venerdì 16 novembre 2012

Diaz - Don't clean up this blood

Regia: Daniele Vicari
Origine: Italia
Anno: 2012
Durata:
127'




La trama (con parole mie): i drammatici eventi che caratterizzarono il G8 di Genova nel 2001 sono appena trascorsi, e le immagini della morte di Carlo Giuliani rimbalzano in tutti i notiziari nazionali ed internazionali. Il deflusso dei partecipanti alle manifestazioni di quei giorni, però, è appena agli inizi, e gli scontri per le strade fanno da sfondo allo sfilare di giovani ed anziani che pacificamente, nel corso della settimana, hanno invaso la città coordinati dal Genova Social Forum.
La scuola Diaz, divenuta un dormitorio per i giornalisti ed i tanti ragazzi stranieri accorsi per dichiarare i propri ideali politici di fronte ai "grandi" del mondo, a seguito di un assalto sospetto ai danni di una vettura della Polizia, diviene oggetto di quella che dovrebbe essere una semplice perquisizione in cerca di esponenti dei Black block e che si tramuta in un vero e proprio massacro documentato da immagini da brividi che, in breve, fanno il giro del mondo.
Una delle pagine più tristi della Storia recente del nostro Paese.




E' difficile, davvero difficile mettersi alla tastiera e recensire questo film.
Perchè è come se l'anima si spaccasse in due.
Da un lato resta l'approccio critico, quello che vorrebbe parlare della pellicola di Vicari principalmente dal punto di vista della settima arte, affrontandone i pregi e i difetti - e ce ne sarebbero, nonostante l'interessante struttura sul modello dei cult Pulp fiction ed Amores perros, e l'equilibrio nel mostrare luci ed ombre da entrambe le parti della barricata -, ma sinceramente credo importi poco.
Quello che conta, rispetto a Diaz, è che il lavoro del regista assume le connotazioni di testimonianza di uno dei fatti di cronaca più drammatici cui il nostro Paese abbia assistito negli ultimi trent'anni, un resoconto ispirato ai fatti accaduti all'interno della Diaz e a Bolzaneto che ha riportato alla mente del sottoscritto le immagini del corto che Ken Loach firmò per la raccolta dedicata all'undici settembre e dedicò alle vittime di un altro undici settembre, quello che vide, in Cile, la deposizione di Salvador Allende e l'insediamento di Pinochet, o quelle di Garage Olimpo, terrificante sguardo sull'Argentina dei desaparecidos firmato da Marco Bechis.
La parte centrale della pellicola, nella quale si concentrano gli episodi di violenza feroce che gli agenti scaricarono sui manifestanti accampati nella scuola e che funge da centro di gravità per le storie che la sceneggiatura incrocia - il giornalista Luca Gualtieri, l'agente Max Flamini, la giovane Alma tra le altre - è di una potenza dirompente, tanto da risultare faticosa da portare a termine senza che la rabbia o le lacrime vengano a chiedere un conto troppo pesante anche a distanza di così tanti anni, quasi come se tutti noi ci fossimo trovati tra quelle mura.
E da un certo punto di vista, è proprio così che è andata: gli abusi di potere, la violenza ed il suo esercizio, il sadismo e la soddisfazione nel vedere soffrire persone innocenti affondano le proprie radici nel peggio della natura umana, quella che ha lasciato le cicatrici più profonde nella costruzione di una civiltà che pretende soltanto di essere civile, e trova sfogo in episodi come questo, gravi quanto gli attentati terroristici che vorrebbero prevenire o i casi di individui presi singolarmente e al di fuori della Legge.
Ad ogni colpo di manganello, ad ogni sussulto, ad ogni mano alzata e preghiera, ad ogni umiliazione cui gli arrestati stranieri vennero sottoposti, la mente è tornata ad una delle letture più incredibili della mia vita, Uomini comuni di Christopher Browning, che analizza lucidamente il fenomeno che vide un'intera nazione ed i suoi soldati cedere al fascino del Male: parlo della Germania della Seconda Guerra Mondiale, delle squadre speciali che si occuparono del rastrellamento dei villaggi, dell'alcool che veniva costantemente rifornito ai loro componenti, del sistema di controllo "ombra" dato dal fatto di non poter fare altro che eseguire per non rischiare di essere vittime a propria volta.
Homo homini lupus, si diceva qualche tempo fa.
E accanto, il lavoro di Lucarelli e Picozzi che sto leggendo in questi giorni, Serial killer, un'analisi della fenomenologia dell'omicidio ed una galleria dei più famosi tra i mass murderers: tra quelle pagine si fa riferimento anche a tutti i potenziali serial killers celati dietro una divisa o un incarico che possa permettere loro di sfogare un'indole sadica e perversa nel "pieno diritto" della loro "professione".
Parliamo di esponenti della criminalità, di sicari a pagamento, di membri delle forze dell'ordine o soldati.
Il male dell'Uomo che non è più contenuto dalla ragione o dalla civiltà che certi burattini a capo delle nazioni più industrializzate del mondo - Bush, Berlusconi, Putin, ma ce ne sono di molti altri, anche peggiori - rappresentano al meglio, lo sporco buttato in fretta e furia sotto il tappeto, il sangue che non può - e non deve - essere lavato.
Perchè quello è il sangue che (quasi) tutti noi versiamo ogni giorno, per vivere dignitosamente e proteggere chi amiamo - da brividi il passaggio della coppia che cerca rifugio all'ultimo piano della scuola -, o cercare di farlo, affinchè le idee, la libertà e chi ci è vicino non finisca divorato dall'anima nera che ci portiamo dentro, e che da millenni continua a farsi largo attraverso il potere, la violenza, la voglia di opprimere più che di emergere, di distruggere più che costruire, di trasformare tutto ciò che dovrebbe essere umano in qualcosa di sacrificabile su un altare che pare oltre ogni decenza.
E non si tratta di un film horror, o di una presa di posizione politica.
E' qualcosa di più. Qualcosa di spaventoso e terribile.
L'abisso di Nietzsche che, più che restituire lo sguardo, cerca di ipnotizzarci per poi lasciarci a terra, a soffocare nel nostro sangue.
Il Male in senso assoluto farà sempre parte della nostra Natura, questo è innegabile.
In fondo, l'Uomo è l'animale più crudele che esista al mondo.
Ma è un dovere, e quasi un bisogno, che si lotti fino in fondo perchè quello stesso Male non torni più a galla legittimato dal potere, o dal piacere del suo esercizio.
Mai più.


