mercoledì 9 maggio 2018

Morto Stalin se ne fa un altro (Armando Iannucci, Francia/UK/Belgio/Canada, 2017, 107')




Sono sempre stato un grande fan della commedia nera, specie quando la stessa si lega ad uno dei mali più antichi del mondo e dell'Uomo: l'esercizio del potere.
Da Bunuel in avanti, sono stati in molti i registi a tentare la non facile strada di descrivere le miserie che colgono le vittime di questa malattia che ha fatto la Storia, con risultati che passano dai Capolavori indimenticabili - come quelli del regista spagnolo - ad altri decisamente meno incisivi.
Morto Stalin se ne fa un altro - adattamento italiano da incubo dell'originale Death of Stalin - racconta lo tsunami politico che travolse l'entourage del dittatore sovietico alla sua morte, e dei giorni della preparazione del funerale e dei passaggi di testimone politici: un esperimento interessante e, seppur forse troppo autoriale, intelligente nel raccontare eventi reali attraverso un velo di critica e humour nerissimo quello che pare uno spaccato perfetto del comportamento dell'animale sociale più pericoloso che sia mai esistito e si possa immaginare.
Un esperimento reso ancora più prezioso da un cast capace e notevole, al quale manca solo la madrelingua per essere credibile in modo totale e coinvolgente - l'accento british in un contesto da Unione sovietica, anche se solo idealmente, suona davvero stonato, per uno spettatore navigato come me - e da un invidiabile equilibrio tra risate e momenti di quasi sbigottimento, in grado di attingere da storie purtroppo vere per raccontare un'epoca ed una situazione sociale davvero oltre il concetto di civiltà - le liste di Stalin non ebbero nulla da invidiare, purtroppo, a quelle di Hitler prima o gente come Pinochet poi - ed approfittare per applicare la stessa ad una delle tentazioni più grandi del genere umano, la possibilità di avere potere su tutto e tutti.
E accanto ad uno Stalin sopra le righe neanche fosse una sorta di antesignano meno limitato dalla consapevolezza dei vari Putin o Trump troviamo un Krushev - che sarà protagonista degli anni della Guerra Fredda - inquietante e malsano, cui Steve Buscemi regala un appeal che pare quello del Burns dei Simpson: certo, il lavoro di Iannucci non è esente da difetti, il ritmo non è quello delle grandi occasioni ed il rischio che il pubblico si possa perdere in un dedalo di nomi, situazioni e riferimenti che in pochi davvero conoscono è molto alto, eppure rientra senza dubbio nel novero di pellicole di nicchia importanti e da non perdere, non fosse altro perchè portatrici di una grande tradizione cinematografica e non solo - quella della satira -.
Non diventerà, con ogni probabilità, il titolo dell'anno o quello che vi ritroverete ad amare di più, non risulterà coinvolgente come una grande produzione hollywoodiana - e subito la mente corre a L'ora più buia, per citare un esempio che tocca tematiche simili - o geniale quanto il più estremo dei lavori del più estremo dei registi, ma forse il bello è proprio questo: Morto Stalin se ne fa un altro racconta tutta la normalità e la banalità del Male che risiede in alcuni contesti e scenari, del quale qualsiasi Uomo è portatore e dal quale sarà sempre tentato.
E poco avrà importato aver visto morire un dittatore.
Alle sue spalle sarà pronto quasi immediatamente quello che lo sostituirà.
Che, a sua volta, sarà manovrato da qualcuno che passerà inosservato, mentre da dietro le quinte si gode lo spettacolo della grande messinscena del mondo.




MrFord




 

8 commenti:

  1. sono d'accordo col tuo giudizio: da vedere ma non memorabile..
    io avevo grande attese su questo film, forse anche per questo sono rimasto un po' deluso, nonostante comunque, alla fine, sia un'opera piacevole...
    e comunque sì, l'aspetto della satira del potere, con il tocco dello humour nero è quello che caratterizza questo film, insieme ad un buon Buscemi, attore che guardo sempre recitare con piacere (forse, però, meglio doppiato, stavolta, anche perché in effetti un film così in inglese non ha senso)...

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    1. Ci troviamo sulla stessa linea: un film che avrebbe potuto essere molto di più, e che invece è solo discreto. Ad ogni modo, piacevoli le interpretazioni e intelligente la critica. Per una volta, poi, concordo con te, forse il doppiaggio avrebbe pesato meno dell'inglese che c'entrava davvero pochissimo, specialmente con così tanti attori spiccatamente british.

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  2. Me l'ero perso allo scorso Festival di Torino.
    Cerco di rimediare, amante della commedia nera, meno dei film politici (seri o meno). :)

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    1. Una visione ci sta tutta, anche se sinceramente mi aspettavo di più, considerate le critiche lette.

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  3. Tu l'hai visto in originale, pensa che me che ho dovuto subire, per un personaggio, lo stesso doppiatore di Peter Griffin XD
    comunque a me è piaciuto molto, l'ho trovato arguto e divertentissimo, con degli attori in gran spolvero e una bellissima colonna sonora!

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    1. Arguto senza dubbio, divertente meno. Sarà che mi aspettavo di più.
      E non so se è peggio un accento super british o quello di Peter Griffin, almeno in quel caso puoi lamentarti del doppiaggio! ;)

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  4. Già mi ispirava poco, dopo la tua promozione ancora meno. :)

    Negli ultimi tempi avremo anche giudizi vicini in maniera preoccupante, ma le commedie nere e le robe alla Bunuel non mi hanno mai fatto impazzire, quindi posso anche saltare.

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    1. Dato che ultimamente stiamo andando d'accordo, lascia che ti dica che questo film non è per niente roba per te. ;)

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