giovedì 25 ottobre 2012

Serial killer - Storie di ossessione omicida

Autore: Carlo Lucarelli, Massimo Picozzi
Origine: Italia
Anno:
2004
Editore: Mondadori




La trama (con parole mie): una panoramica a metà strada tra racconto ed applicazione scientifica e legale dell'operato di alcuni tra i più feroci serial killers conosciuti, dall'Italia agli States. 
Attraverso le tipologie ufficialmente riconosciute dagli esperti del settore, i due autori compongono una galleria che abbraccia il maggior numero di esempi di patologie criminali passando dai secoli scorsi in Europa agli ultimi cinquant'anni negli States, dalla Bathory ad Aileen Wournos, da Vincenzo Verzeni a Jeffrey Dahmer.
Dietro ogni ipotesi, storia e studio, domande che ancora avvincono studiosi e criminologi: i serial killer sono segnati da malattie mentali o l'espressione del loro male è qualcosa di più profondo e radicato nella Natura umana? Come si muove la legge rispetto all'approccio con figure di questo genere?
E come si rapportano loro stessi al mondo?
Quesiti, probabilmente, destinati a rimanere senza risposta ma che sono il centro di un percorso terribile quanto affascinante.





Fin dai tempi delle mie prime letture "impegnate", la figura del serial killer nell'ambito della letteratura come della storia ha sempre esercitato un fascino oscuro, sul sottoscritto, invadendo poi la mia passione per il Cinema grazie a titoli imperdibili quali Il silenzio degli innocenti e Manhunter, che rinverdirono i fasti della leggenda di Jack lo squartatore o de Il profumo.
La vera rivelazione fu, ormai una dozzina d'anni fa, Mindhunter di John Douglas, uno dei profiler più influenti nella storia di questa branca della scienza criminale nonchè personalità di spicco dell'FBI per più di un ventennio: tra quelle pagine scoprii il turbamento ed il fascino con i quali doveva fare i conti qualcuno che, sul campo, tra indagini ed interviste, aveva avuto a che fare con alcuni dei serial killers più spietati degli USA, e rimasi sconvolto, più che colpito, da alcuni passaggi da pelle d'oca.
La recente scoperta di Io vi troverò, dopo anni ad una certa distanza dall'argomento, è riuscita a riportare in auge la materia, tanto da spingermi a spolverare dallo scaffale del Kindle questo lavoro di Lucarelli e Picozzi sponsorizzato da Julez, come il sottoscritto appassionata di vicende legate ai morti ammazzati: il risultato è stato una lettura sicuramente avvincente, in grado di approfondire le storie di personaggi che conoscevo soltanto marginalmente, forse non scritta con la stessa perizia - soprattutto per quanto riguarda le parti uscite dalla penna di Lucarelli, molto riconoscibili - dell'opera di John Douglas ma comunque un buon tentativo per introdurre al pubblico italiano il concetto di serial killer in molte delle sue sfumature approcciando lo stesso anche da un punto di vista medico e legale - Picozzi è uno degli esperti più importanti del nostro Paese -.
Passare attraverso pagine di orrori ed atrocità, disagi e vicende da peli ritti sulla nuca, però, è stato molto diverso rispetto ai tempi in cui, da ragazzino, consideravo quasi come rockstar distorte questi cacciatori di uomini e donne: il mio punto di vista, ora - sarà l'età, sarà il fatto di diventare padre - è profondamente cambiato, e a parte l'interesse dal punto di vista emozionale/scientifico quello che resta è una presa delle distanze netta da quella che non mi sento neppure di considerare una malattia.
In questo senso, una delle questioni più interessanti analizzate dagli autori è proprio quella legata all'imputabilità - e non - e all'infermità mentale dei soggetti in questione: ovviamente non ho tutti gli strumenti di uno specialista per giudicare in proposito, ma la mia impressione è che sia davvero arduo considerare non perseguibile - e non solo non pericoloso - qualcuno che riesce a sopravvivere autonomamente e, al contempo, portare a termine un atto clamoroso come un omicidio.
Anche perchè non stiamo parlando di una "fredda esecuzione" - nonostante si faccia cenno alla presenza di molti individui che potrebbero essere associati ai serial killer tradizionali all'interno di criminalità organizzata, forze dell'ordine ed esercito, e che grazie alla loro professione riescono a sfogare gli istinti sadici senza che gli stessi degenerino sempre più -, ma di un vero e proprio processo di caccia, un'espressione di violenza ed accanimento che riesce anche difficile da immaginare e figurarsi, quasi si fosse usciti dritti dritti da un horror, o da un incubo vero e proprio.
Così, da Vincenzo Verzeni - che imperversò nella bergamasca ai tempi degli studi di Lombroso, che lo interrogò più volte - a Ed Gein - che nella sua fattoria conservava cimeli di pelle umana neanche fossimo in Non aprite quella porta, da Albert Fish a Jeffrey Dahmer, passando per uno dei miei - e di John Douglas - "favoriti", Ed Kemper, leggiamo di imprese che fanno dubitare rispetto all'abisso che alberga nel cuore dell'Uomo, e che vanno ben oltre gli abusi che molti di questi stessi assassini hanno subito nel corso della loro formazione e sono divenuti una sorta di combustibile per il fuoco della rabbia o della lussuria espresse dalle loro imprese.
Ed è agghiacciante scoprire come molti di loro siano giunti più volte vicini all'essere catturati, e siano riusciti a scamparla - almeno per un pò - grazie ad un intelletto spesso di molto superiore alla media - il già citato Kemper, con un QI di quasi centotrenta, Charles Manson, attorno al centoventi - mentre altri si siano lasciati travolgere dai loro istinti ed altri ancora abbiano principalmente goduto delle proprie perversioni - Ted Bundy ed i già segnalati Albert Fish, sconvolgente nella sua reiterata deviazione anche di fronte alla condanna imminente alla sedia elettrica, e Jeffrey Dahmer, che nonostante gli avvertimenti del suo stesso padre sfuggì alle forze dell'ordine in più di un'occasione -.
Senza dubbio, pensando ai serial killer, l'idea che questo mondo sia un luogo molto più oscuro di quanto già non appaia si fa decisamente più consistente, e credo che trovarsi di fronte ad un predatore di questo tipo possa essere decisamente più spaventoso che essere rapiti, aggrediti o rapinati.
Leggendo le loro storie, pur provando in alcuni casi anche una certa misura di pietà, da convinto detrattore della pena di morte da un punto di vista giuridico, sono sicuro che, nella posizione di parente di una vittima, non avrei alcuna esitazione a togliere la vita ad uno qualsiasi di questi predatori, profondamente pericolosi per gli altri come per se stessi. Dunque, comprendo bene chi, scosso direttamente dalle loro azioni, possa arrivare anche a gesti sconsiderati.
Probabilmente, l'influenza del loro - e del nostro, almeno in parte - Passeggero oscuro si fa sentire anche in questo modo.