MrFord


"Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore,
ma come quella vita giovane spenta, Genova muore.
Per quanti giorni l'odio colpirà ancora a mani piene.
Genova risponde al porto con l'urlo alto delle sirene.
Poi tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione,
dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione,
come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare
una vita troncata, tutta una vita da immaginare.
Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare,
c'è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare.
La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l'onda.
Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda"
Francesco Guccini - "Piazza Alimonda" -




67 commenti:

  1. Nonostante i fatti di Genova mi fossero tristemente noti, ila visione di Diaz è stata come un'immersione in apnea nel dolore. Raramente altri film mi hanno scosso allo stesso modo. Ho avuto i brividi per quasi tutta la durata del film.

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    1. Effettivamente è uno di quei film per i quali è impossibile rimanere indifferenti. Davvero roba tosta.

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  2. Non riesco a dare un parere oggettivo su questo film perché mi ha fatto troppo male, per metà della visione ho pianto e se ci ripenso mi sento ancora il groppo in gola. Lo schifo provato per le immagini mi ha piegata in due, c'è poco da fare, su cose del genere non riesco ad essere abbastanza lucida da separare il piano artistico dall'impatto dei contenuti.

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    1. Il pianto è una delle due reazioni quasi istintive ad una visione di questo genere, Joy. Capisco bene.
      Un'esperienza visiva davvero travolgente, che anche io ho fatto enorme fatica a tradurre in parole.

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  3. io ancora non ho trovato il coraggio di vederlo!
    temo un eccesso di bile letale, già altissima di suo per via di quello che è accaduto e che sta accadendo.

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    1. Frank, l'incazzatura bufalesca è la seconda reazione istintiva a questo film.
      Io ho passato tutta la parte centrale con la tempia che suonava la grancassa.
      Fatti una bella scorta di pazienza, quando decidi di vederlo.

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  4. un film necessario e che fa male.
    da un punto di vista prettamente cinematografico, non tutto però gira alla perfezione. sceneggiatura troppo frammentata e ben lontana dalla riuscita di pulp fiction o amores perros, diversi attori sull'amatoriale andante..
    buono per gli standard italiani, però insieme ad alcune parti molto potenti come l'irruzione alla diaz, ce ne sono altre parecchio più deboli.
    da vedere, però non cercare di vendercelo come un capolavoro :)

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    1. Cuccioletto, quello che ho scritto punta proprio a quello: non consideriamolo un Capolavoro, perchè non lo è affatto, quanto una denuncia necessaria e potente, ed un film in grado di raccontare almeno un paio di sequenze in maniera esemplare.

