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domenica 18 marzo 2012

Spartacus: gods of the arena

Produzione: Starz
Origine: Usa
Anno: 2011
Episodi: 6



La trama (con parole mie): dal massacro che ha seguito l'inizio della rivolta di Spartacus, torniamo indietro ai tempi in cui la casa di Batiato era attentamente controllata da suo padre Tito, il campione in carica del ludus era il sempre sopra le righe Gannicus, Crixus ed Ashur erano solo dei novellini ed il futuro Doctore Enomeo ancora un gladiatore in convalescenza per le ferite subite nello scontro con il temibile Teocle.
Inganno dopo inganno, tradimento dopo tradimento, lotta dopo lotta, assisteremo all'affermazione del Batiato imparato a conoscere nel corso della serie regolare, e all'ascesa di Crixus come futuro Campione di Capua nonchè amante della domina Lucrezia.




Non avrei mai creduto che la serie dedicata al gladiatore ribelle Spartacus sarebbe riuscita a divertirmi, intrattenermi e coinvolgermi come ha fatto, tanto da accrescere l'impazienza per la nuova stagione - tuttora in corso negli States - ed il momento in cui - una volta giunta alla conclusione - arriverà dritta dritta sugli schermi di casa Ford, giusto per gustarsela con i tempi dettati dalla nostra discrezione, e non seguendo quelli televisivi.
Devo inoltre ammettere che questa mini di sei episodi, voluta dalla produzione a seguito della malattia diagnosticata ad Andy Whitfield in attesa di una sua guarigione - purtroppo mai avvenuta -, è riuscita a superare la serie originale, concentrandosi maggiormente sull'intrigo rispetto all'azione "dura e pura" sfruttando al meglio tutto il fascino del prequel, approfondendo le storie di alcuni dei protagonisti della serie regolare e regalando al pubblico un campione del ludus addirittura migliore dello stesso Spartacus, Gannicus, un gladiatore imprevedibile e guascone certamente più pane e salame ed umano di quello che è "l'eroe" effettivo dell'intera vicenda.
Le stesse parti dedicate all'azione, seppur caratterizzate dalla consueta CGI di scarsa qualità, risultano meglio studiate - soprattutto nelle coreografie - e decisamente più avvincenti - si veda il primus all'inaugurazione della nuova arena di Capua, una sorta di Royal Rumble gladiatoria forse un pò confusionaria eppure decisamente curata ed efficace -: a dare spessore a queste stesse, oltre al già citato Gannicus, ritroviamo Crixus, personaggio che guadagna punti ed insidia di nuovo Gannicus come mio personale preferito, senza contare il futuro Doctore Enomeo ed il sottile e pericoloso Ashur, che scalda le polveri per quelle che saranno - o sono state, seguendo i tempi della realtà televisiva - le sue imprese successive.
Accanto ai protagonisti maschili si distingue Melitta, moglie di Enomeo e schiava prediletta di Lucrezia, accumunata - o quasi - nel destino alla giovane Naevia nel corso della serie regolare rispetto ad un amore combattuto, clandestino e destinato a non durare, nella piena tradizione dell'antica tragedia greca - tranquillamente applicabile al mondo romano -.
Tutto questo, senza contare il centro di tutta l'azione effettiva,  casa Batiato: un nido di vipere, conflitti, intrighi e piaceri come non se ne vedevano da tempo, trampolino per il futuro padrone del ludus - interpretato da un sempre ottimo John Hannah -, il lanista ed aspirante uomo politico Quinto, sempre pronto a rialzarsi anche dopo umiliazioni e sconfitte colpendo i responsabili delle stesse ancora più duramente, spesso grazie a manipolazioni ai danni di chi gli sta intorno, dalle schiave ai gladiatori, fino ai parenti o agli amici.
Al suo fianco una ancora solo parzialmente mefistofelica Lucrezia - Lucy Lawless, come il suo partner sullo schermo in grande spolvero -, che partirà come fosse una sorta di innocente per rivelare, puntata dopo puntata, la natura di predatrice che chi ha seguito la serie regolare ha imparato bene a conoscere.
Un'operazione, dunque, nata come un'emergenza e spinta dalla speranza che Andy Whitfield potesse riprendersi e rivelatasi assolutamente vincente, tanto da accrescere la fiducia che la serie effettiva possa ulteriormente migliorare, confezionando un prodotto d'intrattenimento puro e semplice impreziosito dalla crudele rappresentazione del mondo in cui si svolge e dei suoi protagonisti, destinati ad erigersi e cadere sul grande palcoscenico della vita in un'epoca in cui tutto era più semplice: soprattutto morire.
Arena, oppure no.


