giovedì 15 agosto 2013

Da morire

Regia: Gus Van Sant
Origine: USA
Anno: 1995
Durata: 106'




La trama (con parole mie): siamo nel profondo della provincia americana dei borghesi perfetti ed inappuntabili, e la giovane Suzanne Stone, immagine da copertina di un'intera comunità, si ritrova al centro di una torbida vicenda che ha portato alla morte del marito, Larry Maretto, ex "cattivo ragazzo" divenuto esempio di coniuge perfetto nonchè imprenditore di successo alla guida del ristorante di famiglia.
I due, innamoratisi ai tempi della scuola, nascondono però dietro l'apparenza di coppia da favola una serie di conflitti che Larry pare non voler vedere, circuito da Suzanne, pronta a tutto pur di arrivare al successo come giornalista televisiva: sfruttando una sorta di inchiesta che la coinvolge in prima persona, scopriamo quali sono stati gli episodi chiave della vicenda, che legame si è creato tra la Stone ed un gruppo di ragazzini espressione del disagio adolescenziale e all'omicidio di Maretto.
Senza contare le conseguenze dello stesso sulla carriera e la vita di Suzanne.





Gus Van Sant è da sempre uno dei registi nordamericani favoriti del sottoscritto, uno di quelli che, dal blockbuster a larga diffusione - Milk - ai film Sundance Style - Will Hunting, Restless - fino ai supercult destinati a diventare pietre miliari - Elephant, Drugstore cowboy - difficilmente delude, e che soltanto in un'occasione ho trovato davvero tronfio e fuori luogo - il troppo autoreferenziale Paranoid Park -.
Recentemente, spinto dalla curiosità di recuperare anche gli ultimi suoi titoli non ancora passati dalle parti del Saloon, ho rispolverato Da morire, commedia nera uscita nel pieno degli anni novanta che, ai tempi, consolidò la fama di Nicole Kidman - probabilmente nel suo periodo migliore - e lanciò i giovani Casey Affleck e soprattutto Joaquin Phoenix, fratello del compianto River nonchè volto destinato a segnare produzioni importantissime di inizio nuovo millennio, da Il gladiatore al recente The master.
Considerata la fama che circondava questa pellicola, ammetto di essere rimasto - anche se solo in parte - deluso da una vicenda sviluppata quasi come fosse una sorta di incrocio tra due classici del periodo come Edward mani di forbice e Velluto blu, entrambi ritratti a metà tra la fiaba e l'agghiacciante realtà dela provincia americana tutta costruita attorno all'apparenza, rivelandosi, di fatto, inferiore ad entrambi: la vicenda di Suzanne e Larry - un Matt Dillon forse un pò in ombra, ma che resta indiscutibilmente uno dei volti più importanti dei "rebels without a cause" cresciuti tra gli anni ottanta e novanta -, comunque, avvince e colpisce soprattutto grazie alla scelta di regia di Van Sant di raccontare la vicenda quasi come se si trattasse di un reportage giornalistico, con tanto di interviste e punti di vista anche diametralmente opposti presentati a fare da raccordo ai flashback sulla vicenda che ha portato alla morte del succitato Larry, irretito e manovrato dalla sua illusoria principessa come una marionetta fino alla fine.
E attorno a questa presunta coppia perfetta, un mondo che passa quasi senza accorgersene dalla borghesia benestante al disagio sociale profondo del quale fanno esperienza sulla pelle proprio i ragazzi che si legano a Suzanne sognando, di fatto, qualcosa di molto simile a quello che ha portato Larry ad un destino infausto e sfortunato: la promessa di un'oasi che altro non è se non un colorato e sgargiante miraggio, simbolo di un sogno americano andato in rovina che cela dietro una maschera di buone maniere la realtà di un oceano di squali tra le acque del quale vige ancora la legge del più forte, e soltanto chi ha i denti abbastanza affilati può sperare di addentare una preda buona per avere le energie necessarie a cavalcare la corrente fino alla successiva.
E così è per Suzanne, pronta ad imporsi su Larry, i giovani Russell e Jimmy, i superiori al lavoro, la società, il mondo dello spettacolo: la principessa di provincia pronta a tutto per entrare nelle case di qualsiasi americano attraverso il mezzo che più permette questa sorta di magia, l'esperienza di quel sogno accessibile a lei e soltanto promesso a tutti gli altri, la televisione.
Allo stesso modo Van Sant ci irretisce grazie alla sua protagonista fino a condurre l'audience intera a pensare a quale direzione possa aver preso la sua durissima critica sociale fino a ribaltare le carte in tavola mostrando quanto quella stessa middle class che porta a difendersi principalmente e solo dalle dicerie si possa rivelare esattamente quello che cerca di nascondere: un predatore ancora più vorace di quello che muove Suzanne con il suo desiderio di successo.
Ma non spargete troppo la voce: in fondo al lago c'è sempre spazio per chi esce dal seminato.


