Regia: Damian Szifron
Origine: Argentina, Spagna
Anno: 2014
Durata: 122'
Anno: 2014
Durata: 122'
La trama (con parole mie): una selezione di storie grottesche, tragiche e ridicole ad un tempo, ci mostra le sfumature più animalesche ed istintive dell'Uomo. Dalle coincidenze di un volo aereo legate ad un certo Pasternak ai propositi omicidi di una vecchia cuoca di un ristorante perso nel nulla, passando attraverso la sfida all'ultimo sangue - in tutti i sensi - tra due automobilisti in lotta per la propria "ragione" lungo un'autostrada e l'odissea burocratica e legale di un ingegnere troppo arcigno deciso a lottare contro il sistema a tutti i costi, fino alle drammatiche vicende di una famiglia alle prese con un reato da insabbiare ed un matrimonio che riserverà sorprese a non finire per sposi ed invitati.
Sei vicende, sei realtà differenti, sei modi di vedere la follia che, spesso e volentieri, governa la giungla all'interno della quale muoviamo i nostri passi un giorno dopo l'altro.
Il mio primo incontro con le antologie, o più precisamente i film a episodi, risale all'infanzia, ed è legato ad alcuni dei primi ricordi rispetto al Cinema dell'ignoto e della paura: Ai confini della realtà e Storie incredibili furono, infatti, due visioni imprescindibili, che segnarono il mio immaginario e mi spinsero alla scoperta dell'horror e della fantascienza, popolando quella zona grigia precedente al sonno di visioni e quasi incubi per diverso tempo.
Il format della raccolta, più o meno regolato da una cornice che avvolga ed abbracci le vicende narrate nei singoli episodi, ha continuato ad affascinarmi nel tempo pur non regalando, di fatto, visioni particolarmente interessanti: questo Storie pazzesche, approcciato con un discreto ritardo qui al Saloon rispetto all'uscita in sala, è stato una piacevole eccezione.
Prodotto da Almodovar e girato in Argentina, il lavoro di Szifron, per quanto non esente da difetti, è risultato un ottimo intrattenimento pulp e grottesco in grado di fornire, di fatto, una propria decisa interpretazione della natura più bestiale ed istintiva dell'Uomo - bellissimi i titoli di testa con tanto di galleria degli animali, che hanno suscitato una standing ovation del Fordino - attraverso le sei storie portate sullo schermo, di differente valore ma ugualmente interessanti: geniale l'apertura con Pasternak, episodio brevissimo e fulminante legato alle coincidenze della vita e alla vendetta, con un finale agghiacciante che ha richiamato alla memoria del sottoscritto i tragici eventi del volo German Wings di qualche mese fa.
Molto almodovariano, invece, il secondo episodio, ambientato in un ristorante che richiama i tipici "diner" da autostrada americani in cui una cameriera riconosce nell'unico avventore lo strozzino che è costato dolore e tragedia alla sua famiglia, pronto a divenire il bersaglio di una cuoca ex detenuta dall'omicidio facile: interessante, violento, fotografato da dio, eppure, sarà anche per la parte finale decisamente troppo veloce, uno dei meno interessanti della carrellata.
Con la storia numero tre, invece, la qualità si alza, riportando alla mente Tarantino e Duel, e raccontando la rivalità finita nel sangue tra due automobilisti che più diversi tra loro non potrebbero essere: il fighetto di città dalla macchina lussuosa e rombante ed il buzzurro di campagna dall'andatura lenta e la vettura carica di oggetti di ogni genere.
L'escalation di violenza che vede protagonisti i due guidatori si mantiene in ottimo equilibrio sulla sottile linea della commedia e del dramma, fino a sfociare in un epilogo che risulta geniale quanto ironico, con quel commento a proposito del "delitto passionale" cui fanno riferimento i poliziotti giunti troppo tardi sul luogo dello "scontro".
Ricardo Darìn, storico volto del cinema argentino, è invece il protagonista del quarto racconto, una parabola sociale che è una pesante critica al sistema ed alle sue regole, e che vede un ingeniere perdere progressivamente tutto a causa della contestazione di una rimozione forzata: un'idea quasi orwelliana, in cui il protagonista finisce fagocitato da un sistema in cui tutti si difendono giustificando il fatto di compiere semplicemente il proprio compito e l'eroe, alimentando la sua rabbia, passa dalla parte del torto cedendo progressivamente alla stessa fino a diventare, di fatto, un simbolo "positivo" attraverso azioni che, positive, non sono affatto.
Forse sviluppato troppo in fretta - del resto, il minutaggio in questi casi lo impone -, eppure efficace e profondo.
Le premesse, invece, interessanti del penultimo episodio - corruzione, potere del denaro, il povero comprato dal ricco che finisce per subire le conseguenze dei gesti di chi ha potuto "riparare" al danno con i soldi - finiscono per non essere calibrate al meglio, sprecando un'occasione con un'altra storia discretamente debole, prevedibile fin dal principio rispetto all'inevitabile, amara ed appunto scontata conclusione.
