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lunedì 26 agosto 2019

White Russian's Bulletin



Prosegue, nonostante la "differita", la carrellata delle visioni da grande e piccolo schermo che hanno caratterizzato le ormai purtroppo già alle spalle vacanze di casa Ford, con ogni probabilità il periodo di maggior coinvolgimento e con il numero di visioni - e non solo - più alto degli ultimi mesi. 
Praticamente, un ottimo modo per essere già in attesa delle prossime ferie.


MrFord



JOHN BARLEYCORN - MEMORIE ALCOLICHE (Jack London, Mattioli)

Risultati immagini per john barleycorn memorie alcoliche

In realtà la carrellata inizia con un libro consigliatomi - e prestato, come se non bastasse - dal suocero Ford, una sorta di autobiografia alcolica di Jack London, uno dei grandi nomi del classico d'avventura americano: queste memorie alcoliche, in realtà, sono una sorta di viaggio di autoanalisi di London, che racconta al lettore il suo rapporto - decisamente stretto, per usare un eufemismo - con l'alcool, dagli inizi in giovane età sfruttando le sbronze come rito sociale per conquistare la fama di "vero uomo" al controllo - o presunto tale - del bevitore esperto.
Da bevitore esperto ho trovato molto interessante, divertente, drammatico e a volte inquietante questa lettura, perchè anche quando si è "benedetti da una costituzione di ferro" e si pensa di avere il controllo di questa sorta di demone che lo scrittore ritiene si attacchi con molta più facilità agli individui più ricettivi e pensanti, in realtà il controllo vero non si ha mai.
Personalmente, mi sono sentito toccato nel profondo dalla descrizione che London da dei bevitori "professionisti", affermando "troverete questo tipo di uomini ai ricevimenti, tra i professionisti, nei club esclusivi, nei circoli: ebbene, non li vedrete mai ubriachi, perchè sanno quel che fanno, ma sappiate che non sono neppure mai davvero sobri": una verità che può davvero spaventare anche il più guascone e leggero tra i bevitori.




ANNABELLE 3 (Gary Dauberman, USA, 2019, 106')

Annabelle 3 Poster


Probabilmente dev'essere l'estate all'insegna delle sorprese, per quanto riguarda l'horror: dopo i titoli quasi decenti passati nelle ultime settimane su questi schermi, perfino il franchise di Annabelle - nato da una costola di The Conjuring e legato a due capitoli di livello infimo - si riprende con un numero tre quantomeno guardabile nello spirito estivo legato a doppio filo a questo genere.
Mescolando il tipico prodotto da babysitter in pericolo figlio degli anni ottanta alle possessioni, con una spruzzata di coniugi Warren - protagonisti dei Conjuring - a fare da spalle di lusso, il lavoro di Dauberman intrattiene come si conviene, non brillando per logica ma regalando quantomeno quello che questo tipo di visioni dovrebbero garantire come minimo sindacale.
Considerato che, quando l'abbiamo approcciato, pensavo si sarebbe rivelato una merda atomica di quelle da top ten assicurata del peggio dell'anno, direi che la produzione ha centrato il bersaglio, e gli incassi discreti lo testimoniano: a questo punto, e non l'avrei mai detto, quasi spero in un quarto capitolo.




CRIMINAL MINDS - STAGIONE 14 (CBS, USA, 2019)

Criminal Minds Poster


L'estate, in casa Ford, ha sempre significato, fin dai primi tempi della convivenza con Julez, l'appuntamento con Grey's Anatomy e Criminal Minds, le due colonne portanti della "bella stagione" su piccolo schermo: il serial dedicato alle indagini dei membri del BAU sempre in caccia di psicopatici e serial killers per anni ha rappresentato un'alternativa decisamente più valida ed interessante ai vari e più noti C.S.I. e soci, prima di cominciare a navigare in acque sicure e segnare il passo come tutte le produzioni televisive eccessivamente lunghe.
Questa quattordicesima - e penultima - stagione ne è la netta dimostrazione: un solo episodio davvero interessante su quindici - una scelta strana quella di troncare rispetto ai consueti ventiquattro episodi e stabilirne soltanto dieci per la prossima -, idee non pervenute, cast stanco e svogliato, l'ombra di quello che il prodotto era ai tempi del Gideon di Mandy Patinkin, quando si chiudeva la visione della puntata con i sudori freddi. 
Giusto, a questo punto, terminarlo. Anche se salutare il BAU sarà comunque difficile.




