La trama (con parole mie): Shaun e Gollum, spiantati irlandesi per le strade della bellissima ma non sempre accogliente Edinburgo - parlo per esperienza diretta - di inizio ottocento, scoprono che un ottimo modo per soddisfare i desideri d'amore dell'uno e di stabilità e ricchezza della moglie dell'altro consiste nell'uccidere persone per rivenderne i cadaveri alla scienza.
Passeranno alla Storia come i due serial killer più terribili di Scozia, ed ispireranno il ritorno dietro la macchina da presa di uno dei registi più importanti dell'infanzia di tutti noi: John Landis.
Tutto sommato, è sempre un piacere farsi due risate con un vecchio amico, anche quando ci si accorge che il tempo è passato, e forse non si è più quelli di una volta.
John Landis, autore di pellicole ormai superclassiche come Un lupo mannaro americano a Londra, Blues brothers o Una poltrona per due, torna dopo una vita dietro la macchina da presa, e nonostante le sue non brillantissime ultime uscite, confeziona un piccolo, nerissimo divertissement sull'amore e sulle molteplici strade che lo stesso riserva: Ladri di cadaveri - pessimo titolo italiano - è ispirato, come tiene a sottolineare l'autore da subito "nelle parti non inventate" alla vera storia di Burke e Hare, i due gentiluomini noti per essere i più efferati serial killers della storia di Scozia.
Pare che, all'inizio dell'ottocento, infatti, questi due simpatici mattacchioni provenienti - si dice - dall'Irlanda avessero scoperto una tecnica stupefacente per arricchirsi senza neppure troppa fatica: si specializzarono, infatti, nel soffocamento delle vittime che, ancora calde, venivano consegnate alla scienza, ed in particolare al dottor Robert Knox - un sempre ottimo Tom Wilkinson, parte di un cast nutritissimo che vede anche i graditi cammei di Christopher Lee e del grande Ray Harryhausen, per non parlare di Tim Curry, sempre pungente, come nel caso della fulminante battuta sull'alito pestilenziale -, che provvide giustificato dai suoi studi ad occultarne poco più di una quindicina.
Il vecchio Landis, da sempre affascinato dal nerissimo umorismo anglosassone, ricama dunque su una storia che potrebbe essere degna di Jack lo squartatore una fiaba mescolata alla più farsesca delle commedie degli equivoci, ritagliando due caratteri ben definiti per i suoi protagonisti - Simon Pegg il sognatore, Andy Serkis il freddo calcolatore - in grado di divertire in più di un'occasione e regalare un finale dolceamaro che sa quasi di commiato - o dichiarazione d'amore - del regista al Cinema condito da quella che, a tutti gli effetti, è la "Down under" della patria di William Wallace, "I'm gonna be (500 miles)".
Sicuramente non staremo qui tra venti o trent'anni a parlare di questo capitolo della carriera di Landis, eppure, in alcune sfumature e momenti, i ricordi dell'epoca d'oro del già citato lupo mannaro o di Tutto in una notte tornano a galla, e pare quasi di essere di nuovo bambini, quando tra i Goonies e Joe Dante imparavamo che anche le favole più nere hanno i loro lati buoni, e che grazie al Cinema la loro magia pervade perfino due charachters assolutamente - sulla carta - terrificanti e disumani come i protagonisti di questa vicenda.
Del resto, la potenza del Cinema sta anche in questo.
E John Landis lo sa bene perchè, proprio come Burke, è mosso dall'anima di tutte le arti.
Un'arte che richiede sacrificio e, a volte, di sporcarsi un pò le mani: ma in fondo, quando arriverà il momento cruciale, basterà dire "l'ho fatto per amore".
MrFord
"When I'm working, yes I know I'm gonna be
I'm gonna be the man who's working hard for you
and when the money, comes in for the work I do
I'll pass almost every penny on to you."
The Proclaimers - "I'm gonna be (500 miles)" -
bella! mi sei piaciuto, scritta con amore.
RispondiEliminaJames, passavo di qui e volevo farti notare che siamo un popolo di sonnambuli. tu scivi all'una, io commento all'una e mezza, frank 20 minuti fa.
RispondiEliminaadesso mi hai fatto voglia di
vedere il film e ascoltare 500 miles (colonna sonora di Benny e Joon)
e ricommento pure!
RispondiEliminasto facendo la ronda.
Questo in effetti volevo andare a vederlo e la tua recensione conforta il mio proposito. Meno male. E' sempre brutto quando hai voglia di vedere un film e te lo stroncano... ;-)
RispondiEliminaChe bello 500 miles!
RispondiEliminaMi ricorda noi e il nostro viaggio.
Ti amo
Frank, ottima l'idea della ronda. Al tuo secondo giro ero già bello addormentato. Ad ogni modo, il film è stato davvero come ritrovare un vecchio amico. Niente di incredibile, ma me lo sono goduto.
RispondiEliminaSuara, è un piacere riaverti da queste parti! Benny e Joon bellissimo, mi porta un sacco di ricordi!
Marziano, secondo me va visto tranquillamente, senza aspettarsi il filmone. E' totalmente supergodibile.
Julez, è vero, lo ricorda tanto anche a me. Anch'io.
mi sembra una roba molto vecchio stile e per fan di landis, categoria di cui io non faccio minimamente parte. comunque magari prima o poi gli darò una possibilità..
RispondiEliminaCannibale, mi stai dicendo che i Classici di Landis non ti entusiasmano neanche un pò!? Eretico! ;)
RispondiEliminaDetto ciò, può essere che tu abbia ragione, ma è comunque divertente, dura poco e si vede che è girato da qualcuno che ama il Cinema. Recuperalo, anche solo per stroncarlo ed alimentare la nostra rivalità!
scusa marco, ma come fanno a non piacerti film come The Blues Brothers, Animal House o Un lupo mannaro americano? sono veramente curioso!
RispondiElimina