mercoledì 27 ottobre 2010

Scommessa con la morte

E così si è concluso il ciclo dell'Ispettore Callaghan.
Ammetto, onestamente, che i limiti di età di Clint sono giunti in soccorso di una serie che, nei suoi ultimi due capitoli, cominciava davvero a segnare il passo nonostante la sempre importante presenza dell'Eastwood di noi tutti, dell'ironia e della consueta dose di pistolettate riservate ai cattivi di turno dall'Ispettore più granitico del grande schermo.
Anche quest'ultimo capitolo, pur tornando ad una dimensione più "action"  - e alla "sua" San Francisco - dopo la digressione autoriale del precedente, risulta infatti decisamente ad un livello inferiore rispetto ai primi capitoli della saga, pur restando un ottimo intrattenimento per le serate "da veri uomini", con Callaghan scatenato e preso a buttar giù criminali a colpi di quarantaquattro come fossero birilli in una partita di bowling del Drugo e a sedurre la donna di turno, sfiorando l'autoironia e, addirittura, un pò di metacinema.
Inserito in una trama che ricorda molto il DePalma di Omicidio a luci rosse, Callaghan questa volta affronta uno psicopatico legato a doppio filo ad un folle gioco chiamato "il bingo del morto", che prevede l'uccisione di una serie di vittime e le conseguenti "puntate" dei partecipanti al gioco stesso: inutile dire che, alla fine, il vecchio ispettore darà al folle quello che si merita riuscendo anche ad imporsi sui capi che lo vorrebbero utilizzare soltanto come uomo immagine, o dietro una scrivania.
Niente di particolarmente originale, ma l'inseguimento con la macchinina telecomandata, Liam Neeson nella parte del regista egocentrico e soprattutto un giovanissimo Jim Carrey a fare il verso a Ozzy Osbourne girando un video musicale su "Welcome to the jungle" dei Guns and roses valgono almeno una visione del film.
Quello che resta di Callaghan sicuramente è consegnato alla storia del Cinema dai primi due capitoli della sua saga - e, in parte, dal terzo -, eppure è evidente quanto il pubblico abbia amato - e ami ancora - uno dei personaggi di maggiore successo del ventennio settanta/ottanta e tutta la sua epopea, simbolo di una durezza e di un metodo che, come ho già più volte sottolineato parlando dei film precedenti, sono soltanto apparentemente reazionari, e restano uno specchio della crescita che lo stesso Clint ha avuto, politicamente ed umanamente, come regista, attore, autore e persona nel corso degli anni.
Senza il vecchio Harry la carogna, Walt Kovalski non sarebbe esistito.
Direi dunque che, almeno un ringraziamento, a Callaghan è più che dovuto.

MrFord

"I've been high, I've been low,
I've been yes and I've been oh, hell no!
I've been rock and roll and disco,
won't you save me, San Francisco."
Train - "Save me, San Francisco"

2 commenti:

  1. Beh, che dire allora...
    Grazie mille Signor Callaghan!
    Grazie per averci regalato un magnifico personaggio come Kowalski.

    Marlon ne sarebbe contento.

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  2. Mi sa tanto che ne sarebbe contento anche Walt, tanto per rimanere in materia "clintiana".

    E sai che ti dico!? Sono contento anche io.

    RispondiElimina

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