ORANGE IS THE NEW BLACK - STAGIONE 7 (Netflix, USA, 2019)

Orange Is the New Black Poster


E in tema di addii da piccolo schermo, i Ford hanno salutato anche le ragazze di Orange is the new black, che dopo aver raggiunto il loro apice con la stagione dell'inizio della rivolta e la morte di Washington avevano calato un pò i ritmi, portando probabilmente - e giustamente - gli autori a scrivere l'ultimo capitolo dedicato alle ospiti di Litchfield: un capitolo toccante, sentito, emozionante, che si rivela uno dei più intensi e vivi dell'intera vita di questo prodotto, e riesce a dare il giusto spazio alle protagoniste rimaste, regalare un'ultima vetrina a chi, stagione dopo stagione, se n'era andato, e soprattutto firmare una critica feroce ma anche divertente e divertita al sistema statunitense.
A prescindere dal fatto che un addio provoca sempre emozioni forti, personaggi come Taystee o Caputo resteranno assolutamente nel mio cuore, e parabole discendenti come quella di Red continueranno a ricordare che il Tempo, prima o poi, diventa la nostra prigione più terribile.
Quello che è certo, a proposito di Tempo, è che le ragazze di Litchfield non saranno dimenticate, e in qualche modo rappresenteranno, per chi studierà Cinema e non solo nei prossimi anni, uno dei titoli più importanti rispetto al riconoscimento della figura della donna.





venerdì 14 settembre 2018

Criminal Minds - Stagione 13 (CBS, USA, 2018)




- Ci sono alcuni titoli, come Grey's Anatomy e Criminal Minds, che fanno così parte dei ricordi di Casa Ford dai tempi dei primi giorni di convivenza miei e di Julez, che penso non potremo mai lasciarli alle nostre spalle neppure volendo fino alla loro chiusura definitiva.

- La passione per il profiling, i serial killers e la parte oscura della natura umana, benchè decisamente meglio rappresentata da produzioni come True Detective, Mind Hunter, Manhunt: Unabomber, esercita sempre un fascino irresistibile per questo vecchio cowboy.

- Criminal Minds, che fino a qualche stagione fa poteva essere considerata la migliore produzione "pop" legata a tematiche come la caccia agli assassini seriali, in barba ai vari CSI, si è da tempo seduta sul suo format standard e, benchè si continui a cercare di trovare nuovi spunti, attraversa senza dubbio una fase di stanca molto, molto pesante.

- Tra i ventidue episodi di questa stagione tredici solo una manciata sono parsi davvero al livello di quelli dei tempi d'oro, e benchè l'arrivo nella squadra della BAU dell'agente Simmons, ottimo sostituto dell'indimenticato Derek Morgan di Shemar Moore, che ricompare brevemente come ospite, porti un pò di aria fresca, il poco approfondimento dei protagonisti e le indagini decisamente lontane in termini di atmosfera dal thrilling dei primi anni non aiutano di certo.

- Gli appassionati continueranno a volere bene alla proposta, seguiranno i profiler FBI alla ricerca di squilibrati, santoni, assassini e chi più ne ha, più ne metta, ma continueranno principalmente per affezione e abitudine che non per reali meriti. L'ideale, in questo senso, sarebbe una svolta più decisa ed oscura oppure una stagione di chiusura che saluti in modo degno i protagonisti.

- A favore dell'annata vanno il ciclo di episodi dedicati al confronto tra la squadra capitanata da Prentiss e dell'agente pronta a fare da supervisore e regolatore della squadra - per quanto molto pilotata e forzata nel finale - e la buona tradizione di far dirigere a quasi tutti i protagonisti almeno un episodio, spesso dedicato proprio al loro charachter.



MrFord



 

mercoledì 26 luglio 2017

Criminal Minds - Stagione 12 (CBS, USA, 2016/2017)




Come per Grey's Anatomy, Criminal Minds ha da sempre un significato molto estivo per gli occupanti di casa Ford, oltre ad essere un guilty pleasure consolidato fin dai tempi in cui io e Julez eravamo solo una giovane coppia da poco trasferita nella nuova casa: ai tempi, e per almeno quattro o cinque stagioni, il serial dedicato ai profiler del BAU si era dimostrato un'alternativa molto più valida dei banali CSI e compagnia, risultando, a tratti, addirittura quasi spaventoso.
Con il tempo, però, e nonostante alcune buone idee ed i cambi di cast in questi casi quasi doverosi, il serial aveva segnato il passo giungendo a questa dodicesima stagione senza stimolare più l'aspettativa dei bei tempi qui al Saloon, quanto più che altro il bene che si finisce per volere ad un vecchio amico pur non avendo più molto da dirsi: e potrei affermare che lo stato d'animo avrebbe potuto essere questo ancora una volta, se non fosse stato per la manciata di episodi conclusiva in grado di mescolare le carte e tenere il fiato dell'audience sospeso incentrando l'azione su Spencer - uno dei charachters più interessanti, nonchè della prima ora -, su una vendetta incrociata ed una possibile trappola all'indirizzo del team aperta in vista della già confermata annata numero tredici.
Un buon modo, questo, per recuperare un altro passaggio certo non memorabile, all'interno del quale - forse anche a causa del "sovraffollamento" della squadra - nessun personaggio ha avuto un vero sviluppo o un'evoluzione - Spencer escluso, ovviamente -, mentre i due nuovi inserimenti hanno funzionato a corrente alternata - in questo caso, molto più efficace il "nuovo Morgan" Alvarez che non "l'intellettuale" Walker, troppo insipido per entrare davvero nel cuore degli spettatori -.
Per il resto tutto è proseguito nella "normalità", con episodi che ricollegati alla trama partita nel corso della stagione undici con la fuga di alcuni serial killer da un carcere di massima sicurezza - in particolare Mister Graffio, ormai nemesi della squadra - ed altri autoconclusivi e pronti ad esplorare, pur se in modo non particolarmente incisivo, gli abissi della mente umana e le possibilità purtroppo infinite che la psicopatia ha di manifestarsi e provocare dolore nel mondo.
La speranza, considerata la parte conclusiva della stagione, è che con il prossimo anno la squadra del BAU torni ai livelli che l'avevano nettamente separata dalle numerose proposte decisamente televisive - e non in senso buono - di qualche anno fa dello stesso genere, per rinnovare non solo l'affetto, ma anche l'interesse dei fan di vecchia data come i Ford e, perchè no, anche qualcuno di nuova.




