lunedì 7 agosto 2017

Okja (Joon-Ho Bong, Corea del Sud/USA, 2017, 120')




E' sempre molto difficile, scrivere di film come Okja.
Occorrerebbe riuscire a scindere la ragione, il sentimento, l'etica e la coscienza dalla nostra natura animale, per poterlo fare come si conviene.
Senza dubbio, si tratta di un lavoro di ottima fattura, costruito molto bene da Bong, che si conferma uno dei registi più "contro il sistema" che la grande distribuzione possa vantare di avere dalla sua parte.
Senza dubbio avvince, fa discutere ed è efficace, e a più livelli.
Senza dubbio parliamo dell'ennesima proposta intelligente ed azzeccata di Netflix, che ancora una volta si conferma come una delle realtà più importanti al mondo quando si parla di piccolo e ormai anche grande schermo.
Eppure, ci sono un sacco di eppure.
Nel corso delle ultime settimane, ho letto numerosi pareri - più o meno entusiastici, ma sempre di livello medio/alto - incentrati principalmente sul dilemma morale legato al consumo della carne e sfruttamento degli animali, e riscontrato che la prima domanda che veniva posta una volta terminata la visione di questo film era legata proprio al futuro dello spettatore come consumatore.
Personalmente, credo sia una vera stronzata.
Bong, che probabilmente è molto furbo, infatti, denuncia raccontando la lotta per la salvezza di un'amica - o una sorella, in qualche modo - da parte di una ragazzina cresciuta con lei, sfruttando l'onda emotiva del singolo caso per avere l'esempio giusto rispetto alla "massa", in barba al fatto che al termine del film nessuno si preoccupi di quale fine facciano tutti i super maiali lasciati alle spalle dei protagonisti o che - ma questa è un'osservazione provocatoria tutta mia - nessuno si sia mai preso la briga, animazione a parte, di costruire una pellicola di "sensibilizzazione" di questo genere su un pesce, un uccello o un insetto, tanto per citare forme di vita profondamente diverse dai mammiferi che fatichiamo decisamente di più a comprendere.
Quella stessa furbizia, che porta alla sequenza più efficace della pellicola - quella legata all'acquisto di Okja -, perfetta nel mostrare la spietata logica del mercato - quella sì, da denunciare e studiare da vicino - e l'interesse che ognuno di noi, lo si ammetta o no, ha di salvare chi ama, riesce a forzare la mano quasi sottovoce, e conquistare credo la maggior parte dell'audience in barba al fatto che la parte "positiva" della vicenda - rappresentata da Paul Dano ed i suoi - finisca per uscire nettamente sconfitta neanche fosse un Jake Gyllenhaal troppo sopra le righe bastonato da chi le righe le ha tracciate.
Perchè, parlando onestamente, è chiaro che ognuno di noi continuerà a cercare di salvare il proprio animale domestico e non la massa di destinati al macello che non abbiamo mai visto, che penserà prima alla sopravvivenza sua e di chi ama e solo dopo, forse, a quella del resto del mondo, e scandalizzarsi e correre a mangiare quinoa per il resto della vita dopo aver visto film come questo è ipocrita almeno quanto criticare a priori il più classico dei Disney dal finale buonista.
Certo, anch'io vorrei una Okja, e non farei mai del male ai miei gatti, e trovo che il sistema andrebbe cambiato, ma in fondo, parlando di sopravvivenza, so bene che, allo stesso modo, dovessi mettere sotto i denti qualcosa sarei il primo, da uomo delle caverne, a cacciare il mio pezzo di carne.
E di nuovo si torna alla ragione, il sentimento, l'etica e la coscienza a confronto con la nostra natura animale.
Razionalmente, trovo che questo film pecchi sotto molti punti di vista - come Julez faceva notare, per quale motivo non sadico mostrare Okja costretta ad accoppiarsi con un altro supermaiale "dopato", per poi, una ventina di minuti dopo, destinarla al macello? -, e finisca per risultare troppo qualunquista.
Emotivamente è senza dubbio un esperimento riuscito, a metà tra Miyazaki e La storia infinita, e scommetto che in molti si saranno commossi di fronte a quell'ultimo dialogo all'orecchio.
L'etica è complessa, ma quantomeno Bong, per quanto sicuramente di parte, non rinuncia a mostrare - o a cercare di farlo "super partes" - tutti i lati di questa caotica medaglia.
E la coscienza? Beh, se grazie al legame tra le due protagoniste si riesce a dimenticare l'ululato disperato dei super maiali destinati al macello, allora tranquilli.
Potrete continuare a mangiare carne come un predatore del mio stampo e, al prossimo dilemma, ricordare che il Grillo Parlante l'avete già fatto alla griglia da parecchio.
In fondo, sono tutte proteine.




MrFord



 

8 commenti:

  1. hahaha, comunque non mi aspettavo le bottigliate Ford, mi aspettavo almeno tre bicchieri da parte tua...ma vabè che ti devo dì...contento tu...cmq potevi dargli almeno due bicchieri e mezzo? No? Ok, mi arrendo d'altra parte tutti i gusti sono gusti xD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dispiace anche a me bottigliare Bong, ma credo si sia ammorbidito un pò troppo da quando ha cominciato a lavorare negli USA. ;)

      Elimina
  2. E quindi tutte queste pecche del film quali sarebbero? Perché dal tuo post molto moralista e qualunquista mica si è capito... ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahah il film non è male, ma è praticamente la versione radical di una di quelle favole Disney che tanto critichi! ;)

      Elimina
  3. Mmm, forse ti ho capito.
    Fatto sta che il film, per quanto godibile e ben realizzato, non mi ha particolarmente scosso o emozionato. E dire che voglio più bene agli animali, maiali fantastici compresi, che alle persone.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello è il problema.
      Il film è ben realizzato e confezionato, ma un pò posticcio.

      Elimina
  4. E intanto chi si abbuffa di quinoa se ne sbatte del lavoratore peruviano che viene sfruttato e defraudato della sua primaria risorsa. Francamente ne ho pieno il cazzo dei vegani della minkia che urlano ai quattro venti 'meat is murder', quando poi magari comprano da Primark ignorando (volutamente?) lo squallore alla quale sono sottoposti gli operai per creare una maglietta da due euro (o sterline) A questa sensibilizzazione da quattro soldi fa solo girare le scatole. Il problema non è chi consuma la carne, ma il business che si crea dietro per venderla. Detto ciò vedrò Okja come una favola animalista, e quel maiale gigante come una fornitura infinita di bacon. :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà Bong prova a fare un discorso di questo genere, e ne è la testimonianza il faccia a faccia tra la ragazzina e la capitana d'industria a proposito del destino di Okja, ma in generale mi pare troppo poco, rispetto a quanto so che Bong è in grado di fare.

      Sulle critiche ai vegani e agli integralisti di quel genere, sfondi una porta più che aperta.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...