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lunedì 1 settembre 2014

Anarchia - La notte del giudizio

Regia: James DeMonaco
Orgine: USA, Francia
Anno: 2014
Durata:
103'




La trama (con parole mie): siamo nel 2023, e i Nuovi Padri Fondatori mantengono l'ordine ed il controllo lasciando che ogni anno, nel corso di una notte di sangue, tutti siano liberi di fare ciò che vogliono per le strade. Quello di cui la massa non è a conoscenza, e che solo il leader rivoluzionario Carmelo pare sospettare e voler combattere, è che il governo manda per le strade interi squadroni di soldati incaricati di eliminare più civili possibili tra i gradini più bassi della scala sociale in modo da garantire una stabilità economica maggiore che possa portare ai ricchi maggior solidità.
Quando una giovane coppia ed una madre con la figlia si trovano per le strade, un sergente fuori servizio assetato di vendetta per la perdita del figlio diviene la loro unica possibilità di sopravvivenza: riuscirà l'improvvisato gruppo a passare indenne la nottata? E l'uomo scoverà il responsabile della sua perdita?






I sequel non sono mai una materia facile, a prescindere dai risultati ottenuti dai "numeri uno".
James DeMonaco, che lo scorso anno riuscì nella non facile impresa di proporre una pellicola legata ad un plot onestamente già sentito rendendolo comunque efficace, a questo giro di giostra è stato quantomeno in grado di regalare al pubblico un secondo capitolo della sua saga - e a giudicare dal finale e dagli incassi, presumo verrà messo in cantiere anche un numero tre - per prima cosa differente dal precedente e dunque efficace ed in grado di intrattenere come si conviene.
L'idea di spostare il fulcro dell'azione e della pellicola da una lotta senza quartiere all'interno di un'abitazione ad una sorta di survival urbano che ricorda i Classici di Carpenter funziona seppur non supportata da personaggi all'altezza - la coppia madre/figlia poteva essere sfruttata decisamente meglio, così come approfondito di più il rapporto tra i due fidanzati, che lascia trasparire una tensione mai del tutto risolta -, il ritmo è ben scandito e le situazioni, pronte a ricordare i videogames a livelli degli anni ottanta, coinvolgono decisamente bene nella loro varietà - aiutate anche da un lavoro sul trucco della principale banda di razziatori delle strade, davvero notevole -.
Così come fu per il Purge dello scorso anno, anche in questo caso dietro la patina da film action si nascondono numerosi sottotesti politici, dalla questione della rivolta armata contro il Sistema - Carmelo ed il suo movimento - al dislivello tra classi sociali sempre più marcato - agghiacciante l'asta che precede la caccia nel finale -, senza contare una riflessione interessante a proposito della vendetta e del perdono, che seppur non sfruttata al massimo delle sue potenzialità rende l'epilogo funzionale quanto lo fu quello della precedente notte di sangue portata sullo schermo dal regista e sceneggiatore.
Il viaggio di questi sopravvissuti per le strade della città sconvolta dalla notte delle notti indetta dai misteriosi ed oscuri Nuovi Padri Fondatori tocca dunque, dopo l'invasione domestica esplorata nel capitolo precedente, un altro nervo scoperto dell'uomo comune: ovvero l'essere oggetto di caccia da parte di uno o più predatori abituati a muoversi con l'istinto dei killer.
Senza dubbio i vertici di tensione scaturiti da paure primordiali di questo tipo di cose enormi come Eden Lake sono lontani, ma DeMonaco sa il fatto suo, e finisce per portare sullo schermo un giocattolo tosto e cattivo quanto basta - nonostante non mi sarebbe dispiaciuta un pò di violenza in più - senza dimenticare di essere, comunque, anche lui parte del Sistema e, dunque, procedendo senza scombinare troppo quelli che, di norma, in questi casi, sono i piani dei distributori.
Nel complesso direi, dunque, che questo secondo Purge è un film dalla doppia faccia: da una parte la struttura a livelli e l'inseguimento attraverso le strade della città rende la scommessa assolutamente vinta, dall'altra il lavoro sui personaggi ed alcune eccessive concessioni soprattutto sul finale finiscono per perdere mordente rispetto al primo capitolo.
DeMonaco, comunque, non ha troppo di che lamentarsi: la stoffa per produrre cose interessanti ha dimostrato di averla, e gli incassi hanno finito per dare ragione al suo esperimento.
Staremo dunque a vedere se con la probabile terza notte di terrore la fiducia che ho finito per riporre nel suo lavoro sarà ben ripagata o anche lui finirà per aver bisogno di una "purge" da manuale a suon di bottigliate.



