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lunedì 13 gennaio 2020

White Russian's Bulletin



Prosegue la carrellata di titoli da grande e piccolo schermo passati dalle parti del Saloon nel corso delle vacanze natalizie, occasione buona per rilassarsi - almeno sulla carta - per qualche ora in più rispetto alla routine quotidiana ed evitare di addormentarsi secchi sul divano ad ogni visione.
A giocare un ruolo da protagonista è sempre Netflix, che come le realtà che ha generato sta occupando uno spazio sempre più rilevante nell'economia delle visioni domestiche, segnale che il futuro - anche del Cinema - passa sempre più da questo tipo di canale.


MrFord


NELLA MENTE CRIMINALE (Netflix, USA, 2017)

Risultati immagini per inside the criminal mind netflix

Da sempre in casa Ford ci si è interessati, in termini di letture e visioni, del lato oscuro - o quantomeno di uno dei tanti - dell'Uomo, in particolare quello che porta alcuni tra noi a percorrere strade che parrebbero agghiaccianti perfino se paragonate a horror o thriller mozzafiato: questa miniserie in quattro puntate analizza fenomeni ben definiti - serial killers, rapimenti, leader di sette e boss criminali - sfruttando esempi noti per sottolinearne le caratteristiche principali.
Nulla di trascendentale o rivoluzionario, quanto più un'infarinatura utile per chi non conoscesse questo tipo di crimini approfonditamente e volesse compiere un primo passo all'interno della zona d'ombra che inesorabilmente portano con loro.
Non fondamentale, ma comunque utile per un ripasso.




6 UNDERGROUND (Michael Bay, USA, 2019, 128')

6 Underground Poster


Giunto dalle parti di Casa Ford con tutte le aspettative della tamarrata buona per alleggerirsi la mente e superare le "fatiche" delle Feste, il lavoro di Michael Bay che tanto pare una strizzatona d'occhio al filone che originò con Pulp Fiction Tarantino negli anni novanta e con il tempo portò a cose interessanti - The Snatch, a loro modo i due Crank - e molte altre decisamente meno si rivela essere una baracconata non così esaltante, decisamente troppo lunga e priva di quel minimo spessore che determina il confine tra il divertissement ed il giocattolone realizzato solo per mostrare effetti speciali ed affini.
Un peccato, perchè le possibilità di portare a casa qualcosa di davvero divertente c'erano tutte, mentre a conti fatti le poco più di due ore in questione, passati i primi momenti di ambientamento, finiscono per apparire una sequela troppo lunga di macchine ribaltate e momenti action montati troppo velocemente.




GIU' LE MANI DAI GATTI: CACCIA A UN KILLER ONLINE (Netflix, USA, 2019)

Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online Poster


La vera chicca del periodo di visioni delle Feste: consigliato da mio fratello e sua moglie, questo inquietante documentario ricostruisce la vera vicenda di uno psicopatico che, non troppi anni fa, postò online un video che lo ritraeva togliere la vita a due gattini, scatenando la rabbia ed il desiderio che la giustizia facesse il suo corso di un gruppo di appassionati della rete che si attivarono in modo da identificarlo e consegnarlo alle autorità.
Questo portò a due anni di indagini e alla scoperta che quello stesso individuo non si sarebbe fermato agli animali, ma avrebbe tolto la vita - ed in modo agghiacciante - anche ad una persona: un viaggio da brividi nella mente di un killer e negli occhi di chi si dedicò alla sua ricerca che colpisce e lascia sconvolti come i migliori episodi della serie Blu Notte, raccontando una storia vera più incredibile di qualsiasi film e perdendo punti soltanto con la chiusa finale, un pò troppo furbetta e a suo modo moralista.
Nonostante quel piccolo scivolone, però, un prodotto consigliatissimo e senza dubbio da recuperare.




