Regia: Rodrigo Cortes
Origine: Spagna, USA
Anno: 2012
Durata: 113'
La trama (con parole mie): la studiosa Margareth Matheson ed il suo assistente Tom Buckley si occupano di smascherare i fenomeni cosiddetti paranormali nonchè le persone che sfruttano gli stessi per avere successo ed approfittarsi di chi continua a credere in loro.
Quando, dopo trent'anni di silenzio, torna alla ribalta delle cronache Simon Silver, sensitivo non vedente dai poteri apparentemente inspiegabili e strabilianti, Tom vorrebbe spingere la sua maestra a confrontarsi proprio con la superstar numero uno del mondo che lottano ogni giorno per smontare credenza dopo credenza: la donna, però, memore di uno dei suoi rari momenti di cedimento, rifiuta la sfida propostale dalla giovane spalla con decisione, rivelandosi irremovibile.
Ma la morte incombe sui due scettici del paranormale, e presto Buckley si ritroverà da solo ad affrontare l'apparentemente inattaccabile Silver.
Che si tratti di Cinema o vita vissuta, essere sorpreso è da sempre uno dei piaceri che spero di poter conservare - per goderne - il più a lungo possibile: trovarsi di fronte a qualcosa in grado di lasciarci a bocca aperta non ha prezzo rispetto alle aspettative deluse, o ancor più al fatto di rimanere indifferente dal primo minuto ai titoli di coda di un film.
Rodrigo Cortes, regista di Red lights, aveva fatto capolino da queste parti qualche anno fa per essere impietosamente bottigliato insieme al suo Buried, una di quelle cose in grado di solleticare i miei colpi più devastanti, e l'idea che tornasse con un thriller superpatinato con tanto dell'ormai in caduta libera Robert De Niro non lasciava presagire niente, ma proprio niente di buono.
Quand'ecco giungere la sorpresa di cui parlavo: non solo l'ultimo lavoro di Cortes è un gran film, diretto con piglio, scandito da un ritmo ottimo, in grado di confermare Cillian Murphy come uno dei volti più interessanti della sua generazione ed al contempo riciclare salvando anche solo parzialmente l'appena citato Bob De Niro, fotografato splendidamente nonchè scritto e montato dallo stesso regista, ma si pone prepotentemente come una delle cose più riuscite degli ultimi mesi, giungendo a scomodare paragoni importanti come quello con il primo Shyamalan - lo stesso che ancora sapeva girare film decenti - e soprattutto con il Christopher Nolan di The prestige.
Il conflitto tra fede e scienza che incarnano la Matheson ed il suo assistente Buckley è rappresentato con intelligenza e sensibilità, inserito in un contesto profondamente legato al thriller sovrannaturale della miglior fattura - e si torna con la memoria a pietre miliari come Gli invasati o Rebecca - che non si risparmia excursus quasi d'azione nonchè una robusta razione di colpi di scena destinati in almeno un paio di occasioni a lasciare lo spettatore impietrito sulla poltrona.
La cosa più interessante, comunque, è la riflessione etica che il lavoro del "redento" - almeno ai miei occhi - Rodrigo lascia sedimentare nel profondo dei cuori dell'audience nel corso della visione ed una volta terminata la stessa: fino a che punto si spinge la fede nel manipolare chi affida le sue speranze alle parole di un sedicente "messia"? E dove è disposta ad arrivare la scienza per affermare la ragione della ragione?
In questo senso una sequenza in particolare è rimasta impressa a fuoco nella memoria del sottoscritto: la dottoressa Matheson, di fronte al letto di suo figlio in coma da decenni ed attaccato alle macchine, rivela al fido Tom il motivo per il quale non si sia mai decisa a far staccare la spina.
"Se fossi sicura che esistesse qualcosa dopo, allora l'avrei lasciato andare il primo giorno".
E' un egoismo profondamente emotivo, quello di Margareth, lo sconvolgimento profondo di una donna che lotta per confutare superstizioni e, in qualche modo, sogni, e ad un tempo si trova a dover seppellire le proprie aspettative, la speranza che il figlio possa un giorno incontrare quel qualcosa che lei stessa, in qualche modo, distrugge caso dopo caso.
