Regia: Gabriele Salvatores
Origine: Italia
Origine: Italia
Anno: 1989
Durata: 110'
La trama (con parole mie): Teresa, una ragazza spagnola, arriva a Milano per incontrare gli amici del suo uomo Rudy, inseparabili fino a dieci anni prima ed ormai praticamente degli sconosciuti. Proprio Rudy, in prigione in Marocco, ha bisogno di una cauzione di trenta milioni in modo da poter tornare in libertà: Marco, Ponchia e Paolino, ritrovatisi a loro volta, decideranno di mettere insieme il denaro e partire per Marrakech in compagnia di Teresa, per assicurarsi che i loro soldi non vadano perduti.
Nel corso del viaggio, alla frontiera con la Francia, recupereranno anche Cedro, altro elemento del loro vecchio gruppo, prima di muoversi toccando Saint Tropez, Barcellona ed il continente africano.
Nel corso del viaggio, alla frontiera con la Francia, recupereranno anche Cedro, altro elemento del loro vecchio gruppo, prima di muoversi toccando Saint Tropez, Barcellona ed il continente africano.
I giorni passati insieme risveglieranno l'affetto all'interno del gruppo ed apriranno le porte ad un nuovo inizio per la loro amicizia: ma le sorprese, una volta giunti a destinazione, non saranno finite.
Pochi film si sono guadagnati sul campo il titolo di cult pur partendo da premesse di totale ed inesorabile panasalamismo quanto Marrakech Express, che in una certa misura ancor più di Mediterraneo ha rappresentato un punto di svolta per la carriera di Gabriele Salvatores, influenzando ben più di una generazione di spettatori ed aspiranti attori e registi: personalmente, affrontai per la prima volta il viaggio di Ponchia, Marco, Paolino e Cedro dalla nebbiosa Milano di fine anni ottanta - terrificante l'immagine del ponte della Ghisolfa, luogo in cui venne girata anche una delle parti più importanti di Rocco e i suoi fratelli, com'era ai tempi - al cuore della calda Marrakech, allora considerata probabilmente alla stregua di una meta esotica, dopo aver già visto e rivisto almeno una decina di volte l'epopea dei soldati esuli in Grecia che portò l'Oscar al clan dello stesso Salvatores, eppure questo non rese l'esperienza in qualche modo riduttiva - in fondo, soprattutto a livello cinematografico e recitativo, tra le due pellicole non c'è paragone -, e al contrario mi permise di avere un quadro più completo della mitologia alla base dei primi lavori del regista milanese - compreso Turnè, che con Marrakech Express e Mediterraneo compone una sorta di quasi trilogia - fatta di viaggi ed amicizie nate o da recuperare, storie d'amore, malinconia e ricordi.
Oggi, all'ennesimo passaggio sugli schermi di casa Ford, il racconto del viaggio di Ponchia e soci si rivela come una raccolta alla mano, sincera ed onesta di una serie di perle da risata sguaiata venata di quello struggimento da fine delle vacanze che pervade tutte le pellicole di questo genere, nell'ottica del viaggio che, con i suoi momenti magici e le difficoltà, prima o poi giunge alla sua naturale conclusione lasciando quel piacevole vuoto da occhio lucido cui nessuno riesce davvero a resistere - almeno nessuno che porti nel cuore la passione per la scoperta e l'esplorazione, l'esperienza ed il movimento -.
E dalle milanesate di Ponchia/Abatantuono con il suo inglese, francese o spagnolo maccheronici ed il mal di denti alla storica partita di calcio tra Italia e Marocco - ripresa ed omaggiata anche da Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba -, dal rapporto tra Paolino e Cedro al fermo alla frontiera tra Spagna e Marocco con la scimmia anti-hashish fino alla biciclettata nel deserto e a quel "Chi sei, Lawrence d'Arabia!?" tutto funziona, e si perdonano sia i sentimentalismi che gli eccessi di naturalezza, riscoprendo anche una certa carica emotiva di sequenze come quella della partita di calcio già citata o del finale con la trivella.
