Autore: Don Winslow
Origine: USA
Anno: 2015
Editore: Einaudi
Editore: Einaudi
La trama (con parole mie): sono passati anni dalla fine della battaglia tra Art Keller, agente della DEA, e Adàn Barrera, boss del narcotraffico, due caratteri forti, due ex idealisti cresciuti insieme in Messico e divenuti nemici giurati. Dopo aver incastrato Barrera ed averlo costretto al carcere, Keller ha lasciato i suoi incarichi e si è trasferito in un monastero, dove vive nella tranquillità e passa le giornate tra preghiera e la cura delle api. Quando alla DEA giunge la notizia che Barrera, dopo una breve permanenza nel carcere di massima sicurezza di Puente Grande, è clamorosamente evaso sfruttando i suoi contatti politici per tornare a gestire il traffico di droga in tutto il Messico costruendo una nuova rete ed una nuova alleanza con gli altri boss, mettendo una taglia sulla testa di Keller, che reputa responsabile di tutte le sue sventure, compresa la morte della figlia disabile Gloria, che fu la leva che Art sfruttò per incastrarlo tramite l'ex moglie, le regole del gioco cambiano.
Ha così inizio una nuova guerra.
Ha così inizio una nuova guerra.
Reintegrato dalla DEA ed al lavoro in Messico, Keller inizia così l'ennesimo faccia a faccia a distanza con Barrera che lo condurrà ad una lotta lunga otto anni, che vedrà boss salire alla ribalta e cadere, innocenti morire, funzionari farsi corrompere o essere uccisi da eroi accanto a giornalisti e uomini e donne forti solo della loro volontà di opporsi al Cartello.
Ma chi rappresenta davvero il Cartello?
Nel corso della mia vita di lettore ho avuto - così come per la Musica ed il Cinema - molti grandi amori e fasi in cui attraversavo o esploravo un genere prima di spostarmi ad un altro: rispetto agli stessi Musica e Cinema, però, la Letteratura ha finito per delineare un panorama ben definito di quelli che sono stati davvero i romanzi della mia vita, da Cent'anni di solitudine a Io sono leggenda, passando per 1984 e Il potere del cane.
Quando, sei anni fa, mi tuffai nella lettura di quello che era considerato - giustamente - il Capolavoro di Don Winslow, venivo dall'ottima esperienza de L'inverno di Frankie Machine, e pensavo che il vecchio Don avrebbe potuto fissare uno standard che, da queste parti, in tempi recenti hanno raggiunto e guadagnato solo i miei favoriti, da Lansdale a Nesbo: ma Il potere del cane era qualcosa di più.
Non solo un'epopea terribile e dolente legata al mondo del narcotraffico, ma un vero e proprio mosaico di vite da una parte e dall'altra della barricata della Legge pronte a giocarsi tutte le loro carte per compiere una missione, affermare il proprio potere, lottare per la Giustizia, o semplicemente vivere la propria vita: charachters come Sean Callan o El Tiburon resteranno per sempre impressi nella mia memoria, così come l'impatto emotivo che alcuni passaggi di quel libro straordinario ebbero sul sottoscritto.
Quando, mesi fa, venni a sapere che - peraltro in contemporanea con Honky Tonk Samurai di Lansdale - sarebbe uscito Il cartello, sequel de Il potere del cane ambientato anni dopo lo scontro tra l'ormai ex agente della DEA Art Keller ed il fu patron del narcotraffico messicano Adàn Barrera, mi trovai come in bilico: da un lato, l'emozione per quello che poteva rivelarsi come il ritorno del Winslow migliore, una possibilità di raccogliere l'eredità de Il potere del cane e renderla ancora più grande, dall'altra il timore che potesse non rivelarsi all'altezza.
Quando ho chiuso la quarta di copertina per l'ultima volta, un paio di giorni fa, dopo una cavalcata di novecento pagine senza un solo secondo di respiro, non ho avuto alcun dubbio: Il cartello è un Capolavoro, forse addirittura superiore ad un predecessore tanto illustre.