MrFord



 

domenica 6 novembre 2016

Criminal Minds - Stagione 11 (CBS, USA, 2015/2016)





Se dovessi tracciare una sorta di percorso a ritroso delle visioni che hanno accompagnato casa Ford dai tempi in cui con Julez andammo a vivere nel "nostro" - fosse stato effettivamente di proprietà, probabilmente non avremmo avuto bisogno di lavorare - appartamento bohemien in centro a Milano, i Fordini erano ancora un sogno ed il blog neppure un pensiero, uno dei primi titoli pronto a venire a galla sarebbe senza dubbio Criminal Minds: con Grey's Anatomy, infatti, la serie dedicata alla squadra di elaborazione profili dell'FBI fu il primo prodotto "da pasto" che inaugurò l'usanza ancora in voga da queste parti di accompagnare pranzi o cene con una puntata di una serie, stimolando fin da allora la curiosità per questo tipo di materia che accomunava noi Ford.
Le prime stagioni, legate alla mitica figura del Gideon di Mandy Patinkin - che avremmo continuato ad amare successivamente in Homeland -, senza dubbio più oscure e quasi thrilling in alcuni frangenti, sono state seguite da anni di maggiore routine - pur se valida - e digressioni legate al terrorismo, ai rapimenti e ad episodi isolati che si discostavano molto dalla caccia ai serial killers che aveva caratterizzato il titolo al principio: con l'inizio di questa season numero undici, il timore che ormai si fosse giunti ad un punto di stanca di non ritorno si era fatto più che concreto, complici episodi certamente non memorabili che hanno accompagnato stancamente il pubblico - e noi Ford - fino alla seconda metà dell'annata, grazie alla quale abbiamo assistito ad un'accelerata degna non solo degli esordi, ma anche prepotente e ben congeniata.
Dagli approfondimenti del personaggio di Reed - che, a quanto pare, proseguiranno anche nella prossima stagione - al ciclo di episodi dedicati - SPOILER ALERT - all'abbandono del titolo di Morgan, fino alla doppietta che ha chiuso l'annata e rilanciato il ruolo della squadra di cacciatori di serial killers, Criminal Minds, al suo undicesimo giro di boa, ha saputo rilanciarsi più che bene, dimostrandosi non solo come una delle proposte più longeve nell'ambito del mainstream da piccolo schermo, ma anche tra le migliori qualitativamente parlando - per quanto mi riguarda, è sempre stata di un paio di spanne superiore ai vari CSI - rispetto alla tematica "morti ammazzati".
Con l'anno prossimo ed una squadra fortemente rinnovata assisteremo dunque ad una rinascita di quella che è stata una delle colonne portanti dei pasti del Saloon degli ultimi dieci anni?
La mia speranza è che sia proprio così, in modo da avere la confortante sensazione, giunto all'estate, di poter affrontare accanto a Julez - ed ai Fordini, che ormai partecipano alla vita di spettatori quanto noi vecchi - le vicende del Grey Sloane Memorial e quelle dei componenti del team del BAU, sempre sulle tracce dei mostri che rendono l'horror una favoletta della buonanotte ed il mondo reale un posto decisamente più pericoloso in cui vivere.




MrFord




 

sabato 5 settembre 2015

Criminal minds - Stagione 10

Produzione: CBS
Origine: USA, Canada
Anno: 2014
Episodi: 23






La trama (con parole mie): l'unità di analisi comportamentale di Quantico è come sempre al lavoro su casi legati ad omicidi, rapimenti e minacce terroristiche in tutto il Paese, forte dell'inserimento nella squadra di Kate Callahan, ex detective della sezione abusi su minori.
I loro ultimi casi li porteranno ad affrontare possibili attacchi agli USA, rapimenti e traffici umani su scala nazionale - e forse oltre -, l'addio ad un vecchio membro della squadra, ucciso da un serial killer che inseguiva dagli inizi della carriera e il forse solo momentaneo arrivederci ad un volto del team: per Hotchner e i suoi, dunque, le sfide e le poste in gioco si faranno progressivamente più ardue ed importanti, e costringeranno spesso e volentieri ogni agente a dare tutto per poter risolvere enigmi terrificanti e misteriosi.








