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giovedì 15 giugno 2017

Thursday's child



Si avvicina il weekend, e con lui il consueto appuntamento in sala per tutti gli appassionati di Cinema e per chiunque voglia concedersi un paio d'ore al riparo dal caldo decisamente estivo di questi giorni: peccato che, nei prossimi giorni, ci aspetti una carrettata di novità decisamente cannibalesche, buone giusto per riportare la storica ed un pò spenta rivalità tra il sottoscritto ed il suo co-conduttore di rubrica, Cannibal Kid, agli antichi fasti.
Sarà davvero così, o nuove sorprese renderanno le vite dei due nemici della blogosfera ancora più difficili?


"Ecco, è là che Ford ha sparato Cannibal con un diretto degno di Rocky Balboa."



Nerve

"Ford ha visto il nostro film, Emma." "Dev'essere uno scherzo: qualcuno si sta prendendo gioco di Cannibal."

Cannibal dice: film teen con Emma Roberts che – naturalmente! – io ho già visto da tempo. La recensione non l'ho però scritta, per mancanza di tempo/ispirazione, ma potrei sempre recuperare, magari con qualche riferimento al fenomeno del Blue Whale che questa pellicola e il romanzo da cui è tratto hanno in qualche inquietante modo anticipato. Nel frattempo ne approfitto per lanciare una sfida potenzialmente mortale al mio mortale nemico: Ford, guardati questa pellicola adolescenziale e pure sulle nuove tecnologie, se hai il coraggio, e vediamo se riuscirai a sopravvivere!
Ford dice: film teen con Emma Roberts che - incredibilmente! - ho già visto da tempo, e anche recensito.
Come sarà andata? Lo scoprirete presto su White Russian.

 

Aspettando il re

"Tom, tutti i soldi del mondo non riusciranno a convincere Cannibal ad uscire a bere con te."

Cannibal dice: Se c'è una cosa che non sto aspettando è di vedere un nuovo film con Tom Hanks.
O un film consigliato da Ford.
O, peggio ancora, un nuovo film con Tom Hanks consigliato dal re dei blogger incompetenti Ford, ARGH!
Ford dice: questo film, invece, l'ho in lista da mesi ma non ho mai trovato l'ispirazione o la voglia giuste per vederlo. Sarà un segnale premonitore? Di sicuro, so che irriterà il mio rivale. E questo non è che un punto a suo favore.

 

Io danzerò

"Vedrai, con un paio di White Russian ballerai ancora meglio di Katniss Kid."

Cannibal dice: Pellicola sul mondo della danza che potrebbe risultare una specie di versione autoriale, francese e radical-chic di film come Save the Last Dance e Step Up. Parecchio intrigante il cast che comprende la cantante-attrice Soko, Gaspard Ulliel, Melanie Thierry e la figlia di Johnny Depp, Lily-Rose Depp. Non vedo l'ora di vederlo e di danzare poi sulle macerie di quel che rimarrà di Ford dopo la sua eventuale visione.
Ford dice: film danzereccio che più che di tamarrata ha il sapore della finta radicalchiccata stile Cannibal, dunque lo eviterò come la peste lasciando la visione ai pretenziosi alternativi o presunti tali come il mio rivale.

 

Corniche Kennedy

"Ma Ford aveva detto a qualcuno che il pezzo forte della giornata era un tuffo da dieci metri?" "Di certo non l'ha detto a Cannibal. Altrimenti col cavolo che veniva!"
Cannibal dice: Un film adolescenziale e pure francese?

Questa è proprio la mia settimana. Prenditela in quel posto, Mister James Ford!
Ford dice: qualcuno ha messo in piedi la settimana cannibalesca al Cinema? Se è così, svegliatemi giovedì prossimo!

 

Parigi può attendere

"Quel buzzurro di Ford ordina il White Russian anche per cena, e in un ristorante di classe: la prossima volta devo invitare Cannibal Kid."

