Regia: Tom Hooper
Origine: UK
Anno: 2012
Durata: 158'
La trama (con parole mie): Jean Valjean, incarcerato all'inizio dell'ottocento dopo aver rubato del pane per la sua famiglia in povertà, dopo diciannove anni di lavori forzati torna finalmente un uomo libero. Perseguitato dalla sua condizione e dallo zelante ispettore Javert, trova rifugio in una chiesa: quando trafuga l'argenteria e viene catturato durante la fuga, però, il religioso che l'aveva ospitato confessa alle autorità di avere donato gli oggetti di valore all'uomo, scagionandolo.
Da quel momento la vita di Valjean cambia, e l'ex detenuto scompare cambiando identità e facendo tutto il possibile per aiutare i bisognosi: gli anni passano, la Francia cambia, la lotta tra poveri e ricchi continua, ma non si quieta il desiderio dell'ispettore Javert di ritrovare quel prigioniero che ancora ritiene si sia messo al di sopra della sua adorata Legge.
Nel frattempo Cosette, la figlia adottiva di Jean, una volta cresciuta si innamora di Marius, un rampollo di nobili schieratosi con il popolo nella lotta per la Libertà.
E così, anche in casa Ford si è deciso di affrontare uno dei candidati più forti della prossima corsa agli Oscar, quel Les Misérables tratto dall'omonimo - e notissimo - musical a sua volta ispirato dall'ancora più noto romanzo di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, Victor Hugo.
So che probabilmente vi sareste aspettati di veder volare le bottigliate, considerate le premesse e considerato il regista - Tom Hooper, che un paio d'anni fa mi aveva regalato una delle sòle più clamorose delle ultime stagioni cinematografiche, il bolsissimo Il discorso del re -, eppure non ho trovato questo monumentale - in senso sia positivo che negativo - musical fiume così male come avrei pensato: la messa in scena è ricca ed ottimamente realizzata, il cast fisicamente in parte, alcuni passaggi musicali particolarmente riusciti - oltre alle notissime Stars e On my own l'apertura sul tema degli schiavi così come gli incroci con protagonisti Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen ed il finale sulla melodia dedicata al popolo in rivolta sono particolarmente riusciti -, il climax emozionante, le tematiche importanti - ma qui, di nuovo, il merito va tutto al signor Hugo -.
D'altro canto, i suoi difetti più eclatanti non riescono ad essere imputabili - o almeno non troppo - alle scelte registiche: il fatto che sia completamente - e dico completamente - cantato e dunque particolarmente indigesto se visto a stomaco pieno e con un pò di stanchezza sulle spalle è dovuto alla stessa versione teatrale alla quale Hooper si è ispirato, il fatto che Russel Crowe e Hugh Jackman non siano proprio dei fenomeni come cantanti e che siano stati scelti per "fare cassetta" potrebbe essere responsabilità della produzione ed alcune parti clamorosamente "da Oscar" sono, in questi casi, un tributo quasi obbligato, soprattutto se si è un cineasta dal quale ci si aspetta, ormai, un papabile vincitore dell'ambita statuetta.
Come se non bastasse, mi sbilancio anche affermando senza troppi patemi d'animo che Les Misérables è risultato incredibilmente meno palloso di quanto non sia stato Lincoln - suo diretto rivale nella corsa a favorito dell'Academy -, e che alcune interpretazioni hanno pienamente reso giustizia ai personaggi figli della penna del mitico Victor - per quanto non mi sia mai piaciuta, Anne Hathaway è stratosferica, così come Samanta Barks nel ruolo di Eponine ed il piccolo Daniel Huttlestone in quello di Gavroche, vincitore del premio di preferito fordiano - aggiungendo pathos ad un drammone che altrimenti, complice la scellerata scelta dei recital vocali a raccordare le canzoni invece dei normali dialoghi, sarebbe stato davvero indigesto.
Certo, resta il dubbio che se la stessa materia fosse finita tra le mani di un regista in grado di osare di più - qualcuno ha detto Baz Luhrmann? - il risultato sarebbe stato sicuramente qualcosa di molto più simile ad un cult che non ad un tentativo di sdoganare un genere piuttosto classico nel più classico dei modi rispetto al grande pubblico - sfruttando, chissà, anche la spinta di un eventuale premio che anche i non appassionati di Cinema conoscono molto bene -, ma a conti fatti il lavoro di Hooper è quello di un artigiano che conosce bene il suo mestiere e sa quale materia sfruttare per catturare l'attenzione del pubblico più esigente - la ricerca di Javert ed il suo confronto con Valjean con annessa riflessione sul valore della Legge è roba grossa davvero, e la lotta e la rivoluzione sono in grado di infiammare sempre i cuori - così come di quello occasionale - la storia d'amore tra Cosette e Marius, le macchiette interpretate dai già citati Baron Cohen e Bonham Carter, il finalone spaccacuore -.
