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lunedì 20 aprile 2020

White Russian's Bulletin



Mentre la quarantena prosegue - sperando si avvii ad una "nuova fase" di apertura - e la clausura influenza le vite, il lavoro e chi più ne ha, più ne metta, le visioni al Saloon si attaccano principalmente al piccolo schermo, fatta eccezione per qualche esperimento e per le serate Cinema dei Fordini, che ora si accingono ad affrontare per la prima volta Il signore degli anelli.
Senza dubbio, in un momento storico in cui le sale paiono dinosauri in estinzione, la fanno da padrone le proposte seriali ed i network come Netflix, che sempre di più si imporranno come una realtà imprescindibile in tempi di distanziamento sociale.


MrFord



IL BUCO (Galder Gaztelu Urrutia, Spagna, 94', 2019)

Il buco Poster


Recensito piuttosto bene - per essere un film da piattaforma streaming - sia in rete che su portali a grande diffusione, Il buco è stato una delle poche nuove visioni che ci si è concessi al Saloon in questo periodo di quarantena: riflessioni sociali non banali, spunti interessanti, un mix semplice ma efficace che pare mescolare The Cube a riferimenti letterari importanti - il Don Chisciotte che il protagonista sceglie di portarsi nell'agghiacciante struttura carceraria come unico oggetto personale -, violenza in stile orientale e un tentativo di proporre la sensibilizzazione della coscienza sociale in modo diretto, teso e non pesante e autoriale.
Peccato che, nonostante le premesse, il film esaurisca presto la sua carica, e nella parte finale non si dimostri a mio parere coraggioso abbastanza per giustificare il tutto: un pò come se fosse stata lanciata una provocazione senza che la stessa potesse davvero centrare il bersaglio per la quale era stata, per l'appunto, lanciata.
Senza dubbio una visione particolare, ma che avrebbe potuto essere davvero molto di più.




LO SHOW DI BIG SHOW - STAGIONE 1 (Netflix, USA, 2020)

Lo show di Big Show Poster

Per un appassionato di wrestling del mio calibro, fosse anche solo per affezione, era impossibile non fare un tentativo con la serie comedy in stile Modern Family legata alla figura di Big Show, uno dei lottatori più importanti del periodo in cui il wrestling venne traghettato dagli Anni Novanta al Nuovo Millennio, e ancora oggi veterano sempre pronto a lavorare in modo da lanciare nuovi volti nel panorama dello sport entertainment.
Senza dubbio, nonostante la partecipazione molto attiva dei Fordini, la serie è davvero poca cosa anche nell'ambito delle sit com, e se non fossi stato un appassionato "del settore" avrei abbandonato la nave già dopo il primo episodio: ci sono volute le partecipazioni di gente come Mick Foley ed i riferimenti al wrestling per poter mandare giù il tutto e non privare i piccoli del Saloon di un intrattenimento che pare aver divertito soltanto loro.
Probabilmente, farò a meno di comunicare l'uscita di un'eventuale seconda stagione.




BORDERTOWN - STAGIONE 1 (Netflix, Finlandia, 2016)

Bordertown Poster

Una cosa sicuramente interessante del periodo di lockdown è stata la possibilità di recuperare serie che, in condizioni di normalità, per il tempo a disposizione e la quotidianità serrata, sarebbe stato impossibile anche solo immaginare di andare a cercare: sulla scia di The Valhalla Murders, al Saloon si è proseguito nel filone del thriller nordico con questa sorta di versione finlandese del nostrano Rocco Schiavone. Kari Sorjonen, profiler dei metodi inusuali della polizia di Helsinki, decide di trasferirsi nella città natale della moglie, Lappenranta, al confine con la Russia, per trovare la tranquillità che nella capitale non aveva mai avuto.
Ovviamente non sarà così, e caso dopo caso lui e la sua nuova squadra si troveranno ad affrontare crimini violenti di ogni genere, pronti a sconvolgere una volta ancora la vita privata del detective: strutturata a blocchi di coppie di puntate dedicate ad un singolo caso Bordertown non rappresenta certo una proposta rivoluzionaria, ma come intrattenimento legato al genere funziona, per quanto il taglio finisca per essere abbastanza televisivo.
Interessanti i soggetti legati ai crimini, così come il metodo del protagonista - legato all'utilizzo delle stanze della memoria -, per il resto un prodotto solo per gli appassionati.




