venerdì 20 marzo 2015

Non sposate le mie figlie!

Regia: Philippe De Chauveron
Origine: Francia
Anno: 2014
Durata:
97'





La trama (con parole mie): i Verneuil sono una coppia di vecchi signori benestanti e cattolici legati ai valori ed alla realtà della Francia passata, con quattro figlie delle quali tre finite in spose rispettivamente ad un ebreo, un arabo ed un cinese. Già messi in crisi da questi legami e continuamente provati dalle difficoltà di riuscire a costruire un rapporto equilibrato senza che qualche commento di troppo - da una parte e dall'altra - porti a degenerare, i due anziani "suoceri" si troveranno ad affrontare la loro prova più dura quando la figlia minore ed ultima a doversi accasare deciderà di convolare a nozze con un attore di origini ivoriane.
L'organizzazione del matrimonio, le tensioni tra le sorelle - ed i rispettivi mariti - e l'arrivo in Francia per l'occasione della famiglia di Charles - questo il nome dell'ultimo arrivato in casa Verneuil - scateneranno una serie di fraintendimenti che potrebbero costare la cerimonia: riusciranno proprio i padri degli sposi, inizialmente su fronti opposti, a mettere una pezza?








Ricordo bene la sera in cui, qui in casa Ford, approcciammo questo Non sposate le mie figlie!.
Ero nel pieno di una delle influenze peggiori degli ultimi anni, probabilmente Julez ragionava pensando a farmi un favore lasciando che mi schiaffassi un film dietro l'altro per bilanciare la pausa forzata dagli allenamenti, ed entrambi non nutrivamo aspettative alte per una pellicola che, dal canto suo, in Francia si era rivelata campione d'incassi della stagione invernale.
Certo, i bei tempi di Quasi amici paiono lontani anni luce, ed i nostri cugini d'Oltralpe non sembrano mostrare lo smalto di qualche anno fa, eppure il lavoro di Philippe De Chauveron funziona, entro certi limiti, diverte quanto deve e risulta essere sicuramente più coraggioso ed ironico - soprattutto a fronte di un tema delicato come l'integrazione - di quanto non potrebbe mai essere un suo epigono italico, attento a non calcare troppo la mano per evitare di offendere questo o quell'altro.
Fortunatamente i dal sottoscritto tanto detestati francesi non sono afflitti dagli stessi problemi, e dunque seppur appoggiandosi ad una sceneggiatura piuttosto esile, il buon De Chauveron confeziona un prodottino garbato e spassoso, che tocca temi universali come i rapporti tra genitori e figli e mariti e mogli così come l'attuale realtà dell'integrazione a tutto tondo senza risparmiarsi colpi bassi all'indirizzo di tutti, dai bianchi, agli ebrei, agli arabi, ai cinesi fino agli africani, neanche ci si trovasse all'interno di una barzelletta vecchia scuola.
Dunque, azzeccando alcune sequenze effettivamente molto divertenti - il primo litigio tra i mariti delle Verneuil, il rapporto tra i due padri scettici divenuti progressivamente amici sotto il segno di Charles De Gaulle sul finale - e mantenendo un ritmo abbastanza sostenuto, la visione scorre senza troppi patemi, proponendo un tema attuale senza affondare nella retorica o richiedere, allo stesso tempo, un impegno eccessivo da parte del pubblico: un esperimento riuscito premiato dagli incassi e, chissà, aperto anche ad un sequel che potrebbe vedere i due vecchi Verneuil visitare le città d'origine delle famiglie dei loro generi, dalla Costa d'Avorio a Israele, dal Marocco alla Cina.
Un titolo da gustare in famiglia, e forse un modo per trovare un dialogo con genitori vecchio stampo ancora piuttosto refrattari non solo alla cucina etnica ma anche ad una cultura che corre - fortunatamente - nella direzione di una multiculturalità totale già a partire dai principali centri urbani - in questo senso, il riferimento alla possibilità di una società messa in piedi dai primi tre mariti per la distribuzione di prodotti bio Halal è fantastico -, e che sta vedendo nascere figli e nipoti di immigrati che cresceranno e studieranno da italiani - nel nostro caso - portando al contempo un bagaglio legato alle origini dei loro padri o nonni.
C'è da sperare, in questo senso, che l'Italia sia davvero pronta ad un passo simile, e che non faccia la figura del rigido borghesuccio bigotto in crisi perchè la figlia ha deciso di sposare "lo straniero": in quel caso l'ideale sarebbe liberare la battuta facile e sparare a zero, pur sapendo che qui nella Terra dei cachi alcuni riferimenti religiosi o più biecamente legati ai luoghi comuni ed usati per provocare non sarebbero mai passati ad una produzione nostrana.
Ma poco importa: si può sempre fare tesoro della lezione di cose esiline ma efficaci - a loro modo - come questa, e cercare di guardare al futuro mantenendo la mente elastica e la battuta pronta.
In fondo, lo scambio culturale può tranquillamente avvenire attraverso un bel duello verbale che non risparmia colpi bassi a nessuno: e dopo essersele cantate di santa ragione, non ci sarebbe niente di meglio che una bella mangiata e bevuta con reciproco scambio di ricette per accorciare le distanze.
In fondo, a prescindere dalla latitudine, ci sono passioni che accomunano tutti gli uomini: quelle legate agli appetiti e alla pancia, che parlano una lingua universale e paiono abbracciare senza alcuna distinzione di razza, credo, sesso o colore della pelle.





