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lunedì 30 dicembre 2019

Ford Awards 2019: i film (N°20-11)



E giungiamo così alla classifica più importante dei Ford Awards e di ogni blog che si leghi alla settima arte: quella dedicata ai film usciti in sala nel corso del duemiladiciannove.
Personalmente, è stato uno degli anni passati più lontano dal Cinema che ricordi, con pochissimi - rispetto ai tempi in cui aprì il Saloon - film visti e la maggior parte del tempo dedicato, più che allo schermo, a famiglia, lavoro e palestra. Non sono però fortunatamente mancate le pellicole interessanti, di generi e tagli diversi, che si sono date appuntamento in questa Top 20 pronta oggi a cominciare la scalata alla vetta che consacrerà domani il film migliore dell'anno che sta per finire a detta di questo vecchio cowboy.


MrFord


N°20: CREED II di STEVEN CAPLE JR

Creed II Poster

Non potevo che aprire questa classifica con, come la definirebbe Cannibal, la classica fordianata: pur se inferiore al capitolo precedente, Creed II alimenta il mito - per quanto, si dice, ne abbia scritto la parola fine - di Rocky Balboa, riuscendo anche a rendere tridimensionali ed umane le figure del vecchio rivale del mitico Stallone Italiano Ivan Drago e quella di suo figlio, emarginati e cresciuti nell'odio in patria in tempi in cui ancora la Cortina di ferro la faceva da padrona.
Un film solido e pane e salame, di quelli che non posso non amare.


N°19: LE MANS '66 - LA GRANDE SFIDA di JAMES MANGOLD

Le Mans '66 - La grande sfida Poster

Entrato in classifica all'ultimo secondo, in modo totalmente inaspettato - pensavo si sarebbe inserito l'ultimo Star Wars, rivelatosi invece più anonimo - l'ultimo lavoro di James Mangold si rivela, per quanto molto, molto classico, un prodotto solido ed emozionante, il film perfetto per la corsa all'Oscar, il prodotto americano nella migliore accezione del termine.
Ottimo comparto tecnico, il fratellino minore di Rush si impone come un ritratto sentito di una figura - anzi, due -, almeno per i non addetti ai lavori quasi sconosciuta, e per un finale molto emozionante.


N°18: JOKER di TODD PHILLIPS

Joker Poster

In molti, probabilmente, piazzeranno Joker decisamente più in alto nelle classifiche di fine anno, spinti dai facili entusiasmi dopo la vittoria a Venezia della pellicola di Todd Phillips e dall'interpretazione indubbiamente notevole di Joaquin Phoenix: eppure, nonostante le intenzioni ed il lavoro decisamente importante svolto, continuo a pensare che Joker sia "soltanto" un buon film, attraverso il quale autori ed interprete si siano preoccupati più di mostrare quanto fossero in gamba che non di raccontare una storia che sentivano nel profondo di raccontare.
In qualunque modo la si voglia vedere, comunque, almeno un paio di sequenze restano da incorniciare.


N°17: YESTERDAY di DANNY BOYLE

Yesterday Poster

Al contrario di Joker, ci saranno molti che considereranno Yesterday una delusione, o una ruffianata di un autore un tempo di rottura come Danny Boyle: per quanto mi riguarda, questo film, per quanto pop e facile possa apparire, ha piazzato almeno un paio di sequenze che sono riuscite a toccarmi nel profondo e quasi a commuovermi per quanto mi hanno sentito coinvolto.
Una di esse - quella legata a John Lennon -, resterà impressa nei miei ricordi da spettatore ma soprattutto per aver raccontato una verità assoluta che mai come nel corso degli ultimi mesi ho sentito sulla pelle e nel cuore.


N°16: ROCKETMAN di DEXTER FLETCHER

Rocketman Poster

Ancora Musica protagonista e, dopo l'exploit di Bohemian Rhapsody dello scorso anno, un altro biopic su un mostro sacro del pop ben portato sullo schermo, con la giusta dose di passione, furberia ed intensità, dai suoi autori ed interpreti.
Costruito quasi come fosse un musical, Rocketman coinvolge, trascina, diverte e non rende troppo pesanti neppure le parti drammatiche, rendendo giustizia ad un artista che ha fatto la Storia della Musica come Elton John.


