Visualizzazione post con etichetta Francis Lawrence. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Francis Lawrence. Mostra tutti i post

mercoledì 2 dicembre 2015

The Hunger Games: il canto della rivolta - Parte 2

Regia: Francis Lawrence
Origine: USA, Germania
Anno: 2015
Durata: 137'






La trama (con parole mie): Katniss Everdeen, eroina della rivolta su Panem, si è appena ripresa dallo scontro che ha riportato alla normalità il suo ex compagno di lotta e di vita Peeta, quando scopre il piano dei capi della Resistenza volti a sferrare l'attacco decisivo a Capitol City dopo aver tagliato i rifornimenti di armi all'esercito del leader Snow custoditi nel Secondo Distretto del paese.
Dunque, mentre il fronte principale si muove attraverso le vie devastate della capitale di Panem, Katniss ed un manipolo di soldati selezionati si muovono nell'ombra in modo da raggiungere proprio il Presidente per eliminarlo: il viaggio attraverso la città si rivelerà, però, più difficile ed insidioso del previsto, e perso un compagno dopo l'altro, Katniss finirà per trovarsi da sola all'appuntamento con la vendetta e la conclusione della rivolta.
I piani, però, della leader dei ribelli Alma Coin, si riveleranno più complessi del previsto, e per la Ghiandaia Imitatrice potrebbe non essere finito il momento della rivolta.








Prima di salutare una delle saghe teen più amate degli ultimi anni - anche se, onestamente, ancora non ne ho compreso davvero il motivo -, occorre che precisi due cose: devo dare atto ad Hunger Games di aver, a conti fatti, incrementato la sua qualità con il passare degli episodi, quasi sorprendendomi rispetto al risultato di quest'ultimo doppio capitolo conclusivo rispetto all'agghiacciante e pessimo primo; appurato questo, apro una delle bottiglie migliori e mi auguro che, almeno per qualche stagione, archiviati Twilight e la storia di Katniss Everdeen, nessun'altro prodotto teen di questo calibro invada come un virus le sale cinematografiche.
Il lavoro di Francis Lawrence, comunque, non si chiude nel peggiore dei modi, confezionando forse quello che è il capitolo più "adulto" delle vicende della Ghiandaia Imitatrice, pronta a fronteggiare, più che la guerra, i suoi più sordidi risvolti politici ed i contraccolpi personali che la stessa porterà, soprattutto rispetto al rapporto con il potere costituito - dunque il Presidente Snow - e quello che aspira a sostituirlo - la leader dei ribelli Alma "Insert" Coin -: peccato che, a conti fatti, nonostante le chiare ispirazioni fornite al regista dalla trilogia de Il signore degli anelli e Aliens - Scontro finale ed il desiderio di rendere Hunger Games come una sorta di nuovo cult giovanile neanche fossimo ancora negli anni ottanta, tutto resti decisamente scialbo, senz'anima ed assolutamente, inesorabilmente vittima di un eccessivo minutaggio - difetto che aveva già colpito i comunque più interessanti di questo capitoli finali di Harry Potter -.
Nonostante un cast di prim'ordine, inoltre - Jennifer Lawrence, che fa sempre la sua porchissima figura, Woody Harrelson, il compianto Philip Seymour Hoffman, Julianne Moore, Donald Sutherland -, i personaggi risultano esilini o stantii, dalla sempre più inutile coppia di protagonisti - Katniss è irritante quasi ai livelli della Sookie di True Blood, Peeta uno dei charachters più inutili della Storia del Cinema - ai comprimari mandati al massacro proprio per guardare le spalle della main charachter - roba che, se fosse applicabile il metacinema, e fossi stato parte della squadra di Katniss pronta a partire per detronizzare Snow, avrei disertato senza neppure pensarci -.
Gli unici riferimenti interessanti sono dati dalle eminenze grigie della politica, Snow e Coin, pronti a dare spessore ad un film che pare un ibrido - sempre per utilizzare un linguaggio che ricordi Panem - senza identità precisa, pronto a mostrare il valore in termini di sfruttamento di mezzi ma non l'anima che dovrebbe dare colore a questo tipo di prodotti per renderli davvero memorabili, e destinati a diventare i cult di una generazione: non il peggio, comunque, che si possa immaginare quando si approcciano cose di questo tipo - Maze runner, tanto per citarne uno, risulta assolutamente meno interessante -, ma troppo lontano dall'intrattenimento puro per divertire ed avvincere e troppo prevedibile e di grana grossa per rappresentare un tentativo di esportare l'autorialità nel Cinema mainstream.
Per quanto mi riguarda, sono ben contento di aver affrontato ed essere sopravvissuto agli Hunger Games.
In fondo, qualche cicatrice in più fa sempre figo, e di fatto mi vaccina da un certo tipo di prodotti dal valore indiscutibilmente più basso di quello che viene pubblicizzato.
Quello da cui non c'è cura, oltre al Potere, è il Cinema da poco.
Speriamo solo che almeno una di queste due cose, un giorno, possa essere vinta da una ribellione con le palle grandi al punto giusto.
E regalare al pubblico film davvero memorabili.