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    2. "da un punto di vista prettamente cinematografico, non tutto però gira alla perfezione".

      Eccolo la, ho capito tutto.

      IL MESSAGGIO, capisco.

      LA DENUNCIA.

      MALEDETTI.

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    3. Tranquillo, Defezionario, non ti far partire emboli senza aver visto il film! :)

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  5. Un film potente e doloroso. Visto quasi senza respirare. Una pellicola che moralmente fa piuttosto male.Forse tecnicamente non perfetto ma assolutamente da vedere, per capire e ricordare.

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    1. Beatrix, concordo in pieno. Non un film perfetto nel senso "tecnico" e "critico" del termine, ma assolutamente potentissimo e fondamentale.

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    2. "Forse tecnicamente non perfetto"

      Eccolo la, ho capito tutto.

      IL MESSAGGIO, capisco.

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  6. devo ancora vederlo, da come ne parli sembra una bomba. vedremo se hai ragione o se ti sei cucciolizzato

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    1. Lorant, fidati: l'irruzione alla Diaz e gli interrogatori di Bolzaneto fanno incazzare come bufali.
      Sequenze da pelle d'oca, nonostante nel complesso il film non sia miracoloso.

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  7. Eccolo la, HO CAPITO TUTTO.

    E' l'ARTE? Dov'è l'ARTE? INCAPACI ITALIANI del cazzo?

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    1. Maledetto cinema italiano, che tu sia maledetto. Maledetti registi, maledetti produttori.

      HO GIA' TRAVAGLIO, HO GIA' SAVIANO. Non ho bisogno di altro da voi se non di ARTE, bastardi.

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    2. Attendi ancora un secondo - anche se ti dirò, io detesto sia Travaglio che Saviano -. :)

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    3. Beh, Travaglio è piuttosto detestabile, questo è evidente. Purtroppo o per fortuna però è forse uno dei giornalisti più preparati e rigorosi nel metodo che ci siano in circolazione, poi sicuramente è velenoso e professorino al cazzo ma resta un comunque un uomo dal fervido intelletto.

      Saviano è noioso, lo so. Anche lui però svolge una funzione civicamente rilevante, socialmente anche.

      Quel che voglio dire è che questi soggetti quantomeno fanno il loro mestiere, molto spesso invece in Italia i cineasti ne fanno UN ALTRO. E non va bene, non è un'opinione ma un fatto che chi è consapevole del dato artistico deve evidenziare con forza.

      E' NECESSARIO, cazzo.

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    4. Su Travaglio concordo al massimo, mentre su Saviano potrei rigirarti la stessa obiezione che fai tu al Cinema italiano: lui è uno scrittore, un opinionista, un aspirante politico o un giornalista? ;)

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    5. Beh però il confine fra giornalismo e opinionismo è piuttosto labile, idem per il fronte politico direi, non è infrequente peraltro che tanti giornalisti vengano poi eletti in parlamento. Sono attività molto più affini fra loro e lontane dal processo creativo ed impalpabile proprio degli artisti, è un'esperienza sensibile alla fine, un riportare e trattare il dato reale, stop.

      Se poi Saviano un giorno diverrà un romanziere vero, un cantautore o un regista allora potrò giudicarlo in questo senso, e magari criticarlo aspramente se politicizzato o sociale. Attualmente lui è un giornalista che come tanti scrive anche dei saggi di denuncia, con la sola differenza di averlo fatto in una forma quasi romanzata e con un notevole coraggio vista la tematica. Ma riporta fatti, dati, fa notizia insomma, non è certo un artista o presunto tale.

      Poi va bé, il senso è piuttosto chiaro, possiamo anche solo fermarci a Travaglio o che so...aggiungerci Gad Lerner (oddio è atroce, però almeno quest'ultimo credo sgombri il campo da ogni possibile misunderstanding).

