: 10



La trama (con parole mie):  il massacro avvenuto nella casa di Batiatus ha dato il via alla rivolta di Spartacus, deciso a lottare - fino alla morte, se necessario - contro i Romani che l'hanno privato della donna che amava e della libertà. Al suo fianco restano Crissus - ossessionato dal desiderio di ritrovare l'amata Naevia - e Agron, mentre Enomeo pare sconvolto dai sensi di colpa per essersi ribellato al padrone che gli aveva promesso di renderlo un cittadino, nonchè proprietario del suo ludus.
A Capua la tensione cresce, e da Roma giungono per risolvere la spinosa questione Varinio e Glabro, vecchio nemico di Spartacus, in modo da mettersi in mostra agli occhi del Senato soffocando i moti ribelli: il loro compito risulterà più arduo del previsto, complici anche gli intrighi di Seppio e della sua giovane sorella, di Ilizia - che sta per dare alla luce l'erede di Glabro - e della rediviva Lucrezia, sopravvissuta alla carneficina avvenuta nella sua villa.
Spartacus, dal canto suo, dovrà fare fronte alle tensioni tra Galli e Germanici, alla fame e alla mancanza di guerrieri ed armi: la resa dei conti di questa prima parte della sanguinosa lotta tra i ribelli e la Rebubblica avverrà alle pendici del Vesuvio, dopo aver sconvolto il cuore della stessa Capua.