Certo, siamo ben lontani dalla perfezione, ed il look e l'approccio spesso e volentieri artigianali si notano, eppure il risultato è confortante e piacevole come quelle serate che si possono passare solo con gli amici più stretti, con le battute sparate praticamente a memoria - come i passaggi sul campo di calcio di una squadra abituata a giocare insieme - e l'impressione che ci sia sempre qualcuno pronto a coprirti le spalle - così come a renderti la vittima di qualche "zingarata" -, la colonna sonora tra Santana e Dalla è praticamente perfetta ed il cast mostra tutta l'empatia che probabilmente era presente anche fuori dal set.
Dunque, nel pieno rispetto di quella che è la tradizione del Saloon, non posso che continuare ad amare Marrakech Express, con le sue imperfezioni e la sua sincerità, la voglia di viaggiare e ricominciare, lasciare alle spalle il grigio per buttarsi nel sole: e se per questo si dovrà passare lungo la Rambla sognando una notte d'amore con una caliente bellezza locale e finendo per rubare in un market aperto ventiquattr'ore, allora ben venga anche questo.
Fa tutto parte del bello del viaggio.
Oggi, all'ennesimo passaggio sugli schermi di casa Ford, il racconto del viaggio di Ponchia e soci si rivela come una raccolta alla mano, sincera ed onesta di una serie di perle da risata sguaiata venata di quello struggimento da fine delle vacanze che pervade tutte le pellicole di questo genere, nell'ottica del viaggio che, con i suoi momenti magici e le difficoltà, prima o poi giunge alla sua naturale conclusione lasciando quel piacevole vuoto da occhio lucido cui nessuno riesce davvero a resistere - almeno nessuno che porti nel cuore la passione per la scoperta e l'esplorazione, l'esperienza ed il movimento -.
E dalle milanesate di Ponchia/Abatantuono con il suo inglese, francese o spagnolo maccheronici ed il mal di denti alla storica partita di calcio tra Italia e Marocco - ripresa ed omaggiata anche da Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba -, dal rapporto tra Paolino e Cedro al fermo alla frontiera tra Spagna e Marocco con la scimmia anti-hashish fino alla biciclettata nel deserto e a quel "Chi sei, Lawrence d'Arabia!?" tutto funziona, e si perdonano sia i sentimentalismi che gli eccessi di naturalezza, riscoprendo anche una certa carica emotiva di sequenze come quella della partita di calcio già citata o del finale con la trivella.
Certo, siamo ben lontani dalla perfezione, ed il look e l'approccio spesso e volentieri artigianali si notano, eppure il risultato è confortante e piacevole come quelle serate che si possono passare solo con gli amici più stretti, con le battute sparate praticamente a memoria - come i passaggi sul campo di calcio di una squadra abituata a giocare insieme - e l'impressione che ci sia sempre qualcuno pronto a coprirti le spalle - così come a renderti la vittima di qualche "zingarata" -, la colonna sonora tra Santana e Dalla è praticamente perfetta ed il cast mostra tutta l'empatia che probabilmente era presente anche fuori dal set.
Dunque, nel pieno rispetto di quella che è la tradizione del Saloon, non posso che continuare ad amare Marrakech Express, con le sue imperfezioni e la sua sincerità, la voglia di viaggiare e ricominciare, lasciare alle spalle il grigio per buttarsi nel sole: e se per questo si dovrà passare lungo la Rambla sognando una notte d'amore con una caliente bellezza locale e finendo per rubare in un market aperto ventiquattr'ore, allora ben venga anche questo.
Fa tutto parte del bello del viaggio.
MrFord
"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va."
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va."
Lucio Dalla - "L'anno che verrà" -
A me era piaciuto un sacco. Devo dire anche più del più fortunato Mediterraneo (pure bello). Grazie per il tuffo nostalgico ;)
RispondiEliminaDe nada!
EliminaTuffi nostalgici come questo vanno sempre bene! Film mitico!
Quanto amo questo film?