Una delusione mancata, quindi, che non rappresenterà certo il meglio che il Cinema potrà offrire al sottoscritto nel corso di questo 2013 ma che, al contrario del lavoro precedente del regista, certo non finirà nella classifica dedicata al peggio: molto più banalmente, siamo di fronte ad una proposta di quelle buone per tutti, e che proprio per questo rischia grosso l'incetta in una certa notte nel corso della quale sarà messa a confronto con titoli sicuramente più meritevoli, ma non per questo altrettanto vincenti - almeno sulla carta -.
So che probabilmente vi sareste aspettati di veder volare le bottigliate, considerate le premesse e considerato il regista - Tom Hooper, che un paio d'anni fa mi aveva regalato una delle sòle più clamorose delle ultime stagioni cinematografiche, il bolsissimo Il discorso del re -, eppure non ho trovato questo monumentale - in senso sia positivo che negativo - musical fiume così male come avrei pensato: la messa in scena è ricca ed ottimamente realizzata, il cast fisicamente in parte, alcuni passaggi musicali particolarmente riusciti - oltre alle notissime Stars e On my own l'apertura sul tema degli schiavi così come gli incroci con protagonisti Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen ed il finale sulla melodia dedicata al popolo in rivolta sono particolarmente riusciti -, il climax emozionante, le tematiche importanti - ma qui, di nuovo, il merito va tutto al signor Hugo -.
D'altro canto, i suoi difetti più eclatanti non riescono ad essere imputabili - o almeno non troppo - alle scelte registiche: il fatto che sia completamente - e dico completamente - cantato e dunque particolarmente indigesto se visto a stomaco pieno e con un pò di stanchezza sulle spalle è dovuto alla stessa versione teatrale alla quale Hooper si è ispirato, il fatto che Russel Crowe e Hugh Jackman non siano proprio dei fenomeni come cantanti e che siano stati scelti per "fare cassetta" potrebbe essere responsabilità della produzione ed alcune parti clamorosamente "da Oscar" sono, in questi casi, un tributo quasi obbligato, soprattutto se si è un cineasta dal quale ci si aspetta, ormai, un papabile vincitore dell'ambita statuetta.
Come se non bastasse, mi sbilancio anche affermando senza troppi patemi d'animo che Les Misérables è risultato incredibilmente meno palloso di quanto non sia stato Lincoln - suo diretto rivale nella corsa a favorito dell'Academy -, e che alcune interpretazioni hanno pienamente reso giustizia ai personaggi figli della penna del mitico Victor - per quanto non mi sia mai piaciuta, Anne Hathaway è stratosferica, così come Samanta Barks nel ruolo di Eponine ed il piccolo Daniel Huttlestone in quello di Gavroche, vincitore del premio di preferito fordiano - aggiungendo pathos ad un drammone che altrimenti, complice la scellerata scelta dei recital vocali a raccordare le canzoni invece dei normali dialoghi, sarebbe stato davvero indigesto.
Certo, resta il dubbio che se la stessa materia fosse finita tra le mani di un regista in grado di osare di più - qualcuno ha detto Baz Luhrmann? - il risultato sarebbe stato sicuramente qualcosa di molto più simile ad un cult che non ad un tentativo di sdoganare un genere piuttosto classico nel più classico dei modi rispetto al grande pubblico - sfruttando, chissà, anche la spinta di un eventuale premio che anche i non appassionati di Cinema conoscono molto bene -, ma a conti fatti il lavoro di Hooper è quello di un artigiano che conosce bene il suo mestiere e sa quale materia sfruttare per catturare l'attenzione del pubblico più esigente - la ricerca di Javert ed il suo confronto con Valjean con annessa riflessione sul valore della Legge è roba grossa davvero, e la lotta e la rivoluzione sono in grado di infiammare sempre i cuori - così come di quello occasionale - la storia d'amore tra Cosette e Marius, le macchiette interpretate dai già citati Baron Cohen e Bonham Carter, il finalone spaccacuore -.