MrFord


"I got the darkness
it was drinking from your cup,
I got the darkness
it was drinking from your cup,
I said is this contagious?
You said just drink it up."
Leonard Cohen - "The darkness" -


14 commenti:

  1. Penso che quello dei serial killer sia uno degli argomenti che più mi affascina da che ero una ragazzina.
    Il fascino ovviamente è dato dall'aspetto psicologico, gli atti che compiono di affascinante non hanno nulla.
    Preferirei che tutto ciò che si dice e tutti gli studi fatti servissero per prenderli prima che commettano omicidi, purtroppo come spesso si dice su un serial killer non si può intervenire finchè non ci sono dei cadaveri e questo toglie un po' dell'utilità che gli studi sul settore hanno.
    Quand'ero piccola volevo fare la profiler, qui in Italia ti passa la voglia anche solo di provarci considerando quanti pochi assassini finiscono in galera, figuriamoci un serial killer. Anche se qualcuno l'abbiamo pure preso ai tempi, dopo una ventina di morti...
    Se ti interessa ti consiglio tutti i libri di Picozzi, in particolare Un Oscuro Bisogno di Uccidere, e tutti i libri di Lucarelli in materia tranne La Faccia Nascosta della Luna che ho trovato molto commerciale.
    E poi ci sono tutte le puntate di Criminal Minds, un telefilm davvero interessante e ben fatto, in cui mi gongolo sempre di conoscere tutti i serial killer famosi di cui ogni tanto parlano.
    Anche se non so quanto ci sia da andarne fieri...

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    1. Len, l'argomento serial killer tende ad affascinare perchè rappresenta, in qualche modo, un abisso che potrebbe essere accessibile ad ognuno di noi ma che la nostra Natura ci permette di evitare.
      Anche io conosco bene la serie Criminal minds, e nell'ambito dei libri ti consiglio Mind hunter di John Douglas, uno dei primi profiler dell'FBI in questo campo.
      E Io ti troverò di Shane Stevens, che ho recensito non molto tempo fa.