N°15: DRAGON TRAINER 3 - IL MONDO NASCOSTO di DEAN DEBLOIS

Dragon Trainer - Il mondo nascosto Poster

Nuovo capitolo del franchise dedicato alle gesta di Sdentato e Hiccup e nuovo successo per una serie profonda e coinvolgente, che non perde in qualità ed intensità capitolo dopo capitolo e riesce nella non facile impresa di far emozionare e riflettere gli spettatori a prescindere dalla loro età anagrafica.
Visto in sala con i Fordini, è stato un'esperienza visiva ed emotiva molto coinvolgente, in grado di raccontare passato e futuro, genitori e figli, alti e bassi della vita come non molti film "da grandi" sono in grado di fare.


N°14: AVENGERS - ENDGAME di ANTHONY E JOE RUSSO

Avengers: Endgame Poster

E con buona pace di Scorsese, entra in top 20 anche l'ultimo capitolo - per ora - della saga cinematografica degli Avengers, indubbiamente il migliore fino ad ora nonchè uno dei tre titoli meglio riusciti, emozionanti e coinvolgenti dell'intero Cinematic Universe.
In tre ore tre che in sala i Fordini hanno seguito con l'attenzione delle grandi occasioni si vedono sfilare tutti i protagonisti degli ultimi dieci anni di questo affresco realizzato dai Marvel Studios, pronti a darsi appuntamento in una battaglia epica come non se ne vedevano da Il ritorno del re, e che sfido chiunque sia stato bambino nel senso più profondamente peterpanesco a non guardare con gli occhi sgranati e la pelle d'oca per l'emozione.
Per non parlare di quel "ti amo tremila" che è già un cult totale.


N°13: SE LA STRADA POTESSE PARLARE di BARRY JENKINS

Se la strada potesse parlare Poster

Barry Jenkins, autore dell'emozionante Moonlight, già protagonista dei Ford Awards due anni or sono, torna sul grande schermo con una storia romantica di classe assoluta, che con mano delicata ma non priva di passione racconta non solo il legame tra due persone, ma un'epoca ed un contesto che sono alle spalle della società di oggi solo apparentemente.
Un film jazz fatto di atmosfere e stile, ma anche dal cuore pulsante che va ben oltre la vetrina per un autore che, con ogni probabilità, sa di essere talentuoso e di poter realizzare grandi cose.


N°12: COPIA ORIGINALE di MARIELLE HELLER

Copia originale Poster

Biopic insolito e dal taglio lontano dal format pop di questo tipo di pellicole, Copia originale è stata una delle sorprese più interessanti degli Oscar duemiladiciannove, sia in termini di scrittura che di interpretazione, guadagnando giustamente pareri quasi unanimi che si parli di critica radical o, come nel mio caso, no.
La storia di una truffa diventata cult neanche fosse uscita da Prova a prendermi che, purtroppo per lei, ha reso la giusta fama alla sua autrice quando ormai il Tempo aveva fatto il suo corso e richiesto il tributo che, inevitabilmente, trasforma tutti noi in un racconto, che sia vero o portato sulla pagina da qualcun'altro.
C'è solo da sperare, in questo caso, che il qualcun'altro sia bravo quanto Lee Israel.


N°11: COLD WAR di PAWEL PAWLIKOWSKI

Cold War Poster

Inserito con uno strappo alla regola - tecnicamente, uscì nelle sale italiane a fine dicembre duemiladiciotto -, il nuovo lavoro dell'autore dell'ottimo Ida è una storia d'amore profondamente autoriale che sulla carta avrebbe dovuto irritarmi almeno quanto un'esaltata recensione di una robetta teen firmata da Cannibal, e che al contrario si è rivelato un viaggio affascinante e magico all'interno di un mondo lontano e ad un tempo universale.
Un Casablanca da Cortina di ferro intepretato splendidamente, fotografato altrettanto, che ammalia ed ipnotizza, e regala un'ultima perla prima di entrare senza indugi nella top ten che ci aspetta domani...

lunedì 4 febbraio 2019

White Russian's Bulletin



Nuova settimana e, stranamente rispetto agli ultimi mesi, un Saloon sintonizzato quasi in tempo reale con le uscite in sala. Sarà la Notte degli Oscar che si avvicina, saranno titoli che finalmente dopo settimane di quasi nulla cominciano a stuzzicare le corde giuste, ma è stato un piacere, pur centellinandolo, dedicare il tempo alla cara, vecchia, settima arte.


