Fin dalla prima volta in cui mi capitò di guardare il filmato originale di uno dei momenti più importanti del Novecento, l'assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, la cosa che colpì direttamente al cuore, a prescindere dagli accadimenti, fu il gesto istintivo, repentino, terribilmente naturale di sua moglie Jackeline, che saltò oltre i sedili, sulla carrozzeria della macchina sulla quale viaggiava accanto al marito, per raccogliere i pezzi del cranio di quest'ultimo, quasi ci fosse una possibilità di poterli rimettere al proprio posto.
Un gesto disperato, quasi folle, vicino all'istinto e lontano quanto più si possa immaginare dalla ragione.
Il gesto di qualcuno che vorrebbe poter fare l'impossibile.
Un gesto che, in una certa misura, si potrebbe identificare con l'amore.
Sinceramente, non mi sono mai chiesto in quali termini Jackie potesse amare JFK, che, come la cronaca ha mostrato, aveva i suoi punti deboli, o come possa aver tradotto il concetto - assolutamente vero - che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna.
Quello che è certo, è che Pablo Larraìn è riuscito a tradurre in immagini non solo l'amore e la disperazione, il racconto di un'epoca leggendaria che giunge al termine, la forza di quella grande donna dietro quel grande uomo, ma anche e soprattutto quel gesto folle, disperato, assurdo.
Lo aveva già fatto, quando con Post Mortem aveva raccontato la fine di un altro grande leader, Salvador Allende, con quel suo stile solo apparentemente freddo, che mette all'angolo lo spettatore per poi uscire alla distanza come uno tsunami emotivo, un'onda che travolge e lascia segni profondi, dalle immagini del funerale di JFK al dialogo conclusivo con il prete: ma con Jackie, il cineasta cileno compie un passo addirittura oltre.
Perchè la realtà di quelle figure quasi divine, per il mondo e per la cronaca, è qualcosa che il buon Pablo non conosce, abituato alla sofferenza ed alla dittatura, a tutto quello che l'America Latina ha dovuto patire nel corso dei decenni di quello stesso Novecento che ha in Kennedy uno dei simboli più importanti dell'Occidente creato ad immagine del modello a stelle e strisce: quella di JFK e Jackie, per uno come Larraìn, potrebbe essere paragonabile alla caduta degli dei, al crollo di una Camelot che non potrà esistere mai più, a prescindere da quanto grandi potranno essere i Presidenti e le First Lady da quel momento all'eternità.
E' una presa di coscienza che avviene senza fretta, nel corso di un film assolutamente non facile, ma di quelli in grado di acquistare spessore ed importanza mano a mano che il tempo passa dalla visione, le immagini si sedimentano, la tempesta finisce lasciando cicatrici che non si rimargineranno mai, ma che ci permetteranno di avere la forza di fare domande che possano permetterci di muovere un passo oltre.
Jackie, nonostante i corridoi del potere, la tecnica ricercata, la ricostruzione minuziosa, il rimbalzare dei differenti piani di narrazione, il ricordo di un fatto che ancora segna gli USA ed il mondo, a distanza di oltre cinquant'anni, è inesorabilmente un film sull'amore: quel sentimento irrazionale, scomodo e devastante che ci induce a compiere i gesti più disperati e fuori da ogni contesto che si possano immaginare.
Quel sentimento che ti fa saltare su una macchina, incurante del rumore di spari, a raccogliere pezzi di cranio di tuo marito, sperando di poterli rimettere al loro posto come cocci di un vaso che si potrà incollare.
Ma neppure la più grande e più innamorata delle donne, potrà fare più nulla.
Non esisterà un'altra Camelot.
Ma questo non significa che non possa esistere un motivo per continuare a sognarla.
MrFord
Visto stasera. Molto bello, una natalie portman bravissima. Però per me qualcosina gli manca. Ci sto pensando meglio, ne scriverò.
RispondiEliminaSecondo me è un film che sedimenta.
EliminaAspetta e vedrai. :)
Vedi che qui siamo d'accordo? D'altronde... credo che sia difficile non apprezzare questo film e la sua meravigliosa interprete! ;)
RispondiEliminaHai perfettamente ragione: "Jackie" è un film sull'amore, quello di una donna importante ma, allo stesso modo, irrimediabilmente sola dopo la tragedia. Le immagini dei funerali che scorrono riflessi sul finestrino dell'auto, con tutta l'America che piange il suo Presidente più amato mentre lei è abbandonata da tutti nel suo dolore... è una delle più belle e toccanti della stagione.
Finalmente e giustamente d'accordo.
EliminaFilm gigantesco con sequenze gigantesche.
Su Pablo Larraìn continuo a rimanere un pochino dubbioso, comunque in questo caso ha realizzato un film davvero grande e che anche per me cresce con il tempo.
RispondiEliminaIncredibilmente mi ritrovo parecchio nella tua recensione e nelle tue parole.
Non esisterà più un'altra Camelot? E non esisterà più un'altra rivalità cannibalfordesca come quella di un tempo? :)
Io voglio sperare di sì, anche perchè altrimenti finiremo per essere noi due i prossimi JFK e Jackie. ;)
EliminaMolto lontano da me. Freddo, perfettino. Gli riconosco grandi meriti, ma non mi è piaciuto e la Portman l'ho detestata, nonostante sia strepitosa. Sarà colpa dell'accento, del portamento, di una donna che piangeva più il perduto status symbol che il marito con le cervella spappolate. Razionalmente ci sono arrivato, ma emotivamente... Stano ma vero, non pervenuto.
RispondiEliminaStrano, perchè a me è parso freddo solo all'apparenza, ed in realtà portatore di un bagaglio emotivo enorme.
EliminaMa il Cinema, si sa, è punti di vista. :)
Film molto molto bello anche se pure io l'ho trovato un po' freddino. Natalie Portman è eccezionale
RispondiEliminaVale la risposta a Ink. :)
EliminaComunque, film e Portman eccellenti.
Bellissima recensione per un bellissimo film. Trovo incredibile che Larrain abbia sfornato tre film così belli e importanti come Il club, Neruda e Jackie nell'arco di poco più di un anno
RispondiEliminaGrazie mille, Enrico.
EliminaNeruda ancora mi manca, ma conto di recuperarlo il più presto possibile.
Questo è il Larraìn che piace a me: più intimo, più psicologico, ma non per questo "sporco" e "viscido", anzi. La Portman impressionante, ora però mi rimetto alla prova con Neruda :)
RispondiEliminaCon Neruda devo cimentarmi anch'io.
EliminaLarraìn, comunque, è indubbiamente mostruoso.
La figura di Jackie Kennedy non mi ha mai attirato,e non lo fa neppure questo(immagino molto ben realizzato) film,mi sa che salto senza pensieri!Il Khal di certo non insisterà per propormelo ;)
RispondiEliminaquel gesto del recuperare le cervella ha sempre colpito molto anche me,comunque.
Onestamente, considerato i gusti, non mi pare un film per voi. ;)
EliminaQuel gesto penso possa colpire chiunque provi sentimenti forti nella vita.
Nonostante io faccia fatica a sopportare Natalie "Mobile dell'Ikea" Portman, il film è decisamente bello, con sequenze notevoli, e la frase "Tentavo di tenergli insieme i pezzi della testa" riassume perfettamente il clima di quegli anni quando la veste d'innocenza dell'America è stata strappata del tutto lasciandola nuda e indifesa.
RispondiEliminaAnche a me non sta particolarmente simpatica, ma qui è strepitosa, ed il film non è da meno.
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