JUMANJI - THE NEXT LEVEL (Jake Kasdan, USA, 2019, 123')

Jumanji - The Next Level Poster


Attesissimo dai Fordini - ma anche da me, inutile prenderci in giro - il secondo capitolo del nuovo franchise di Jumanji con protagonista The Rock si è rivelato un altro ottimo esperimento di Jake Kasdan, che pur senza strafare - nonostante i numerosi cambi e le divertenti evoluzioni degli avatar passati da un charachter all'altro la vicenda scorre abbastanza prevedibile, ed il villain della storia appare poco caratterizzato - porta a casa la pagnotta con un giocattolone godibilissimo e piacevole, pronto a strappare ben più di qualche risata ed intrattenere grandi e piccini sfruttando il meccanismo del videogioco applicato al concetto del vecchio film d'avventura anni ottanta.
Oltre al sempre più convincente in questo tipo di ruoli Dwayne Johnson, un plauso va ai vecchietti Danny DeVito e Danny Glover, così come a tutti gli interpreti degli avatar del gioco, bravissimi nel replicare anche fisicamente i loro alter ego al di fuori dello stesso.
Sarà pop e decisamente poco autoriale, ma una proposta del genere, a mio parere, fa respirare tutti e funziona sempre.




INSTANT FAMILY (Sean Anders, USA, 2018, 118')

Instant Family Poster

Chiude la carrellata un recupero di quelli buoni per le serate da divano e pieno relax legato al regista di Daddy's Home - un guilty pleasure assoluto per il sottoscritto -, forse un pochino troppo politically correct e buonista ma comunque piacevole da guardare, in particolare per chi ha voluto e dovuto confrontarsi con la durissima realtà dell'essere genitore - in questo caso amplificata, considerato che parliamo di famiglie affidatarie -: Mark Wahlberg è sempre una certezza in quanto a fordianità e pane e salame, la storia è giusta per questo tipo di produzione, la visione scorre senza intoppi.
Anche in questo caso non si è certo di fronte al titolo della vita, ma ad una di quelle visioni che, di tanto in tanto, comunque fanno bene, se non altro per farsi quattro risate insieme e, magari, per i più sensibili, anche un paio di lacrime di quelle buone.


lunedì 19 marzo 2018

Jumanji - Benvenuti nella giungla (Jake Kasdan, USA, 2017, 119')