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    6. Defezionario, il tuo punto di vista, lo ripeto, è sensato e interessante, ma io continuo a credere che sia giusto che anche un artista possa prendere parte ad un dibattito politico. Altrimenti si rischierebbe di perdersi solo in massimi sistemi: che saranno massimi, ma con la vita di tutti i giorni c'entrano pochino! ;)

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    7. Ah! La vita di tutti i giorni è merda! MERDA. Per la vita di tutti i giorni BASTA la vita di tutti i giorni, perché dobbiamo sporcare anche una cosa sacra ed elevatissima come l'arte, come il Cinema...con questa melma deprimente e atroce chiamata SOCIETA' CIVILE? Non possiamo stare ALTROVE almeno in una sala di proiezione, porca di una puttana? NON POSSIAMO??? EH??? MALEDETTI.

      Tutti quanti, davvero non voglio più saperne di voi umani, basta. Addio, è finita. Ed è tutta colpa di FORD, che si sappia, che Irriverent sappia, che possa comprendere l'edificazione necessaria delle torri d'avorio.

      Ma io v'ammazzo eh, state molto attenti, schifosi.

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    8. Defezionario, tu mi fai davvero spaccare. Mitico.
      Possiamo stare dove vogliamo a sognare mondi infiniti, ma ti assicuro che nessuno di essi darà mai le soddisfazioni di qualcosa di vissuto.

      Come cantava Guccini:"Godo molto di più nell'ubriacarmi, oppure a masturbarmi, o al limite a scopare".
      Parole sante.

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    9. E queste sono tutte attività che richiedono un utilizzo teoretico del proprio intelletto no? Ma stiamo scherzando, lei vuole scherzare, qui non si tratta di mondi infiniti...qui si tratta di toccare il sublime e non vivere da inconsapevoli.

      Il realismo becero, la società, non sono nulla, non esistono. Sono soltanto rassicuranti per la massa miope, un modo per fingere di aver il controllo laddove nessun uomo può dirsi certo di un cazzo di niente. Ma lei davvero crede a ciò che vede? Lei è un illuso, lei è mastandreico.

      Ricordi questo piuttosto, ché gliel'assicuro io...il sapiente non cerca soddisfazione, cerca la Verità, fugge la sua condizione di prigionia carnale. La "soddisfazione" è propria dello stato bestiale, vivere solo per essa è vivere una vita da gregge, è pascolare.

      Fatti non fummo a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza. E dove sarebbe la virtù, dove la conoscenza e dove la sapienza in una cazzo di vita sociale che si concentra solo sull'insignificante aggregazione di ominidi in uno sputo di Pianeta? DOVE?

      Ora basta, tacete tutti, ho letto fin troppo. Vergognatevi.

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    10. Defezionario, ti voglio bene, davvero.
      Oltretutto non avevo mai sentito "mastandreico". ;)

      E in tutto questo ti dico: io non sono affatto un sapiente,
      quanto assolutamente un gaudente.
      Voglio una vita di esperienze tutte sulla pelle,
      ed imparare quello che so con quelle.
      Perchè, come canta anche Neil Young, quando le grandi trebbiatrici giungeranno a falciarmi,
      voglio guardarmi indietro e sapere che è giunto il tempo, e che ho dato tutto quello che potevo dare. :)

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    11. Neil Young, che uomo immenso.

      "It's better to burn out than to fade away", il buon Kurt ne sapeva qualcosa, anche lui allergico alla trista società "civile". Sarà che pure io da sempre vedo una Aberdeen sorda, muta e cieca un po' dappertutto.

      Alla prossima mr Ford, oggi probabilmente mi sparerò un "Hotel Transylvania" al cinema, non so ho voglia di un piccolo riparo in cui ristorarmi, "Argo" dovrà aspettare ancora mi sa.

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    12. Neil Young mitico, concordo.
      Un pò meno sulle scelte "di vita" di Kurt.
      Comunque, mi saprai dire come ti sembra Hotel Transylvania, anche se ti dirò: Argo non è così pesante, puoi godertelo con una certa leggerezza d'animo.

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    13. Niente Ford, alla fine ho visto Argo vaffanculo...che dire, impeccabile. Voto 8.

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    14. Defezionario, che dire? Hai fatto bene! :)

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  8. Un buon film, civile e necessario, che forse manca solo di coraggio nel fare nomi e cognomi dei mandanti dello scempio genovese.

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    1. Quello dovrebbe farlo il giornalismo d'inchiesta a parer mio, non il Cinema. Non il VERO Cinema, quello si occupa di altro. Purtroppo in Italia siamo ormai molto mal abituati e abbiamo sovrapposto e confuso due mondi che non dovrebbero mai incontrarsi.