NON SUCCEDE, MA SE SUCCEDE... (Jonathan Levine, USA, 2019, 125')

Non succede, ma se succede... Poster

Ho sempre avuto un debole per Seth Rogen, uno di quei cazzoni che negli Anni Novanta sarebbe stato da dio dentro a cose come Clerks. Il suo approccio pane e salame ed film legati al clan Apatow lo rendono uno dei buddies ideali per le serate senza troppo impegno, e le commedie romantiche con deragliamenti sguaiati sono da sempre le mie preferite.
Non succede, ma se succede... - stendo un velo pietoso sul titolo italiano - si ascrive perfettamente al genere, anche se, devo ammetterlo, non riesce a raggiungere il livello di altri titoli come Zack&Miri, un pò per la sua durata - il muro delle due ore è duro da affrontare per questo tipo di titoli -, un pò perchè i momenti di ilarità legati all'insolita coppia Rogen/Theron finiscono per essere troppo pochi, o di sicuro meno di quanti ci si potrebbe aspettare.
Resta una visione buona per una serata senza impegno, con il giusto equilibrio tra sguaiatezza maschile e spessore femminile, ma senza dubbio non è destinato a lasciare un segno nella memoria.




CORRUZIONE (Don Winslow, USA, 2017)

Corruzione (Einaudi. Stile libero big) eBook: Winslow, Don ...

Don Winslow è da sempre una delle certezze letterarie del Saloon, quasi sempre - come il suo collega Nesbo - in grado di centrare l'obiettivo grazie a competenza, talento e capacità di raccontare.
Uscito qualche anno fa ma recuperato solo oggi, Corruzione pare scritto per essere un film: incentrato sulla figura di Denny Malone, poliziotto irlandese che regna supremo sulla Harlem degli afroamericani e dei domenicani, e sulla sua squadra, racconta quanto la realtà della società influisca sugli atteggiamenti e sulle decisioni di chiunque occupi una posizione di potere, da una parte o dall'altra della barricata della Legge.
A metà tra l'epopea scorsesiana ed il taglio da 25ma ora o Collateral, Corruzione è l'ennesima grande prova d'autore di Winslow, senza dubbio uno dei grandi maestri contemporanei del crime, pronto a mostrare il lato oscuro di ogni personaggio dei suoi romanzi senza dimenticare neppure per un istante la loro umanità: ed è proprio questo, il bello.
Denny Malone e i suoi sono profondamente umani, nel bene e nel male.
Così come i trafficanti ed i politicanti con i quali si trovano a venire a compromessi, a combattere, a giocarsi la vita: per quanto si possa pensare che le regole siano dettate e precise, le sfumature del tavolo da gioco sono sempre troppo indistinte.




GODLESS (Netflix, USA, 2017)

Godless Poster

Era da parecchio che leggevo e sentivo parlare di questa miniserie western, e da parecchio che, colpevolmente, ne rimandavo la visione. Complici Netflix ed il lockdown, ho potuto recuperare quello che, da appassionato, posso ufficialmente considerare come un vero e proprio gioiellino western, genere prediletto da queste parti: la vicenda delle donne di LaBelle, città di vedove a seguito di un terribile incidente nella miniera che costituisce la spina dorsale della città, e della rivalità tra Frank Griffin e Roy Goode, porta in dono tutta l'epica di un genere che ha fatto la Storia del Cinema e che ancora oggi ha il potere di affascinare, per quanto lontano nel Tempo e nei modi possa apparire.
Sette episodi che si prendono tutto quello che serve per disporre tutti i pezzi sulla scacchiera ed esplodere in una chiusura splendida, a tratti crudele e a tratti profondamente commovente, un vero film nella serie che chiude una vicenda in grado di raccontare anche in una manciata di minuti personaggi che avrebbero lo spessore dei protagonisti, e lasciare ai protagonisti destini di un secondo come quelli che un'epoca crudele come quella poteva riservare.
E per essere "senza dio", devo ammettere che Godless rappresenta qualcosa di così "santo" da valere i il rischio di battersi per lei fino alla fine.


domenica 8 maggio 2016

Modern Family - Stagione 6

Produzione: ABC
Origine:
USA
Anno:
2015
Episodi:
24







La trama (con parole mie): le vicende dei Pritchett, dei Dunphy e dei Pritchett/Tucker proseguono nella loro irregolare, scombinata quotidianità. Jay e Gloria, impegnati principalmente rispetto alla crescita del piccolo Joe, vedono Manny diventare un adolescente e frequentare le prime ragazze; Tucker e Mitchell affrontano la prima formazione del carattere di Lily, l'idea di adottare un secondo figlio e la perdita del lavoro proprio di Mitchell, che per tanto tempo era stato al contrario la colonna portante, finanziariamente parlando, della famiglia; Phil e Claire, invece, imparano a conoscere i nuovi vicini ed assistono alla crescita di Luke - della stessa età di Manny -, Alex - giunta all'anno del diploma e destinata, prima della famiglia, ad una scuola di alto livello - ed Hailey, alle prese con una cotta che potrebbe cambiarle la vita.
Come gestiranno i piccoli e grandi stress quotidiani i componenti di queste disequilibrate, perfettamente normali famiglie?