Chi l'avrebbe detto che una serie iniziata, ai miei occhi, come la versione tamarra e sguaiata de Il gladiatore o Alexander dalle rimembranze del 300 firmato Zack Snyder - che, come ormai chi frequenta il saloon da qualche tempo sa bene, ho detestato profondamente - sarebbe diventata uno dei cult indiscutibili del 2012 delle serie tv in casa Ford?
Nessuno, probabilmente. Io per primo.
E invece Spartacus è riuscito a sorprendermi e smentirmi, ritagliandosi un posto di assoluto rilievo tra le visioni più apprezzate di questa prima metà dell'anno - almeno per quanto riguarda il piccolo schermo -, fissando uno standard che già da ora fa salire l'aspettativa per la prossima - ultima? - stagione e superare il trauma della morte prematura del protagonista Andy Whitfield, lo Spartacus che in casa Ford avevamo imparato ad apprezzare episodio dopo episodio, sostituito dal più giovane ma decisamente meno prestante Liam McEntyre.
Effettivamente quest'ultimo rappresenta il vero punto debole della terza serie dedicata alle gesta del ribelle più famoso della storia di Roma, privo della forma - spesso e volentieri il nuovo Spartacus indossa corpetti che, di fatto, nascondono la differenza sostanziale tra lui ed i suoi più imponenti e scolpiti colleghi - e del carisma del suo predecessore, ma ugualmente grintoso, e senza dubbio non privo di margini di miglioramento ampi in attesa del prossimo anno, quando assisteremo alla parte finale - e più drammatica: ricordiamo che la rivolta di Spartacus è destinata a finire nel sangue dei suoi protagonisti - di questa saga.
Il resto, dal cast agli intrighi, dal sesso alla morte, funziona a meraviglia, ed anche la CGI dal gusto kitsch e tamarro che tanto mi disturbò nelle prime puntate ora mi pare perfetta per un prodotto volutamente sopra le righe per il quale risulta impossibile non provare l'esaltazione tipica da testosterone in eccesso o, più semplicemente, da partecipazione ad un'impresa assolutamente persa in partenza che resta una delle testimonianze più forti di ribellione al concetto di schiavitù nel mondo antico.
Ammetto inoltre che il passaggio dalle battaglie nell'arena a quelle per l'affermazione del proprio diritto di uomini liberi di Spartacus e dei suoi abbia provocato un esponenziale aumento della mia empatia verso i protagonisti, tratteggiati benissimo e costruiti con intelligenza, partecipazione e profondità - il lavoro degli autori sui personaggi rappresenta, di fatto, il vertice "autoriale" del prodotto -: charachters come Ashur - uno dei favoriti di casa Ford - risultano pressochè perfetti, e perfino nei peggiori tra i Romani - e tra i ribelli - è possibile trovare una scintilla in grado di accendere il fuoco della passione ed esercitare un fascino a tratti anche perverso sull'audience.
Senza contare sul piatto forte: la ribellione.
Attraverso gli occhi, il cuore, le azioni e le loro conseguenze troviamo interpretazioni diverse della stessa fornite da ognuno di questi ex schiavi pronti a dare anche la vita pur di non tornare sotto il giogo della Repubblica: da Spartacus stesso - che scopre passo dopo passo di essere a capo di una rivolta che potrà essere nata dal desiderio di vendetta per la moglie uccisa tempo prima dai sicari di Batiatus dopo essere stata resa schiava da Glabro ma che, di fatto, diviene il simbolo di qualcosa di più grande delle loro singole esistenze - a Crissus - mosso dall'amore per Naevia e dal desiderio di poter vivere libero con lei, lontano da Roma, e da un concetto di onore appreso nell'arena e progressivamente mutato per le necessità imposte dalla guerra -, da Enomeo - smarritosi dopo la notte del massacro nella villa di Batiatus e ritrovatosi nel concetto di fratellanza - a Gannicus - un ritorno graditissimo dal sottoscritto, quello del campione divenuto libero, personaggio egoista e contradditorio eppure clamorosamente votato alla causa grazie al suo legame con Enomeo e la sua defunta moglie Melitta -, da Agron - presentato quasi come una comparsa nel corso della prima stagione e divenuto uno degli alfieri di Spartacus - al vecchio Lucio, nobile che fu uomo della Repubblica caduto in disgrazia che preferisce abbracciare la causa dei ribelli e morire felice per mano "di qualcuno che non è un Romano".
E poi ci sono loro, le donne: raramente una serie ha fornito una galleria di personaggi femminili così forti e profondi, dalle maestre d'intrighi Lucrezia e Ilizia alla giovane Seppia, trovando in Naevia - splendida la sua evoluzione, così come il legame con Crissus - e Mira simboli di un coraggio e di una forza - d'animo, ma non solo - che spesso e volentieri gli uomini possono solo sognarsi, trovando nella loro presenza proprio la spinta che finisce per mancare.
I risvolti di questa serie, così come i suoi personaggi, divengono molteplici con il passare delle puntate, e tutto pare riduttivo, se non il consiglio di buttarcisi a capofitto, facendo il possibile per esserne coinvolti e travolti, dai suoi aspetti più ludici e tamarri a quelli più profondi, che toccano il nostro essere Uomini nel profondo: "noi siamo mostri", dichiara Glabro parlando della sua ossessione di porre fine alla rivolta di Spartacus, che di contro è pronto a rinunciare alla propria vendetta "perchè non avrebbe lo stesso valore rispetto alla mia perdita".
Eppure, gli schiavi divenuti ribelli hanno le mani sporche di sangue almeno quanto i loro nemici Romani: provano rabbia e rancore, e sono dominati da una furia passionale che appare più onesta solo perchè non macchiata dallo spettro terribile della politica. Eppure c'è.
Forse perchè, più che mostri, siamo Uomini. Tutti quanti.
E proprio in quanto tali, meritiamo di giocarci la nostra partita alla pari.
Liberi nel corpo e nell'anima.
Questa è la differenza principale che corre tra quello che ormai è l'esercito di Spartacus e quello della Repubblica più potente dell'antichità.
Questa è la differenza che permette ad un mercenario come Gannicus di scoprire il senso di una lotta persa in partenza. E crederci fino in fondo.
"Meglio regnare all'Inferno, che servire in paradiso", recitava il Lucifero del Paradiso Perduto firmato da John Milton.
Meglio liberi all'Inferno, che schiavi in Paradiso, mi viene da pensare.
E un brivido corre lungo la schiena all'idea che sarebbe stato un onore battersi accanto a Spartacus fino alla fine.


MrFord


"People say that you'll die
faster than without water.
But we know it's just a lie,
scare your son, scare your daughter.
People say that your dreams
are the only things that save ya.
Come on baby in our dreams,
we can live on misbehavior."
Tha Arcade Fire - "Rebellion (lies)" -


domenica 18 marzo 2012

Spartacus: gods of the arena

Produzione: Starz
Origine: Usa
Anno: 2011
Episodi: 6



La trama (con parole mie): dal massacro che ha seguito l'inizio della rivolta di Spartacus, torniamo indietro ai tempi in cui la casa di Batiato era attentamente controllata da suo padre Tito, il campione in carica del ludus era il sempre sopra le righe Gannicus, Crixus ed Ashur erano solo dei novellini ed il futuro Doctore Enomeo ancora un gladiatore in convalescenza per le ferite subite nello scontro con il temibile Teocle.
Inganno dopo inganno, tradimento dopo tradimento, lotta dopo lotta, assisteremo all'affermazione del Batiato imparato a conoscere nel corso della serie regolare, e all'ascesa di Crixus come futuro Campione di Capua nonchè amante della domina Lucrezia.