Cannibal dice: Parigi può attendere... e pure la visione di questa pellicola. Anche se il fatto che sia il debutto alla regia di Eleanor Coppola, la moglie di Francis Ford nonché madre di Sua Santità Sofia, mi incuriosisce non poco.
Ford dice: tipica rom-com all'americana in salsa europea che non promette nulla di buono se non banalità a profusione. Potrebbe giusto sorbirsela Cannibal, sperando gli resti molto, molto indigesta.

 

Una doppia verità

"Discutiamo del caso che vede il popolo della blogosfera contro Ford e Cannibal: quei due sono un pericolo per la rete, se messi insieme!"

Cannibal dice: Thrillerino con Keanu Reeves e Renée Zellweger che sa tanto di saldo estivo anticipato. Roba buona giusto per Ford.
Ford dice: ecco qui una bella doppia verità. Questo film si rivelerà una mezza schifezza da recupero estivo, e Cannibal Kid non capisce una fava secca di Cinema.

 

Lady Macbeth

"Ford, è vodka quella, vero!?"

Cannibal dice: Pellicola in costume non tratta dalla tragedia di William Shakespeare, ma dal romanzo russo della metà del XIX Secolo Lady Macbeth del Distretto di Mcensk di Nikolaj Leskov. Direi che mi attira quanto una lotta nel fango tra Mr. Ford e The Rock.
Ford dice: siamo a giugno. Il caldo comincia a farsi torrido. E la mia voglia di schiaffarmi film in costume è pressochè la stessa di sciropparmi un film consigliato da Cannibal. Sotto zero.


Il crimine non va in pensione

"Mi ci vuole un bel cannone di quelli forti, per reggere le stronzate che scrive Cannibal."

Cannibal dice: Il crimine non va in pensione... ma quel criminale cinematografico di Ford invece dovrebbe proprio.
Ford dice: il crimine non va in pensione, mentre prima o poi - forse - ci andrà Cannibal, ancora illuso di poter essere considerato giovane.

 

giovedì 22 settembre 2016

Thursday's child


Terminata ufficialmente l'estate, si torna alla normalità rispetto alle uscite in sala, con tante proposte, alcune possibili sorprese e le consuete ciofeche, spesso e volentieri made in Italy o made in Cannibalandia: perchè se c'è una cosa che, purtroppo, in questa rubrica non cambia, è i co-conduttore, il come sempre fastidioso Peppa Kid.



Effetto riscontrato nelle vittime da visione di film promosso come Capolavoro su Pensieri Cannibali.




Bridget Jones's Baby

"Pronto? Cannibal!? Di nuovo tu!? Ti ho detto che io esco solo con Ford!"
Cannibal dice: Pellicola ispirata alla recente gravidanza della Signora Ford, che sta per avere una figlia, ma non sa se il padre sia il Signor Ford oppure... Rocco Siffredi.
Quanto a questa libera rivisitazione con Bridget Jones futura madre di un babé che potrebbe essere di Colin Firth oppure del Dottor Stranamore, penso proprio che me la gusterò. Di recente mi sono rivisto il primo film della saga, Il diario di Bridget Jones, e per la prima volta anche il sequel, Che pasticcio, Bridget Jones, che avevo snobbato ai tempi dell'uscita e devo dire che, se a livello cinematografico non sono niente di che, il personaggio di Bridget Jones è davvero idolesco!
Ford dice: non ho mai fatto i salti di gioia all'idea del personaggio di Bridget Jones, ho vaghissimi ricordi della visione del primo film e la certezza di aver snobbato il secondo. Questo terzo capitolo, fuori tempo massimo e dal trailer assolutamente imbarazzante, sarà felicemente accantonato e lasciato alla vera casalinga disperata della blogosfera, Bridget Kid.



Blair Witch

Una veduta dall'esterno di casa Ford.

Cannibal dice: Altro sequel, che in questo caso mi spaventa molto più di quello di Bridget Jones. E, anche se è un horror, non lo dico in senso positivo. The Blair Witch Project, quello originale, aveva avuto una campagna di marketing geniale ed è stato di sicuro uno dei film più imitati nella storia del cinema recente. E anche in questo caso non lo dico in senso positivo.
Mister James Ford...
anche questo è un nome che non pronuncio in senso positivo. :)
Ford dice: ricordo la visione del tanto pubblicizzato Blair Witch Project in sala, con il rischio sbocco da sparatutto in prima persona e poco altro. Sinceramente, la mia voglia di affrontare questo sequel è la stessa che avrei di passare una vacanza da solo con la strega di Casale Monferrato, Marco Goi.