Di norma, una delle cose più belle di un viaggio, paradossalmente è costituita dal ritorno a casa.
Personalmente, adoro scoprire luoghi e conoscere persone, percorrere strade e sperimentare cose nuove che mi affascinano o potrebbero piacermi quanto le vecchie, eppure nel corso di ogni avventura della mia vita, il richiamo del rifugio non ha mai smesso di farsi sentire.
Nell'ambito delle serie tv, uno dei titoli che, anno dopo anno, oltre a non aver perso assolutamente smalto pur non rientrando tra i miei generi preferiti - ho sempre detestato non troppo cordialmente le sit com - ha rappresentato sempre più questo concetto è stato Modern Family, pronto a divertire, in parte quasi commuovere e coinvolgere gli occupanti di casa Ford in misura sempre maggiore mano a mano che la famiglia si è allargata, complici le caratterizzazioni dei protagonisti, sempre spassosi ed al sesto giro di giostra ancora in grado di apparire freschi e divertenti come al primo: e da Jay - che continua ad essere il mio personale favorito - all'irresistibile Phil - uno dei comedy charachters più riusciti della Storia del piccolo schermo, almeno negli ultimi vent'anni -, passando per Claire, la coppia Mitchell/Cam, i nuovi vicini dei Dunphy - che paiono i miei vicini ideali, tamarri pieni di sorprese come mi piace intendere che sia l'essenza degli USA - ed ogni personaggio piccolo o grande di questa serie semplice e diretta, pane e salame come dovrebbero essere tutte, leggera quanto basta per divertire ad ogni età ed in tutte le condizioni senza dimenticare, comunque, di approfondire tematiche importanti - se non fondamentali - come quelle della Famiglia e dei legami che si costruiscono giorno per giorno, alimentati da discussioni e malintesi, risate e lacrime, pronti a porre le basi dell'esistenza di ognuno di noi, da quando si è figli a quando si è genitori o nonni.
Sarebbe inutile, per il resto, che analizzassi questa stagione ed i suoi episodi in particolare, o raccontassi quali sono e potrebbero essere le evoluzioni delle vicende di queste tre scombinate eppure clamorosamente normali famiglie: la cosa migliore di Modern Family, infatti, è più che altro quella di trasportare il suo pubblico in un universo che conosce bene perchè, in un modo o nell'altro, l'ha vissuto sulla pelle.
E' lo stesso che ci ha visto almeno una volta detestare i nostri genitori, o amarli alla follia, combattere con fratelli o sorelle per cose che, una volta alle spalle, appariranno come stronzate, prendere cotte e poi prenderne altre, scoprire tutta la fatica, il divertimento e la magia - neanche ci si trovasse in qualche film fantasy - di costruire una famiglia, e vederla crescere un giorno alla volta, dal momento in cui ci pare di essere gli indiscussi protagonisti a quello in cui si spera con tutto il cuore che i protagonisti siano quelli che vengono dopo di noi, e rendono la nostra vita la più straordinaria delle avventure e l'impresa più titanica che si possa immaginare.
E quando rivedo Jay, Cam, Phil, Gloria, Mitchell o Claire penso a me e Julez che decidiamo, nei giorni liberi dal lavoro, chi si alzerà la mattina e chi dopo il riposino per portare all'asilo o andare a prendere il Fordino, al Fordino stesso che un tempo mi stava appoggiato all'avambraccio - un pò come la Fordina oggi - ed ora, quando lo sollevo, ed è aggrappato a me come una scimmietta e parla e scopre il mondo e le emozioni come un bimbo grande.
Ed è solo l'inizio.
Un viaggio che ricorda quanto sia importante tornare al proprio rifugio.
Quello che Modern Family, tra una risata e l'altra, sa comunicare nel miglior modo possibile.




E dato che siamo in un giorno speciale per la Famiglia, la Festa della Mamma, vorrei dedicare questo post alla persona senza la quale le due cose davvero stupefacenti che ho fatto nella mia vita non sarebbero state possibili, e che contribuisce ogni giorno a renderle sempre più incredibili.
Grazie, compagna di tenda. L'isola non esisterebbe senza di te.





