Regia: Ole Bornedal
Origine: USA, Canada, Danimarca
Anno: 2012
Durata: 92'
La trama (con parole mie): Em e Hannah sono due sorelle ancora nella fase di accettazione del divorzio dei loro genitori, la precisissima Stephanie - da poco legata ad un ancora più preciso ed attento all'igiene dentista - e l'allenatore di basket Clyde, che in passato ha sacrificato il tempo da dedicare alla famiglia allo sport e alla carriera. Quando quest'ultimo si trasferisce in una nuova casa all'interno della quale le ragazze dovrebbero passare ogni weekend, Em trova in un mercatino di quartiere una misteriosa scatola che da subito attrae la sua attenzione.
Per quanto innocuo e decorativo possa sembrare, però, il piccolo baule di legno nasconde in realtà un segreto terrificante: al suo interno è infatti rinchiuso un dybbuk, demone dell'inferno imprigionato secondo i dettami degli esorcismi tradizionali ebraici.
Il contatto tra lo spirito ed Em darà inizio ad una lotta che coinvolgerà l'intera famiglia affinchè la ragazzina possa essere salvata.
Nel mondo del Cinema esistono regole non scritte che tutti i registi dovrebbero tenere bene a mente prima di affrontare una qualsivoglia fatica sul grande schermo: una delle più importanti è senza dubbio quella stabilita dai titoli che, per potenza, genialità e capacità di superare la prova del tempo, sono universalmente riconosciuti come cult (quasi) indiscutibili.
Uno di questi, almeno in materia di possessioni ed horror nel senso non tradizionale del termine, è L'esorcista di William Friedkin, pellicola targata 1973 che ancora oggi riesce ad inquietare per la forza delle sue immagini: nei decenni successivi al lavoro del Maestro autore tra l'altro del recentissimo - e splendido - Killer Joe, molti hanno tentato - invano - di percorrere la stessa strada, esplorando il mondo senza dubbio affascinante delle possessioni.
Normalmente i titoli legati a questi fenomeni fanno il paio con delusioni clamorose e qualità pessima - si veda, in questo senso, l'agghiacciante e non per la paura indotta nello spettatore L'altra faccia del diavolo, tra i titoli peggiori dell'anno -, spocchia da vendere e risultati infimi.
The possession, in questo senso, non aggiunge nulla ad una tradizione che rema contro ai buoni risultati quasi per contratto, riuscendo a differenziarsi da molti titoli "gemelli" grazie soltanto ad un approccio assolutamente senza pretese che rende la visione innocua e d'intrattenimento da serata nel weekend.
La storia è quanto di più scontato possa incontrarsi per un prodotto di questo tipo, con la tipica ragazzina per bene tramutata in una sorta di mina vagante dal demone di turno che trova fin troppo appetitosa la sua innocenza: tutto nella norma e piuttosto telefonato, dal progressivo inselvatichirsi della giovane Em alla battaglia che coinvolge prima il padre - un sempre tendenzialmente bolso ma indubbiamente simpatico Jeffrey Dean Morgan - e dunque il resto della famiglia, con tanto di benservito del dybbuk al nuovo compagno della madre - una parte quasi ironica, a ben vedere -.
Interessante invece l'utilizzo, per una volta, di una componente non legata al cristianesimo dell'esorcismo, nonostante, di fatto, il risultato dell'operazione non cambi pur giocando con l'ordine dei suoi addendi.
Il consiglio che posso dare è quello di dedicarvi eventualmente a questo film trattandolo giusto come riempitivo e senza aspettarvi nulla di sopra le righe - neppure gli spaventi, a voler essere anche un pò pignoli e quasi radical chic -, sfruttando il lavoro di Bornedal come alternativa per una serata in cui la stanchezza si fa sentire o avete qualche amico da tenere a bada con robuste dosi di alcool.
Unica nota davvero positiva è data dalla sequenza dell'esame ospedaliero con tanto di presenza del dybbuk in radiografia, interessante almeno per una certa quale originalità anche rispetto, ad esempio, all'utilizzo delle falene che mi ha riportato alla mente il decisamente più riuscito - ed assolutamente più inquietante - The mothman profecies.
In un periodo da camino acceso e tempo da lupi, comunque, The possession rischia addirittura di essere una visione quasi azzeccata.
Ovviamente, sempre che non si abbia pretesa alcuna di assistere a qualcosa di anche solo lontanamente memorabile.
Uno di questi, almeno in materia di possessioni ed horror nel senso non tradizionale del termine, è L'esorcista di William Friedkin, pellicola targata 1973 che ancora oggi riesce ad inquietare per la forza delle sue immagini: nei decenni successivi al lavoro del Maestro autore tra l'altro del recentissimo - e splendido - Killer Joe, molti hanno tentato - invano - di percorrere la stessa strada, esplorando il mondo senza dubbio affascinante delle possessioni.