Winslow, mai così in forma, costruisce qualcosa di talmente grande in termini di lavoro sui personaggi, evoluzione degli stessi, incroci temporali e geografici, fiction e realtà - per quanto, infatti, si tratti di un'opera di fantasia, è chiaro che l'ispirazione alle vicende narrate sia indissolubilmente legata alla realtà messicana dei numerosi drammi legati al narcotraffico ed alla lotta allo stesso, o presunta che sia, del governo di Città del Messico ed americano -, da far impallidire qualsiasi scrittore o aspirante tale, riuscendo a mantenere un equilibrio perfetto in grado di mostrare, per dirla come Keller, "tutte le infinite sfumature di grigio che passano tra il bianco ed il nero quando si tratta di uomini", portando il lettore ad odiare profondamente gli atti di violenza e crudeltà mostrati e ad un tempo lasciando spazio anche all'umanità decisamente profonda di uomini di legge - lo stesso Keller, Roberto Aguilar, Orduna - e criminali - Jèsus the kid, Crazy Eddie Ruiz, Adàn Barrera -, con i loro alti ed i loro bassi, le vittorie ed i fallimenti, le parole d'onore ed i tradimenti.
Ma Il cartello non è solo un grandioso romanzo crime, o una delle opere più importanti mai realizzate sulle vicende del narcotraffico - in alcuni momenti, mi è parso che potesse fare apparire la recente e celebratissima Narcos come una cosa per bambini -, ma anche e soprattutto un grido di denuncia, una lettera da brividi a tutti coloro che si sono resi responsabili di ogni morte al di fuori della guerra stessa: famiglie, amici, mogli, mariti, vecchi, donne e bambini, giornalisti e coraggiosi che non hanno voluto accettare una realtà che li ha visti perdere città che amavano, persone che amavano, un Paese che amavano a causa degli interessi dei trafficanti, di chi da loro la caccia e dei governi che manovrano o sono manovrati dagli stessi.
Storie come quella di Pablo Mora, della Medica Hermosa, di Jimena sono lo specchio di un Messico che è stato segnato nel corpo e nell'anima da ogni atto di violenza gratuita, dalla corruzione, dal "tutto cambia per non cambiare", e che ha messo a tacere chi non aveva voce o la forza per zittire quella degli altri: una denuncia amara anche per chi, come lo stesso Keller, nel profondo sa di fare parte di un Cartello del quale il narcotraffico e la guerra che genera sono solo una sfumatura.
Una delle tante che passano tra il bianco ed il nero lungo il confine tra Messico e USA.
Su questa Terra.
Nel nostro cuore.
Quando, sei anni fa, mi tuffai nella lettura di quello che era considerato - giustamente - il Capolavoro di Don Winslow, venivo dall'ottima esperienza de L'inverno di Frankie Machine, e pensavo che il vecchio Don avrebbe potuto fissare uno standard che, da queste parti, in tempi recenti hanno raggiunto e guadagnato solo i miei favoriti, da Lansdale a Nesbo: ma Il potere del cane era qualcosa di più.
Non solo un'epopea terribile e dolente legata al mondo del narcotraffico, ma un vero e proprio mosaico di vite da una parte e dall'altra della barricata della Legge pronte a giocarsi tutte le loro carte per compiere una missione, affermare il proprio potere, lottare per la Giustizia, o semplicemente vivere la propria vita: charachters come Sean Callan o El Tiburon resteranno per sempre impressi nella mia memoria, così come l'impatto emotivo che alcuni passaggi di quel libro straordinario ebbero sul sottoscritto.
Quando, mesi fa, venni a sapere che - peraltro in contemporanea con Honky Tonk Samurai di Lansdale - sarebbe uscito Il cartello, sequel de Il potere del cane ambientato anni dopo lo scontro tra l'ormai ex agente della DEA Art Keller ed il fu patron del narcotraffico messicano Adàn Barrera, mi trovai come in bilico: da un lato, l'emozione per quello che poteva rivelarsi come il ritorno del Winslow migliore, una possibilità di raccogliere l'eredità de Il potere del cane e renderla ancora più grande, dall'altra il timore che potesse non rivelarsi all'altezza.
Quando ho chiuso la quarta di copertina per l'ultima volta, un paio di giorni fa, dopo una cavalcata di novecento pagine senza un solo secondo di respiro, non ho avuto alcun dubbio: Il cartello è un Capolavoro, forse addirittura superiore ad un predecessore tanto illustre.
Winslow, mai così in forma, costruisce qualcosa di talmente grande in termini di lavoro sui personaggi, evoluzione degli stessi, incroci temporali e geografici, fiction e realtà - per quanto, infatti, si tratti di un'opera di fantasia, è chiaro che l'ispirazione alle vicende narrate sia indissolubilmente legata alla realtà messicana dei numerosi drammi legati al narcotraffico ed alla lotta allo stesso, o presunta che sia, del governo di Città del Messico ed americano -, da far impallidire qualsiasi scrittore o aspirante tale, riuscendo a mantenere un equilibrio perfetto in grado di mostrare, per dirla come Keller, "tutte le infinite sfumature di grigio che passano tra il bianco ed il nero quando si tratta di uomini", portando il lettore ad odiare profondamente gli atti di violenza e crudeltà mostrati e ad un tempo lasciando spazio anche all'umanità decisamente profonda di uomini di legge - lo stesso Keller, Roberto Aguilar, Orduna - e criminali - Jèsus the kid, Crazy Eddie Ruiz, Adàn Barrera -, con i loro alti ed i loro bassi, le vittorie ed i fallimenti, le parole d'onore ed i tradimenti.