MrFord





"Oh and isn't it strange
how a life can be changed
in the flicker of the sweetest smile
we were married in spring
you know I wouldn't change a thing
without that innocent kiss
what a life I'd have missed."
Jamie Lawson - "Wasn't expecting that" - 





sabato 2 maggio 2015

Modern Family - Stagione 5

Produzione: ABC
Origine: USA
Anno: 2014
Episodi: 24




La trama (con parole mie): le quotidiane e più o meno strampalate vicende dei Pritchett e dei Dunphy proseguono affiancando la crescita dei figli - dai più grandi ai più piccoli -, e passando dalla scuola ad una gita di famiglia in Australia rincorrono il momento più atteso del nuovo anno dei loro protagonisti, il matrimonio tra Tucker e Mitchell, padri adottivi della piccola Lili con la possibilità, finalmente, di rendere ufficiale anche agli occhi della Legge la loro unione.
I preparativi per l'evento, a partire dai confronti tra i due sposini ed i loro caratteri decisamente differenti fino al coinvolgimento del resto della famiglia, saranno ovviamente unici e scombinati, complice una serie di curiose casualità a sfavore ed un chiarimento che sarà necessario per affrontare l'evento tra Mitchell e Jay, che da padre "vecchio stile" pare avere ancora delle riserve a proposito dell'orientamento sessuale del figlio.
Riusciranno i membri delle tre famiglie a fare in modo che, alla fine, tutto possa sistemarsi?








Negli ultimi anni il piccolo schermo ha regalato agli occupanti di casa Ford momenti molto alti ed altri clamorosamente bassi: dalle vette inarrivabili di Breaking Bad a schifezze subumane come il finale di True Blood, comunque, pochi sono stati i titoli in grado di rappresentare, di fatto, sempre una certezza.
Uno di questi è senza dubbio Modern Family.
Ora, io sono il primo ad ammettere i limiti del formato della sit-com, che non ho mai particolarmente amato e probabilmente mai amerò, senza dubbio non occorre pensare a sviluppi di trama e sceneggiatura particolarmente complessi, la resa del prodotto può essere tranquillamente televisiva e non cinematografica, e via discorrendo: eppure tornare, di anno in anno, a gustarsi le vicissitudini quotidiane dei Dunphy e dei Pritchett - nelle loro due incarnazioni - riesce a regalare la stessa, piacevole sensazione che si prova quando, al termine di un viaggio o di una giornata particolarmente faticosa, si torna a casa per stare con le persone che si amano, fosse anche per schiantarsi sul divano senza fare nient'altro di particolare che non sia godersela e godersi le persone stesse.
Alla quinta stagione questa sempre divertente produzione riesce ancora ad emozionare, intrattenere, divertire, e a volte commuovere - vero, Julez? - come ai tempi della prima, trasmettendo un grande calore ed amore per i suoi protagonisti così come per gli spettatori, coccolati dalla solidità del pensiero che, all'occorrenza, nelle giornate più nere charachters come Phil Dunphy, il duro dal cuore morbido Jay, i battibecchi tra Mitchell e Tucker, l'essere principessina di Lili, l'apparente "assenza" di Hailey, il genio di Alex, il piglio adulto di Manny, quello fin troppo giovane di Luke, la solidità di Claire e l'esplosività di Gloria sapranno come curare quasi ad occhi chiusi, come può fare soltanto chi ti conosce come nessun'altro: la famiglia, per l'appunto.
Se, inoltre, alle consuete e sempre divertenti gags si aggiungono un finale addirittura toccante - Jay che porta all'altare Mitchell è stato quasi un colpo anche per me, in termini di emozione, guardandolo in veste di padre - ed una trasferta australiana che in casa Ford sfonda una porta spalancata - bellissimo vedere i Dunphy scalare l'Harbour Bridge di Sidney, conquistato anche dai Ford in barba ai problemi del sottoscritto con la sensazione delle vertigini -, il gioco è fatto: anche in occasione di questa stagione numero cinque, dunque, pur non sconvolgendo, probabilmente, quella che sarà la classifica di fine anno dedicata alle serie televisive, Modern Family si conferma come una delle colonne più solide delle visioni da piccolo schermo del Saloon.
Senza dubbio da queste parti titoli legati a tematiche come quelle del rapporto tra genitori e figli ed al concetto di famiglia - incasinata, felice, caotica, allargata che sia - guadagnano in partenza un giro gratis, eppure il valore di questo titolo è assodato ed indubbio: in barba a quanto potrà affermare un certo tipo di critica snob - vero, Cannibal? -, Modern Family è un piacere tutto da gustare, specialmente se a tenervi compagnia nel corso della visione avrete al vostro fianco le persone più importanti della vostra vita: non ci saranno drammi particolari, grandi climax da season finale o sfoggi di tecnica da togliere il fiato, ma senza dubbio non mancheranno all'appello genuinità e cuore.
E da queste parti, sono due cose che finiscono per convincere decisamente più di uno sfoggio algido di tecniche particolarmente artistiche.




