domenica 17 giugno 2018

Saloon Mundial: and Messi...





Se dovessi scegliere tra una persona di carattere pronta a starmi profondamente sul cazzo o una totalmente anonima dalla mia parte, credo sceglierei senza troppi patemi d'animo la prima.
Questo perchè amo il confronto, la sfida, la passione che emerge e bussa alla porta.
Nel corso della mia vita di amante del calcio ci sono stati giocatori in grado di emozionarmi come un grande film, o un romanzo, o una canzone: penso soprattutto a Roberto Baggio, uno che il Mondiale o la Champions non li ha mai vinti, che ha dovuto lottare per ogni successo, superare conflitti, fugare ad ogni partita dubbi, quasi fosse sempre il primo match, il debutto, il momento della conferma.
E che praticamente ogni volta mi ha regalato quella magia di chi è in grado di prendere per mano chi sta al suo fianco e portarlo dove non avrebbe neppure immaginato.
Personalmente trovo che i due giocatori considerati i più grandi di quest'epoca, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, non siano all'altezza di Roberto Baggio. O di Van Basten. O di Maradona. E via discorrendo.
Eppure, tra loro c'è un abisso.
Il primo, nel suo divismo quasi tomcruiseiano, è come un bambino che vuole sempre tutto e anche di più. Il secondo, circondato da un'aura che non gli corrisponde neppure per scherzo - quella del mitico Diego -, scompare ogni volta in cui gli si chiede di tirare fuori le palle.
Ancora negli occhi la tripletta di Ronaldo di ieri contro la Spagna, e la punizione che ha siglato il pareggio finale, oggi ho visto il suo più grande rivale - questioni "caprine" a parte - avvicinarsi al dischetto in una partita che a mio parere l'Argentina ha sottovalutato contro la rivelazione degli ultimi Europei, l'Islanda divenuta il vero simbolo dei Goonies del calcio, con il terrore e la rassegnazione negli occhi.
E neanche l'avessi gufato, prima ancora di sbagliare un calcio di rigore - non è mica da questo particolare che si giudica un giocatore, canterebbe De Gregori - ha in qualche modo e ancora una volta tarpato le ali alla sua squadra mostrandosi la cosa più lontana da un trascinatore si potesse immaginare: e così nasce una nuova favola islandese, e per l'ennesima volta mi trovo a confermare quello che penso di questo indubbio, inutile talento.
Inutile perchè forte solo nei momenti in cui chi è pronto a coprirgli le spalle è forte, a dare il meglio solo quando la vittoria è sicura, o già in cassaforte.
Troppo facile, caro Leo. Troppo scontato.
Mi viene da pensare che se fosse stato islandese, o un giocatore di una qualsiasi squadra di un qualsiasi campionato di serie b, e non il pupillo ed il predestinato del Barcellona, uno dei club più ricchi e potenti al mondo, ricettacolo di campioni, Messi non sarebbe stato dov'è ora, considerato com'è ora.
In un certo senso, Messi è come un figlio di papà che ha trovato la pappa pronta e che non è mai stato davvero pronto a guadagnarsela. E sinceramente, ritengo sia giusto che all'ennesimo Mondiale questo limite venga finalmente riconosciuto, a meno che lui non sia davvero pronto a superarlo.
Come lo sport insegna, come lo sport permette di sognare di fare.
Perchè se uno dei calciatori più talentuosi al mondo si permette di tirarsi indietro quando squadre certo non fenomenali come Danimarca e Perù si danno battaglia dal primo all'ultimo minuto emozionando e sbagliando e continuando a lottare come se fosse il giorno più importante delle vite dei loro giocatori, allora qualcosa in quello stesso calciatore non funziona.
Forse non ama quello che fa. O non lo ama abbastanza.
Di certo, per uno cresciuto a guardare partite come questo vecchio cowboy, non è abbastanza.
E allora è giusto che fallisca. Che veda la sua casa di carta crollare su fondamenta che non reggono.
Ed il suo rivale fare quello che dovrebbe fare anche lui, e sbeffeggiarlo.
Perchè da un grande talento - o potere - derivano grandi responsabilità.
La prima fra tutte, far sognare chi ti guarda.
E Messi non fa sognare proprio nessuno.
O almeno, non fa sognare me.



MrFord

4 commenti:

  1. Anche su questioni extracalcistiche a volte si è dimostrato piccolo piccolo. Come dice Don Abbondio: se uno il coraggio (o le palle) non ce l'ha, non se lo può dare.

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    1. E concordo in pieno. Il buon Diego, rispetto a lui, è di un altro pianeta.

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  2. Sono incredibilmente d'accordo su tutto.
    Su Messi, mio rivale calcistico numero 1 degli ultimi anni (intendo a livello teorico, visto che se ci scontrassimo su un campo da calcio ovviamente mi massacrerebbe). :)

    Ma sono d'accordo pure sul discorso in generale. Preferisco pure io le persone di carattere pronte a starmi profondamente sul cazzo.
    Come te, uahahah XD

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    1. Ma non è che stiamo andando un pò troppo d'accordo, noi due!? ;)

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