MrFord




"There would be a riot
breakin' of my heart, I'd try to fight it
I could go out every night but I'd be lyin'
if I said I could live and breathe
without you."
Rascal Flatts - "Riot" - 






lunedì 15 dicembre 2014

Hunger Games: Il canto della rivolta parte I

Regia: Francis Lawrence
Origine: USA
Anno:
2014
Durata: 123'





La trama (con parole mie): Katniss, scardinate tutte le regole degli Hunger Games, si ritrova protetta dai Ribelli da anni in attesa di un simbolo per la loro lotta contro Capitol City, separata dall'amato Peeta, rimasto in mano al Potere. E mentre la guerra militare e mediatica tra le due fazioni cresce d'intensità, l'intento della giovane pare essere soltanto quello di mettere in salvo le persone che ama e vivere una vita normale.
Come riuscirà Katniss a far coesistere le idee della rivolta con i sentimenti?
E come evolveranno i rapporti tra lei stessa ed i rappresentanti al comando dei due poli del mondo, il Presidente Snow e la Presidentessa Coin?
La battaglia per gli equilibri del mondo ha inizio, e le probabilità dei due vincitori degli ultimi Hunger Games completati di tornare ad essere uno accanto all'altra appaiono sempre più esigue.








Purtroppo per il sottoscritto, e per fortuna del mio antagonista Cannibal Kid, i film teen, passato il periodo d'oro degli anni ottanta, hanno finito per subire un'involuzione quasi ai livelli di quella delle pellicole horror, culminata con il trionfo della saga di Twilight e l'apertura cinematografica a qualsiasi adattamento di serie per così dire letterarie di successo indirizzate agli adolescenti.
Hunger Games è un degno rappresentante di quest'ultima categoria: dopo un primo capitolo inutile ed un secondo imbarazzante - salvabili soltanto per la presenza della sempre notevole Jennifer Lawrence -, mi aspettavo il più classico dei massacri con la prima parte dell'ultimo capitolo - e sia maledetto Harry Potter, che ha sdoganato il finale splittato - pronta a scaldare i motori per l'addio al grande schermo di Katniss Everdeen - che penso non mancherà a nessuno, nonostante l'attrice che le presta volto e corpo, fatta eccezione per le studentesse delle medie ed il già citato Cannibale -, per una di quelle visioni concesse più per dovere di aggiornamento del blog che per piacere.
Al contrario, però, di quanto potessi aspettarmi, devo ammettere che questo terzo film risulta essere il più riuscito del brand - almeno fino ad ora -, una riflessione davvero niente male sul Potere che in alcuni passaggi quasi ricorda il certamente d'altra caratura V per vendetta con un buon ritmo, tenuta appena attorno alle due ore e quantomeno orchestrata discretamente: certo, non sto certo parlando del miracolo cinematografico pronto a ribaltare i pronostici a ridosso delle classifiche di fine anno, ma quantomeno di un prodotto che eviterà a Francis Lawrence di finire nella lista dei peggiori della stagione in corso, e che ha il merito di fugare ogni dubbio circa la visione della chiusura definitiva della storia della giovane ribelle divenuta suo malgrado simbolo di una lotta senza precedenti al potere costituito del suo mondo, specchio decisamente realistico del nostro nonostante la cornice più votata alla fantascienza ed al fantasy che al realismo in senso stretto.
A sorpresa, infatti, il nuovo mezzo capitolo delle avventure della riluttante eroina Katniss finisce per stimolare riflessioni rispetto al ruolo che le posizioni di comando assumono anche nel momento in cui la fazione che guidano risulta essere, in una certa misura, quella dalla parte degli oppressi: il confronto a distanza tra Coin e Snow, infatti, pronti a coinvolgere come specchietti per le allodole la stessa Katniss ed il suo amato Peeta - uno dei personaggi più inutili della Storia del Cinema teen e non solo - in modo da alimentare le speranze e la voglia di combattere della fetta di popolazione sotto il proprio dominio ed influenza, finisce per riportare alla realtà anche più di quanto non si voglia, lontani dall'intrattenimento che da un titolo di questo genere ci si aspetterebbe ed indotti alla riflessione a proposito del potere che il Potere ha sempre avuto e continua ad esercitare sulla gente comune, sfruttamento degli eroi di quest'ultima compreso.
Appurate queste premesse, la lotta della main charachter per affermare i suoi sentimenti a fronte di un ruolo che si è ritrovata ad interpretare e che, a conti fatti, finisce per essere giusto ricoprire in quanto simbolo di qualcosa che assume un significato anche per le persone che ama diviene lo strumento per rendere più profondo l'intero prodotto, tanto da stupire chi - come il sottoscritto - pensava di trovarsi ad avere a che fare con l'ennesimo tentativo di costruire a tavolino un blockbuster stagionale senza arte ne parte: non siamo certo di fronte ad un miracolo, ed i limiti sono ancora parecchi, eppure la curiosità di scoprire come si chiuderà il cerchio è stata risvegliata.
Considerati i miei trascorsi con Francis Lawrence e questa saga, direi che potrebbe essere già abbastanza.