MrFord







"United, united, united we stand
united we never shall fall
united, united, united we stand
united we stand one and all."

Judas Priest - "United" - 





sabato 16 febbraio 2013

Modern family - Stagione 3

Produzione: ABC
Origine: USA
Anno: 2011
Episodi: 24




La trama (con parole mie): continuano le peripezie delle tre famiglie più legate e scombinate del piccolo schermo, alle prese con crescita, maturità, cambi di lavoro e, addirittura, tentativi di entrare in politica.
Mentre Jay, Gloria e Manny approfondiscono il loro rapporto Cameron e Mitchell, alle prese con le prime emancipazioni della piccola Lily, valutano l'idea di adottare un secondo bambino.
Intanto Phil e Claire dovranno fare i conti con il primo lutto del figlio minore Luke - il vecchio vicino di casa Walt, amico del ragazzino -, l'avvicinarsi dei turbamenti adolescenziali della studiosa Alex e l'idea della maggiore Haley di confrontare la possibilità di andare al college con un'ipotetica convivenza con il fidanzato storico Dylan.





A volte basta poco, per fare breccia: ironia, freschezza, spontaneità.
Questa è la ricetta vincente di Modern family, una delle proposte per il piccolo schermo più amate in casa Ford nonostante le sue caratteristiche da sit-com, gli episodi brevi e praticamente - o quasi - autoconclusivi ed un tipo di format normalmente lontano dai gusti di questo vecchio cowboy.
Fondamentalmente con il passare del tempo non si può dire che sia cambiato davvero qualcosa dai tempi dell'esordio di questo prodotto, eppure la freschezza e la genuinità dei suoi protagonisti, il cast perfettamente in parte ed i numerosissimi momenti esilaranti - oltre all'esplorazione approfondita del concetto di Famiglia - continuano a renderlo uno dei più amati non soltanto dal pubblico e dalla critica oltreoceano ma anche qui al Saloon: e nonostante Jay continui ad essere il mio indiscusso ed indiscutibile numero uno, mi pare impossibile non citare Gloria con il suo "essere chiassosa", Manny e quel fare da gentiluomo consumato, Phil e la sua impressionante serie di abilità e ridicole trovate, Claire e l'approccio generalesco e materno, Alex e lo studio, Haley e l'imprevedibilità del naif - un pò come il suo ragazzo Dylan, outsider mitico della stagione -, Luke e l'irruenza tutta cuore, Cameron ed il suo clownesco alter ego, Mitchell e l'irresistibile precisione da primo della classe o aspirante tale, Lily e l'indiscutibile essere figlia unica poco incline ad un futuro arrivo di un fratellino.
Una galleria di personaggi, dunque, che è la forza ed il motore di un serial che dopo tre stagioni continua ad essere immediato come se fossimo ancora al pilota, e che con il colpo di scena dell'ultimo episodio lascia presagire una quarta stagione da scintille ed una seconda giovinezza per una proposta che ancora non ha conosciuto un passo falso sin dalla sua messa in onda: come se non bastasse, gli autori continuano a riuscire a dare un equilibrio tra l'approccio, per l'appunto, da sit-com ed i rimandi a episodi della stagione in corso e non solo, rendendo il titolo un caso quasi unico nel suo genere.
Senza soffermarmi troppo sulle citazioni riguardanti i singoli episodi ed i personaggi, ho trovato fantastici Phil che cammina sul cavo, la scommessa tra sognatori e realisti a proposito del lancio della zucca, la gita a Disneyland, i confronti tra le due primedonne Gloria e Cameron, la corsa alle elezioni di Claire e la buca in un tiro di Jay.
Serie come questa, che voi abbiate una famiglia oppure no, sono un piccolo tesoro per uno spettatore: sono infatti in grado di coinvolgere e stimolare riflessioni importanti così come di intrattenere e divertire come se non ci fossero pensieri in grado di turbare una quotidianità fatta, al contrario, di continue sfide e prove da superare.
Prove che, quando si può contare su un gruppo di compagni di viaggio forse un pò fuori dagli schemi ma spontanei e travolgenti, non si può pensare di non riuscire a superare.
Dunque vi consiglio caldamente di recuperare Modern family fin dalla prima stagione e gustarvela tutta d'un fiato, complici il minutaggio certo non impegnativo degli episodi ed il ritmo vertiginoso degli stessi: anche perchè, se il prodotto è riuscito a far cambiare idea perfino a quel pessimo soggetto di Peppa Kid - più comunemente noto come il Cannibale - vuol dire che c'è davvero speranza per tutti.
Nessuno escluso.
Come nelle migliori famiglie.