MrFord



VICE - L'UOMO NELL'OMBRA (Adam McKay, USA, 2018, 132')

Vice - L'uomo nell'ombra Poster

L'avevo già intuito ai tempi dell'ottimo La grande scommessa. Adam McKay, incensato da una gran parte della critica - a dire il vero, più in Europa che negli USA -, non mi sta particolarmente simpatico. Non trovo i suoi film così freschi e veloci come alcuni dicono, e penso che il suo approccio sia solo superficialmente "pane e salame".
Eppure, come per La grande scommessa, a dispetto dell'antipatia confeziona una pellicola notevole, recitata alla grande - Christian Bale è all'ennesima conferma delle sue doti - ed in grado di portare sullo schermo un personaggio grigio e poco appassionante come Dick Cheney, eminenza grigia dei mandati di George W. Bush: la cosa sconvolgente è che, a dispetto delle critiche e delle posizioni politiche, il risultato sia stato una comprensione umana, nel grigiore stesso dell'umanità e delle sue sfumature, della figura di una persona disposta a qualsiasi cosa pur di gestire il potere - pur senza manifestarlo "pubblicamente" - e portare - pur senza clamori mediatici - il potere stesso alla sua Famiglia. Un ritratto tanto inquietante quanto clamorosamente reale, inquietante soprattutto per mostrare Dick Cheney esattamente come uno qualsiasi di noi.




DRAGON TRAINER - IL MONDO NASCOSTO (Dean DeBlois, USA, 2019, 104')

Dragon Trainer - Il mondo nascosto Poster

Preso al volo sfruttando la passione sviluppata dai Fordini per uno dei brand extra-Pixar meglio realizzati degli ultimi dieci anni, Dragon Trainer - Il mondo nascosto ha confermato la validità di una storia e di un prodotto che non ha fatto altro che consolidare e rendere sempre più vivi i suoi protagonisti: visivamente splendido - la scoperta del Mondo Nascosto è una meraviglia per gli occhi, e patisce solo il fatto di essere giunta un anno in ritardo rispetto al mondo dei morti di Coco -, divertente quanto emozionante, introduce un tema già trattato anche nell'animazione - quello della separazione come parte integrante dell'amore - in modo intelligente e sentito, chiudendo di fatto il franchise grazie ad un finale in grado di toccare grandi e piccini. 
E dalla Fordina che applaude a scena aperta al primo "incontro amoroso" di Sdentato con la Furia Chiara alla presa di coscienza di Hiccup, passando attraverso gli abbracci dei figli ai genitori in sala e ai perfettamente riusciti charachters di supporto, tutto trova la collocazione giusta.
Perchè la verità è che, pur crescendo, restiamo bambini. E quando guardiamo un film con i nostri figli, siamo sempre più emozionati di loro. Soprattutto perchè loro lo scopriranno in tempi non sospetti, e noi lo sappiamo già da ora.




GREEN BOOK (Peter Farrelly, USA, 2018, 130')

Green Book Poster


Ammettiamolo, sulla carta Green Book è il classico film da periodo di Notte degli Oscar.
Per scelte stilistiche, vicende narrate, tematiche, interpretazioni.
Con ogni probabilità, potrebbe essere la tipica produzione invisa ai radical chic di qualsiasi genere.
Per quanto mi riguarda, Oscar oppure no, è uno di quei film con il potere di incollarti al divano quando capita di incrociarlo alla tv, o che non ti stancheresti mai di rivedere, fosse la seconda o la centesima volta. Mortensen e Ali sono fenomenali nel portare in scena due personaggi scritti alla grande ed estremamente reali e definiti, a prescindere dal fatto che possano essere stati ispirati da storie vere.
Green Book non è tanto un film a tematica razziale, quanto umana: allo stesso modo del "grigio Cheney" di Vice, Tony e Don sono espressioni agli antipodi - e non parlo di differenze di pigmentazione - di come si possa intendere la vita: da una parte il genio inarrivabile e solitario, dall'altra l'uomo del popolo che vive al massimo e non si preoccupa troppo della propria ignoranza. Due punti di vista, due direzioni, due volontà che scoprono di avere in comune un desiderio che, a conti fatti, è il più giusto che si possa pensare di portare nel proprio bagaglio: vivere.
Questo film racconta con il cuore cosa significhi vivere, sia che lo si faccia bevendo una bottiglia a sera da soli, per dimenticare la tristezza, sia condividendo i brindisi con parenti, amici, chiunque si trovi lungo la strada. Sia che lo si faccia per dignità, sia per volontà. Sia mostrando le proprie ragioni a parole, sia con i pugni.
Perchè il linguaggio di certi sentimenti va oltre qualsiasi estremo. E anche oltre il grigio.


domenica 28 dicembre 2014

Ford Awards 2014: i film (N°20 - 16)