MrFord




"Rebel rebel, you've torn your dress
rebel rebel, your face is a mess
rebel rebel, how could they know?
Hot tramp, I love you so!"
David Bowie - "Rebel rebel" - 




domenica 20 luglio 2014

Constantine

Regia: Francis Lawrence
Origine: USA
Anno: 2005
Durata: 121'





La trama (con parole mie): John Constantine è un poco di buono tabagista e cinico dedito ad esorcismi grazie ai quali comprare, in un modo o nell'altro, un posto in Paradiso, di norma negato per contratto a qualunque suicida. Quando, tramite il ritrovamento della Lancia del Destino, il figlio "dimenticato" di Lucifero rischia di trovare la via per il mondo degli Uomini sconvolgendo, di fatto, gli equilibri eterni tra il sotto ed il sopra coinvolgendo due sorelle gemelle dai poteri quasi unici e molto simili a quelli dello stesso John, Constantine dovrà rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco come mai prima di quel momento, finendo per affrontare forze in grado di andare anche oltre le sue stesse capacità.
Ma uno scontro impari potrebbe comunque dare origine alla scintilla in grado di cambiare davvero le cose.








Il mio passato di appassionato - e, seppur decisamente dimenticabile - di sceneggiatore di fumetti dovrebbe farmi sentire in colpa, per aver recuperato Constantine soltanto ora, a quasi dieci anni dalla sua uscita in sala: Hellblazer - titolo targato Vertigo dal quale il film di Francis Lawrence è tratto -, infatti, ha rappresentato a cavallo tra gli anni novanta e l'inizio del Nuovo Millennio una delle realtà di riferimento del comic book "adulto", e seppur superato - di gran lunga - da cose enormi come Preacher - e prima o poi dedicherò una serie di post anche alla rilettura della creatura principe di Ennis -, un titolo senza dubbio imperdibile per ogni appassionato del settore, e la sua trasposizione cinematografica avrebbe dovuto richiamare l'attenzione del sottoscritto fin da allora.
Purtroppo per questo lavoro, però, ai tempi mi trovavo ancora preda della crisi di radicalchicchismo che di fatto portò il sottoscritto a dedicare visioni e tempo solo ed esclusivamente a pellicole d'autore per almeno tre o quattro anni, rinunciando ad ogni svago cinematografico - o quasi - e a proposte di questo genere, decisamente lontane anni luce dal concetto di Cinema d'essai.
La scorsa estate, però, tra un dibattito e l'altro riguardanti il Cinema ed il blog, tornò alla ribalta l'argomento Constantine con i cugini di Julez, pronti a sponsorizzare il prode John e la pellicola a lui dedicata: su pressione in particolare del buon Edward, ho deciso dunque di prepararmi alla discussione che seguirà la revisione della trilogia di Matrix - che non ho mai particolarmente apprezzato - proprio con questo recupero.
Senza dubbio il voto non troverà soddisfazione nei miei giovani parenti acquisiti, eppure la visione di Constantine è risultata divertente ed in grado di intrattenere come solo i prodotti più tamarri e sguaiati possono fare, di fatto rappresentando una sorta di versione più curata e posata del secondo Ghost rider, con angeli e demoni a giocarsi a dadi il nostro mondo ed un unico antieroe ad opporsi al volere dei Poteri Superiori: ed è proprio il vecchio John a rappresentare la scelta giusta - per quanto non approvi particolarmente l'utilizzo di Keanu Reeves, considerato che l'appeal del personaggio sarebbe stato senza dubbio più vicino ad un Barry Pepper -, da cinico figlio di puttana dalla scorza piuttosto dura e finto senza cuore come piacciono tanto al sottoscritto.