MrFord


"Hmm let me go,
to see my family.
Please Father let me go,
as my mother sleeps."
Ed Sheeran - "Family" -



 

sabato 15 settembre 2012

Modern family Stagione 2

Produzione: ABC
Origine: USA
Anno: 2010
Episodi:
24




La trama (con parole mie): proseguono le vicissitudini quotidiane dei membri della curiosa tripla famiglia Pritchett/Dunphy, alle prese con figli, lavoro, scuola e con tutti i consueti guai legati alla loro natura votata alla confusione. 
Nel corso della stagione assisteremo ad un Halloween realizzato secondo i dettami di Claire, ad un nuovo San Valentino ancora più movimentato del precedente, alle vicissitudini sentimentali di Haley e ai conflitti sul ruolo da ricoprire come genitori di Cameron e Mitchell.
Ovviamente, non mancheranno al loro fianco Phil con le sue stranezze, Gloria con le sue radici colombiane ed il piglio da adulto del piccolo Manny, come sempre imprigionato in un età che pare non essere la sua.





Come già mi capitò di sottolineare in passato, non sono mai stato un grande fan delle sit-com, da sempre considerate troppo estemporanee e prive di una linea narrativa principale a fare da cornice per poter davvero fare breccia nel cuore del sottoscritto: nell'ultimo anno di visioni da piccolo schermo, però, ho dovuto ritrattare questa posizione in occasione del recupero di Scrubs e della prima stagione del qui presente Modern family.
In particolare quest'ultima era riuscita a colpirmi per la sua freschezza nel trattare temi anche scomodi e tremendamente attuali - matrimoni gay, adozioni, famiglie allargate, precarietà del lavoro - e per la carica dei suoi protagonisti, dal mio preferito Jay - vecchio padre di famiglia "tutto d'un pezzo" - all'irresistibile Phil, scheggia impazzita della serie e fonte praticamente inesauribile di perle dispensate a profusione ed in qualsiasi contesto: con la seconda annata, pur senza un cambiamento di rotta o nuove idee messe sul piatto dagli autori, il risultato del prodotto finito non è calato, mantenendosi sul discreto livello dell'esordio e permettendo anche agli spettatori più difficili - io per primo - di mantenere ben solido il legame d'affezione rispetto ai protagonisti e alle loro vicende.
La cosa interessante, a prescindere dal fatto che si tratti di un trio di famiglie decisamente benestanti e decisamente americane, è la genuinità con la quale vengono presentati ed affrontati - sempre con la risata - problemi che tutti noi ben conosciamo, dal rapporto con i genitori a quello con i figli, dal concetto stesso di focolare domestico a tutte le stranezze che lo riguardano, così come le fatiche che occorre mettere in conto per mantenerlo sempre accogliente e soprattutto in equilibrio, pur se precario.
Sicuramente non possiamo parlare di una serie indimenticabile, o affrontare un discorso che dia il quadro complessivo della trama e della storia, considerata la natura del prodotto, eppure anche per un detrattore come il sottoscritto i siparietti forniti dai Pritchett e dai Dumphy sono tra i più divertenti cui mi sia capitato di assistere nelle ultime stagioni di serie tv, e personaggi come Phil e suo figlio Luke o il sempre sopra le righe Cameron sono una miniera di sorprese per lo spettatore, che imparerà ad amarli proprio per il loro essere completamente e totalmente scombinati e naif.
Per quanto riguarda la parte femminile del cast il ruolo della leonessa tocca alla Gloria di Sofia Vergara, che riesce a sfoderare una carica comica notevole nonostante fondamentalmente sia nata per essere una sorta di bomba sexy - il rapporto con Jay, decisamente più vecchio e decisamente meno attraente, fa scintille in tutti i sensi, ed è un'ottima lezione rispetto alla realtà legata ad una coppia apparentemente così "spaiata" -, ma la vera sorpresa è sempre Claire, che dietro il suo ruolo da "poliziotto cattivo" portato avanti con i figli - e, spesso e volentieri, anche con il marito - fotografato in uno degli episodi meglio riusciti della stagione nasconde tutta la forza della Madre come concetto: presente, apparentemente severa eppure fragilissima e sensibile, completamente in balìa di tempo e famiglia ma ancora intimamente sexy.
Ma le sorprese non finiscono con loro, ed Alex e Haley contribuiscono alla fortuna della metà in rosa del serial, in attesa che anche la piccola Lily possa finalmente passare alla parola sconvolgendo probabilmente le esistenze dei suoi padri Cameron e Mitchell - esilarante l'episodio dedicato all'Halloween in ufficio di quest'ultimo - più di quanto non abbia già fatto: considerato, poi, che è in arrivo un altro pargolo che le farà da fratellino, direi che siamo soltanto all'inizio delle (dis)avventure dei due compagni appena citati.
Se, insomma, siete alla ricerca di un prodotto leggero e frizzante ma comunque in grado di toccare temi che tutti noi proviamo sulla pelle ogni giorno, direi che avete trovato il titolo giusto.