Insieme a Grey's Anatomy, Criminal minds - diverso per taglio, produzione, approccio, target di pubblico dalla creazione di Shonda Rhimes - rappresenta senza dubbio uno dei grandi amori da piccolo schermo di casa Ford, appuntamento imperdibile dell'estate proprio a seguito delle avventure dei medici del Grey Sloane Memorial: nel corso degli anni le vicende della squadra di Analisi Comportamentale dell'FBI di Quantico hanno visto succedersi personaggi, situazioni, psicopatici e minacce di ogni genere, sebbene da qualche anno parcheggiate in zona sicura sempre in grado di intrattenere come si conviene all'orario dei pasti.
Al passaggio numero dieci su questi schermi, la squadra capitanata dal sempre tutto d'un pezzo Hotchner trova un nuovo membro per quello che, di fatto, è stato il ruolo più "sfortunato" della serie - si sono avvicendate, se la memoria non m'inganna, almeno quattro figure -, occupato nientemeno che da Jennifer Love Hewitt, star di Ghost Whisperer, e chiude definitivamente ogni possibilità - SPOILER - per un eventuale ritorno del mitico Gideon, interpretato nelle prime due stagioni dall'altrettanto mitico Mandy Patinkin, che per anni ho sognato rientrare nelle vesti di spietato serial killer e nemesi dei nostri, ucciso invece da un assassino al quale dava la caccia dai tempi dei suoi primi passi nell'FBI - non male davvero il flashback che lo vede protagonista insieme al Rossi di Joe Mantegna, che l'ha sostituito nel cast -.
In realtà la prima parte della stagione scorre senza quasi colpo ferire, di fatto apparendo decisamente più spenta rispetto alle passate, e lasciando intuire lo stesso fenomeno di rodata monotonia che colpì, per rimanere in tema morti ammazzati, anche Cold Case: fortunatamente, con la seconda metà della stagione ed un maggiore approfondimento dei main charachters, anche la qualità degli episodi cresce, regalando almeno in un paio di occasioni alcune tra le puntate più interessanti dell'intera serie, da "Il signor Graffio" - chiusa da un finale aperto cui spero verrà dato un seguito il prossimo anno - all'epilogo, legato a doppio filo proprio con il personaggio della Callahan.
Si sente sempre la mancanza dell'esplorazione del mondo dei serial killer come nel corso delle prime annate, soprattutto quando si sconfina nella lotta al terrorismo o ad episodi legati più a consulenze da parte dei nostri, che non di indagini vere e proprie, eppure il meccanismo gira ancora discretamente bene, l'affezione per i protagonisti è notevole e le situazioni mostrate portano comunque a riflessioni legate agli abissi all'interno dei quali si può spingere la mente umana, in grado di dispensare gesti eroici ed altruisti così come sofferenze indicibili che neppure in un'opera di fiction si penserebbe attuabili.
Quel che è certo, è che il fascino del lato oscuro non smetterà mai di esercitare attrazione per gli occupanti di casa Ford, e che fino a quando una realizzazione onesta e personaggi cui si è ad ogni modo legati garantiranno una visione interessante, Criminal minds continuerà ad essere uno degli appuntamenti fissi delle estati del Saloon.




MrFord




"Like a bird on the wire, 
like a drunk in a midnight choir 
I have tried in my way to be free. 
Like a worm on a hook, 
like a knight from some old fashioned book 
I have saved all my ribbons for thee."
Leonard Cohen - "Bird on a wire" - 






domenica 14 giugno 2015

Homicide

Regia: David Mamet
Origine: USA
Anno: 1991
Durata: 102'




La trama (con parole mie): Bobby Gold, un detective della omicidi di origine ebrea per nulla legato alle tradizioni del suo popolo, si ritrova dirottato da un importante caso all'indagine riguardante l'uccisione di un'anziana gestrice di un negozio di quartiere che i suoi famigliari, ricchi esponenti della comunità ebraica, giudicano come un vero e proprio attentato firmato da gruppi di estremisti antisemiti.
Inizialmente svogliato e disinteressato all'evolversi della vicenda, Gold si troverà sempre più legato non solo alle proprie radici ed identità culturale, ma anche alla necessità di comprendere cosa potrebbe celarsi dietro questo crimine apparentemente banale, arrivando addirittura a scontrarsi con il suo partner e migliore amico, Tim Sullivan.
La risoluzione dei due casi avverrà in un confronto tragico che lascerà segni indelebili su Bobby ed il suo approccio alla professione ed alla vita.