Al suo fianco Tom, con la sua volontà irruenta e passionale di fermare l'ascesa del redivivo - ed apparentemente inattaccabile - Silver, di scovare le "red lights" che potrebbero creare una falla nel suo sistema - scoperta interessante, quella dell'utilizzo di intere squadre di persone addette al recupero di informazioni che saranno utili per gli show del sensitivo di turno -, di dimostrare anche per Margareth che la sua battaglia, la loro guerra ha un senso, e tutti i parassiti pronti a dissanguare gente ormai sull'orlo dell'abisso potranno essere visti per quello che sono.
"Io sono un sensitivo", dichiara Tom alla giovane studentessa Sally - Elizabeth Olsen, già convincente in La fuga di Martha - per spiegare la sua particolare predisposizione a comprendere le mosse della donna che è stata sua maestra.
Mi verrebbe da dire, invece, che Tom è sensibile.
E nonostante il dibattersi che lo vedrà trovare una strada pronta a condurlo alla sua vera Natura, prenderà forze ed energie proprio da quella sensibilità che gli permette di andare alla ricerca di qualcosa - o qualcuno - che possa farlo sentire meno solo, e dare una nuova dimensione a tutto il lavoro della dottoressa Matheson.
Anche i più duri di noi, in fondo, sono vulnerabili alla speranza.
Specie quando a solleticarne le carezze sono le vite di chi amiamo, o la nostra.
Ma non bisogna essere ancora più duri, per sopravvivere alla stessa e alla sua indubbia forza distruttrice.
Perchè non c'è armatura - e Margareth ne è testimone - che possa resistere ai suoi colpi.
Occorre essere sensibili. E capire che, a volte, accettare chi siamo può aiutarci a comprendere quello che non siamo.
Fede e Scienza.
In una certa isola sarebbero valse anni di avventure.
Qui sulla terraferma ne richiedono altrettanti di ferite.
Almeno fino a quando non troveremo la nostra Costante.
Quella che Silver crede di possedere.
Quella che Margareth ha osservato spegnersi, anno dopo anno.
Quella che, non senza dolore, Tom scopre di fronte a se stesso prima che agli altri.
Rodrigo Cortes, regista di Red lights, aveva fatto capolino da queste parti qualche anno fa per essere impietosamente bottigliato insieme al suo Buried, una di quelle cose in grado di solleticare i miei colpi più devastanti, e l'idea che tornasse con un thriller superpatinato con tanto dell'ormai in caduta libera Robert De Niro non lasciava presagire niente, ma proprio niente di buono.
Quand'ecco giungere la sorpresa di cui parlavo: non solo l'ultimo lavoro di Cortes è un gran film, diretto con piglio, scandito da un ritmo ottimo, in grado di confermare Cillian Murphy come uno dei volti più interessanti della sua generazione ed al contempo riciclare salvando anche solo parzialmente l'appena citato Bob De Niro, fotografato splendidamente nonchè scritto e montato dallo stesso regista, ma si pone prepotentemente come una delle cose più riuscite degli ultimi mesi, giungendo a scomodare paragoni importanti come quello con il primo Shyamalan - lo stesso che ancora sapeva girare film decenti - e soprattutto con il Christopher Nolan di The prestige.
Il conflitto tra fede e scienza che incarnano la Matheson ed il suo assistente Buckley è rappresentato con intelligenza e sensibilità, inserito in un contesto profondamente legato al thriller sovrannaturale della miglior fattura - e si torna con la memoria a pietre miliari come Gli invasati o Rebecca - che non si risparmia excursus quasi d'azione nonchè una robusta razione di colpi di scena destinati in almeno un paio di occasioni a lasciare lo spettatore impietrito sulla poltrona.
La cosa più interessante, comunque, è la riflessione etica che il lavoro del "redento" - almeno ai miei occhi - Rodrigo lascia sedimentare nel profondo dei cuori dell'audience nel corso della visione ed una volta terminata la stessa: fino a che punto si spinge la fede nel manipolare chi affida le sue speranze alle parole di un sedicente "messia"? E dove è disposta ad arrivare la scienza per affermare la ragione della ragione?
In questo senso una sequenza in particolare è rimasta impressa a fuoco nella memoria del sottoscritto: la dottoressa Matheson, di fronte al letto di suo figlio in coma da decenni ed attaccato alle macchine, rivela al fido Tom il motivo per il quale non si sia mai decisa a far staccare la spina.
