venerdì 11 agosto 2017

Sete (Jo Nesbo, Norvegia, 2016)




L'arrivo di un nuovo lavoro di Jo Nesbo, uno degli idoli letterari incontrastati degli ultimi anni in casa Ford - e non solo per quanto riguarda il sottoscritto - è sempre un momento quasi magico, con tanto di aspettative altissime e grande attesa - oltre alla solita discussione rispetto a chi, tra me e Julez, dovrà essere il primo a metterci mano -: con gli ultimi lavori - Sangue e neve e Sole di mezzanotte -, però, perfino il poliedrico autore norvegese aveva cominciato a dare qualche segno di stanca, probabilmente legato al successo ed alla necessità di presentare nuovi titoli a ritmo serrato presso i suoi editori in tutto il mondo.
Fortunatamente, a far respirare l'aria dei cari, vecchi tempi torna Harry Hole, il detective alcolista e caotico che ha fatto la fortuna di quest'uomo dai mille talenti, che nel corso della vita è stato calciatore nella Serie A norvegese, analista finanziario, giornalista, musicista e dunque scrittore: con Sete, infatti, riprendiamo le fila della saga del personaggio simbolo di Nesbo a tre anni dalla conclusione del capitolo precedente, Polizia, finalmente sposato con la donna della sua vita, Rakel, e tornato al tranquillo incarico di insegnante all'Accademia di polizia, lontano dall'alcool e dai guai, nonchè, ormai, quasi cinquantenne - altra grande cosa di questo charachter, il tempo che passa sulle pagine come nella realtà, considerato che sono trascorsi quasi vent'anni dalla pubblicazione del primo romanzo dedicato alle sue avventure, almeno in Norvegia -.
E come di consueto, quando entra in gioco Hole, Nesbo riesce sempre, trainato dal suo charachter favorito, a regalare tensione, emozioni, idee geniali e quel tocco da illusionista che, ai miei occhi, l'ha reso da tempo il Nolan del thriller letterario: con Sete, che rimbalza tra le allusioni della propensione alla bottiglia di Harry ed i delitti di un assassino con il quale Hole non ha ancora chiuso i conti, compiuti attraverso un rituale che ricorda i vampiri, Nesbo recupera pienamente il terreno perso con le sue ultime e più scialbe produzioni, tornando su binari solidi ed efficaci, e seppur non consegnando ai lettori il titolo migliore della saga - che, a mio parere, resta sempre La ragazza senza volto - si dimostra uno dei riferimenti per la Letteratura di genere degli anni zero e non solo.
Ancora una volta, infatti, fin dalle prime pagine ci si trova avvinti nella spirale di giochi di specchi, momenti quasi horror, riferimenti musicali e cinematografici e personaggi delineati alla perfezione tipica dei romanzi dedicati all'ispettore Hole, questa volta davvero molto vicini al sottoscritto - dal White Russian de Il grande Lebowski citato apertamente alle descrizioni efficaci e dettagliate dei movimenti di pesistica e della sensazione che porta rincorrere i propri limiti fisici attraverso lo sport - e come sempre perfetti nel delineare non solo le sfumature del protagonista - splendido nei passaggi legati alla malattia di Rakel, o al rapporto con il figlio acquisito Oleg - ma anche vecchie conoscenze come Katrine Bratt - sempre tosta e molto figa - e Truls Bernsten - credo sia un'impresa pazzesca per uno scrittore riuscire a rendere così tridimensionale ed affascinante un personaggio nato come una caricatura negativa -, o i nuovi volti Anders Wyller - che, chissà, potrebbe un giorno raccogliere, con Oleg, il testimone di Hole - e Mona Daa, giornalista d'assalto fulcro di molti giochi di prestigio del geniale Jo nel corso di questo romanzo.
E tra sangue, riferimenti ai social, alla solitudine ed alla crudeltà umana, ci si ritrova, come di consueto, con il fiato corto e la voglia di non arrivare alla conclusione, o quantomeno al momento in cui l'illusionista rivela il suo trucco: perchè le architetture di Nesbo sono così belle da vedere e vivere, che pare quasi un delitto - per l'appunto - sapere che prima o poi verranno rivelate per fare spazio ad una soluzione come di consueto spiazzante.
Resta la sete, quella di vita e di brividi, di questo protagonista imperfetto e magnetico, una sete che tutti gli irrequieti come lui - e come me - non riusciranno a tenere a bada fino alla fine dei propri giorni.
La sete che già mi fa attendere con ansia il prossimo capitolo della storia di Harry Hole.




MrFord



 

4 commenti:

  1. Attendo il film L'uomo di neve con il Fassbenderone per fare il mio primo approccio con 'sto Jo Nesbo.
    Dopodiché potrei pensare di recuperare qualche suo romanzo o, più probabilmente, di non recuperarlo. :)

    Considerando che qui viene citato pure il White Russian, mi sembra sia una fordianata di quelle in grado di farmi passare del tutto la sete di leggerlo. :D

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    1. A dire il vero trovo l'idea di partire da L'uomo di neve assurda, considerato che ci sono cinque o sei libri che lo precedono, ma tant'è.
      Spero solo che non lo snaturino come Fassbender nei panni di Hole, che non c'entra una fava secca. ;)

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  2. Ho preso giusto oggi "Il pettirosso", spero di aver preso il libro giusto con cui iniziare quest'autore ;)

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    1. Il pettirosso è stato il primo "vecchio" Hole ad essere ristampato in Italia dopo il successo de L'uomo di neve e Il leopardo, ma cronologicamente l'ideale sarebbe partire da Il pipistrello, il primo romanzo in assoluto dedicato al buon Harry.

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