sabato 7 luglio 2012

Special forces - Liberate l'ostaggio

Regia: Stephane Rybojad
Origine: Francia
Anno: 2011
Durata:
109'




La trama (con parole mie): Elsa, una giornalista francese sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili al lavoro in Afganisthan, entra in conflitto con il potente capo talebano Ahmed Zaief, che finisce per ordinare il suo rapimento ed esecuzione.
Il governo di Parigi affida la perlustrazione del campo prima di un eventuale intervento agli uomini delle Forze Speciali dell'esercito, abituati a lavorare al limite in ogni zona calda del mondo, ma quando i tempi si accorciano la missione dei soldati guidati dal comandante Kovax si trasforma in un'azione di salvataggio in campo attiva, che porterà il suo manipolo di esperti a fronteggiare il piccolo esercito di Zaief, sacrificandosi affinchè la donna possa tornare sana e salva in Francia.




Lo stato di grazia del Cinema francese, che ormai è divenuto quasi una certezza, ha compiuto ufficialmente un nuovo miracolo: non molto tempo fa, infatti, quando Special forces uscì in sala, non esitai a bollarlo come l'ennesimo, dimenticabile action movie di stampo militaresco senza neppure un briciolo di quell'aura tamarra da risate e neuroni zero che sarebbe valsa una visione, dubitando fortemente che sarebbe passato prima o poi sugli schermi di casa Ford.
Complici, invece, la recente settimana di ferie ed un meno rigido approccio rispetto alle novità in sala, mi sono ritrovato piacevolmente sorpreso da questo lavoro di fiction del documentarista Rybojad, che ripesca sentimenti di grana grossa in stile Salvate il soldato Ryan limitando al massimo la componente trash che un certo tipo di pellicola porta praticamente in eredità forzata: pur non potendo contare su una produzione ad alto budget come i suoi colleghi oltreoceano, il regista francese confeziona un solido prodotto di genere in grado anche di alternare ai momenti più kitsch trovate interessanti, una buona profondità nella delineazione dei personaggi ed alcune scelte assolutamente non scontate per quanto riguarda l'evoluzione dello script.
La dimensione umana assunta dalla squadra di Kovax, contrapposta allo spirito battagliero della reporter Elsa, riesce progressivamente a limare le differenze che le due visioni del conflitto e delle problematiche di alcune aree particolarmente roventi del mondo mettono in campo quando si tratta di confrontare un pugno di granitici uomini d'azione ed una donna colta alla ricerca strenua della verità: il coraggio, filo che lega i due lati di questa dolente medaglia e muove la dedica a giornalisti e soldati al termine del film, caratterizza, pur se in modo diverso, ognuno dei protagonisti, quasi potessero, senza parlare, stabilire un legame che non avranno mai bisogno di spiegare davvero.
Interessante, inoltre, la struttura del racconto, più simile ad un survival nello stile di Centurion - con Elsa e la squadra di soldati inseguiti da Zaief e le sue milizie - che non al classico film battagliero e fracassone, impreziosita da alcune scelte per nulla scontate e coraggiose della sceneggiatura - il destino di Lucas, grande amico e braccio destro di Kovax, il confronto decisivo tra Elsa e Zaief -: non mancano, certo, gli scivoloni retorici - Elias, l'ultima recluta e cecchino del gruppo, clamorosamente simile al personaggio interpretato da Barry Pepper nel già citato Salvate il soldato Ryan, che facendo fuoco su una schiera di talebani afferma "avete paura anche voi, come me, solo che io non vi odio", la coda al finale in pieno stile Predator -, eppure il prodotto funziona, si lascia guardare ed avvince in buona misura, senza stimolare particolari riflessioni ma neppure collocandosi tra i titoli più ignoranti dell'action selvaggia.
Ennesima conferma, dunque, dello stato di salute della settima arte transalpina, che anche rispetto a titoli "bassi" come dovrebbe essere questo porta sugli schermi una qualità nettamente superiore rispetto al resto del Cinema europeo e non, avvalendosi di attori esperti nel genere - Djimon Hounsou, già protagonista dello scialbissimo Blood diamond - ma anche di volti noti al pubblico d'essai come Benoit Magimel, che si presta ottimamente al ruolo di Tic-Tac, guascone della compagine.
Neppure il monoespressivo Raz Degan risulta troppo fuori posto, pensate: e soltanto questo basterebbe ad incuriosire anche i più decisi detrattori di questo tipo di pellicola, concedendo una visione a quella che, con tutte le misure del caso, è stata certo una delle sorprese positive maggiori tra le uscite in sala di questo 2012.


MrFord


"Come down don't you resist
you have such a delicate wrist
and if I give it a twist
something to hold when I lose my breath
will I find something in that
so give me just what I need
another reason to bleed
ONE BY ONE hidden up my sleeve
ONE BY ONE hidden up my sleeve."
Foo Fighters - "All my life"-


8 commenti:

  1. avevo anche io le tue stesse riserve e in genere odio questi film ma quando ho cominciato a vederlo sono stato catturato...per me un film degnissimo della visione, anzi anche qualcosa in più...

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    1. Bradipo, concordo in pieno. Mentre lo guardavo, mi è tornata in mente la tua recensione, infatti.

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  2. quasi quasi ci faccio un pensierino.

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    1. Vincent, io una visione la concederei.
      E' molto meglio di quanto sembri.

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  3. sarà anche meglio di quello che sembra, ma non mi sembra comunque una visione fondamentale...

    tra i top commentatori del tuo blog, vedo che ormai irriverent mi ha superato. forse potrebbe diventare la tua nuova nemica numero 1 :D

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    1. Sicuramente non è roba per te, quindi in controtendenza rispetto al resto del mondo ti consiglio di non vederlo! ;)

      Irriverent è ormai una specie di sorella maggiore adottiva, quindi stai tranquillo: il ruolo di nemico numero uno non te lo toglie nessuno!

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  4. ma che davvero? pure io l'avevo bollato "fuffo" a prescindere!
    quasi quasi...

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    1. Frank, secondo me ti può piacere, e non poco.
      Dacci dentro e fammi sapere!

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