Certo, la regia non sarà memorabile - del resto, parliamo di Francis Lawrence -, lo script patisce e non poco il fatto di ispirarsi ad una serie di graphic novels e l'intera produzione di non avere avuto il successo sperato e, dunque, di fatto non aver potuto originare un vero e proprio brand con tanto di sequel e spin off, eppure il lavoro nel complesso risulta godibile quanto basta per assurgere al rango di proposta ideale da serata del weekend, lontana dalle pretese autoriali e giusta giusta per il riposo al termine della tempesta che, di norma, è la settimana lavorativa.
Inoltre lo scenario biblico, per quanto da queste parti si finisca per essere felicemente lontani da qualsiasi religione e spesso e volentieri anticlericali, funziona sempre grazie alla sua aura da leggenda, ed induce ad appassionarsi - almeno nel tempo della durata della pellicola - e a chiedersi da che parte ci si schiererebbe, in caso di "conflitto eterno": onestamente non sono troppo entusiasta all'idea di un Paradiso perfetto ed incorruttibile, ed essendo un esempio perfetto dei "Mr. Bad Example" - per dirla come Warren Zevon - dovrei stare dall'altro lato della barricata.
Ma forse, tirando le somme, mi troverei a vestire più che bene i panni del Constantine di turno, troppo stronzo per i piani alti, ma ad un tempo troppo buono per quelli bassi - o almeno in parte -: dunque, pur se lontane dalle proposte d'autore, vengano pure quelle di questo genere, tamarre e sguaiate.
E se non vi stanno bene, stronzi, allora vorrà dire che passerete decisamente un brutto quarto d'ora.




MrFord




"The lover of life's not a sinner
the ending is just a beginner
the closer you get to the meaning
the sooner you'll know that you're dreaming
so it's on and on and on, oh it's on and on and on
it goes on and on and on, Heaven and Hell
I can tell, fool, fool!"
Black Sabbath - "Heaven and hell" - 




martedì 7 gennaio 2014

The Hunger Games - La ragazza di fuoco

Regia: Francis Lawrence
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 146'




La trama (con parole mie): Katniss Everdeen e Peeta Mellark, freschi vincitori degli ultimi Hunger Games, si ritrovano a dover fingere una storia d'amore che non ha corrispettivo nella realtà delle loro vite in modo da promuovere la loro immagine di simboli dello status quo governativo in tutti i distretti. Quando, però, l'influenza sociale della ragazza diviene sempre di più quella di una potenziale ispiratrice per una rivolta contro il Potere, il capo del governo Snow sviluppa un piano che possa rendere la giovane una sorta di martire eliminando al contempo la sua minaccia: una nuova edizione degli Hunger Games con protagonisti tutti i vincitori delle ultime venticinque annate, che preveda questa volta un solo sopravvissuto e cancelli l'ispirazione che Katniss ha finito, anche involontariamente, per regalare alla povera gente dei distretti lontana dall'opulenza di Capitol City.
Riuscirà il Potere ad eliminare la ragazza di fuoco? O la sua presenza in questi nuovi Hunger Games segnerà l'inizio di una storica rivolta?