Sorprende, invece, così come l'apertura, la chiusura della pellicola con una vicenda ambientata durante una festa di matrimonio che pare mescolare lo stesso Almodovar, De La Iglesia, Rodriguez e, ancora una volta, il vecchio Quentin di noi tutti, perfetta nel descrivere la realtà più vera, appassionata e dolente dell'amore, ovvero la sua Natura di "guns&roses": gioie e dolori attraverso i quali solo le coppie più toste riusciranno a ritrovare se stesse e fare fronte ai sorrisi ed alle pacche sulle spalle tanto quanto alle tempeste peggiori.
Un'escalation drammatica, a tratti clamorosamente comica nella sua dirompente esplosione - il volo contro lo specchio è da antologia - di violenza, un colpo da knockout che, come in un tango, monta passo dopo passo per esplodere in una chiusura inaspettata eppure perfetta, caotica e ribollente come solo la passione può e sa essere.
Storie pazzesche, dunque, con il suo bagaglio di tentativi più o meno centrati si propone principalmente di raccontare proprio questo: la passione umana e tutti i risvolti caotici dell'istinto.
Forse non ci riuscirà sempre allo stesso modo, o con la stessa qualità, ma in fondo è giusto così.
Del resto, quello che ci fa davvero girare la testa vive spesso e volentieri nelle imperfezioni.
Il format della raccolta, più o meno regolato da una cornice che avvolga ed abbracci le vicende narrate nei singoli episodi, ha continuato ad affascinarmi nel tempo pur non regalando, di fatto, visioni particolarmente interessanti: questo Storie pazzesche, approcciato con un discreto ritardo qui al Saloon rispetto all'uscita in sala, è stato una piacevole eccezione.
Prodotto da Almodovar e girato in Argentina, il lavoro di Szifron, per quanto non esente da difetti, è risultato un ottimo intrattenimento pulp e grottesco in grado di fornire, di fatto, una propria decisa interpretazione della natura più bestiale ed istintiva dell'Uomo - bellissimi i titoli di testa con tanto di galleria degli animali, che hanno suscitato una standing ovation del Fordino - attraverso le sei storie portate sullo schermo, di differente valore ma ugualmente interessanti: geniale l'apertura con Pasternak, episodio brevissimo e fulminante legato alle coincidenze della vita e alla vendetta, con un finale agghiacciante che ha richiamato alla memoria del sottoscritto i tragici eventi del volo German Wings di qualche mese fa.
Molto almodovariano, invece, il secondo episodio, ambientato in un ristorante che richiama i tipici "diner" da autostrada americani in cui una cameriera riconosce nell'unico avventore lo strozzino che è costato dolore e tragedia alla sua famiglia, pronto a divenire il bersaglio di una cuoca ex detenuta dall'omicidio facile: interessante, violento, fotografato da dio, eppure, sarà anche per la parte finale decisamente troppo veloce, uno dei meno interessanti della carrellata.
Con la storia numero tre, invece, la qualità si alza, riportando alla mente Tarantino e Duel, e raccontando la rivalità finita nel sangue tra due automobilisti che più diversi tra loro non potrebbero essere: il fighetto di città dalla macchina lussuosa e rombante ed il buzzurro di campagna dall'andatura lenta e la vettura carica di oggetti di ogni genere.
L'escalation di violenza che vede protagonisti i due guidatori si mantiene in ottimo equilibrio sulla sottile linea della commedia e del dramma, fino a sfociare in un epilogo che risulta geniale quanto ironico, con quel commento a proposito del "delitto passionale" cui fanno riferimento i poliziotti giunti troppo tardi sul luogo dello "scontro".
Ricardo Darìn, storico volto del cinema argentino, è invece il protagonista del quarto racconto, una parabola sociale che è una pesante critica al sistema ed alle sue regole, e che vede un ingeniere perdere progressivamente tutto a causa della contestazione di una rimozione forzata: un'idea quasi orwelliana, in cui il protagonista finisce fagocitato da un sistema in cui tutti si difendono giustificando il fatto di compiere semplicemente il proprio compito e l'eroe, alimentando la sua rabbia, passa dalla parte del torto cedendo progressivamente alla stessa fino a diventare, di fatto, un simbolo "positivo" attraverso azioni che, positive, non sono affatto.
Forse sviluppato troppo in fretta - del resto, il minutaggio in questi casi lo impone -, eppure efficace e profondo.
Le premesse, invece, interessanti del penultimo episodio - corruzione, potere del denaro, il povero comprato dal ricco che finisce per subire le conseguenze dei gesti di chi ha potuto "riparare" al danno con i soldi - finiscono per non essere calibrate al meglio, sprecando un'occasione con un'altra storia discretamente debole, prevedibile fin dal principio rispetto all'inevitabile, amara ed appunto scontata conclusione.