      Se è la violenza il tema, la malvagità umana ed il suo degenerare nelle forme più brutali e feroci, basta l' "Arancia Meccanica" del genio Stanley per sostanziare il linguaggio artistico.

      Il Cinema è la settima ARTE, non il settimo "potere". E poi è sempre tutto politico in Italia, anche quando lo si maschera per bene. E questo a me infastidisce, non posso farci nulla. Vorrei fosse la televisione a svolgere questo compito, a rivestire questo ruolo impegnato civicamente e socialmente, altrimenti perché mai esisterebbero questi due distinti universi che fanno uso dell'audiovisivo. Perché, cazzo perché.

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    2. Il mio è un discorso generale eh...ora questo "Diaz" mi ha aperto la riflessione nella testa e l'ho buttata giù, sono certo peraltro che non sia sbilanciato in senso cinegiornalistico o politico all'eccesso, di sicuro lo sarà molto meno della stragrande maggioranza delle grandi "opere" cinematografiche del nostro Paese.

      Ma il punto non è questo, è l'intenzione che non condivido, è l'assenza di una scuola di stile prima che di una di "impegno", è la realtà della nostra cinematografia morta e sepolta che trovo del tutto inaccettabile.

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    3. Blackswan, concordo. Un buon film da contenuti potenti. Di più, secondo me, non si poteva chiedere. In fondo, non si tratta di un'inchiesta.

      Defezionario, eccoci al dunque: da un certo punto di vista il tuo discorso è comprensibile, eppure non me la sentirei di escludere a priori il Cinema "da messaggio" rispetto a quello prettamente "artistico".
      In fondo, l'arte migliore si fa raccontando qualcosa, e tra una bella confezione vuota ed un pugno nello stomaco come questo magari non del tutto riuscito, io preferirò sempre il secondo.
      Poi, è sempre questione di punti di vista, in fondo.

      Comunque, sei indubbiamente il re del commento!

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    4. "Arancia Meccanica", "La sottile linea rossa", "2001: Odissea nello Spazio", "The Tree of Life", "Into the Wild", "Blade Runner" e soprattutto "8 1/2" in quanto opera ITALIANA ed immensa, eterna perla della cinematografia mondiale e vanto del Bel Paese...NON SONO però confezioni vuote.

      Sono IL CINEMA.

      Attenzione perché ho chiarito per bene qual è il mio pensiero, ho parlato di TV e dell'utilizzo cui dovrebbe essere destinata, ho parlato di un'altra forma di sostanziamento per le immagini in 24 fps. Quella che tende all'Assoluto, quella che ti inonda e ti scava elevandoti dallo stato bestiale a quello di autentico essere umano (una specie che presenta ben pochi esemplari su questo Pianeta), quella che attiene alle opere di cui sopra Ford.

      Sicuramente su questo sarai concorde, credo. Il punto è che amando troppo il Cinema tento disperatamente di accollarmi l'onere della sua piena riabilitazione, sempre e comunque, forse anche in veste di integralista imbottito di tritolo e pronto a farsi detonare dinanzi alla sede del consolato del pretismo e della pseudo-cultura.

      Lei mi capisce, io devo. DEVO. La ringrazio per la corona, ne vado fiero ;)

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    5. Capisco bene, carissimo Defezionario.
      Anche se, in quella lista di Capolavori, mancano almeno due o tre film come La morte corre sul fiume, Aurora e M-Il mostro di Dusseldorf e roba come The tree of life e Into the wild io la getterei dalla torre immediatamente! ;)

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    6. Io la penso diversamente. D'accordo che di certe cose dovrebbe occuparsi il giornalismo d'inchiesta ( che in Italia esiste poco,visto che i giornalisti sono tutti dei tremebondi al servizio del potere ), ma un artista che non si schiera, a mio avviso, rischia di essere un mezzo artista. La forza dell'arte sta anche in questo : nella denuncia.Dylan non sarebbe Dylan se non avesse scritto pagine di lotta politica e sociale.Lo stesso vale, in casa nostra, per De Andrè. Picasso ci ha lasciato Guernica : la cui forza sta, non solo nella resa meravigliosa del dramma, ma nella condanna alla guerra.I fratelli Dardenne e Ken Loach fanno cinema di spessore,splendido artisticamente, ed è un cinema politico. Arte e politica possono andare a braccetto, l'una restituendo forza all'altra.Perchè un artista non dovrebbe fare politica ? Perchè non dovrebbe prendere posizione ? ovviamente, è solo una mia opinione, espressa senza alcun intento polemico.:)

