mercoledì 26 aprile 2017

Le cose che verranno - L'avenir (Mia Hansen-Love, Francia/Germania, 2016, 102')




Considerata la vita difficile che i titoli eccessivamente radical, specie se provenienti da un bacino sempre molto radical come quello del Cinema francese, finiscono per avere al Saloon, pensavo che affrontare L'avenir sarebbe stato una vera e propria passeggiata.
Tradotto in termini molto poco tecnici: non vedevo l'ora di massacrare l'ennesimo pippone pseudo intellettuale da salotto borghese a suon di bottigliate tonanti.
E ci ho provato, credetemi.
Ci ho provato non solo per partito preso, ma con desiderio e volontà.
Eppure, al termine della visione, l'unica sensazione che ho avuto è stata quella di aver visto un gran bel film.
Certo, il modo in cui è presentato, scritto, girato, parlato trasuda supponenza e quell'aura da intellettuali pronti a credersi un gradino sopra il resto del mondo che da queste parti sta sul cazzo come forse solo l'ignoranza sfrenata, eppure, spogliato dell'apparenza, L'avenir porta sullo schermo una storia semplice, che potrebbe avere protagonista chiunque di noi, con i suoi sogni, i desideri, le passioni espresse e quelle che invece espresse non lo saranno mai se non attraverso la speranza per il futuro che rappresentano le nuove generazioni, tutto quello che viene dopo di noi e, in qualche modo, fosse anche solo per Natura, farà un passo oltre.
Una storia che, vista da un'angolazione differente, avrebbe potuto raccontare anche Ken Loach, o Clint Eastwood, o un qualsiasi regista tra i più fordiani che possiate immaginare.
Certo, la protagonista è un'insegnante parigina di filosofia che con un tamarro della mia specie c'entra poco e nulla - benchè ai tempi delle superiori adorassi la materia, come probabilmente l'adorerei ora tra un film action, un allenamento ed un cocktail -, eppure in quel suo fare sostenuto, nel non liberare il desiderio di voler assolutamente scopare con il suo giovane ex allievo prima e dopo la fine del suo matrimonio, il rapporto nevrotico con la madre accentratrice, si rivedono molte umanità che non hanno nulla di radical, ma nelle quali si trovano le debolezze e gli inciampi di una vita semplice e pane e salame, malgrado la cornice ed il background.
In fondo, per tutte le persone abituate a vivere secondo una routine e delle regole per una vita, trovarsi a confronto con il proprio tempo e la propria libertà totale sia una sensazione unica quanto straniante, clamorosamente affascinante quanto potenzialmente pericolosa.
Più o meno quello che questo film ha rappresentato rispetto ai miei pregiudizi.
Ed è curioso quanto abbia provato con tutte le forze ad odiarlo, e quanto semplicemente, senza trucchi o inganni, passando per la via sicuramente più lunga ed impervia, lo stesso si sia fatto strada nel mio cuore di spettatore e di appassionato di vita e vite vissute: senza dubbio, dall'inizio dell'anno ad oggi sono approdati in sala titoli nettamente superiori a questo, così come può essere che il voto che abbia deciso di assegnare al lavoro della Hansen-Love sia perfino troppo alto, ma un riconoscimento ci stava tutto, dalla naturalezza della Huppert alla liberazione dell'istintività di una gatta considerata troppo grassa, troppo vecchia e domestica, pronta ad una notte folle e ad un ritorno con un topo come preda.
Mai sottovalutare la Natura.
Anche quando pare lontanissima da noi.
In fondo, in Lei c'è il passato.
Ma anche, e soprattutto, il futuro.
L'avenir.




MrFord




6 commenti:

  1. Segnato, già lo volevo vedere, e la tua rece mi ha convinta ancora di più grazie Forduccio :)

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  2. Ah, finalmente ho qualcosa da vedere.

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  3. Eh, va beh. Addirittura tutta questa esaltazione?!?

    Stai proprio diventando il nuovo re dei radical-chic, Ford. Ti cedo lo scettro e pure la corona! ;)

    A me, per quanto non sia dispiaciuto, è rimasto indigesto per via di quel finale snob e senza senso.

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    Risposte
    1. Finale snob e senza senso? A me è parsa una delle cose più naturali e pane e salame del film.
      Molto più radical l'inizio, allora! ;)

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