MrFord


"Hmm let me go,
to see my family.
Please Father let me go,
as my mother sleeps."
Ed Sheeran - "Family" -


 

domenica 6 maggio 2012

Scrubs - Stagione 1

Produzione: Abc
Origine: Usa
Anno: 2001
Episodi: 24



La trama (con parole mie): i giovani medici John Dorian e Chris Turk giungono freschi freschi alla loro prima esperienza sul campo dopo gli anni dell'università. 
Al Sacro Cuore, ospedale che vede una netta separazione tra gli specializzandi di medicina e quelli di chirurgia, dovranno sottostare alle prime grandi prove che la vita del praticantato è pronta a sottoporre loro, senza contare la gestione dei rapporti con i medici più esperti come il burbero dottor Cox o il mefistofelico primario Kelso.
Senza contare che la professione spesso e volentieri dovrà fare i conti con l'amore, rappresentato dall'infermiera Carla e dalla collega Elliot.




Recupero ormai storico questo di oggi, in casa Ford.
Eppure, lo ammetto: fino ad ora, a più di dieci anni da questa prima annata e a due dalla sua conclusione, non avevo mai visto una stagione di Scrubs continuativamente, e avevo limitato il mio rapporto con J.D. ed i suoi amici a qualche sporadica e neppure troppo concentrata visione su Mtv come riempitivo.
Devo ammettere che, nonostante le mie riserve ed un look che comincia effettivamente ad apparire "vintage", è stato un piacere riscoprire quella che, di fatto, fu la risposta fresca e slapstick al successo di E. R., serie di culto nell'ambito della medicina da piccolo schermo almeno fino all'avvento di Grey's anatomy.
L'approccio semiserio dei protagonisti riuscì, nel caso di Scrubs, a rendere gli argomenti trattati decisamente meno ostici e drammatici - ricordiamo che, di fatto, sempre di ospedali, malattia e morte si tratta -, pur senza dimenticare i sentimenti e la profondità di momenti in cui le risate erano messe da parte con rispetto ed intelligenza: in questo passaggio risultarono - risultano, nel mio caso - importanti i protagonisti, tutti credibili nel loro ruolo e ambito e costruiti per crescere puntata dopo puntata, pur mantenendo una certa aura macchiettistica fondamentale per un format che si lega, di fatto, al concetto di sit com classica.
Come c'era da aspettarsi, i favoriti di casa Ford sono stati da subito l'aggressivo inserviente - impagabili i suoi siparietti con Dorian - e Perry Cox - interpretato da John McGinley, già idolo ai tempi di Point break -, arcigno superiore del buon J. D. sempre pronto ad appioppargli soprannomi improbabili come Shirley o Rebecca neanche fossi io con quel Piccolo Cucciolo Eroico del mio antagonista Cannibale.
Il resto è un buon amalgama di charachters più o meno apprezzabili in grado di trovare ognuno il suo spazio - Elliot, complice, amica e non solo di J. D., inizialmente praticamente ignorata dal sottoscritto, acquista spessore comico e non solo con il passare delle puntate - ed una serie che non sarà la più rivoluzionaria mai apparsa sul piccolo schermo, ma che ha tutte le carte in regola - pur se a posteriori - per divenire uno di quei piccoli gioiellini perfetti per rendere il passaggio da un titolo importante all'altro meno traumatico, regalando anche momenti che potrebbero finire tra i guilty pleasures di uno spettatore.
Inizierà ora un progressivo recupero dell'intero blocco della serie, che promette una crescita interessante - almeno quanto quella che ha coinvolto i suoi protagonisti nel corso della prima stagione -, qualche sana risata - che non fa mai male - ed un Cox sempre più scatenato ai danni di J. D. e specializzandi presenti e futuri.
Peccato soltanto che il brillante Zach Braff, dopo l'interessante esordio dietro la macchina da presa con La mia vita a Garden State, sia tendenzialmente scomparso una volta conclusa l'avventura di Scrubs: c'è tempo ed il ragazzo è giovane, questo è vero, ma sarebbe un peccato veder sprecato un talento interessante come il suo relegandolo al ruolo di eterna promessa.
In fondo, John Dorian ha tutte le carte in regola per sfondare.