MrFord


"You're bringin' on the heartbreak
bringin' on the heartache
you're bringin' on the heartbreak
bringin' on the heartache
can't you see?"
Def Leppard - "Bringin' on the heartbreak" - 


12 commenti:

  1. E questa volta ti do ragione in parte,questo film è uno dei migliori di Van Sant, meritava un bicchiere in più, sia per l'acuta critica della classe borghese, sia per lo strapotere della televisione che edulcolora la realtà come fosse una fiaba...ma è una fiaba dai risvolti dark, Nicole Kidman è in una interpretazione favolosa, considerata tra le migliori della storia del cinema, mi dispiace che non ci hai visto quello che ci ho visto io...ma daltronde ognuno vede in modo diverso un film :)

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    1. Sicuramente è un film interessante, ma lontano dalle vette di altri lavori di Van Sant.
      La Kidman, invece, fu indubbiamente bravissima.

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  2. Alla sua uscita al cinema l'avevo trovato grande, un capolavoro, tra i migliori di Van Sant, fino ad allora. L'ho rivisto in tv qualche mese fa, e l'ho trovato meno intenso di quello che ricordavo, quasi televisivo... che dire? Forse è un film da vedere assolutamente al cinema, forse i banali e tristi casi di cronaca simili a questo, che ci propinano le tv e la stampa scandalistica a getto continuo, hanno riempito la testa dal farci dire "basta non ne possiamo più ..." Giusto quello che dici sugli attori, a partire dalla splendida Kidman (in quel periodo non so quanti film facesse in un anno ... infaticabile, grande, brava da morire).

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    1. Effettivamente il formato è piuttosto televisivo, ma penso fosse voluto da Van Sant.
      Attori bravissimi, film per me solo discreto.

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  3. Per me è un capolavoro, Nicole Kidman perfetta e Joaquin Phoenix giovane e già talentuoso :)

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    1. Attori bravissimi, ma se questo è un Capolavoro cosa sono Elephant e Drugstore cowboy!?

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  4. film enorme. anche per me capolavoro assoluto.
    nicole kidman poi è al suo top dei top(gun)
    ford, sei tu da morire :D

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    1. Come ho già scritto dopra: se questo é enorme, cosa sono Drugstore cowboy ed Elephant! ?
      Tu sei pazzo! ;)

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  5. I film che stai inserendo vanno proprio bene per un torbido agosto del cazzo: prima Cruising e ora Da Morire...adoro Mr Ford per queste scelte che sono anche esteticamente "da morire"

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    1. Dino, recuperi importanti come questi ci vogliono sempre, specie se adatti al periodo. ;)

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  6. Forse più che film di stampo televisivo, era un modo di fare cinema indipendente che oggi non c'è più.. E infatti oggi Van Sant gira i suoi film in modo differente. Era uno dei miei film cult del liceo, e Nicole Kidman era divenuta la mia icona pre-botulino. E soprattutto grazie a quel film divenne Nicole Kidman e non più signora Cruise. Meritava già una nomination agli Oscar! Mi fai venire voglia di rivederlo!

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    1. Sicuramente il modo di girare di Van Sant è cambiato, ma certo non il valore del suo lavoro.
      Ottima Kidman pre-scempio da botulino e pellicola da rivedere senza pensarci troppo.

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