"Se fossi sicura che esistesse qualcosa dopo, allora l'avrei lasciato andare il primo giorno".
E' un egoismo profondamente emotivo, quello di Margareth, lo sconvolgimento profondo di una donna che lotta per confutare superstizioni e, in qualche modo, sogni, e ad un tempo si trova a dover seppellire le proprie aspettative, la speranza che il figlio possa un giorno incontrare quel qualcosa che lei stessa, in qualche modo, distrugge caso dopo caso.
Al suo fianco Tom, con la sua volontà irruenta e passionale di fermare l'ascesa del redivivo - ed apparentemente inattaccabile - Silver, di scovare le "red lights" che potrebbero creare una falla nel suo sistema - scoperta interessante, quella dell'utilizzo di intere squadre di persone addette al recupero di informazioni che saranno utili per gli show del sensitivo di turno -, di dimostrare anche per Margareth che la sua battaglia, la loro guerra ha un senso, e tutti i parassiti pronti a dissanguare gente ormai sull'orlo dell'abisso potranno essere visti per quello che sono.
"Io sono un sensitivo", dichiara Tom alla giovane studentessa Sally - Elizabeth Olsen, già convincente in La fuga di Martha - per spiegare la sua particolare predisposizione a comprendere le mosse della donna che è stata sua maestra.
Mi verrebbe da dire, invece, che Tom è sensibile.
E nonostante il dibattersi che lo vedrà trovare una strada pronta a condurlo alla sua vera Natura, prenderà forze ed energie proprio da quella sensibilità che gli permette di andare alla ricerca di qualcosa - o qualcuno - che possa farlo sentire meno solo, e dare una nuova dimensione a tutto il lavoro della dottoressa Matheson.
Anche i più duri di noi, in fondo, sono vulnerabili alla speranza.
Specie quando a solleticarne le carezze sono le vite di chi amiamo, o la nostra.
Ma non bisogna essere ancora più duri, per sopravvivere alla stessa e alla sua indubbia forza distruttrice.
Perchè non c'è armatura - e Margareth ne è testimone - che possa resistere ai suoi colpi.
Occorre essere sensibili. E capire che, a volte, accettare chi siamo può aiutarci a comprendere quello che non siamo.
Fede e Scienza.
In una certa isola sarebbero valse anni di avventure.
Qui sulla terraferma ne richiedono altrettanti di ferite.
Almeno fino a quando non troveremo la nostra Costante.
Quella che Silver crede di possedere.
Quella che Margareth ha osservato spegnersi, anno dopo anno.
Quella che, non senza dolore, Tom scopre di fronte a se stesso prima che agli altri.
MrFord
"And give me something to believe in
if there's a Lord above
and give me something to believe in
oh, Lord arise."
if there's a Lord above
and give me something to believe in
oh, Lord arise."
Poison - "Something to believe in" -
addirittura tre bicchieri? anche questa è una delle rare volte in cui dissentiamo: d'accordo per le bottigliate a Buried, magari piene di sabbia, magari questo è un po' meglio ma io l'ho paragonato a un soufflè che ti si sgonfia proprio sul più bello e poi quel finale shyamalanesco mi puzza tanto di furbata....ti sei rimesso?
RispondiEliminaSono a casa, che già è un passo avanti! :)
EliminaComunque invece io ho trovato questo film all'altezza de Il sesto senso e sulla scia - anche se in minore - di The prestige. Mi è piaciuto molto e mi ha convinto dall'inizio alla fine.
Buried è una bomba, De Niro qua è abbastanza ridicolo e totalmente fuori parte nonostante sia un bel thrillerone che rispetta tutti i crismi.
RispondiEliminaLorant, Buried fa cagare. Cos'è, eri sbronzo quando l'hai visto!?!? ;)
Eliminabottigliate in arrivo, preparati. Perchè diavolo non riuscite a capire il motivo per cui oggi c'è bisogno di fare film come Buried per farsi notare?
EliminaIn arrivo per te, Lorant!
EliminaPerfino il Cucciolo ha capito che Buried è una schifezza, figurati!
sarò costretto a seppellirti per l'eternità con il cucciolo Snoopy al tuo fianco! cazzi tuoi
EliminaStai attento tu, perchè in questo modo dovrò io seppellirti al suo fianco! ;)
Eliminaquesto è da vedere ;)
EliminaOvviamente! :)
Eliminaun thriller valido, ma niente di più. cercare di vendercelo come un capolavorone è giusto un trucchetto mal riuscito da divino mago ford :D
RispondiEliminaHo osato alzandogli il voto perchè partiva praticamente dal negativo, considerato Buried. Ho premiato la capacità di Cortes di convincermi di una sua possibile redenzione! ;)
EliminaAdesso che sei tornato posso infierire.