Sorprende, invece, così come l'apertura, la chiusura della pellicola con una vicenda ambientata durante una festa di matrimonio che pare mescolare lo stesso Almodovar, De La Iglesia, Rodriguez e, ancora una volta, il vecchio Quentin di noi tutti, perfetta nel descrivere la realtà più vera, appassionata e dolente dell'amore, ovvero la sua Natura di "guns&roses": gioie e dolori attraverso i quali solo le coppie più toste riusciranno a ritrovare se stesse e fare fronte ai sorrisi ed alle pacche sulle spalle tanto quanto alle tempeste peggiori.
Un'escalation drammatica, a tratti clamorosamente comica nella sua dirompente esplosione - il volo contro lo specchio è da antologia - di violenza, un colpo da knockout che, come in un tango, monta passo dopo passo per esplodere in una chiusura inaspettata eppure perfetta, caotica e ribollente come solo la passione può e sa essere.
Storie pazzesche, dunque, con il suo bagaglio di tentativi più o meno centrati si propone principalmente di raccontare proprio questo: la passione umana e tutti i risvolti caotici dell'istinto.
Forse non ci riuscirà sempre allo stesso modo, o con la stessa qualità, ma in fondo è giusto così.
Del resto, quello che ci fa davvero girare la testa vive spesso e volentieri nelle imperfezioni.
MrFord
"Clenched emotions
'round my ween
feel my heart beat
off and your head in
I feel strongly about violence
love is a fist."
'round my ween
feel my heart beat
off and your head in
I feel strongly about violence
love is a fist."
Mr. Bungle - "Love is a fist" -
Me lo hanno consigliato in tanti anche se non è decisamente il mio tipo. :)
RispondiElimina(Tra i tanti anche mio zio da Buenos Aires dicendo "in argentina la gente è così")
A parte vedere il film, ti consiglierei di andare a trovare tuo zio e farti un bel viaggetto in Argentina! :)
EliminaDa altre parti ne ho letto piuttosto male, a me continua ad ispirare anche se ancora non ho avuto modo di vederlo.
RispondiEliminaIl tuo parere positivo mi ridà fiducia, chissà...
In realtà non tutti gli episodi sono riusciti, ma nel complesso l'ho trovato un ottimo esperimento.
EliminaConcordo, molto carino e godibile, con delle punte di grottesco davvero interessanti. Una visione la merita senz'altro.
RispondiEliminaPs:fratello Bone tomahawk è una bombetta, con gli ultimi 30 minuti da lacrime agli occhi e un Kurt Russel super badass. Recuperalo ieri!
Fratello, ci sono due o tre scene, qui, veramente mitiche.
EliminaE per Bone tomahawk provvedo prestissimo.
Sembra moooolto carino!Lo metto nella lista dei recuperi ;)
RispondiEliminaBone tomahawk l'ha già pescato,il Khal,lo vediamo prima possibile ;)
Metti, metti: anche se è sudamericano, secondo me ti piacerà. ;)
EliminaYeah! Occhio che la prima ora è moooolto lenta, ma poi il film parte e decolla totalmente con gli ultimi, sanguinosissimi, 30 minuti.
EliminaIl problema sarà convincere il Khal, come incentivarlo a tenere duro per la prima parte di BT ; )
EliminaTranquillo, Fratello: sai che non ho problemi anche con le cose lente.
EliminaAl massimo evito di guardarlo in una serata di stanca. ;)
A proposito, a fine novembre esce il nuovo Hap&Leonard! Alla grande!
Cazzo era ora, fuck yeah!
EliminaIl 24, per l'esattezza. Honky Tonk Samurai. Già il titolo mi esalta.
EliminaVisto Bone Tomahawk!Mi è piaciuto un sacco,lento ma ben recitato,e gli ultimi 30 minuti fuck yeah!
EliminaNe parlerò nei prossimi giorni. Quindi ancora non mi pronuncio. ;)
EliminaL'ho trovato carinissimo e molto divertente, anche se, francamente, sul podio dei Film Stranieri era superfluo. Non solo perché ha rubato il posto all'immancabile Mommy. Però, come eccezione, fa pur sempre piacere. :)
RispondiEliminaMommy ancora mi manca, e concordo rispetto alla nomination: il film, però, nel complesso, risulta effettivamente godibile e divertente, dunque bene così.
EliminaA parte l'ultimo episodio, il resto è quasi tutto da buttare...
RispondiEliminaMa non è certo una storia pazzesca che ti sia piaciuta una schifezzina sopravvalutata come questa. ;)
Strano che non sia piaciuta a te, allora: tu sei il re delle schifezzine sopravvalutate! ;)
EliminaL'ho molto apprezzato, alcuni episodi più di altri
RispondiEliminaStessa cosa per me.
EliminaQualità altalenante, ma alla fine l'ho guardato volentieri!
RispondiEliminaConcordo: non perfetto, e non tutti gli episodi all'altezza, ma super godibile.
Eliminabello, mi è piaciuto un casino ^_^
RispondiEliminaNon tutti gli episodi meritano, ma nel complesso è piaciuto anche a me.
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