Spesso e volentieri, considerati il mio approccio al Cinema ed il carattere, mi trovo a tessere le lodi di quei film "come non se ne fanno più", gli stessi che, ai tempi delle vhs, diventavano piccoli cult da consumare visione dopo visione, o che si finiva inchiodati al divano a guardare anche ad orari improbabili una volta catturati dalle loro immagini: opere del calibro de I guerrieri della notte, o Johnny il bello - riscoperto, tra l'altro, di recente -, Hard boiled o Danko, solo per citarne alcuni.
Homicide, firmato dal veterano di classe David Mamet, rientra senza alcun dubbio nel novero: recuperato con fiuto da segugio cinefilo da Julez alla fine della scorsa estate in una delle bancarelle da località balneare e dunque approcciato dal sottoscritto, questo solido crime d'azione metropolitana dal cast più che ispirato è stato una piccola rivelazione, ed ha finito per colmare un vuoto che la sua mancata visione ai tempi dell'uscita aveva lasciato, nonostante l'abbia scoperto soltanto a posteriori.
Mamet, che non è certo un regista che le manda a dire, per descriverlo nel modo più pane e salame possibile, imbastisce un thriller metropolitano serrato e nerissimo, che lascia ben poche speranze all'audience così come ai suoi protagonisti - curioso vedere Joe Mantegna, ora impegnato con Criminal Minds, e William Macy, mitico Frank Gallagher in Shameless, decisamente più giovani ed alle prese con ruoli che ne definirono i tratti già ai tempi - prendendosi anche il tempo per spaziare dal botta e risposta tipico dei prodotti più sguaiati - per quanto le sparatorie ed i confronti di natura fisica siano estremamente realistici e curati - ad un crescendo di tensione più vicino, per l'appunto, al thriller o all'intrigo che non al poliziesco fatto e finito - le scoperte di Bobby a proposito del mondo dietro la donna uccisa in modo apparentemente casuale -: e se non bastasse il lavoro sulla contaminazione di generi, Mamet costruisce anche una riflessione decisamente importante sia sul peso delle proprie origini - il progressivo avvicinarsi del suo protagonista alla comunità ebraica ed alla ricerca della verità in merito all'uccisione della stessa donna che inizialmente giudicava semplicemente come un numero nelle statistiche delle vittime di violenze "casuali" - che sul rapporto tra la Legge ed i suoi esecutori, non sempre perfetti e non sempre nel giusto nell'applicarla.
Il tema in questione, forse, non sarà nuovo, se si considerano trascorsi cinematografici come quelli dell'Ispettore Callahan di Eastwood o del quasi contemporaneo Point break, eppure l'unione dello stesso con la volontà di esplorare da una nuova angolazione il rapporto tra la cultura ebraica ed il mondo funziona alla grande, fornendo di fatto una sorta di versione originale di quella che è risultata essere l'idea di Spielberg nell'ottimo Munich: e dalla telefonata con il collega a casa dei parenti della defunta al drammatico confronto con la realtà celata dietro un negozio apparentemente normale la parabola di Gold finisce per risultare più complessa e stratificata di quanto non si possa chiedere ad un comune hard boiled, finendo per incasellare il main charachter nell'Olimpo dei losers da distintivo presentati con fortune alterne sul grande schermo.
E se l'incedere del discontinuo Bobby promette scintille, con il finale assistiamo ad una sorta di sconfitta collettiva - del Sistema e non - che ha il suo culmine nel confronto con il fuggitivo che, almeno in principio, aveva catturato l'attenzione del protagonista a scapito del caso che ne avrebbe, di fatto, cambiato l'esistenza: e se non avessi dubbi sul fatto che l'ispirazione potrebbe giungere dalla presenza di Ving Rhames, oserei addirittura pensare che qualcosa di quel momento a metà tra la tragedia ed il grottesco possa aver ispirato Tarantino prima ancora della sua definitiva e pulp consacrazione.
E per una pellicola non solo di genere, ma anche di nicchia, direi che questo supera ogni più rosea aspettativa.




MrFord




"There's no need to tell you what's in mind,
but in the game of life I'm doing fine
no reason to tell you which way to be
the streets have opened my eyes to see."

Avenged Sevenfold - "Streets" - 





sabato 22 novembre 2014

Criminal minds - Stagione 9

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno:
2013/2014
Episodi: 24

 

La trama (con parole mie): la squadra del BAU capitanata da Hotchner prosegue nelle indagini che la conducono da una parte all’altra degli States seguendo piste che portano i suoi componenti alla scoperta di efferati delitti ed inquietanti serial killers.
Seguiti da un nuovo referente interno dell’FBI e come sempre pronti a sacrificare anche gran parte della loro vita privata per rendere più sicure quelle dei comuni cittadini, Rossi, Morgan, Reed, Garcia, Blake e JJ si troveranno a confrontarsi con abissi sempre più profondi all’interno della psiche umana e perfino con la corruzione di un’intera stazione di polizia.
Riusciranno ad uscirne indenni, e soprattutto a guarire dalle ferite invisibili che il lavoro di profiler lascia?