Una delusione mancata, quindi, che non rappresenterà certo il meglio che il Cinema potrà offrire al sottoscritto nel corso di questo 2013 ma che, al contrario del lavoro precedente del regista, certo non finirà nella classifica dedicata al peggio: molto più banalmente, siamo di fronte ad una proposta di quelle buone per tutti, e che proprio per questo rischia grosso l'incetta in una certa notte nel corso della quale sarà messa a confronto con titoli sicuramente più meritevoli, ma non per questo altrettanto vincenti - almeno sulla carta -.
MrFord
"On my own
pretending he's beside me
all alone
I walk with him till morning
I walk with him till morning
without him
I feel his arms around me
I feel his arms around me
and when I lose my way I close my eyes
and he has found me."
Da Les Miserables - "On my own" -
GRRRRRAZIE!
RispondiEliminaMa grazie, eh?!?!?
Te ne sono veramente grato!
Le rece in giro erano quasi riuscite a far desistere Dolcetesso' da trascinarmi in sala a vederlo, che sono tipo 4 mesi che mi fa gli zebedei a' la julienne...
E adesso arrivi tu che me la trasformi in una garrula simpaticona col telefono in mano a prenotare i biglietti tutta un "HAI VISTO? Non era poi tanto male!".
Ma proprio grazie.
De nada, amigo.
EliminaIn fondo ti consoli sapere che anche io l'ho visto principalmente spinto dall'amore che Julez prova per il genere.
Rifornisciti bene prima di entrare in sala. Ti servirà.
No problema.Io sono attrezzato anche per le libagioni IN sala..;)
EliminaAnche io di solito ho la mia fiasca da sala. Viva le libagioni. ;)
EliminaChe sorpresa!Giuro, mi aspettavo una valanga di bottigliate.
RispondiEliminaComunque no grazie, questa volta passo. Non credo di potercela fare.
Anche io me le aspettavo, ma vanno riconosciuti comunque aspetti formali indubbiamente riusciti della pellicola.
EliminaE ti assicuro che Lincoln mi ha annoiato molto di più.
a me "Il discorso del re" piacque molto... lo trovai intenso e poi Colin è sempre Colin, anche se indossa mutande di foglie perché la moglie è ambientalista convinta.
RispondiEliminaciò detto, ero curiosa di sentire quale sprezzante commento avresti fatto sulla rivisitazione di un musical leggendario, debbo dire che mi hai dato modo di esserne curiosa...
Pensa che invece io Colin lo detesto discretamente.
EliminaDetto questo, ho trovato Les miserables decisamente migliore de Il discorso del re, una vera sòla noiosissima. Quest'anno il suo titolo va senza dubbio a Lincoln.
ti sei proprio addolcito troppo.
RispondiEliminache delusione! :D
e scommetto che in qualche momento della visione ti sei pure messo a piangere ahahah
RispondiEliminaPensa, io mi sono addolcito e tu sei invecchiato: il mondo sta davvero giungendo alla fine! Ahahahahaha!
EliminaCantano troppo anche per essere un musical. Ma proprio troppo.
RispondiEliminaPerò quanto è sempre figa la Hathaway.
Ma cantano troppo.
Io proprio non l'ho retto.
E' vero, cantano decisamente troppo. Ma, ribadisco, è meno palloso di Lincoln.
EliminaSarà che io, dentro, sono un pò rivoluzionario.
La Hathaway qui è bravissima, ma non è affatto figa.
cioè, ma cantano sempre? ...manco se mi pagano...oddio un attimo se mi pagassero dipenderebbe dal prezzo ma sono le cifre a 4-5 zeri non se ne parla proprio...
RispondiEliminaCantano proprio sempre. Una iattura.
EliminaMa la messa in scena è elegantissima, e le parti legate alla rivoluzione coinvolgenti.
E, a costo che diventi un mantra, è molto meno palloso di Lincoln.
Un musical fa la differenza quando le canzoni hanno una marcia in più: qui a parte un paio, in particolare la trascinante "Do You Hear the People Sing" le altre non lasciano il segno anche perché sono quasi sempre dialoghi o monologhi canticchiati.
RispondiEliminaLucien, su questo concordo in pieno: le canzoni memorabili sono troppo poche.
EliminaMa devo anche dire che la messa in scena, tutto sommato, è molto buona.
Sinceramente pensavo peggio.
questo film non mi avrà. MAI.
RispondiElimina(E non provare a convincermi dicendo che è meno palloso di Lincoln, eh?) ;)
Non provo a convincerti. Ma è meno palloso di Lincoln lo stesso. ;)
Eliminaah ah ah ah ah!