I magnifici sette

"Hey, ma dov'è Ford!? Non ci sono magnifici che tengano, senza di lui!"
Cannibal dice: E dopo due sequel, ecco un remake. Certo che questa settimana le uscite sono proprio all'insegna dell'innovazione e dell'originalità! Considerando poi che si tratta di un western, il genere prediletto da Ford e quello più detestato da me, mi sa che di magnifico almeno per quanto mi riguarda qui ci sarà davvero poco...
Ford dice: normalmente l'idea del remake di un cult come I magnifici sette - a sua volta remake de I sette samurai di Kurosawa, uno dei più grandi Capolavori del Cinema di tutti i tempi - mi farebbe accapponare la pelle più di Cannibal che affronta un western o un incontro di wrestling, ma il cast ed il trailer mi hanno parecchio esaltato, e spero si riveli, quantomeno, la tamarrata di Frontiera dell'anno.



Frantz

"Nessuno ha preparato un White Russian!? E' sconvolgente!"
Cannibal dice: Nuovo lavoro di François Ozon, regista non sempre autore di capolavori, ma sempre di film interessanti. In più è stato ben accolto all'ultimo Festival di Venezia, dove la protagonista femminile Paula Beer si è portata a casa il premio Mastroianni come attrice rivelazione dell'edizione. Una visione quindi ci sta tutta, alla faccia di chi odia il cinema francese come Monsieur Ford.
Ford dice: Ozon è uno dei pochi registi francesi ad essere riuscito nell'impresa di coinvolgermi ad ogni visione di un suo lavoro, più o meno riuscito che fosse. Dunque, nonostante l'apparenza radical, questo Frantz potrebbe addirittura rappresentare la sorpresa della settimana per il Saloon, come sempre più elastico e pronto a guardare a trecentosessanta gradi il Cinema rispetto al talebano Pensieri Cannibali.



Elvis & Nixon

L'unica stretta di mano documentata tra l'imbrattacarte di Casale, Cannibal Kid, e la rockstar della Bassa Padana, Mr. James Ford.

Cannibal dice: Il confronto tra due figure chiave della storia recente. Cannibal & Ford?
Nah, solo Elvis & Nixon.
Ford dice: se hanno fatto un film su Elvis e Nixon, mi pare doveroso si realizzi al più presto almeno una saga sulla rivalità tra Cannibal e Ford.




La teoria svedese dell'amore

"Noi ti invochiamo, Ford, per giungere in nostro aiuto contro l'influenza nefasta di Cannibal."
Cannibal dice: Documentario diretto dal regista di Videocracy sulla società svedese che potrebbe rivelarsi clamorosamente interessante. Così come clamorosamente per una volta sono io a essere incuriosito da un docu-film e non docu-Ford.
Ford dice: Videocracy è stato un esperimento sicuramente interessante, e da appassionato di documentari e simili non posso che sponsorizzare una visione di questo titolo, nonostante credo che recuperarlo possa essere più difficile che convincere Cannibal ad accettare un faccia a faccia con il sottoscritto.



Prima di lunedì

"Forse così crederanno si tratti di Zoolander 3, invece dell'ennesima porcata italiana."
Cannibal dice: Ma quanti film fa Vincenzo Salemme? Forse più di Nicolas Cage e Jackie Chan...
E quanti film con Vincenzo Salemme io mi guardo bene dal guardare?
Quasi quanti i filmacci con Nicolas Cage e Jackie Chan che invece Ford non si perde per niente al mondo.
Ford dice: sono fiero di dichiarare di non aver mai visto un film di Vincenzo Salemme. E altrettanto fiero di non avere intenzione di iniziare ora.
Allo stesso tempo, sono fierissimo di essere il nemico giurato del nemico giurato del Cinema, Cannibal Kid.