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  2. Argomento super tosto. Io che fra gialli e noir ci sguazzo non ho mai provato eccessiva passione per l'argomento "serial killer". Per una mente analitica come la mia, incontrare (metaforicamente parlando,ovvio) un personaggio cosí porta, irrimediabilmente a voler cercare, scavare, capire cosa si celi nel profondo di questi soggetti. Scoprendo cose (come hai ben descritto tu) via via sempre piú in (apparente) contrasto tra loro arrivando, spesso a punti di non ritorno, a scendere nel baratro scuro delle loro menti contorte e distorte e risalendone a fatica ma, soprattutto, a mani vuote.

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    1. Sorella, invece io sono sempre stato attratto dall'argomento, forse perchè dai tempi di Twin Peaks ho sempre pensato che i mostri più terrificanti che è possibile immaginare hanno il volto di un uomo o di una donna qualunque che cela un'anima nera e spietata.
      Di certo, è impossibile restare indifferenti.

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  3. Attraverso questo libro aprì un dibattito davvero interessante. Come puoi capire dal mio blog di libri con questo tema ne leggo molti. Quello che sto notando però sempre più è che la figura del serial killer sia ancora ferma e vicina a quella del supereroe. Spiegandomi meglio noto nelle mie letture e nei film che guardo che il serial killer é un tipo furbo,intelligente, mosso da motivazioni precise, esempio tipico saw.
    Quello che invece noto nella realtà vedi ad esempio quella italiana é che molto spesso questi killer non hanno queste caratteristiche ma hanno un aspetto psicologico ancor più complesso, vedi mostro di Firenze; e molto spesso non si sa se ad essere killer siano stati veramente loro o lui.
    Sulla base di ciò credo che il libro da te letto sia un buono spunto x raccontare di killer più reali....naturalmente non faccio di tutta un erba un fascio, anzi ci sono molti thriller davvero apprezzabili

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    1. Sicuramente la realtà si discosta molto da quella che è la fiction del genere, e serial killer come Dexter sono decisamente lontani dalla realtà, eppure a volte gli abissi della mente sono molto più profondi di quello che sembra.
      Questa è una lettura interessante anche per questo.

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  4. Anche io sono sempre stata affascinata dal Passeggero Oscuro e questo libro mi prese parecchio, anche se ne è passato di tempo... Ricordo che alla fine mi chiesi come la figura di Ed Gein (che era un pazzo, eh, ma andava al cimitero a soffiare cadaveri e non è mai stato accertato che abbia tolto la vita a qualche bipede, se non ricordo male) possa aver ispirato e dato vita a Psyco, Il Silenzio degli Innocenti e Non Aprite Quella Porta.

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    1. Ester, anche io sono molto suscettibile al fascino del "passeggero oscuro".
      Gein è stato riconosciuto colpevole di parecchi delitti - se non ricordo male, almeno cinque -, e già che ci sono ti consiglio Mind hunter di John Douglas, se riesci a recuperarlo.

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    2. Ehm... Ok, ritiro tutto, ma recupero volentieri Mindhunter. Sai se si trova (colf, colf!) per e-reader?

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    3. Tranquilla, secondo me sul mulo lo trovi.
      Anche perchè il cartaceo - nell'edizione italiana - è ormai una rarità.

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  5. Ho letto questo libro qualche anno fa e con voracità ( per poi passarlo a mio padre).
    L'oscuro ci affascina perché l'altro lato potrebbe essere dentro ognuno di noi e poi mi inquieta cosa spinge qualcuno a divenire un serial killer: il suo passato, la sua educazione, il fattore di stress. La criminologia, come la psicologia è un mondo interessante e ancora da scoprire. Lucarelli mi piace molto come scrittore e narratore.

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    1. Rossana, sicuramente il "dark passenger" affascina perchè, seppur in forme diverse, è presente in ognuno di noi.
      Lucarelli e Picozzi sono riusciti, con questo libro, a trovare una via di mezzo ottima tra l'opera di stampo eccessivamente saggistico e quella popolare.
      Ottima lettura.

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  6. lo lessi tutto d'un fiato, bellissimo, Lucarelli è un grande.

    C'è poco da dire i serial killer affascinano, sono figure terrificanti, che commettono atti orribili, ci fanno paura, ma allo stesso tempo non possiamo fare a meno di studiarli e di provare a capirli, non è un caso se anche nel cinema (vedi l'horror e il thriller) diversi assassini sono diventati icone amate dal pubblico.

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    1. Ottima e velocissima lettura, concordo.
      Lucarelli mitico.
      Per il resto, la figura del serial killer resta senza dubbio una delle più affascinanti della società moderna. In questo senso ne ho parlato anche nei post dedicati a Jack Unterweger e Haarmann. Recuperali! ;)

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