La trama (con parole mie): ed eccoci giunti all'inizio della carrellata più importante dei Ford Awards, quella dedicata al meglio uscito in sala nel corso di questo duemilaquattordici ormai agli sgoccioli. Una classifica strana, che rispetto alle scorse edizioni ha trovato una scoraggiante desolazione nelle proposte, tanto da indurmi a ridurre i titoli da quaranta a venti, in modo da selezionare davvero solo il meglio della stagione.
Mi dispiace molto di aver messo le mani su cose enormi come Vita di Adele o Still life in ritardo, perchè avrebbero potuto dire la loro sia nella classifica dello scorso anno che in questa, così come di non aver ancora avuto modo di gustarmi il tanto chiacchierato Il sale della terra, Mommy o Winter Sleep.
Ma poco importa, ora: fuoco alle polveri, e che vinca il film migliore.




N°20: DRAGON TRAINER 2 di DEAN DEBLOIS



Ad inaugurare la classifica dei venti migliori film uno dei meglio riusciti sequel degli ultimi anni, che si parli di animazione e non solo. Tematiche profonde, azione serrata, spettacolo assicurato per grandi e piccini. Una piccola rivincita per i cari, vecchi "cartoni animati", che quest'anno si sono giocati poche ma ottime carte.


N°19: THE LEGO MOVIE di PHIL LORD, CHRISTOPHER MILLER



La vera, grande rivelazione animata di questo duemilaquattordici.
Fresco, divertentissimo, ricco di ironia e citazioni ma anche a suo modo commovente, ed impreziosito da un tormentone musicale che ha conquistato praticamente ogni spettatore che l'abbia approcciato, appassionato di Lego oppure no.


N°18: LONE SURVIVOR di PETER BERG



Senza se e senza ma, l'action dell'anno.
Peter Berg, già creatore del supercult Friday night lights, torna sul grande schermo scegliendo di raccontare una storia decisamente a stelle e strisce che, partita dal rischio di un eccessivamente alto tasso di retorica finisce per fotografare l'assurdità della guerra e la sua inaudita violenza.
Stunt e sequenze d'azione spaventosamente ben realizzati.

N°17: GUARDIANI DELLA GALASSIA di JAMES GUNN


Giocattolone perfetto ed ennesimo tassello del grande affresco dipinto sullo schermo dalla Marvel negli ultimi anni, Guardiani della galassia, con ironia, una colonna sonora da urlo ed un paio di passaggi davvero irresistibili ha finito per vincere la concorrenza di altri pur ottimamente realizzati film ad argomento supereroi usciti in sala negli ultimi dodici mesi.
E con quella chicca dopo i titoli di coda, il suo valore è cresciuto anche più di quanto si potesse immaginare.

N°16: DUE GIORNI, UNA NOTTE di JEAN PIERRE E LUC DARDENNE



E a chiudere questa prima cinquina decisamente "ludica", l'ultima fatica dei Fratelli Dardenne, fotografia dell'incertezza lavorativa ed umana di quest'epoca.
Un film forse a tratti troppo schematico, eppure un ritratto di pancia e morale dallo spessore notevole, reso ancora più grande da una scelta quasi "ottimistica" nel finale di quelli che sono da sempre gli alfieri del pessimismo su grande schermo.
Avercene, di spunti come questo.


TO BE CONTINUED...

mercoledì 3 settembre 2014

Dragon trainer 2

Regia: Dean DeBlois
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 102'




La trama (con parole mie): Hiccup e Sdentato, ormai come fratelli ed al centro della vita del villaggio, simbolo della nuova alleanza tra esseri umani e draghi, vengono a contatto con il misterioso Dragon Rider, una sorta di leggenda che si dice abbia un potere unico sulle creature alate. In realtà il famigerato cavaliere altri non si rivela se non la madre data per scomparsa di Hiccup, che il ragazzo vorrebbe tornasse ad essere parte della sua vita.
Purtroppo, però, insieme a lei emerge dalla nebbia anche il temibile Drago, un cacciatore che pare non avere alcuno scrupolo, che si tratti di umani o di draghi: quando quest'ultimo darà inizio ad un attacco che prevede il dominio di tutti i nuovi alleati di Hiccup e dei suoi compagni attraverso un esemplare dominante, il ragazzo dovrà dare fondo a tutte le sue forze non solo per poterlo sconfiggere, ma anche per diventare, a conti fatti, l'uomo che suo padre avrebbe voluto che fosse.