Normalmente i titoli legati a questi fenomeni fanno il paio con delusioni clamorose e qualità pessima - si veda, in questo senso, l'agghiacciante e non per la paura indotta nello spettatore L'altra faccia del diavolo, tra i titoli peggiori dell'anno -, spocchia da vendere e risultati infimi.
The possession, in questo senso, non aggiunge nulla ad una tradizione che rema contro ai buoni risultati quasi per contratto, riuscendo a differenziarsi da molti titoli "gemelli" grazie soltanto ad un approccio assolutamente senza pretese che rende la visione innocua e d'intrattenimento da serata nel weekend.
La storia è quanto di più scontato possa incontrarsi per un prodotto di questo tipo, con la tipica ragazzina per bene tramutata in una sorta di mina vagante dal demone di turno che trova fin troppo appetitosa la sua innocenza: tutto nella norma e piuttosto telefonato, dal progressivo inselvatichirsi della giovane Em alla battaglia che coinvolge prima il padre - un sempre tendenzialmente bolso ma indubbiamente simpatico Jeffrey Dean Morgan - e dunque il resto della famiglia, con tanto di benservito del dybbuk al nuovo compagno della madre - una parte quasi ironica, a ben vedere -.
Interessante invece l'utilizzo, per una volta, di una componente non legata al cristianesimo dell'esorcismo, nonostante, di fatto, il risultato dell'operazione non cambi pur giocando con l'ordine dei suoi addendi.
Il consiglio che posso dare è quello di dedicarvi eventualmente a questo film trattandolo giusto come riempitivo e senza aspettarvi nulla di sopra le righe - neppure gli spaventi, a voler essere anche un pò pignoli e quasi radical chic -, sfruttando il lavoro di Bornedal come alternativa per una serata in cui la stanchezza si fa sentire o avete qualche amico da tenere a bada con robuste dosi di alcool.
Unica nota davvero positiva è data dalla sequenza dell'esame ospedaliero con tanto di presenza del dybbuk in radiografia, interessante almeno per una certa quale originalità anche rispetto, ad esempio, all'utilizzo delle falene che mi ha riportato alla mente il decisamente più riuscito - ed assolutamente più inquietante - The mothman profecies.
In un periodo da camino acceso e tempo da lupi, comunque, The possession rischia addirittura di essere una visione quasi azzeccata.
Ovviamente, sempre che non si abbia pretesa alcuna di assistere a qualcosa di anche solo lontanamente memorabile.
MrFord
"All of your demons will wither away
ecstasy comes and they cannot stay
you'll understand when you come my way
coz all of my demons have withered away."
ecstasy comes and they cannot stay
you'll understand when you come my way
coz all of my demons have withered away."
Fatboy Slim - "Demons" -
No no no.
RispondiEliminaÈ più forte di me, io non riesco proprio a farmi piacere il genere.
Questo mi incuriosiva giusto per l'esorcismo ebraico. Ma penso di poter vivere ugualmente anche senza sapere come funziona.
Poison, l'esorcismo ebraico non è tanto diverso da quello cattolico. Quindi, fondamentalmente, non ti perdi nulla!
Eliminaimmaginavo.
EliminaL'unica cosa che posso dire è che l'esorcista, nella versione ebraica, prega meno e si muove molto di più!
Eliminaah, ecco.
EliminaPerò c'è da dire che ci si diverte un sacco a vederlo muoversi! :)
EliminaPensavo peggio ed ho letto recensioni più o meno sul tuo stesso piano. Una occhiata gliela do, tanto perso per perso... ;)
RispondiEliminaEddy, tienitelo buono come film per una serata in scioltezza, e vedrai che non farà danni!
Eliminacontinuo ad aver paura più del clero che di certi demoni...
RispondiEliminaTyler, quanto ti capisco! ;)
EliminaAnche stavolta condordo, ma vorrei sottolineare due elementi assolutamente innovativi: le movenze "hippoppare" del rabbino/esorcista e l'assoluta mancanza di scene da salto sulla sedia.
RispondiEliminaDirei che mi è sembrato facilmente dimenticabile, ma meno peggio di tanti altri.
PS: stavo per chiederti questa recensione come free drink, ma mi hai anticipato.
Bert, concordo anche oggi: e l'hip hop del rabbino/esorcista è una bomba! ;)
Eliminanon vorrei fare il saputello ma si sapeva che era na merdina calda e fumante.
RispondiEliminaLorant, comunque è meno peggio di tante altre merdine che si trovano in giro! ;)
Eliminabeh si quello si certo
EliminaBeh, in certe serate basta quello, no!? ;)
Eliminasi ma io punto sempre al meglio!!!
EliminaAnche se me lo hai passato di recente non penso che lo vedrò, non mi attira per niente. Ne faccio volentieri a meno, che roba da vedere ne ho un sacco.
RispondiEliminaThe Mothman Profecies la prima volta che lo vidi a momenti non mi fece dormire!
The mothman profecies infatti è una discreta ficata, devo dire, e sicuramente inquieta.
EliminaQuesto si può anche saltare, in fondo non ti perdi granchè!