La vita possibile

"Margherita, non ti deprimere troppo: un appuntamento con Cannibal Kid non sarà poi così terribile."
Cannibal dice: Ecco un'altra prezzemolina del cinema italiano: Margherita Buy. Certo, meglio lei di Salemme, però questo film non finisce comunque in cima alla lista delle mie prossime visioni. Così come non ci finisce qualunque film consigliato, o anche solo non disprezzato, da Ford, uahahah!
Ford dice: già negli ultimi anni il rapporto del sottoscritto con il Cinema italiano è stato quasi peggiore che quello con Cannibal, figuriamoci poi se parliamo di una pellicola pseudo di nicchia con Margherita Buy. Passo con gran piacere.



Caffè

"Te lo prometto: non dovrai mai più vedere un film consigliato da Cannibal."

Cannibal dice: Film ambientato tra Italia, Belgio e Cina con tre storie che forse sono unite dal tema del caffè, o forse solo dal caso. In ogni caso a me non me ne frega niente, visto che io il caffè non lo bevo, così come non mi bevo manco le stronzate che spara a ripetizione James Ford.
Ford dice: purtroppo occorre che io ammetta di non bere il caffè al pari di Cannibal Kid. Allo stesso modo, ammetto che salterò senza problemi la visione e continuerò a non bermi le stronzate che spara a ripetizione quel finto giovane che mi ritrovo come antagonista.



Spira mirabilis

Effetti collaterali da visione di Capolavoro cannibalesco.
Cannibal dice: Docu-film italiano presentato tra gli applausi al Festival di Venezia che pare sia molto concettuale e incomprensibile. Roba che al confronto un nuovo lavoro di Terrence Malick è una passeggiata. Solo per questo glielo farei sorbire a Ford 24 ore su 24 come punizione per avere avuto la malaugurata idea di creare il blog White Russian.
Ford dice: questo mi sa proprio di prodotto radical da brodo di giuggiole per supposti critici che se ne intendono di Cinema. Non vedo l'ora di metterci le mani per massacrarlo come si deve. Un po' come per Cannibal.



The Rolling Stones – Havana Moon in Cuba

"Ed ecco l'ospite d'onore della serata: lo Stones della blogosfera, l'alma de Cuba, Mr. Ford!"

Cannibal dice: Dopo il docu-film sui Beatles, ecco che Mick Jagger e soci rispondono prontamente con la versione per il cinema dello storico concerto evento tenuto a Cuba. Per me però i film-concerto non hanno senso di esistere, visto che tra vedere uno show su schermo e viverlo dal vivo passa la stessa differenza che tra leggere di un film su White Russian e vederlo in prima persona. Oppure leggerne su Pensieri Cannibali.
Ford dice: gli Stones, non nuovi ad esperimenti legati a film-concerto come il discreto Shine a light, propongono il concerto evento a Cuba come un nuovo appuntamento cinematografico della loro strepitosa carriera. Preferisco i documentari veri e propri ai film-concerto, ma amando molto Jagger e soci penso che, dovesse capitarmi, non mancherò all'appuntamento.
Mentre manco volentieri all'appello ogni volta che Cannibal spara qualcuno dei suoi giudizi che spero sempre siano segnati da un uso eccessivo di Havana Club, l'alma de Cuba, tanto sono assurdi.



sabato 15 giugno 2013

Jerry Maguire

Regia: Cameron Crowe
Origine: USA
Anno: 1996
Durata: 139'




La trama (con parole mie): Jerry Maguire è un procuratore sportivo, un uomo in carriera, uno squalo nonchè uno dei migliori nel suo campo. Quando un episodio apparentemente insignificante lo porta ad una crisi di coscienza e alla stesura di un manifesto programmatico in cui si chiede se non sia il caso di cambiare l'approccio rispetto ai clienti considerando un nuovo corso più umano e meno legato al denaro si ritrova licenziato dalla sua agenzia e privato di quasi tutti i nomi della sua agenda, spinti a rimanere dove sono principalmente per l'incertezza che ora trasmette loro l'ex pilastro Maguire, che per non farsi mancare nulla finisce per farsi mollare anche dalla sua promessa sposa.
Gli unici a rimanergli accanto saranno un'impiegata giovane e sognatrice con un figlio a carico, Dorothy, ed il giocatore di football a fine carriera Rod Tidwell, in cerca di un ultimo e lucrativo contratto che possa garantire un futuro a lui e alla sua famiglia: proprio da loro partirà la riscossa di Jerry, che da macchina da soldi imparerà sulla pelle il significato dell'umanità sul lavoro.