RispondiEliminaQuesto film l'ho visto (quasi esclusivamente) perchè ne hai parlato bene.
Non è vero, l'avrei visto comunque, ma volevo fartelo pesare. :)
Ho trovato la prima parte ottima, che il sarcasmo e lo scetticismo della Matheson sono davvero adorabili. Poi si perde un po', anche se alla fine - in extremis - si ritrova.
Comunque Cillian Murphy molto bravo.
Io continuo a difenderlo, anche perchè con le aspettative che avevo stupirmi in questo modo è quasi incredibile.
EliminaLa Matheson mitica, e Murphy davvero bravo.
Un'ottima sorpresa.
è che io, non avendo visto buried, partivo senza pregiudizi. :)
RispondiEliminaIo continuo a sostenere Red lights ugualmente! :)
Eliminasì, questo si capisce abbastanza bene! :)
EliminaBeh, cerco sempre di essere molto chiaro. :)
EliminaQuando un film ti piace ne scrivi in modo tale che riusciresti a convincere il mio cane a pagare un biglietto per andare a vedere gli Aristogatti...quindi io ti leggo sempre con piacere, rifletto ma, come in questo caso, visto che il genere mi è molto lontano, passo.
RispondiEliminaIntanto, ben tornato tra i "parlanti"...adesso che ti sei fatto il tuo bel giretto in ospedale , fate in modo di evitarlo (e questo vale per entrambi) fino a che il mini expendable non dica che è ora ;-)
Sorella, sono contento che ti sia piaciuto il post, indipendentemente dal fatto che poi tu decida di vedere il film, oppure no.
EliminaOra che sono tornato dall'ospedale - ma non ho ancora recuperato, la gola è ancora una bella palla al piede -, ho deciso di non tornarci più se non per la nascita del piccolo expendable! ;)
Oh Yeah!!!!
EliminaPuoi dirlo forte! ;)
EliminaAzz non gli davo due lire, mi sembrava la solita roba mettici poi anche de niro che ormai non mi attira più granchè...ma se dici che merita, recupero!
RispondiEliminaSecondo me merita, eccome! Guardalo, poi mi fai sapere!
EliminaFantastico. Mi sa che mr.cortes ci ha due palle tante e se questo è quello che promette il cinema del futuro, beh, ottimo!
RispondiEliminaL'ho rivisto l'altra sera di nuovo perché si presta a più visioni e ho strabuzzato gli occhi per la sceneggiatura che in prima battuta mi dava il senso di essere leggermente sbuciacchiata, e invece...
Eddy, sinceramente non mi aspettavo granchè, da Cortes. Invece sono rimasto sorpreso in positivo!
EliminaBuon Thriller, capace di far pensare lo spettatore, di lasciarlo con qualcosa su cui riflettere. Ci ho visto qualcosa di Hitchcock, nel senso che (lungi da paragonare Cortès al Maestro) c'è una compenetrazione di Thriller puro e di Drammatico che dona ulteriore lustro e valore alla pellicola, e che non si vede fare tanto spesso.
RispondiEliminaSu Buried dissentiamo: per me è un filmone, un esordio mostruoso. E con questo Red Lights, Cortès mi si pone come regista da seguire ad ogni costo nel suo futuro cinematografico :)
Saix, su Red lights concordo in pieno, mentre su Buried, effettivamente, dissentiamo: io l'ho trovato vuoto ed inutile. ;)
EliminaComunque con questo, per me Cortes si è ripreso alla grande.
Recensione magnifica, non me l'aspettavo proprio qui da te questo apprezzamento a Red Lights.
RispondiEliminaE la conferma che questo è un film che ha da dire è anche quella di vedere che entrambi l'abbiamo apprezzato ma abbiamo parlato di tante cose diverse.
Film sottovalutato e incompreso come pochi negli ultimi tempi...
Verissimo, molto sottovalutato e molto, molto profondo.
EliminaGran bel film davvero.
E grazie dei complimenti! :)