MrFord


"Fight like a brave
don't be a slave
no one can tell you
you've got to be afraid."
Red Hot Chili Peppers - "Fight like a brave" -


sabato 17 marzo 2012

Spartacus: blood and sand - Stagione 1

Produzione: Starz
Origine: Usa
Anno: 2010
Episodi: 13



La trama (con parole mie): Roma, forte dei suoi eserciti e dei coscritti reclutati nelle province assogettate, avanza e prepara quella che sarà la gloria del futuro Impero.
Nel pieno delle lotte tra l'Est Europa e l'Oriente, un trace si ribella al Legato Glabro finendo ridotto in schiavitù, separato dalla moglie e venduto come gladiatore al lanista Batiato: il suo nome diverrà Spartacus, sfuggito ad un'esecuzione capitale nell'arena, caduto in disgrazia e tornato a conquistare i favori del pubblico come leggenda, fino a divenire il Campione di Capua.
Attorno a lui, e al ludus di Batiato, le vite e le morti di gladiatori, schiave, politici ed aspiranti tali: sesso, sangue, tradimenti e morte in un turbinio di eventi che accenderanno la scintilla della più grande rivolta che Roma abbia mai affrontato.
A capo della stessa troverà posto l'indomito trace.



Lo ammetto. Spartacus mi ha sorpreso, e parecchio.
Appena terminato il primo episodio, in casa Ford eravamo soltanto sguardi perplessi e dubbi che ci si fosse trovati di fronte all'ennesima tamarrata in stile 300 - uno dei film più detestati dalle mie parti degli ultimi dieci anni - con una CGI pessima e ralenti assolutamente insopportabili continuamente reiterati nei combattimenti.
Inoltre, a remare contro la versione del compianto Andy Whitfield del trace ribelle c'era niente meno che l'opera made in Kubrick ispirata al gladiatore più problematico che Roma dovette affrontare, in grado di sconvolgere la Repubblica fino a farla tremare e mantenere la sua fama anche dopo la sua morte quasi fosse un eroe, più che un nemico del futuro Impero.
Tutto, dunque, pareva lasciar presagire un rapido abbandono della serie ed una definitiva archiviazione di un esperimento buono giusto per i nostalgici di Leonida e Centocelle Dream Man suoi affiliati: invece, episodio dopo episodio, pur conservando un comparto tecnico da bottigliate selvagge, la serie trova progressivamente la sua dimensione, soprattutto consolidando la sua parte dedicata agli intrighi, alle morti e ai tradimenti che avvengono nel cuore del ludus di Batiato e non solo, e vedono coinvolti schiavi, gladiatori, nobili, politici, dai più "bassi" ai più "alti" livelli della società dell'epoca, specchio soltanto più esplicitamente violento di quello che i secoli non hanno cambiato della natura umana.
E proprio quella stessa natura a definire un gruppo di protagonisti dalla dubbia o distorta moralità, totalmente imperfetto ed assolutamente realistico, in cui nessuno è privo di colpe o lontano da malignità e inganni, dal protagonista Spartacus - tutto d'un pezzo eppure emblema di un egoismo a mio parere smisurato - al machiavellico Batiato, dal marziale Crixus - forse il più positivo tra i protagonisti, ed è dire tutto - al diabolico Ashur - di gran lunga il personaggio meglio realizzato e sfaccettato della serie -, senza contare il nutrito parterre femminile, capace di manipolazioni più sottili e terrificanti di quelle di grana grossa portate avanti dai componenti del "sesso forte".
Inoltre, al complesso incrocio di eventi che portano inevitabilmente alla tragedia neanche ci trovassimo nel pieno della più classica delle Hybris da consumare di generazione in generazione, si affianca la sensibile tematica della ribellione contro il potere e chi lo rappresenta, sfruttando la fatica, il sangue e una promessa di libertà che non verrà mai mantenuta per soggiogare, ricattare, mettere i fratelli contro i fratelli.
E' proprio grazie a questa rivolta che la figura di Spartacus assume un'importanza ben maggiore di quella del gladiatore, e la serie delle pessime scelte legate ad ambientazioni ed effetti dipendenti dalla computer graphic - di basso livello, peraltro -: nel sangue di Spartacus e dei suoi compagni in rivolta ci sono tutti i semi di quelle che saranno le grandi lotte che vedranno protagonisti i vessati, gli oppressi, gli uomini e le donne della strada nel corso dei secoli.
Uomini e donne che non sono migliori di chi li lascia morire nella polvere.
Semplicemente, non hanno nessuno da far morire al posto loro.
Almeno fino a quando la rivolta crescerà abbastanza perchè questo sia possibile.


MrFord


"White riot - I wanna riot
white riot - a riot of my own
white riot - I wanna riot
white riot - a riot of my own."
The Clash - "White riot" -



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