RispondiEliminaNon lo sapro' mai recensire.Oltre che dire.
Hai dimenticato "Italia - Germania 4 a 3" come pelicola base per la comprensione delle atmosfere di questo capisaldo del neo-neo realismo italiano post anni di piombo.
Perche' non si riesce piu' a fare pellicole italiane semplici e candide del genere.
Cazzo.Anche ora lo recito a memoria come una poeisia col sorriso sardonico sulle labbra.
E che fotografia!
I film che si finiscono per recitare a memoria sono una bomba.
EliminaE capisco bene quel sorriso! ;)
E' stato per anni un mio cult personale insieme a Turnè, film entrambi che ho amato più del premiato Mediterraneo (comunque ottimo). Ma li ho amati davvero, per tanto tempo, incondizionatamente, hai presente? Poi Salvatores ha fatto altre buone cose, ora me lo sono un po' perso ma l'impressione è che a quei livelli non ci sia mai tornato.
RispondiEliminaIl Salvatores di quel periodo è irripetibile.
EliminaComunque Marrakech e Mediterraneo sono due film che anche io ho amato alla follia.
Perde un dente a panino e parla... Pirla!!
RispondiEliminaCult assoluto!
Massimiliano
Grande. Cultissimo!
EliminaEhi Cedro... vuoi venire in Marocco?
RispondiEliminaBounjour.
EliminaJe m'appelle Ponchia'.
Ujourdui....
(Erano AaAaAaAaAaAnni che non mi divertivo cosi')
E' fatta: Italia-Marocco.Ce la giochiamo a calcio.Si arriva ai 10.
...MA SEI SCEMO!?!?!
F E R M A T E M I
Te c'è vorrebbe un cereto...
EliminaMassimiliano
Potremmo andare avanti tutto il giorno a citazioni! ;)
Eliminafu un bel film.
RispondiEliminacerto se il paragone era "Mediterraneo" non è che ci si potesse aspettare chissà ché...
però nel suo, un bel filmettino
Gran bel film, direi.
EliminaPer me almeno alla pari con Mediterraneo. ;)
Non sarà un capolavoro, ma crea sincera dipendenza.L'avrò visto almeno dieci volte.:)
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo.
EliminaCrea una dipendenza totale.
secondo me tra Marrakech express e Mediterraneo, vince Marrakech express (se ci penso, sono annieannieannieanni che non lo rivedo, quasi quasi lo recupero). a trovargli un difetto, ha creato quel cazzo di topos della partita di calcio che ormai non si può più vedere! detto ciò, per me il miglior Salvatores di quel periodo resta Turnè
RispondiEliminaGrande anche Turne'.
EliminaFossi in te mi sparerei una maratona in recupero di questi bei tempi di Salvatores.
mai visto e non m'ha mai neanche lontanamente sfiorato il pensiero di vederlo.
RispondiEliminae, dopo aver saputo che è una roba pane e salame delle tue, gli girerò ancora più accuratamente al largo :D
Che dire!?
EliminaSei sempre più senza speranza, Cucciolo! ;)
...E trova pure il coraggio di parlare di cinema!
Elimina'O vedi poi perche' ti sbrodoli negli slippini per robe alla Bonsai?
A te t'ha rovinato il cristianesimo, come cultura,intendo! (Cit.)
:D
Sottoscrivo in pieno, dal Bonsai alla citazione! ;)
EliminaA me è sempre piaciuto, non sarà un capolavoro ma è uno di quei film che si riguardano sempre volentieri e ci sono alcune scene davvero mitiche.
RispondiEliminaConcordo in pieno: un film "fatto in casa", ma con tantissimo cuore e almeno una decina di sequenze memorabili.
EliminaQuanto mi era piaciuto!
RispondiEliminaNon lo vedo da secoli, e, assieme a Kamikazen e Turne, forma il mio trittico ideale di Salvatores.
Io ci aggiungerei anche Mediterraneo, comunque un periodo mitico per Salvatores.
EliminaBellissimo.