venerdì 23 novembre 2012

The Boondocks

Autore: Aaron McGruder
Origine: USA
Anno: 2006
Editore: Fazi




La trama (con parole mie): Huey e Riley Freeman si sono appena trasferiti dalla periferia violenta di Chicago nella tranquilla - troppo tranquilla - cittadina tutta borghese e bianca di Woodcrest seguendo il nonno in pensione. Ma i due ragazzini non sono affatto felici di questo cambio di prospettiva, decisamente oltre le loro radici: il primo, studioso ed aspirante rivoluzionario, pensatore dal background riferito alla cultura afroamericana radicale, conta di iniziare la sua battaglia attraverso la rete e la pubblicazione di un giornale autogestito; il secondo sogna invece di rispecchiare, una volta cresciuto, tutti gli standard del gangsta rapper, tra soldi, belle ragazze, pistole, denti d'oro e auto di lusso.
A tenerli a bada il nonno, impareggiabile specchio della saggezza ed unico nel vicinato cui i due fratelli non riescano a dare davvero una lezione.




Sono ormai anni che, a malincuore, mi tengo lontano - per questioni economiche, di tempo, di priorità - dal mondo del fumetto, lo stesso che ho frequentato assiduamente da quando ero bambino fino ai tempi in cui uscii di casa, attraversando periodi di lettura compulsiva di tutto quello che usciva dalle nostre parti e qualche stagione da sceneggiatore per alcune produzioni nostrane molto, molto indipendenti.
Poco dopo l'inizio della nostra storia, Julez mi regalò il volumetto che racchiudeva una selezione delle strisce dei Boondocks, tra le realtà di maggior successo negli USA a cavallo dell'undici settembre: nonostante fossi molto curioso di scoprire la carica dell'irriverente satira politica di quelle pagine e la striscia avesse da sempre un appeal quasi irresistibile per il sottoscritto - io AMO, ma dico AMO, Calvin e Hobbes, uno degli indiscutibili piaceri della vita -, il brossuratone con le avventure di Huey e Riley Freeman è rimasto sullo scaffale della libreria fino ad un paio di mesi fa, quando proprio Julez l'ha rispolverato per leggerlo lei stessa, caldeggiandone la lettura quasi all'istante.
Così, per creare un piacevole intervallo tra un romanzo e l'altro, ho deciso di ritagliarmi lo spazio che i due protagonisti della raccolta effettivamente meritano: Huey - e non provate a dirgli "come Huey Lewis and the News" - e Riley sono una piccola ed esplosiva rivelazione, il manifesto di un disagio che gli americani pensanti tentarono disperatamente di esprimere nel periodo a cavallo dei due mandati di uno degli esponenti politici più discutibili degli ultimi cinquant'anni di Storia, George W. Bush.
L'economia sull'orlo della crisi, il terrorismo, le tensioni razziali, le prospettive di un futuro certo non roseo per i giovani vengono passate al setaccio dalla penna tagliente di McGruder - che, probabilmente, si specchia nel coltissimo Huey -, che da vita ad un cast di personaggi davvero impossibile da non amare fin dalle prime pagine: l'appena citato Huey, intellettuale di sinistra dalla telefonata facile a FBI e CIA - impagabili i suoi siparietti con gli agenti al telefono - che non risparmia critiche neppure ad esponenti di spicco della comunità afroamericana - spettacolari i suoi strali contro P. Diddy e Mario Van Peebles -, l'irriverente Riley dai discutibili soprannomi - Riley Escobar il mio preferito -, aspirante Scarface della tranquilla Woodcrest impegnato a cambiare gli agghiaccianti nomi delle vie di stampo faunistico con quelli dei rapper più violenti, il mitico nonno Freeman, con la risposta tesa ad abbassare la cresta dei nipoti - ho ancora in mente l'immagine di me che rido da solo in treno quando alla richiesta di Riley di avere la Playstation 2 per Natale il nonno risponde: "Certo che te la compro: ma nel prezzo è incluso anche il crack che devo farmi per regalartela davvero?" -, Tom e Sara Dubois - coppia molto radical chic vicina di casa dei Freeman, lui nero e democratico, lei bianca e più vicina alle idee di Huey di quanto voglia ammettere - con i loro conflitti legati ai candidati anti-Bush alle elezioni.
Una galleria irresistibile che attraverso il microscopico invita i lettori a riflettere sul macroscopico di un periodo che pare ormai alle spalle ma che fa ancora sentire l'eco di tutti i problemi che ha portato: dagli attentati del World Trade Center al terrore dilagante, dalle scelte discutibili della premiata ditta George W. Bush e Dick Cheney alle critiche dei personaggi più discutibili dell'estrema destra repubblicana così come della comunità afro più "venduta" ai bianchi: un piccolo cult in pieno Spike Lee style - solo più ironico e meno arrabbiato - che è una lezione di intelligenza ed una fotografia degli USA borghesi che qui nel Vecchio Continente giunge soltanto, di norma, filtrata dallo schermo della tv o della sala cinematografica.
Se vi capita, dunque, recuperatelo e divertitevi: io, intanto, tra una risata e l'altra, ho già aderito alla rivoluzione di Huey.


MrFord


"It's a start, a work of art
to revolutionize make a change nothin's strange
people, people we are the same
no we're not the same
cause we don't know the game
what we need is awareness, we can't get careless
you say what is this?
My beloved lets get down to business
mental self defensive fitness
(Yo) bum rush the show
you gotta go for what you know
make everybody see, in order to fight the powers that be
lemme hear you say...
Fight the Power ."
Public Enemy - "Fight the power" -



8 commenti:

  1. Risposte
    1. Una lettura la valgono, sono divertenti ed anche intelligenti!

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  2. Straforti!!!!!
    Da vecchia lettrice di fumetti, non me li sono fatta mancare.
    E non solo, ho (da tempo) fatto mia la battuta di nonno Freeman sulla PS2 : la uso con la Belva ogni volta che mi chiede il Nintendo ds....solo che è un po' una menata star lì a spiegarle del crack :-)

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    1. Sorella, la battuta sulla PS2 è fantastica.
      E il nonno è altrettanto mitico!

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  3. i loro fumetti non li ho mai letti, ma la serie a cartoni era fantastica!
    dai che se continui così riesci a fare una settimana di post decenti. ma so già che rovinerai presto tutto ahahaha

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    1. Tranquillo, penso che il weekend ti farà rimangiare quello che hai appena scritto! ;)

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  4. li leggevo, una volta. non ricordo dove ma li leggevo. e mi piacevano pure...

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