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    7. Black, ottima analisi anche la tua.
      In realtà, probabilmente, Defezionario da regista si concentrerebbe su un certo tipo di prodotto e tu su un altro: quello che è curioso è che, secondo me, Arancia meccanica, Diaz o un lavoro di Ken Loach denunciano la stessa cosa usando linguaggi diversi.
      In fondo, è come nel calcio: non è sempre un Messi, a vincere il Pallone d'oro. Ci sono stati anche i Cannavaro - e dico nomi a caso, sia chiaro -. :)

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    8. Ho letto, come sempre, tutto attentamente ma non ho voglia di commentare questo film.
      Voglio,piuttosto, ringraziarti my Young Bro, per aver stanato Defezionario e averlo pungolato (grazie anche a Black) al punto di farlo uscire dalla torre d'avorio nella quale si è rinchiuso....

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    9. Sorella, figurati.
      Stimolare il dibattito è sempre interessante, quando viene fuori qualcosa di costruttivo! :)

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    10. No Blackswan, non posso fare altro che dissentire con grande forza. L'Arte basta a se stessa, l'Arte vola ben più in alto rispetto alla becera organizzazione sociale, e se significata deve tendere all'Assoluto e cercare quelle risposte impossibili a quesiti impossibili. Che cos'è in fondo la congrega ottusa se paragonata all'universo immenso ed insondabile racchiuso nell'interiorità del singolo, nella vita stessa, nell'anima. E' con tutto ciò che l'Arte deve rapportarsi, non con la politica becera, dev'essere distillata al 100%, non ibridata e dunque inevitabilmente svilita.

      Una sonata per pianoforte di Mozart, il sax di John Coltrane, un solo di Jimi Hendrix, una tela di Kandinskij o un 2001 di Kubrick: lei avrebbe mai il coraggio di definirle MEZZE opere d'arte poiché non supportate da nessun "significato" politico, sociale, civico? Perché prive di messaggio o denuncia? O peggio gli autori mezzi artisti? Impossibile, semplicemente impossibile perché al contrario rappresentano arte alla massima espressione. Poi che alcuni fra codesti fossero anche attivi politicamente è altro paio di maniche, ma se si guarda soltanto alle loro opere ci si trova di fronte a purissime sequenze di note, a pennellate o a piani sequenza magistrali e non si può percepire altro se non la magnificenza metadimensionale del dato artistico. Arte nella sua veste più autentica, arte come folgorazione e possessione di chi crea e di chi fruisce.

      E se c'è anche intento politico-storico o sociale, beh questo deve presentarsi come sottotesto, come sfondo in cui far librare il processo creativo, le proporzioni non devono essere invertite. Lo stesso Bob Dylan è ricordato più come paroliere che come musicista, idem un nostrano De André, stesso discorso.

      Mi perdoni Blackswan, anzi in verità vorrei bere il suo sangue per quanto da lei testè dichiarato, però cose come "ma un artista CHE NON SI SCHIERA, a mio avviso, rischia di essere un mezzo artista" proprio non riesco a leggerle.

      Mi dica quindi a quale indirizzo posso raggiungerla e vediamo di farla finita alla svelta, scelga lei la modalità, io voglio solo ammazzarla, non mi sembra di chiedere tanto.

      Un saluto a lady I.

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    11. Questa è blasfemia, questa è pazzia (cit.)

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    12. Defezionario, secondo me un artista può fare un pò quello che vuole, e questo non inficia il mio giudizio sul suo lavoro.
      Se è schierato o no, se la sua è arte pura o realismo estremo, l'importante è che mi piaccia e riesca a comunicarmi qualcosa.

      E comunque non hai il permesso di fare secchi gli avventori del mio Saloon! ;)

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    13. Defezionario, si contenga. La prego.
      Sfidare a duello chiunque dissenta dal suo pensiero non rappresenta una via di uscita.
      Per quanto ingolosita dall'immagine di un incontro, in una brumosa alba autunnale fra Lei, mio adorato e (il da me altrettanto adorato) CignoNero, non posso sopportare questa veemenza.

      Scusami, Fratello Ford, per questa intrusione.....