Di norma, quando si tratta di sequel è un caso più unico che raro incontrare pellicole in grado di mantenere lo stesso livello dell'originale, preservando, di fatto, qualità e voglia di raccontare una nuova vicenda giocata sugli stessi protagonisti: quando, anni fa, mi imbattei in Dragon Trainer, rimasi stupito di essermi trovato di fronte, di fatto, al primo prodotto Dreamworks dall'impatto degno dei migliori Pixar, una storia avvincente e coinvolgente a prescindere dall'età degli spettatori, ed in grado di comunicare a più livelli.
Quando fu annunciato il numero due del brand, conscio di scivoloni come il secondo Cars o il pur discreto ma decisamente su un altro livello rispetto all'originale Monsters University, rimasi scettico rispetto al ritorno sugli schermi di Hiccup e Sdentato, che avevano raccolto il testimone di Lilo&Stitch - pellicola tra le mie preferite della recente produzione Disney diretta proprio dal buon DeBlois - portando il loro messaggio ad un livello ancora più alto, temendo la più classica delle storie riciclate che è purtroppo consuetudine dei numeri due: al contrario, invece, sono stato clamorosamente smentito da quello che, al momento, non solo è il miglior film d'animazione visto nel corso di questo duemilaquattordici, ma un prodotto maturo e profondo, in grado di far coesistere intrattenimento puro - le evoluzioni dei draghi e le battaglie mi hanno riportato alla mente la meraviglia tecnica di Avatar - e tematiche decisamente importanti come il rapporto tra genitori e figli, le fasi della crescita - anche dolorose - ed il valore che la propria famiglia riveste nel momento in cui si matura abbastanza per diventare, di fatto, adulti.
I nuovi charachters della madre di Hiccup e di Drago, tosti ed interessanti, uniti ai momenti più divertenti della pellicola - le corse dei draghi, il rapporto con il contrabbandiere -, quelli sentimentalmente più profondi - il ritrovato legame del protagonista con la creduta scomparsa genitrice - o più drammatici - il destino di Stoick - non si vedeva qualcosa del genere in un film d'animazione mainstream dai tempi de Il re leone - contribuiscono a costruire uno dei titoli più interessanti non solo che la Dreamworks abbia mai prodotto, ma che l'animazione tutta abbia offerto nelle ultime stagioni, rese almeno in parte orfane dal calo commerciale avuto dalla già citata Pixar.
Aver visto questo film in famiglia, inoltre, ha reso il tutto ancora più intenso, complice il rapporto che giorno per giorno costruisco con il Fordino e rivedendo in Valka la forza e la determinazione di Julez, che come "mother of dragons" non sfigurerebbe affatto.
Ma sarebbe sbagliato limitare l'interesse di questo film ai soli personaggi umani: i draghi, a partire dalla loro dipendenza dall'esemplare dominante fino al legame costruito giorno dopo giorno con i loro compagni - e non padroni, badate bene - diventano parte integrante di un processo di maturazione che accompagna tutti i main charachters della pellicola, e che diviene, soprattutto ed ovviamente nel caso di Sdentato, anche una lezione profondamente educativa per il pubblico più piccolo e non solo sull'influenza ed il perdono, regalando emozioni di rara potenza nel momento del confronto con Hiccup nel momento della massima influenza di Drago e del suo dominatore.
L'equilibrio, dunque, risulta essere l'elemento cardine di questo sorprendente numero due, dal rapporto tra i personaggi a quello tra i genitori di Hiccup - splendide e commoventi le sequenze dedicate al riavvicinamento di Stoick e Valka -, dal sottile confine tra bene e male - in fondo, Drago e lo stesso Hiccup devono le loro menomazioni fisiche proprio ai draghi e le reazioni ad esse al differente rapporto con loro - al rimbalzare continuo tra acrobatiche sequenze spettacolari ad altre intime e quasi commoventi, dal desiderio di portare sullo schermo qualcosa che amplifichi e renda più grande il messaggio del primo film alla voglia di confrontarsi con il già annunciato terzo capitolo.
Considerato che, ancora una volta, il lavoro di DeBlois partiva da outsider, il risultato è stato assolutamente e clamorosamente esaltante: come Hiccup e Sdentato, il primo con una gamba artificiale, il secondo pronto ad affidarsi al suo migliore amico per poter volare a causa dell'ala menomata, anche Dragon trainer fa dei suoi apparenti punti deboli quelli di forza, e conquista senza riserve, come un volo a perdifiato in grado di far battere il cuore il più velocemente possibile.



MrFord



"These mist-covered mountains
are a home now for me
but my home is the lowlands
and always will be
some day you'll return to
your valleys and your farms
and you'll no longer burn
to be brothers in arms."
Dire Straits - "Brothers in arms" - 




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