Per una volta, le aspettative non sono state disattese: dopo il quasi disastroso primo episodio, mi aspettavo un secondo capitolo dedicato alle imprese dell'eroina più amata da quel pusillanime di Cannibal Kid, Katniss Everdeen, quantomeno all'altezza del precedente, e così è stato.
Ammetto di non aver letto i libri che hanno di fatto reso possibile la realizzazione di quello che è il fenomeno adolescenziale di massa principe del dopo-Twilight, ma senza dubbio alcuno abbiamo di fronte un affresco altrettanto desolante semplicemente realizzato grazie a mezzi produttivi migliori e poggiato sulle spalle di un cast che non deve neppure essere paragonato con quello della saga dedicata a Bella e Edward Cullen.
Tolti, infatti, il tema della ribellione contro il Potere costituito - da sempre ben visto da queste parti - e la splendida Jennifer Lawrence - e metto nel novero anche il fortemente fordiano Woody Harrelson e l'ottimo e sottovalutato Stanley Tucci -, quello che resta è un polpettone dal minutaggio quasi infinito basato esclusivamente su tempi morti conditi da dialoghi al limite del ridicolo ed una negazione della violenza che, almeno sulla carta, dovrebbe essere alla base non solo degli Hunger Games, ma della stessa vicenda, in grado di rendere il risultato finale più zuccheroso, posticcio e moralista dei più criticati tra i film Disney.
Certo, la produzione è quella delle grandi occasioni, i soldi e gli effetti non mancano, gli scenari sono suggestivi, gli spunti potrebbero anche esserci - parlo non solo in termini di massimi sistemi, ma anche di charachters rimasti in ombra come la battagliera Johanna - ma risulta davvero umanamente impossibile ignorare non solo la noia mortale di quasi due ore e mezza che si sarebbero potute ridurre almeno alla metà, il fatto che dietro la macchina da presa si trovi il responsabile di immondizie del calibro di Io sono leggenda e che, di fatto, si tratti della sequenza di raccordo di gran lunga meno sfruttata della Storia del Cinema - senza contare che l'ultimo capitolo, sulla scia di quella che ormai pare essere diventata una moda, sarà diviso in due parti -, ma anche e soprattutto il buonismo che circonda la protagonista - una vera e propria eroina sul modello dei peggiori numeri uno dei cartoni animati, bravi e buoni e puliti e puri e chi più ne ha, più ne metta neanche si trattasse di una schiera di Superman in erba - ed il suo galoppino, l'inutile Peeta interpretato da un Josh Hutcherson che funziona giusto perchè totalmente privo di carisma proprio come il personaggio cui presta il volto.
Ora, so bene che, se legata alle vicende di una serie di romanzi, la validità di una storia non può essere completamente imputata alla capacità di renderla interessante degli sceneggiatori, ma nel passato recente delle proposte blockbuster raramente mi è capitato di trovare un concentrato di considerazione del pubblico come fosse un grande branco di ingenui creduloni come in questo caso, tanto da riuscire a rendere possibile causa sfracellamento dei cosiddetti l'affievolimento del furore da bottigliate ed incazzatura, sostituito dalla speranza che tutto possa dichiararsi chiuso il più presto possibile e che i prossimi episodi di questa decisamente poco memorabile saga possano regalarci una durata massima di ottanta/ottantacinque minuti - a testa -.
Tutto questo a meno che Katniss non si tramuti di colpo in una - bellissima, su questo non c'è che dire - spaccaculi che non ha paura o remore a fare fuori qualche stronzo quando si tratta non solo di sopravvivere, ma anche di difendere, di fatto, ciò che ama: evidentemente, dalle parti di questi adolescenti in preda ad una noiosissima crisi ormonale, manca il piglio deciso dell'old school targata Expendables, che in due edizioni degli Hunger Games avrebbero già totalizzato il record assoluto delle uccisioni sul campo, ed esclusivamente come antipasto per la portata principale.
Ma purtroppo, questa resta un'altra storia.



MrFord


"Some far away 
some search for gold
some dragon to slay
heaven we hope is just up the road
show me the way Lord, because I am about to explode."
Coldplay - "Atlas" - 





Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...