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    14. Sorella, tranquilla.
      Anche io ho cercato di tranquillizzare il Defezionario, che so che in fondo è un gran signore.
      Lui e Black meritano una bevutona di pace! :)

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    15. No, voglio scannarlo. Voi siete il male, io sono la cura.

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    16. Ok Bro e Black: affoghiamolo nell'alcool di una bevutona ;-)

      PS Defezionario, le voglio bene

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    17. No, lei deve scegliere, o Mastandrea o me. Mi segua, le mostrerò la via. Mi rinneghi, e sposerà un gallinico e 4 mura.

      Non c'è tempo da perdere, la salvezza è un bene riservato a pochi, si muova dunque.

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    18. Defezionario, ma stai chiedendo a Irriverent di sposarti!?!? :)

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    19. ahah no no...ma la ragazza deve decidere da che parte stare. Deve staccare quel poster di Mastandrea dalla sua stanza una volta per tutte e deve appendercene uno di Sylvester Stallone.

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    20. Defezionario credo che il suo infervorarsi Le abbia creato qualche confusione.
      Nella mia camera campeggia (e continuerá a farlo) unicamente l'effige du Jason Statham. Stallone lo lascio a Lei e Mastandrea alla sua amica anzicheno.
      Veda di non pormi MAI più di fronte a scelte che NON desidero fare. Potrei anche stupirLa.

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    21. Attenzione, Defezionario.
      Che Irriverent mica scherza, quando si tratta di Statham! ;)

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    22. STATHAM, interessante.

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    23. Statham spacca, effettivamente. :)

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    24. Defezionario, si aggiorni. Esca dal rambesco bozzolo.

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    25. Mi pare che qui la situazione si sia ribaltata! ;)

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  9. Appena finito di leggere, poche parole mi sono uscite dalla testa: cazzo Ford hai due palle così!!! Come fai ad entrare nell'essenza delle cose in un modo così perfetto?

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    1. Sonia, muchas gracias!
      Più che altro, sono contento di riuscire a trasmettere così tanto con le mie parole! :)

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  10. Una bellissima recensione e riflessione. Un amico era a Genova in quei giorni e alla Diaz c'è passato il giorno dopo. Già i suoi racconti mi hanno fatto rabbrividire. Lo guarderò presto.

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    1. Gae, armati di spalle larghe. E' una visione che va di traverso.

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  11. Quando vedo cose del genere si resta indignati e basta. Non sarà perfetto ma è un film necessario che se non fosse per la violenza fisica che mostra, andrebbe proiettato nelle scuole...

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    1. Assolutamente d'accordo, Bradipo, se non fosse che, con una proiezione male orchestrata, violenza a parte si rischierebbe addirittura di trovare qualcuno in grado di giustificare cose di questo genere!

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  12. Sui alcuni fatti di Genova ho una visione tutta mia, un po' lontana da quella della maggior parte delle persone che continuano a idolatrare personaggi e creare martiri o assassini.
    Su altri fatti Genova, invece, non si può avere una visione diversa. E ciò che è successo alla Diaz è uno di questo, uno che tutti quanti devono conoscere. E nonostante non abbia visto il film, ma a breve riuscirò a recuperarlo, bisogna dire che è una pellicola che ha un grosso peso addosso.

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    1. Pesa, al di là dei suoi limiti, questo film è importantissimo proprio per la denuncia che fa di un atto - le violenze alla Diaz e a Bolzaneto - che è una vergogna per il Nostro Paese e non solo.

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  13. GRANDISSIMO FILM, uno dei pochi prodotti italiani degni di nota assieme a ACAB, anche io uscito dal cinema ero molto triste e allo stesso tempo colmo di rabbia.
    A me però più che la scena alla Diaz (che cmq è atroce) la parte più insopportabile è quella di Bolzaneto perchè li veramente vedi la cattiveria umana al massimo cioè mentre nell'irruzione i poliziotti erano carichi di adrenalina (che cmq non giustifica nessuna delle loro azioni) a bolzaneto tutte quelle violenze erano ancora più gratuite, cioè fatte proprio per divertirisi e questo, in uno stato che si dice "civile" non è tollerabile.

    Il film è un capolavoro? No, ma è cmq uno dei film più importanti degli ultimi anni.

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    1. Senza dubbio un film importantissimo, e se la sequenza all'interno della Diaz fa spavento, gli interrogatori di Bolzaneto sono anche più agghiaccianti, come giustamente sottolinei.
      Un film importantissimo.

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