Penso che chiunque sia stato adolescente o pre adolescente negli anni novanta conosca Jumanji, popcorn movie ludico che divenne, grazie anche al compianto Robin Williams, un piccolo cult generazionale: alla notizia di un recupero del brand in una sorta di reboot, ammetto che l'unica cosa in grado di tenere a galla le speranze per qualcosa che non si rivelasse uno spreco di tempo e di energie degli spettatori risultò essere Dwayne Johnson, al secolo The Rock, ex wrestler ormai lanciatissimo attore che da sempre è considerato uno dei fordiani più fordiani che si potrebbero incrociare al Saloon.
Lui e l'entusiasmo di Julez, che non vedeva l'ora di cimentarsi nella visione.
Pur se con colpevole ritardo rispetto all'uscita in sala - inaugurò il nuovo anno lo scorso primo gennaio -, era dunque un dovere per gli occupanti del Saloon affrontare la visione sperando in leggerezza, divertimento, neuroni in vacanza e via discorrendo: ebbene, il Jumanji versione millenial di Jake Kasdan ha rispettato in tutto e per tutto le attese, rivelandosi godurioso, divertente e senza pretese come un film anni ottanta conscio del tempo che è trascorso e pronto ad ironizzare sulle differenze evidenti che passano dai tempi della mia infanzia a quella di chi è nato e cresce nel Nuovo Millennio.
Senza darsi arie o alcuna pretesa, gli autori azzeccano un'idea dopo l'altra, dall'adattamento a videogame del Jumanji versione gioco da tavolo al ribaltamento dei ruoli dato dalla scelta dei personaggi, ben resi dai protagonisti pronti a prendersi in giro vestendo panni inconsueti - almeno al principio -, dal già citato Dwayne Johnson a Jack Black e Kevin Hart: in questo modo l'audience, che si tratti di vecchi nostalgici o di nuove leve, trova tutti gli elementi necessari per godersi una serata in gran scioltezza in grado di unire spiriti di epoche diverse prendendo il meglio da entrambe, forse non brillando per originalità di svolgimento - è ovvio fin dall'inizio che non si assisterà a colpi di scena inaspettati, e con il crescendo finale si perde una fetta della freschezza della prima parte di pellicola - ma affrontando le prove una dopo l'altra senza paura e con tutto l'entusiasmo di chi ha voglia di raccontare e vivere una storia, piuttosto che di proporla come fosse un compitino svolto per gonfiare il portafoglio dei produttori.
Questo Jumanji - Benvenuti nella giungla, dunque, un pò come fu qualche tempo fa per Piccoli brividi, riesce nella non facile impresa di portare l'innocenza che regnava sovrana all'interno delle proposte d'avventura dei tempi in cui ero bambino nel panorama attuale senza che questo possa far apparire il tutto come un'operazione nostalgia o una ruffianata, incontrando al contempo il gusto di chi visse i tempi dei controller con il cavo e le "cassette" e chi, oggi, non concepisce un'esistenza senza internet o lo smartphone, buttando nel calderone riflessioni divertenti ed interessanti a proposito del rapporto con se stessi ed il proprio aspetto ed elementi esotici come ambientazioni da Indiana Jones e animali a profusione - sono sicuro che, dovessi far vedere questo film al Fordino, potrebbe impazzire grazie a coccodrilli, ippopotami, rinoceronti e giaguari, in barba a tutte le sfumature che, per età, ancora non afferrerebbe -.
Un'operazione, dunque, promossa su tutta la linea, in grado di alimentare la voglia di spassarsela a qualsiasi età, e cogliere lo spirito di quelli che, ai tempi, erano i giochi da tavolo - o di ruolo -, e che ora sono i videogames e, in una certa misura, i social: in fondo, proiettare un'immagine ideale di se stessi - o forse, non così ideale - a volte aiuta a comprendere meglio quello che ci portiamo dentro.
E affrontare la bestia, in un certo senso, è un pò come guardare oltre l'immagine che osserviamo ogni giorno allo specchio, prima di uscire di casa ed avventurarci nella giungla.




MrFord




mercoledì 22 ottobre 2014

Sex tape - Finiti in rete

Regia: Jake Kasdan
Origine: USA
Anno: 2014
Durata:
94'





La trama (con parole mie): Annie e Jay sono sposati da una decina d'anni, vivono felicemente con i loro due figli e portano avanti le loro carriere - lei mommy blogger di successo, lui nel settore musicale - ricordando quasi ironicamente i tempi in cui il sesso era la parte più importante delle loro giornate e del rapporto.
Quando, proprio per rinverdire i fasti del passato, i due decidono di sfruttare una nottata di solitudine per dedicarsi ad una maratona di sesso riprendendosi con il nuovissimo Ipad di Jay, ha inizio il dramma: tramite una app che permette di condividere contenuti e playlist il video viene spedito in lungo e in largo a parenti ed amici, costringendo la coppia a vivere una vera e propria avventura per cercare di impedire che il filmato con loro protagonisti divenga un must a partire dalla cerchia dei conoscenti.
Riusciranno nell'insolita impresa senza cedere all'ansia e sfruttando la situazione per ritrovare l'intesa tra le lenzuola dei tempi d'oro?