Da anni, ormai, Criminal minds rappresenta, qui in casa Ford, il meglio che i serial televisivi “di massa” possano offrire quando si tratta di materia da morti ammazzati, una spanna sopra le innumerevoli incarnazioni di CSI e tutti i prodotti nati a seguito del successo di quest’ultimo.
Senza dubbio non stiamo parlando di qualcosa che possa raggiungere il livello di Capolavori come TwinPeaks o pietre miliari come il recente True detective, eppure il lavoro svolto attorno e sui membri dell’Unità comportamentale di Quantico continua ad essere solido e perfetto per un intrattenimento a tutto tondo, con la sua buona dose di tensione, azione e riflessioni postume: al nono giro di boa, dunque, Criminal minds continua ad uscire bene dalla visione, senza stancare e, soprattutto, mantenendo intatto l’interesse del pubblico per i suoi protagonisti – interessante notare come, nel corso di quest’annata, quasi tutti gli attori si siano cimentati anche come registi di singoli episodi – e la loro evoluzione – nella parte centrale della season spiccano, infatti, puntate incentrate sull’uno o l’altro membro del team, le loro scelte, il passato o il futuro -.
Come se tutto questo – ed il bene che io e Julez continuiamo a volere al titolo in questione – non bastasse, nel corso dei ventiquattro episodi si trovano almeno quattro degni di essere annoverati tra i migliori della serie, in particolare i due – peraltro appaiati – dedicati alla famiglia che si ritrova sotto indagine per i cadaveri sepolti nel giardino della sua proprietà e alle telefonate anonime cui fanno seguito le sparizioni e gli omicidi di bambini, vere e proprie chicche non soltanto di entertaiment puro – come in questi casi dovrebbe essere – ma di ritmo e soprattutto domande che sorgono a visione conclusa.
Per un appassionato di profiling e serial killer come il sottoscritto, e da padre – cambia davvero tanto la prospettiva rispetto alla vita e ai suoi risvolti più drammatici, una volta genitore – trovarsi a riflettere su sistemi più o meno massimi grazie a quella che è considerata – ed è da considerare – come una serie popolare ed assolutamente senza pretese alte è segno della grande validità della serie stessa, sempre pronta non solo ad appassionare e proporre casi che possano catturare l’attenzione ma anche a ricordare al pubblico, occasionale e non, quanto ancora esista di sconosciuto a proposito della parte più oscura della nostra anima, la stessa all’interno della quale albergano, hanno albergato ed albergheranno le pulsioni che portano individui in tutto e per tutto simili a noi – almeno all’apparenza – in predatori che, in base ad un personale ed insindacabile giudizio, del Destino o di chissà cos’altro, finiscono per disporre delle loro vittime neppure si trattasse di antiche divinità o improvvisati messia.
Accanto ai pensieri suscitati dagli argomenti trattati – sviscerati con altro piglio ma partendo da riflessioni simili dal già citato True detective – rimane la curiosità rispetto a quello che accadrà alla squadra ora coordinata da un supervisore che lascia ai suoi membri una libertà sicuramente maggiore rispetto a quella concessa dalla donna che l’aveva preceduto - Erin Strauss, morta alla fine della stagione precedente – e a seguito dell’abbandono di uno dei suoi membri, che lascia aperti nuovi spiragli per il futuro e per new entries – o comeback – sulla carta decisamente interessanti.
Senza dubbio, Hotchner e soci continueranno a battere i sentieri più oscuri della psiche.
E con altrettanta sicurezza, qui al Saloon continueremo a seguire le loro orme.




MrFord



"My mother was a witch, she was burned alive.
Thankless little bitch, for the tears I cried.
Take her down now, don't want to see her face
all blistered and burnt, can't hide my disgrace."
Metallica - "Am I evil?" -



venerdì 2 agosto 2013

Criminal minds - Stagione 8

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno: 2013
Episodi: 24




La trama (con parole mie): l'Unità di analisi comportamentale di Quantico, che dedica il suo operato alla cattura di serial killers, privata dell'Agente Prentiss, è rafforzata dall'arrivo di un nuovo membro, l'esperta di linguistica Alex Blake.
Accanto ai casi normalmente affrontati dal team, però, questa volta si sviluppa una vicenda parallela che vede un misterioso assassino pronto a duplicare i delitti di alcuni dei soggetti ignoti smascherati e consegnati alla Giustizia dalla squadra in modo da mettere pressione alla stessa, e pronto a manifestare la sua presenza perfino pedinando e mettendo "sotto scacco" i suoi membri.
Quando i nodi verranno al pettine e otto vittime saranno cadute, il cosiddetto "Replicatore" si troverà finalmente faccia a faccia con l'Unità, pronta a giocarsi il tutto per tutto in modo da fermare questa nuova, terrificante nemesi.





Non è più in mistero che in casa Ford, sia in materia di romanzi che di film o serial, la questione "morti ammazzati" giochi un ruolo non indifferente quando capita di scegliere di affrontare una visione: sia Julez che il sottoscritto, infatti, nutriamo da tempo una discreta passione per serial killers ed affini, dunque prodotti come Criminal minds, lontani dagli standard fighetti del decisamente più noto CSI, di norma sfondano una porta aperta.
Da almeno un paio di stagioni, però, le vicende dell'Unità di analisi comportamentale di Quantico languivano in un trascinarsi che lasciava intravedere una possibile chiusura del titolo e che ci facevano rimpiangere gli esordi decisamente più convincenti segnati dalla figura dell'Agente Gideon - interpretato dal mitico Mandy Patinkin, ormai impegnato con la splendida Homeland, e che spero sempre di veder ritornare, magari nelle vesti di serial killer impazzito -.
Fortunatamente con questa season numero otto la tendenza pare essersi invertita, e dopo un paio di episodi iniziali di routine per la squadra capitanata dal sempre rigido Hotchner l'inserimento del temibile Replicatore come sottotrama e l'approfondimento di particolari personali di charachters storici come il duro Derek Morgan ed il supernerd geniale Reed - davvero efficace la serie di episodi dedicata alla sua storia d'amore mai espressa - sono riusciti ad accendere una scintilla che pareva ormai sepolta da una montagna di cenere, portando una ventata d'aria fresca al titolo ed alimentando l'hype per la prossima stagione, per la quale ci attende un nuovo direttore che probabilmente finirà per intervenire diversamente rispetto alla fino ad ora utilizzata Erin Strauss.
Oltre alle sottotrame principali, risultano interessanti anche i singoli episodi autoconclusivi, impreziositi da ospiti d'eccezione come Angela Bettis, Ray Wise e Brad Dourif e decisamente più inquietanti rispetto a quelli presentati da almeno tre o quattro stagioni a questa parte: non so se la volontà degli autori di tornare ad un registo simile a quello degli esordi sia effettivamente voluta oppure no, ma senza dubbio funziona, e riesce a rendere Criminal minds la proposta migliore, più avvincente e tesa del suo genere almeno per quello che riguarda il piccolo schermo ed il mainstream.
L'unico suggerimento che mi pare di poter lanciare agli autori potrebbe essere quello di alzare ulteriormente la tensione portando lo spettatore quasi a temere la visione nonostante sia chiaro che, essendo un titolo seriale con un cast fisso, difficilmente il caso potrà non essere risolto o i protagonisti subire traumi particolari: personalmente ricordo, a questo proposito, alcune sequenze dei primi anni così toste da farmi venire il dubbio di non essere finito in un qualche thriller fin troppo mozzafiato, invece che in una serie dedicata di norma ad accompagnare la cena dei Ford.
Dovesse tornare anche quell'atmosfera - ed in questa stagione ci siamo andati vicini ben più di una volta -, e ad una sottotrama principale come quella del Replicatore si aggiungessero episodi in grado di mantenere il livello del numero quattordici, Quel che resta, avremmo di fronte non solo la serie principe in materia "morti ammazzati", ma una delle proposte da fiato sospeso più avvincenti che il piccolo schermo possa offrire.