MrFord


"Well
I know what I've been told,
you got to work to feed the soul
but I can't do this all on my own
no, I know, I'm no Superman
I'm no Superman."
Lazlo Bane - "I'm not Superman" -


 

venerdì 20 aprile 2012

Modern family - Stagione 1

Produzione: Abc
Origine: Usa
Anno: 2009
Episodi: 24



La trama (con parole mie):  Jay, un uomo benestante ormai non più giovane, ha sposato l'avvenente colombiana Gloria, già madre del decisamente più maturo per la sua età Manny.
Phil e Claire sono sposati ormai da sedici anni, e hanno tre figli: l'adolescente Haley, la studiosa Alex e lo scapestrato Luke.
Mitchell e Cameron sono una coppia gay che ha appena adottato una bimba vietnamita.
Cos'hanno in comune? Sono famiglie fuori dall'ordinario con problemi assolutamente ordinari.
E qualche legame di parentela pronto a complicare le cose a suon di equivoci, coesistenze forzate e gag a ripetizione.
Benvenuti all'interno dei ritratti di tre "famiglie moderne".




Personalmente, non ho mai avuto un'opinione alta delle sit-com in genere.
Ricordo quando, nel pieno dei nineties, spopolavano serie come Friends o Seinfield, che io ho sempre cordialmente snobbato e che su questo tipo di formula hanno costruito la loro fortuna, ma anche lo scoppiare del più recente fenomeno di Big bang theory, passato praticamente inosservato in casa Ford: così, nonostante i premi vinti in questi ultimi anni, ho approcciato con un certo quantitativo di riserve Modern family, serial apprezzatissimo ovunque e vincitore, tra le altre cose, di un Golden Globe, mica proprio bruscolini.
Giunto alla fine della prima stagione, posso dire che la scommessa - principalmente di Julez che me l'ha proposto - è pienamente vinta, e che Modern family è riuscito a divertirmi e non poco, travolgendomi con la sua freschezza, i suoi protagonisti - tutti azzeccatissimi - ed una mancanza di pretese che può solo che fare bene al panesalamismo necessario per essere i benvenuti in casa Ford.
Il tutto, per l'appunto, nonostante mantenga alcune caratteristiche che ricordano - e non poco - il format della sit-com in genere.
La varietà di situazioni e le differenze tra le tre famiglie protagoniste, inoltre, permettono allo spettatore di far scattare il fondamentale meccanismo - per i serial televisivi - della preferenza per uno o l'altro gruppo di personaggi, andando ad alimentare in questo modo l'attesa per l'episodio successivo neanche si trattasse di una serie action o drammatica con risvolti che leghino una puntata alla successiva.
In questo senso, la mia personale preferenza va tutta alla famiglia Pritchett, complici il fare da cowboy di Jay - in assoluto il mio preferito -, lo stile impareggiabile di Manny e la "dirompenza" di Gloria, anche se occorre ammettere che personaggi quali Phil - in assoluto il mattatore della serie - e Cameron - rido ancora al pensiero della gag a proposito di "Cesar Salad" - siano charchters pressochè perfetti: certo, una serie di questo genere difficilmente raggiungerà mai vette particolarmente elevate - in fondo nasce come prodotto di totale intrattenimento -, eppure i margini di ulteriore miglioramento sono netti, così come la curiosità da parte del sottoscritto di scoprire cosa si inventeranno gli strampalati membri di queste tre scombinate famiglie per tenere viva l'attenzione e alto lo spirito degli spettatori con la prossima annata.
Considerato che, in partenza, non avrei scommesso un centesimo su questa visione, direi che il successo è stato clamoroso, e, magari alternandola a titoli più impegnativi, risulta un ingrediente perfetto per una visione leggera eppure intelligente, legata sempre e comunque al concetto di famiglia - che non fa mai male (ri)assaporare - e, cosa fondamentale, assolutamente a suo agio nel prendersi in giro e sfoderare un'ironia che non passava sui miei schermi - parlando di serial - dai tempi di Extras.
Dunque, belli - come direbbe Phil -, cosa aspettate a guardarlo?
In fondo, in questi specchi pur deformati del vecchio concetto di focolare domestico, potreste ritrovare anche un bel pò della vostra immagine.


MrFord


"We are family
I got all my sisters with me 
we are family
get up everybody and sing."
Sister Sledge - "We are family" -


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