Nell'ambito del Cinema usa e getta, quello da multisala il sabato o la domenica pomeriggio, esistono, di fatto, due grandi tipologie di film in grado di raccogliere il grande pubblico e fornire l'alibi giusto per il cervello degli "intenditori" nelle serate di stanca eccessiva: i popcorn movies e i titoli spazzatura.
I primi, tendenzialmente tamarri e sopra le righe, finiscono per essere una sorta di segnale inviato ai neuroni che dichiara la chiusura momentanea delle attività cerebrali per una serata senza impegno, nel corso della quale le preoccupazioni maggiori consisteranno nello scegliere l'alcolico che accompagnerà la visione e se sarà più il caso di buttarsi sul gelato o le patatine.
I secondi, invece, sono putroppo quello che sono.
Titoli buoni giusto per sfogare la propria "ira critica" o pensare che, se fossimo aspiranti registi, ci sarebbe davvero speranza per tutti.
Purtroppo per il sottoscritto e la sua volontà di cercare un pò di riposo a seguito di giorni pieni tra lavoro, l'inizio dell'esperienza al nido del Fordino e gli impegni quotidiani, Sex tape - Finiti in rete finisce senza neppure pensarci due volte nella seconda categoria.
Considerato che dovrebbe trattarsi di una commedia romantica in stile Apatow e che avrebbe almeno in parte pretese rispetto all'essere divertente, la pellicola diretta dal figlio d'arte Jake Kasdan si rivela un fallimento su tutta la linea: banale, prevedibile, mai divertente, pseudo alternativa con strizzate d'occhio al concetto di famiglia disfunzionale tanto caro al Cinema indie - soprattutto USA -, questa robetta è stata un vero e proprio patimento che neppure l'ironia rispetto ad una fase della vita che in casa Ford si sta vivendo in prima persona - gli impegni genitoriali e lavorativi che finiscono per togliere spazio all'irruenta passionalità selvaggia dei primi tempi che si passano insieme a quella che si pensa sia e si spera poi diventi la persona della propria vita - ed un paio - ma giusto un paio - di battute divertenti potevano sperare di salvare.
In effetti, non ce l'avrebbe fatta neppure un porno amatoriale della sempre in forma protagonista Cameron Diaz gentilmente offerto per il piacere del pubblico maschile a rendere credibile e piacevole questa versione in minore e totalmente inutile di Questi sono i 40, la cui visione potrebbe essere paragonabile ad uno di quegli appuntamenti in cui non vedi l'ora che sia tutto finito per andartene a casa o rimanere in giro da solo per essere te stesso e goderti davvero la nottata.
Perfino le piccole parti di Rob Lowe - che dopo i recenti Behind the candelabra e A normal heart pareva diventato una garanzia - e di un'ormai sbiadita copia di se stesso Jack Black riescono a salvare un titolo tra i più tristi di questa seconda parte dell'anno, incapace di trovare un significato sia come divertissement che come spunto per una qualche riflessione sui rapporti di coppia o in famiglia celata dietro una maschera da commedia slapstick Anni Zero.
Non mi pare neppure giusto scrivere che sia stato un peccato, anche perchè le aspettative erano basse e la blogosfera aveva già parlato - e con una certa coesione, in merito al giudizio - bocciando pienamente l'intera operazione: più che altro resta l'ennesima conferma di un anno cinematografico decisamente fiacco, partito con grandi prospettive e finito, dalla primavera in poi, in una palude di proposte delle quali si sarebbe fatto francamente a meno.
Un pò come di questa solo apparentemente simpatica ricerca priva di logica e mordente dei due improvvisati attori porno casalinghi.



MrFord



"Let's go, don't wait, this night's almost over
honest, let's make this night last forever
forever and ever, let's make this last forever
forever and ever, let's make this last forever."
Blink 182 - "First date" - 



martedì 20 settembre 2011

Bad teacher

Regia: Jake Kasdan
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 92'


La trama (con parole mie): Elizabeth è un'insegnante alla strenua ricerca di un buon partito da sposare per sistemarsi, godersi vizi e vestiti ed avere come principale preoccupazione il massimale della carta di credito del malcapitato consorte. 
Quando pare sia ad un passo da mettere nel sacco la sua vittima sacrificale, però, il suo fidanzamento viene rotto, e la donna è costretta a tornare tra i banchi di scuola: così, in piena lotta con la perfezionista collega Amy, dovrà battersi per avere il predominio sul corpo insegnanti e sul preside, guadagnare quello che le servirebbe per operarsi al seno, trovare l'uomo della sua vita e capire cosa davvero potrebbe essere importante per lei.
Il tutto, ovviamente, seguendo strade non sempre alla luce del sole.