Non avrei mai creduto che la serie dedicata al gladiatore ribelle Spartacus sarebbe riuscita a divertirmi, intrattenermi e coinvolgermi come ha fatto, tanto da accrescere l'impazienza per la nuova stagione - tuttora in corso negli States - ed il momento in cui - una volta giunta alla conclusione - arriverà dritta dritta sugli schermi di casa Ford, giusto per gustarsela con i tempi dettati dalla nostra discrezione, e non seguendo quelli televisivi.
Devo inoltre ammettere che questa mini di sei episodi, voluta dalla produzione a seguito della malattia diagnosticata ad Andy Whitfield in attesa di una sua guarigione - purtroppo mai avvenuta -, è riuscita a superare la serie originale, concentrandosi maggiormente sull'intrigo rispetto all'azione "dura e pura" sfruttando al meglio tutto il fascino del prequel, approfondendo le storie di alcuni dei protagonisti della serie regolare e regalando al pubblico un campione del ludus addirittura migliore dello stesso Spartacus, Gannicus, un gladiatore imprevedibile e guascone certamente più pane e salame ed umano di quello che è "l'eroe" effettivo dell'intera vicenda.
Le stesse parti dedicate all'azione, seppur caratterizzate dalla consueta CGI di scarsa qualità, risultano meglio studiate - soprattutto nelle coreografie - e decisamente più avvincenti - si veda il primus all'inaugurazione della nuova arena di Capua, una sorta di Royal Rumble gladiatoria forse un pò confusionaria eppure decisamente curata ed efficace -: a dare spessore a queste stesse, oltre al già citato Gannicus, ritroviamo Crixus, personaggio che guadagna punti ed insidia di nuovo Gannicus come mio personale preferito, senza contare il futuro Doctore Enomeo ed il sottile e pericoloso Ashur, che scalda le polveri per quelle che saranno - o sono state, seguendo i tempi della realtà televisiva - le sue imprese successive.
Accanto ai protagonisti maschili si distingue Melitta, moglie di Enomeo e schiava prediletta di Lucrezia, accumunata - o quasi - nel destino alla giovane Naevia nel corso della serie regolare rispetto ad un amore combattuto, clandestino e destinato a non durare, nella piena tradizione dell'antica tragedia greca - tranquillamente applicabile al mondo romano -.
Tutto questo, senza contare il centro di tutta l'azione effettiva,  casa Batiato: un nido di vipere, conflitti, intrighi e piaceri come non se ne vedevano da tempo, trampolino per il futuro padrone del ludus - interpretato da un sempre ottimo John Hannah -, il lanista ed aspirante uomo politico Quinto, sempre pronto a rialzarsi anche dopo umiliazioni e sconfitte colpendo i responsabili delle stesse ancora più duramente, spesso grazie a manipolazioni ai danni di chi gli sta intorno, dalle schiave ai gladiatori, fino ai parenti o agli amici.
Al suo fianco una ancora solo parzialmente mefistofelica Lucrezia - Lucy Lawless, come il suo partner sullo schermo in grande spolvero -, che partirà come fosse una sorta di innocente per rivelare, puntata dopo puntata, la natura di predatrice che chi ha seguito la serie regolare ha imparato bene a conoscere.
Un'operazione, dunque, nata come un'emergenza e spinta dalla speranza che Andy Whitfield potesse riprendersi e rivelatasi assolutamente vincente, tanto da accrescere la fiducia che la serie effettiva possa ulteriormente migliorare, confezionando un prodotto d'intrattenimento puro e semplice impreziosito dalla crudele rappresentazione del mondo in cui si svolge e dei suoi protagonisti, destinati ad erigersi e cadere sul grande palcoscenico della vita in un'epoca in cui tutto era più semplice: soprattutto morire.
Arena, oppure no.