MrFord



"I am an anti-christ
I am an anarchist
don't know what I want but
I know how to get it
I wanna destroy the passer by cos I
I wanna BE anarchy!
No dogs body!"
Sex Pistols - "Anarchy in the UK" - 


mercoledì 4 giugno 2014

La stirpe del male - Devil's due

Regia: Matt Bellinelli-Olpin, Tyler Gillet
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 89'




La trama (con parole mie): Zach e Samantha, novelli sposi innamorati ed ansiosi di godersi la vita insieme, dopo una notte decisamente strana in un locale altrettanto particolare a Santo Domingo, fanno ritorno a casa senza sapere che la ragazza, rimasta incinta, porta in grembo uno dei profetizzati portatori dei geni dell'anticristo. La passione per i filmini amatoriali di Zach diviene quindi un veicolo per testimoniare il progressivo cambiamento della giovane, resa sempre più aggressiva ed in grado di compiere imprese e gesti spaventosi con il passare dei mesi.
Cosa accadrà, dunque, alla coppia e al loro bambino? Riusciranno a sopravvivere e venire a capo del mistero?







Fin dai tempi di Blair Witch Project, il mockumentary rappresenta un campo minato ed una tentazione decisamente irresistibile per i registi legati all'horror, nonostante la Storia abbia di fatto mostrato quanto poco convenga, di norma, avventurarsi in un terreno così sconnesso: fatta eccezione, infatti, per poche chicche da ricordare - Lake Mungo, The Troll Hunter - il genere ha riservato al pubblico quasi esclusivamente schifezze inenarrabili, che periodicamente tornano a rinfoltire le fila dei Ford Awards dedicati al peggio dell'anno.
Di recente era rientrato pienamente nel novero Il segnato, innocuo quanto inutile lavoro pronto a proseguire nella tradizione dei b-movies horror basati sul found footage che tanto ha imperversato nel corso delle ultime stagioni, incapace addirittura di scomodare le bottigliate delle grandi occasioni: della stessa pasta è fatto questo La stirpe del male, ennesima escursione nei territori delle possessioni demoniache e delle atmosfere apocalittico/religiose originate da veri Capolavori come Rosemary's baby e L'esorcista.
Senza dare neppure troppo peso alla trama risibile ed alla sua stessa evoluzione, o fare considerazioni sul protagonista Zach Gilford, passato dall'essere uno dei volti della splendida Friday night lights a questa roba, la visione scorre senza pretesa alcuna ed anche piuttosto in fretta, limitando i danni almeno quanto gli spaventi, ormai merce più unica che rara perfino nelle pellicole che, almeno sulla carta o stando all'opinione dei distributori, dovrebbero lasciare senza fiato ben oltre il termine della visione.
Un filmetto innocuo, in definitiva, che mescola i classici luoghi comuni che ci si aspetterebbero da una proposta di questo tipo - i Caraibi come luogo di mistero e perdizione maligna, gli incontrollabili scatti d'ira e le pause inquietanti tipiche delle possessioni, l'escalation che porta dal quotidiano leggermente intaccato ad un vero e proprio bagno di sangue - al tentativo di far assaporare al pubblico - specie quello più giovane - il terrore che ormai decenni fa dispensavano calibri nettamente superiori trattando la stessa materia.
Ora, non so se i ragazzini di oggi - decisamente più smart di quanto non potessimo essere già noi, figurarsi i nostri genitori - possano essere davvero sconvolti da versioni collaterali di Paranormal activity come questa, ma se davvero una porcheruola come il lavoro di Bellinelli-Oplin e Gillet riesce nell'intento di scatenare il panico in una platea attuale direi proprio che il futuro del genere naviga in acque decisamente agitate, con il rischio concreto di inabissarsi in wannabe movies insipidi dall'impatto pressochè nullo. Almeno se confrontati con l'old school dell'orrore.
Tutto questo senza contare che, quando da una visione si riesce a cavare così poco da faticare a trovare un qualche argomento per scrivere un post decente e non in formato tweet, le cose non si mettono troppo bene: a suo favore questo Devil's due ha giusto l'avversione della protagonista per i prelati - posizione che non mi sento di non condividere - ed una sorta di ingenuità quasi naif di fondo, legata principalmente alla qualità più che bassa non solo del prodotto finito, ma anche, di fatto, dello spessore dei suoi artefici.
Resta il mistero legato al fatto che proposte clamorosamente superiori ed interessanti fatichino a trovare una collocazione all'interno del mondo della grande distribuzione e robaccia di questo genere occupi uno spazio decisamente importante in sala: se fosse il Saloon a gestire queste faccende, difficilmente Devil's due avrebbe raggiunto un pubblico superiore a quello dei due registi con i loro amici e parenti.
Ma chissà, forse la stirpe del male è già tra noi.



MrFord



"It's a new breed
a new breed of evil
conceived in the moonlight
breathing fire."
Farmer boys - "A new breed of evil" -




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