Mi pare già di vedere il Cannibale strabuzzare gli occhi, nonostante oggi si parli di un regista che anche lui apprezza come Cameron Crowe: un film a tematica sportiva con un Tom Cruise gigioneggiante a livelli mai registrati prima con una colonna sonora old school e tanta buona e sana retorica a stelle e strisce, praticamente un incubo quasi peggiore di una serata alcolica con il sottoscritto, un film con Van Damme o un disco di Kid Rock ascoltato a ripetizione per un giorno intero.
In realtà Jerry Maguire è senza dubbio uno dei guilty pleasures più smaccatamente ammmeregani che abbia mai avuto, un titolo che mi piace sempre rispolverare e al quale non dico mai di no se nel corso di una delle rare scorribande di zapping del sottoscritto capita di incrociarlo alla tv: proprio a seguito di una di esse ho sfruttato l'occasione per rinfrescare la memoria di Julez in merito, godendomelo come la prima volta dalla parabola prima discendente e poi ascendente - almeno per quanto riguarda il lato umano - del protagonista all'impagabile Rod Tidwell di Cuba Gooding Jr., che con questa interpretazione conquistò l'Oscar come migliore attore non protagonista, dal mitico Ray, figlio della sognatrice Dorothy pronta a sostenere fin dal principio la crisi di coscienza di Jerry al più classico dei climax strappalacrime da blockbuster hollywoodiano per famiglie.
Il merito di questo risultato - idolo fordiano Cruise a parte - è senza dubbio da attribuire al regista, che riesce a dare un'impronta fresca ed onesta ad una materia che, in mano a qualche mestierante del settore senza arte ne parte avrebbe prodotto una di quelle robacce melense che avrei bottigliato senza pietà, e che al contrario mi ritrovo ad elogiare proprio per il suo essere, in qualche modo, molto pane e salame nel raccontare una vicenda di riscatto in linea con la filosofia dell'american dream ma ugualmente pulita, lineare e piacevole.
In una cornice profondamente anni novanta, assistiamo dunque alla caduta del procuratore sportivo in crisi di coscienza Jerry Maguire, che rigettati i precetti di una società ormai basata esclusivamente sullo sfruttamento dei clienti - sportivi di alto livello - e sul denaro che pare non essersi svestita dei panni da squalo degli eighties degli yuppies si ritrova con il culo per terra a dover ricominciare da zero trasformando in fatti le belle parole che, in un delirio da post sbronza a seguito di un episodio che altri avrebbero considerato marginale, ha inserito in un manifesto programmatico che gli è costato, di fatto, il licenziamento.
Ogni spettatore ben sa come andrà a finire la storia - in fondo questo genere di pellicole hanno una sola direzione, costruita sulla soddisfazione dell'audience che, uscita dalla sala, si sente in diritto di sognare in grande almeno quanto i charachters che ha appena visto dibattersi e lottare per un'aspirazione superiore sullo schermo -, eppure si seguono le gesta della premiata ditta Jerry&Rod lungo un'intera stagione, facendo il tifo per loro e con loro soffrendo ed esultando fino a quel trionfale finale in cui perfino l'esplosivo giocatore di football finisce per commuoversi.
Se, da un lato, lo sviluppo della trama risulta decisamente prevedibile, dall'altro troviamo intuizioni ben riuscite come quelle legate al rapporto tra Jerry e Dorothy, che la giovane impiegata inizialmente idealizza proprio a seguito delle parole del "manifesto" di Maguire e che l'uomo - che tutti definiscono incapace di stare solo - traduce come una sorta di debito di riconoscenza nel momento in cui decide di chiedere alla sua unica dipendente di sposarlo: un legame dunque non facile, combattuto e costruito un pezzo dopo l'altro ma non per questo meno intenso di quello decisamente più rodato dei Tidwell, che nonostante gli anni e le battaglie dentro e fuori il campo da football paiono ancora innamorati come il primo giorno.
Crowe, dunque, pare sfruttare la vicenda di Jerry Maguire non tanto per raccontare una sorta di rivincita del cuore sui biechi affari, quanto per esaltare i valori che sono le basi di quello stesso cuore, nonchè la benzina più potente per il sacro fuoco del "kwon": e senza il "kwon", ragazzi, non potrete mai e poi mai, ma proprio mai, coprire qualcuno o farvi coprire di soldi.
Parola di Tidwell. E di Jerry Maguire.