MrFord


"Psycho Killer
qu'est-ce que c'est
fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better
run run run run run run run away."
Talking Heads - "Psycho killer" -


venerdì 10 agosto 2012

Criminal minds Stagione 7

Produzione: CBS
Origine: Usa
Anno: 2012
Episodi: 24




La trama (con parole mie): le vicende dell'Unità di analisi comportamentale dell'FBI proseguono legate al destino dell'agente Prentiss, data per morta nel corso della stagione precedente ed in realtà impegnata sotto copertura nella caccia a quello che è stato la sua nemesi per anni.
Risolto il caso di raccordo tra le due annate, i componenti della squadra tornano alla loro routine di cacciatori di psicopatici e serial killers, dedicandosi, tra le altre missioni, anche a rapine in banca, rapimenti ed attentati: nessuno sconvolgimento li attende, anche se non saranno poche le difficoltà che si troveranno ad affrontare per consegnare alla giustizia alcuni assassini particolarmente spietati.
Nel frattempo, Morgan chiuderà i conti con una vecchia, brutta storia legata alla sua famiglia, Hotchner troverà un nuovo amore e Rossi farà i conti con la perdita di una persona importante del suo passato.





Negli ultimi anni l'estate di casa Ford è sempre stata inesorabilmente segnata dalla visione di quelli che sono i due serial più longevi passati su questi schermi dai tempi dell'indimenticato Lost: Grey's anatomy e, per l'appunto, Criminal minds.
Considerata la passione del sottoscritto per il genere crime ed i serial killers e di Julez per i morti ammazzati - siano essi figli del grande o piccolo schermo, o della Letteratura -, un prodotto come questo riesce a sfondare una porta spalancata qui al saloon, pur avendo perso, nel corso degli anni, quell'alone quasi horror che aveva caratterizzato le prime due stagioni ed il personaggio di Gideon - il mitico Mandy Patinkin ora trasferitosi all'ottimo Homeland -.
Il titolo riesce comunque a restare interessante evitando almeno in parte l'effetto deja-vu di puntate dallo svolgimento fotocopia presente - ed in crescendo - in prodotti simili come Cold case, e resta a mio parere il miglior serial dedicato al profiling e ad una delle nuove scienze più affascinanti cui approcciarsi: a questo proposito, ricordo - e consiglio a tutti, per quanto di difficile reperibilità - l'autobiografia dell'ex agente FBI John Douglas, Mind hunter, che ricostruisce le gesta sul campo - e le interviste a molti serial killers noti - di uno dei padri fondatori dello studio della mente applicata ai crimini violenti.
Tornando ai nostri cacciatori di mostri, ho trovato questa settima stagione più efficace della precedente soprattutto rispetto ad un crescendo che ha visto un salto di qualità netto avuto dall'ultima manciata di puntate, tutte sia tecnicamente che in fase di scrittura di ottima fattura: lo stesso approfondimento dei protagonisti - pur non molto marcato, come del resto è sempre stato - è risultato efficace, dalla ripresa della vicenda della cugina scomparsa di Morgan al nuovo amore di Hotchner, per la prima volta apparso in grado di superare il dramma dell'uccisione della moglie, avvenuta qualche stagione or sono.
Chiudendo un occhio sul marchettone a Patricia Cornwell - autrice di best sellers che non ho mai particolarmente amato -, il resto degli approfondimenti e delle trame risulta efficace, lascia il giusto spazio ai protagonisti - ottimo il lavoro, ad esempio, sul rapporto tra Rossi e l'ex moglie malata - e per una volta non culmina in un season finale necessariamente spezzato in due tra una stagione e l'altra: un cambio di rotta gradito che non diminuisce la curiosità di scoprire che ne sarà dell'unità - in particolare, del membro che pare uscirà dal team - e quali casi la attendono, coltivando come sempre la speranza che l'ex mentore di Reed, il già citato Gideon, possa un giorno tornare nelle vesti di pericolosissima nemesi.
Nel frattempo, se almeno in parte siete amanti del genere e non avete ancora avuto modo di seguire le gesta dei protagonisti di questa serie, il mio consiglio è di riscoprire Criminal minds fin dall'inizio, godendovelo magari tutto d'un fiato: in fondo, parliamo di una proposta in grado di regalare una panoramica del lato oscuro della mente in modo chiaro e plausibile anche ai profani, di avvincere neanche ci si trovasse all'interno di una proposta action in stile 24, e soprattutto di fornire un'alternativa decisamente più valida rispetto al posticcio e sempre troppo patinato CSI, rivale storico che, per quanto mi riguarda, non ha mai retto il confronto.