Ma Il cartello non è solo un grandioso romanzo crime, o una delle opere più importanti mai realizzate sulle vicende del narcotraffico - in alcuni momenti, mi è parso che potesse fare apparire la recente e celebratissima Narcos come una cosa per bambini -, ma anche e soprattutto un grido di denuncia, una lettera da brividi a tutti coloro che si sono resi responsabili di ogni morte al di fuori della guerra stessa: famiglie, amici, mogli, mariti, vecchi, donne e bambini, giornalisti e coraggiosi che non hanno voluto accettare una realtà che li ha visti perdere città che amavano, persone che amavano, un Paese che amavano a causa degli interessi dei trafficanti, di chi da loro la caccia e dei governi che manovrano o sono manovrati dagli stessi.
Storie come quella di Pablo Mora, della Medica Hermosa, di Jimena sono lo specchio di un Messico che è stato segnato nel corpo e nell'anima da ogni atto di violenza gratuita, dalla corruzione, dal "tutto cambia per non cambiare", e che ha messo a tacere chi non aveva voce o la forza per zittire quella degli altri: una denuncia amara anche per chi, come lo stesso Keller, nel profondo sa di fare parte di un Cartello del quale il narcotraffico e la guerra che genera sono solo una sfumatura.
Una delle tante che passano tra il bianco ed il nero lungo il confine tra Messico e USA.
Su questa Terra.
Nel nostro cuore.
MrFord
"There's a time to keep it up
a time to keep it in
the Indian is told
the cowboy is his friend
you know that I can breathe
even when I cheat
should should've been over for me
no angel came."
a time to keep it in
the Indian is told
the cowboy is his friend
you know that I can breathe
even when I cheat
should should've been over for me
no angel came."
Tori Amos - "Juarez" -
Il Potere Del Cane aveva qualche cliffhanger di troppo per i miei gusti, ma aveva un ritmo ed una struttura invidiabile.
RispondiEliminaIl Cartello è in wishlist da un po', ma prima o poi sarà mio. :-)
Per me Il potere del cane è semplicemente perfetto.
EliminaE Il cartello lo è altrettanto, e forse anche di più.
Il Potere Del Cane è maiuscolo forse una delle letture più belle degli ultimi anni, piacque anche a mio padre. Il Cartello lo sto leggendo ora e mi pare senza dubbio un degno sequel.
RispondiEliminaIl potere del cane è grandioso, e vedrai che, soprattutto proseguendo nella lettura, Il cartello non sarà da meno.
EliminaIo ho finito con i brividi.
LALALALALALALALALALALALA non leggo nulla, appena finisco Perdido street station (900 pagine) lo inizio.
RispondiEliminaCmq già dal voto, volo con l'hype!
Cazzo, Fratello. Che bomba.
EliminaDevi iniziarlo ieri.
Senza se e senza ma, il miglior romanzo "thriller/noir" del 2015
RispondiEliminaDavvero un lavoro monumentale. Fantastico.
EliminaConsiderata la tua esaltazione Ford, mi sa che Winslow è un altro scrittore su cui posso mettere una pietra sopra. :)
RispondiEliminaPoco male: non è un autore per pusillanimi! ;)
EliminaQuesto mi manca, però sappi che abbiamo due libri fondamentali in comune: Cent'anni di solitudine e 1984!
RispondiEliminaDue libri pazzeschi. Occorrerà confrontarci anche sugli altri, allora. :)
EliminaIniziato a leggerlo oggi: lo sto divorando. Ma che te lo dico a fare! :)
RispondiEliminaPagina dopo pagina aumenterai sempre più il ritmo.
EliminaRomanzo pazzesco.
Il potere del cane, certo bello, ora sto leggendo il cartello. Inutile negarlo che il cartello, corrisponde esattamente alla realtà, alcuni nomi di narcos sono di poco cambiati.
RispondiEliminaA prescindere dalla grande verosimiglianza alla realtà, un romanzo che non si dimentica.
EliminaCome Il potere del cane.