MrFord


"I wanna glide down, over Mulholland
I wanna write her, name in the sky
I wanna free fall, out into nothin'
gonna leave this, world for awhile
and I'm free, free fallin'
yeah I'm free, free fallin'"
Tom Petty - "Free fallin'" -


lunedì 16 gennaio 2012

Cinderella man

Regia: Ron Howard
Origine: Usa
Anno: 2005
Durata: 144'
 

La trama (con parole mie): siamo negli anni della Grande Depressione, ed il pugile James Braddock, promettente aspirante al titolo dei massimi prima del crollo del 1929 si ritrova senza un soldo, finendo a lavorare al porto seguendo turni massacranti, infortunato alla sua potente mano destra ed incappato in una serie impressionante di incontri mediocri e quasi sempre persi ai punti.
Quando, a seguito di un'occasione fortuita, il suo vecchio manager Joe Gould lo riporta ad alti livelli promettendogli un ultimo incontro per un compenso che gli permetta di saldare i suoi debiti, Braddock accetta, senza sapere che quello sarà l'inizio di una delle favole sportive più incredibili di tutti i tempi: sconfiggendo uno dopo l'altro pugili più giovani e quotati, l'uomo si ritroverà infatti ad essere di nuovo lo sfidante numero uno per il titolo detenuto dal temibile Max Baer, i cui colpi dalla potenza devastante erano già costati la vita a due pugili e l'alloro di campione a Primo Carnera.
James Braddock diverrà, a quel punto, un simbolo per una nazione in ginocchio e per la gente comune, e spinto dall'affezione che la stessa prova per lui, deciderà di accettare la sfida più dura della sua carriera, e non solo.