MrFord





"But I see your true colors
shining through
I see your true colors
and that's why I love you
so don't be afraid to let them show
your true colors
true colors are beautiful,
like a rainbow."
Cindy Lauper - "True colors" - 




18 commenti:

  1. Mmmmh... e dire che questo la signora Jean Jacques, che le commedie francesi le adora, voleva vederlo.
    Comunque "Quasi amici", per quanto ne abbiano parlato bene tutti, ancora mi manca

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    1. Allora dovresti recuperare Quasi amici, e poi questo.
      La tua signora ne sarà contenta.

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  2. Anch'io devo ancora recuperare Quasi amici,non vado matta per i film francesi ma quello mi incuriosisce.
    Il film del post,invece,sembra carino ma sempre,per me, nella categoria "se lo becco in tv per combinazione" ;)

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    1. Quasi amici è bellissimo.
      E questo è un suo fratello minore.
      Fossi in te tenterei il recupero di entrambi.

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  3. Boh, la commedia francese mi sta annoiando in questo periodo

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    1. Eppure secondo me questo una visione senza impegno la vale.

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  4. l'ho visto volentieri.
    i film francesi son così: o sono lenti e noiosissimi o proprio carini, senza via di mezzo

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    1. Senza dubbio sono meglio degli attuali film italiani. :)

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  5. Che fai, Ford?
    Ti metti a fare i post sull'influenza come faccio io?
    http://www.pensiericannibali.com/2014/11/bastardi-senza-gloria-ma-se-non-altro.html

    Quanto al film, mi sa che prima o poi potrei anche guardarlo, anche se il fatto che tu lo definisca "garbato" mi spaventa un po'. Anche perché non ho idea di cosa un buzzurro come te possa intendere per garbato ahahah :)

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    1. Che fai, Peppa? Ti fai pubblicità spudoratamente!? ;)

      Se lo definisco garbato, per un pusillanime come te potrebbe anche andare più che bene! ;)

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  6. Sembra una commedia piacevole, a me il genere non dispiace e, da come l'hai descritta, sembra anche abbastanza profonda. :)

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    1. Secondo me una visione ci sta tutta: è piacevole e si fa guardare, che considerate le aspettative della vigilia è senza dubbio un successo! :)

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  7. Ecco, lo sapevo che è caruccio! Mannaggia sabato sera il mio ragazzo mi dice che nel cinema del suo paese lo davano e così ci siamo andati...peccato che all'ultimo momento abbiano cambiato programmazione e ci siamo visti Che bella sorpresa! Ammetto che non mi è dispiaciuto, ma avrei preferito il film francese ;-)

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    1. Personalmente non rischierei con Che bella sorpresa, quindi complimenti per il coraggio! ;)
      Questo, comunque, è davvero carino.

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