MrFord


"Fight like a brave
don't be a slave
no one can tell you
you've got to be afraid."
Red Hot Chili Peppers - "Fight like a brave" -


sabato 17 marzo 2012

Spartacus: blood and sand - Stagione 1

Produzione: Starz
Origine: Usa
Anno: 2010
Episodi: 13



La trama (con parole mie): Roma, forte dei suoi eserciti e dei coscritti reclutati nelle province assogettate, avanza e prepara quella che sarà la gloria del futuro Impero.
Nel pieno delle lotte tra l'Est Europa e l'Oriente, un trace si ribella al Legato Glabro finendo ridotto in schiavitù, separato dalla moglie e venduto come gladiatore al lanista Batiato: il suo nome diverrà Spartacus, sfuggito ad un'esecuzione capitale nell'arena, caduto in disgrazia e tornato a conquistare i favori del pubblico come leggenda, fino a divenire il Campione di Capua.
Attorno a lui, e al ludus di Batiato, le vite e le morti di gladiatori, schiave, politici ed aspiranti tali: sesso, sangue, tradimenti e morte in un turbinio di eventi che accenderanno la scintilla della più grande rivolta che Roma abbia mai affrontato.
A capo della stessa troverà posto l'indomito trace.



Lo ammetto. Spartacus mi ha sorpreso, e parecchio.
Appena terminato il primo episodio, in casa Ford eravamo soltanto sguardi perplessi e dubbi che ci si fosse trovati di fronte all'ennesima tamarrata in stile 300 - uno dei film più detestati dalle mie parti degli ultimi dieci anni - con una CGI pessima e ralenti assolutamente insopportabili continuamente reiterati nei combattimenti.
Inoltre, a remare contro la versione del compianto Andy Whitfield del trace ribelle c'era niente meno che l'opera made in Kubrick ispirata al gladiatore più problematico che Roma dovette affrontare, in grado di sconvolgere la Repubblica fino a farla tremare e mantenere la sua fama anche dopo la sua morte quasi fosse un eroe, più che un nemico del futuro Impero.
Tutto, dunque, pareva lasciar presagire un rapido abbandono della serie ed una definitiva archiviazione di un esperimento buono giusto per i nostalgici di Leonida e Centocelle Dream Man suoi affiliati: invece, episodio dopo episodio, pur conservando un comparto tecnico da bottigliate selvagge, la serie trova progressivamente la sua dimensione, soprattutto consolidando la sua parte dedicata agli intrighi, alle morti e ai tradimenti che avvengono nel cuore del ludus di Batiato e non solo, e vedono coinvolti schiavi, gladiatori, nobili, politici, dai più "bassi" ai più "alti" livelli della società dell'epoca, specchio soltanto più esplicitamente violento di quello che i secoli non hanno cambiato della natura umana.
E proprio quella stessa natura a definire un gruppo di protagonisti dalla dubbia o distorta moralità, totalmente imperfetto ed assolutamente realistico, in cui nessuno è privo di colpe o lontano da malignità e inganni, dal protagonista Spartacus - tutto d'un pezzo eppure emblema di un egoismo a mio parere smisurato - al machiavellico Batiato, dal marziale Crixus - forse il più positivo tra i protagonisti, ed è dire tutto - al diabolico Ashur - di gran lunga il personaggio meglio realizzato e sfaccettato della serie -, senza contare il nutrito parterre femminile, capace di manipolazioni più sottili e terrificanti di quelle di grana grossa portate avanti dai componenti del "sesso forte".
Inoltre, al complesso incrocio di eventi che portano inevitabilmente alla tragedia neanche ci trovassimo nel pieno della più classica delle Hybris da consumare di generazione in generazione, si affianca la sensibile tematica della ribellione contro il potere e chi lo rappresenta, sfruttando la fatica, il sangue e una promessa di libertà che non verrà mai mantenuta per soggiogare, ricattare, mettere i fratelli contro i fratelli.
E' proprio grazie a questa rivolta che la figura di Spartacus assume un'importanza ben maggiore di quella del gladiatore, e la serie delle pessime scelte legate ad ambientazioni ed effetti dipendenti dalla computer graphic - di basso livello, peraltro -: nel sangue di Spartacus e dei suoi compagni in rivolta ci sono tutti i semi di quelle che saranno le grandi lotte che vedranno protagonisti i vessati, gli oppressi, gli uomini e le donne della strada nel corso dei secoli.
Uomini e donne che non sono migliori di chi li lascia morire nella polvere.
Semplicemente, non hanno nessuno da far morire al posto loro.
Almeno fino a quando la rivolta crescerà abbastanza perchè questo sia possibile.


MrFord


"White riot - I wanna riot
white riot - a riot of my own
white riot - I wanna riot
white riot - a riot of my own."
The Clash - "White riot" -



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