Spinto dalla presenza del sacco giunto in casa Ford in occasione del mio ultimo compleanno e dalla nostalgia perenne degli anni in cui la visione della saga di Rocky era un passaggio obbligato ogni paio di mesi, ho riscoperto nell'ultimo periodo il genere pugilistico nel Cinema, andando a scovare le pellicole che ancora mancavano alla voce "già viste": così, dopo aver assaporato il lato "legal" grazie al solido Hurricane, mi sono gettato a capofitto nella vicenda tutta stelle e strisce, sudore e lacrime di James Braddock, pugile e uomo di cuore e tutto d'un pezzo finito sul lastrico a seguito della crisi che nel 1929 mise in ginocchio gli Usa che finì per diventare uno dei simboli della ripresa e del concetto di seconda possibilità tanto caro ai nostri amici oltreoceano firmata da Ron Howard, regista discontinuo nel risultato ma sempre e comunque buon artigiano del Cinema, specialmente nell'ambito del biopic, come provato dal successo del discreto A beautiful mind, pellicola che ebbe un notevole riscontro all'Academy e confermò le doti di Russell Crowe, autore di un'interpretazione decisamente superiore  a quella fin troppo celebrata de Il gladiatore, qui di nuovo al lavoro con l'ex Cunningham di Happy Days.
Giocando il tutto per tutto sulle emozioni e la presa che un protagonista in pieno stile Balboa come James Braddock può esercitare sul pubblico, Howard spinge a fondo sul pedale dell'emotività fin dalle prime scene, rimanendo abilmente in bilico sul filo sottilissimo che separa la retorica di grana grossa dalla capacità di coinvolgere confezionando un prodotto assolutamente patinato e classico nella peggiore accezione che il mio acerrimo rivale Cannibale può immaginare eppure solido e convincente, rispettoso della storia del suo protagonista ed assolutamente scorrevole nonostante un minutaggio consistente.
Volendo osare, il regista avrebbe addirittura potuto anche tagliare meno in fase di post produzione allungando la pellicola quel tanto che sarebbe bastato per approfondire alcuni passaggi legati al momento storico soltanto accennati nel montaggio finale - non viene infatti mostrato nulla del momento del crollo della borsa e della rovina economica di Braddock, così come brevi e poco incisivi risultano gli accenni ai problemi di ordine pubblico, legati principalmente alla figura dell'amico Mike, anche lui travolto dalla Grande Depressione e finito a lottare contro la polizia ad Hooverville, campo di disperati che prese forma nel cuore di Central Park -, fornendo uno spessore maggiore alla sceneggiatura, ben costruita ma decisamente accademica.
Ma, a ben guardare, l'interesse di Howard non è quello di portare sullo schermo una cronaca, bensì l'epopea di un uomo giunto a non avere nulla e, grazie ad una possibilità fortuita, tornato dall'ombra dell'anonimato a calcare i palcoscenici più grandi della storia della boxe, in barba all'età, al parere contrario della Commissione e all'iniziale scetticismo della stampa, che finì per sfruttare il grande ritorno di Braddock quasi fosse l'esempio di cui la gente della strada aveva bisogno per poter credere che l'economia si sarebbe ripresa, e le cose sarebbero tornate a funzionare.
In parallelo, e con una certa ispirazione alla fortuna che fece lo Stallone italiano di Sly, la pellicola si concentra sulla famiglia di Braddock, dai timori della moglie per la salute del marito ai valori che lo stesso pugile lotta per tramandare ai figli anche nei momenti più difficili - il salame rubato e riportato al negoziante, i soldi del sussidio restituiti con l'incasso della prima borsa importante dopo il ritorno in scena -, mantenendo ai margini un convincente Paul Giamatti nel ruolo di Joe Gould ed il temibile Max Baer, che assume i connotati del villain neanche ci trovassimo in un film d'avventura.
Personalmente, oltre alle sequenze sul quadrato - certo, Toro scatenato resta il meglio che il genere possa offrire -, decisamente ben realizzate, ho apprezzato molto il lato "sociale" della pellicola, e la sincera rappresentazione della sofferenza di un uomo dai valori solidi messo all'angolo da un avversario più dirompente di ogni colpo alla testa, quello della povertà dettata da un'economia che non guarda in faccia a nessuno - o quasi - e che, in tempi come i nostri, torna prepotentemente d'attualità: il passaggio dell'elemosina chiesta da Braddock ai membri della Commissione resta uno dei più toccanti di un film che molti avranno sottovalutato - io stesso, temendo la consueta baracconata made in Usa, l'avevo snobbato fino ad ora - e che, al contrario, porta a casa il suo risultato lottando dal primo all'ultimo minuto senza paura di mostrare il fianco, prendersi qualche colpo per restituire tutto con gli interessi, in un crescendo tradizionale nell'esecuzione ma non per questo meno coinvolgente.
E con James Braddock, il bulldog di Bergen, New Jersey, lottiamo tutti noi che sudiamo per arrivare a fine mese sperando che le cose non si facciano troppo dure, confidando un giorno o l'altro di lasciare ai nostri figli, oltre ad una lezione di vita, anche un tetto e qualche soldo tenuto da parte.
E tutto l'amore e la passione che una famiglia possa offrire.
Al contrario dei pugni, quelli non fanno mai male.
 

MrFord


"I'm proud New Jersey is my home
Yeah said I'm proud now New Jersey is my home
They're closing all the factories making people lose their jobs
While the fat cats get rich living high upon the hog."
Bruce Springsteen - "New Jersey is my home" -



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