MrFord


"At the works of my gods
I glaze my heart to be
the nature of dark
awake my soul to see
at the works of my gods
I glaze my heart to be
with an evil mind
...flamed my heart will be."
Immortal - "Within the dark mind" -




domenica 4 settembre 2011

Criminal Minds Stagione 6

Produzione: Cbs 
Origine: Usa 
Anno: 2010/2011 
Episodi: 24


La trama (con parole mie): la squadra di profiler guidata da Aaron Hotchner torna sugli schermi riprendendo le fila dal caso del Principe delle tenebre che aveva chiuso la stagione precedente, avviandosi ad una serie che vedrà una maggiore concentrazione di situazioni inusuali per la squadra - meno serial killer e psicopatici, più interventi legati a casi limite sociali o criminali, senza dimenticare lo spionaggio - e che vedrà l'abbandono della serie di ben due membri del team, causando non pochi squilibri nella già fragile tranquillità interiore dei suoi componenti.
Starà allo stesso Hotchner, sempre più colonna portante, farsi carico di responsabilità che riguarderanno scelte importanti legate a doppio filo con la prossima stagione.






Nell'ambito del genere "morti ammazzati" tanto caro a Julez e storicamente visto con un occhio di riguardo in casa Ford, Criminal minds ha sempre avuto un posto d'onore, guadagnandosi affezione decisamente più della sua spocchiosa controparte di successo CSI, che ho sempre cordialmente detestato.
Nel corso delle stagioni di quella che, a conti fatti, è ormai una delle realtà da piccolo schermo più longeve del panorama Usa recente, si sono alternate ottime sequenze di episodi ad annate più blande: questa sesta stagione si colloca sicuramente nel secondo gruppo, pur presentando momenti chiave per il presente ed il futuro della squadra di profiler - l'abbandono di ben due dei protagonisti, uno per scelta, l'altro a seguito di una drammatica morte sul campo -, probabilmente a causa di una verve non sempre ispiratissima degli sceneggiatori, che ad alcuni episodi certamente efficaci - il killer di bambini nei boschi dell'episodio 9, o il "navigatore" del 23 in grado di rimandare al metodo di eliminazione dei corpi di Dexter - affiancano altri decisamente poco emozionanti, mentre l'intera sottotrama legata al passato di Prentiss nei servizi segreti ed il caso di Ian Doyle, sicuramente uno dei passaggi più importanti dell'annata, non arriva mai davvero a conquistare il cuore dello spettatore, o almeno non quanto ci si sarebbe aspettato sulla carta.
Eppure, a favore di Criminal minds va senz'altro sottolineato quanto, nonostante non tutti gli episodi e la stagione in generale siano stati da ricordare, la qualità del prodotto risulti sempre buona, e pur non costituendo, di fatto, una serie con velleità artistiche particolari, può senza troppi patemi essere considerata uno dei riferimenti più importanti del suo genere, ed una certezza per tutti gli appassionati che tornano ogni anno a seguire le gesta del nucleo di analisi comportamentale con rinnovata curiosità ed entusiasmo.
Ci si augura che, con la prossima stagione ed i cambiamenti che si prospettano per la squadra, vengano anche ripresi alcuni discorsi lasciati cadere nel corso di questa annata - i mal di testa di Reid ed i suoi complessi, il rapporto tra il nuovo acquisto Seaver ed il suo defunto padre, il nuovo doppio ruolo di Hotchner - che, se affiancati ad episodi più legati al mondo della follia e dei serial killer, potrebbero riportare la serie ai vertici raggiunti con le prime annate, stabilendo di fatto un nuovo standard che garantirebbe rinnovamento qualitativo e spettatori a rimpolpare le fila già nutrite del suddetto genere "morti ammazzati".
Certo in casa Ford saremmo i primi a gioire per una nuova annata più "oscura", in grado di far venire i brividi all'idea che l'orrore mostrato sarà pure figlio della fiction, ma come per i riferimenti spesso e volentieri utilizzati nel corso delle puntate, ha radici che affondano profondamente nella nostra vita di tutti i giorni, e dentro di noi, dove l'abisso che ricambia lo sguardo di chi ci si trova di fronte genera mostri ben peggiori di quanti potremo mai inventare.


MrFord


"Criminal
criminal
you god damn right
I'm a criminal
Yeah, I'm a criminal."
Eminem - "Criminal" -
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