La commedia made in Usa, sempre più influenzata dal successo di Kevin Smith e, soprattutto, Judd Apatow, negli ultimi anni pare aver virato con decisione verso la demenzialità al limite e puntato su protagonisti non sempre "di bucato" come se fossimo ancora negli anni cinquanta o nel più smielato dei film Disney: eppure, così come accade parallelamente per l'horror, in un vero e proprio oceano di proposte e visioni, sono poche quelle che riescono a presentare idee originali e divertire il pubblico senza che le trovate più "di pancia" risultino solo volgari, invece che clamorosamente divertenti.
Senza troppi dubbi, posso affermare che Bad teacher non appartiene certo alla categoria dei più stupefacenti film di questo genere, e certo è ben distante dalle produzioni migliori di Smith ed Apatow, pur scorrendo e strappando qualche risata senza essere bottigliato selvaggiamente come la peggiore delle pellicole.
Certo, se l'ottima Lucy Punch non fosse della partita e Cameron Diaz difettasse in autoironia il tutto risulterebbe certamente più scialbo, dunque non abbiamo che da ringraziare e pensare di dedicare all'opera di Jack Kasdan - ben lontano dagli standard paterni - una serata con il minor numero di pretese possibili, se possibile in compagnia femminile in modo da poter trovare un punto d'incontro nei gusti e nelle personalità - che siate più simili all'accoppiata dei perfettini Squirrel/Delacorte o ai panesalamissimi Elizabeth e Russell poco importa - e, chissà, chiudere in bellezza la nottata, in barba ad una visione certo non memorabile.
Tornando al cast, una menzione va certo spesa per Justin Timberlake - che, continuo a pensarlo, come attore è sicuramente più interessante che come musicista -, in grado di dare corpo ad un personaggio che pare una versione irritante e priva di carattere del Will Shuester di Glee.
Poco resta da dire a proposito dello script e del film stesso, che riprende in una versione sporca il filo conduttore delle zuccherose commedie che sul finire degli anni ottanta diedero origine ad un vero e proprio fenomeno assolutamente simile a quello che ora si cavalca in sala con l'Apatow-style, ovvero "un buon prodotto ogni dieci tentativi (se va bene)": molto meglio, dovendo fare confronti recenti, Le amiche della sposa, sicuramente meno politicamente corretto, più divertente e tagliente nella sua visione "in rosa" del mondo.
Vanno segnalate, giusto per non essere troppo cattivi, una colonna sonora discreta ed una riflessione che nasce rispetto alla scorrettissima protagonista, che spesso e volentieri giunge al successo attraverso giochi sporchi che, in una condizione di realtà, provocherebbero certo un odio immediato - e valanghe di bottigliate - rispetto ad una vera e propria arrampicatrice in grado di giungere furbescamente in cima approfittando di scorrettezze così plateali da risultare quasi incredibili.
Ma, giusto per non essere troppo buoni, di Bad teacher restano soltanto, a ben guardare, i tentativi fallimentari di Lucy Punch di affermarsi sulla rivale, la natura doppiogiochista e la faccia da culo - come si diceva poco sopra - della Diaz ed almeno un paio di sequenze tranquillamente in grado di strappare più di una risata - le pallonate da apprendimento ed il petting selvaggio con Timberlake -, degne di una pellicola decisamente migliore di quella firmata dal Kasdan "minore", in tutti i sensi.


MrFord

"Gotta break it loose
gonna keep 'em movin' wild
gonna keep a swingin' baby
I'm a real wild child."
Iggy Pop - "Real wild child" -

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