EliminaGiuro, non è colpa mia. Spielberg ha realizzato Il discorso del re del 2013!
EliminaE tu non hai visto (almeno, spero per te) A royal weekend, altrimenti riusciresti a rivalutare anche il discorso del re, credimi.
EliminaDifficile che possa ricredermi a proposito de Il discorso del re, ma A royal weekend non me lo vedo di certo! ;)
EliminaQuoto Lucien sul fatto che, in un musical, sarebbe buono far emergere i pezzi musicali. Qui non mi sembra ci sia nulla di eclatante. Però fa piacere sapere che non è una sola totale... magari in un periodo in cui non ho tanto sonno... hai visto mai...
RispondiEliminaGae, anche io sono d'accordo con voi, comunque questo non è male come pensavo: in fondo, nonostante una certa dose di noia consistente, sono arrivato alla fine senza troppa fatica.
EliminaE' chiaro che il merito va a Hugo, questo allora potremmo dirlo anche con altri Musical come Notre Dame de Paris.Io ho trovato Les Misèrables molto molto toccante, come dici tu l'ultima scena mi ha davvero commosso, sarà che sono un'amante del genere e quindi la sua durata non mi ha per niente stancato. E' da oscar sotto tutti gli aspetti, ma credo che la carriera di Crowe con i musical si sia definitivamente conclusa.
RispondiEliminaRoberta, posso capire cosa intendi, anche se, fossi io l'Academy, certo non premierei produzioni patinatissime come questa o Lincoln rispetto a cose splendide davvero come Beasts of the Southern Wild o Zero dark thirty.
EliminaConsiderato che io adoro i musical, e adoro Hugh "pane e salame" Jackman, questo non me lo lascio scappare! Poi con i tuoi due bicchieri ancora di più, mi aspettavo bottigliate selvagge. Pero' pero'... sulle doti canterine di Hugh dissento, l'ho visto in "Oklahoma" ed ha una bella voce baritonale, altroché. Ha intepretato anche un altro musical a Broadway con grande successo, quindi non credo che sia stato scelto per fare cassetta. Mi astengo su Russellone finchè non lo sento. CIAO!
RispondiEliminaSonia, anche a me sta molto simpatico Hugh "pane e salame" Jackman, ma sinceramente in questo caso l'ho trovato molto sottotono. In Australia aveva fatto certamente di meglio.
EliminaSecondo me l'hanno penalizzato molto i recital tra una canzone e l'altra.
concordo sonia!! credimi, Russell fa meglio l'antico romano.
EliminaCredo anche io. :)
EliminaSinceramente non penso lo vedrò mai, che ci ho già un sacco di roba da guardare e non "spreco" 2 ore e 40 su un film che non mi attira per nulla, per di più musical. Sicuramente è un mio limite, ma è un genere che proprio non riesco.
RispondiEliminaFratello, capita a volte che ci sia qualcosa che non riusciamo a vedere, tranquillo.
EliminaTanto comunque non ti perdi il filmone dell'anno! ;)
è risultato incredibilmente meno palloso di Lincoln, è vero: anche se entrambi mettono a dura prova l'attenzione dello spettatore...
RispondiEliminaPerso, è vero: ma questo, in qualche modo, mi è parso più scorrevole e "pane e salame". Lincoln palla dell'anno.
EliminaUn bellissimo film che non raggiunge il titolo di capolavoro (quest'anno c'è solo Django; anche se Argo è un film registicamente perfetto), perché l'unico difetto è proprio la regia a tratti incerta di Hooper. Bravi gli attori, ma Russell Crowe mi è piaciuto un sacco (e ha pure una bella voce) e l'interpretazione di Anne Hathaway è la migliore interpretazione femminile degli ultimi dodici anni. Esempio di recitazione perfetta. L'Oscar è d'obbligo: la concorrenza è mediocre.
RispondiEliminaDenny, meno peggio di quanto mi aspettassi sì, ma bellissimo film mi pare un pò troppo! ;)
EliminaSinceramente Crowe mi è parso un pò troppo basso come tonalità soprattutto per le parti di recital, ed è stato quello che mi ha convinto meno nel cast.
Bravissima la Hathaway, è vero, e Oscar praticamente certo. Ma il meglio degli ultimi dodici anni mi pare esagerato! Pensa solo alla piccola protagonista di Beasts of the Southern Wild! ;)