giovedì 27 ottobre 2011

The guard - Un poliziotto da happy hour

Regia: John Michael McDonagh
Origine: Irlanda
Anno: 2011
Durata: 96'



La trama (con parole mie): Gerry Boyle, inusuale e scorretto poliziotto di campagna irlandese, vede la sua routine fatta di qualche acido e una scopata con escort ogni tanto turbata dall'arrivo nel suo territorio dell'agente federale Wendell Everett, giunto sull'isola di smeraldo per sgominare un gruppo di narcotrafficanti locali che si sospetta stiano pianificando uno scambio con i loro soci in affari lungo la costa.
Tra omicidi, anziane madri colpite dall'Alzheimer e difficoltà con il gaelico, i due uomini - profondamente diversi tra loro - dovranno, non senza difficoltà, unire le forze per fare fronte alla corruzione della polizia locale ed evitare di essere ammazzati come nel più classico dei film noir, cercando allo stesso tempo di fare la cosa giusta.
Più o meno.



Le strane coppie sono sempre state uno dei punti forti del poliziesco, al Cinema e non.
Dall'accoppiata vincente Danko/Ritzik ai formidabili Hap e Leonard letterari, passando per Starsky e Hutch, il duo di investigatori soli contro tutti ha spesso e volentieri regalato grandi soddisfazioni agli autori in grado di azzeccarne la formula, finendo per divenire una sorta di vera e propria garanzia a fronte di characthers in grado di conquistare il pubblico: The guard - mi rifiuterò di citare nel corso del post l'ignobile titolo italiano -, in questo senso, non è da meno.
Sull'onda dell'ottimo In Bruges, John Michael McDonagh recupera Brendan Gleeson e lo catapulta nella campagna irlandese tutta gaelico e facce segnate da alcool e lavoro, delineando un personaggio che ricorda il Walter lebowskiano con un pizzico - per usare un eufemismo - di eccentricità in più: il sergente Gerry Boyle, che fin dalla prima sequenza sfodera una perla dietro l'altra - impagabili le sue battute sull'origine etnica dei narcotrafficanti ed il palpeggiamento dei cadaveri -, ha tutte le caratteristiche per entrare nel cuore dello spettatore pane e salame nonostante la confezione - fotografia, scelta delle inquadrature, montaggio - sappiano fin nel profondo di Cinema autoriale un pò ruffiano.
Eppure, così come fu poco tempo fa con Nord, The guard si scrolla di dosso a suon di - a tratti nerissime - risate i suoi tratti potenzialmente più radical chic, ed in barba ad una sceneggiatura a volte un pò troppo facile ingrana la marcia con l'inserimento nel cocktail dell'agente speciale Everett, tutto d'un pezzo e ligio alle regole e alle procedure, agli antipodi rispetto al ruvido collega Boyle.
E così, dall'incomprensibile gaelico - "Che credevi, siamo in Irlanda, qui, non vorrai mica sentire parlare inglese!" - alla partecipazione del sergente alle olimpiadi di Seul 1988 passando per il suo viaggio in solitaria a DisneyWorld, i due protagonisti infilano una serie di gag azzeccate una dopo l'altra, giusto in tempo per scaldare i motori e finire a fronteggiare il malvagio - anche se pare più grottesco - trio di trafficanti, tra i quali spicca l'ormai cattivo per antonomasia Mark Strong, cui forse poteva essere dedicato addirittura più spazio.
Un omaggio, pur se particolare, all'Irlanda e ai suoi splendidi paesaggi, che fanno da sfondo ad una vicenda in realtà legata a doppio filo a corruzione, violenza, segreti nascosti - davvero triste la vicenda del giovane collega di Boyle e della moglie - e pallottole a volontà per un finale che ricorda i vecchi scenari western filtrati attraverso la sensibilità action figlia dei Michael Mann e dei William Friedkin.
E il dubbio che corre lungo la schiena di Everett se Boyle sia "uno stupido che fa il furbo" o "un furbo che si finge stupido" diviene un modo per descrivere al meglio uno dei migliori antieroi che siano capitati al noir cinematografico recente capitanato dall'indimenticabile pilota di Drive.
Certo, con parecchi anni, chili e litri di Guinness e Jameson in corpo in più.

MrFord

P. S. Un appunto - ed una serie incredibile di bottigliate - vanno ai responsabili dell'indecente titolo italiano. Roba da interdire l'accesso alle sale per tutta la vita agli autori di questo abominio.


"Dal Donegal alle isole Aran
e da Dublino fino al Connemara
dovunque tu stia viaggiando con zingari o re
il cielo d'Irlanda si muove con te
il cielo d'Irlanda è dentro di te."
Fiorella Mannoia - "Il cielo d'Irlanda" -

14 commenti:

  1. a breve lo vedrò anche io, ho sentito dire che non è male come film :)

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  2. concordo in tutto e per tutto, James.
    le battute di Boyle sono incredibili, tutte "politically (s)correct".
    secondo me, ha tutte le carte in regola per ambire al titolo di Cult. anzi, magari gli manca un po' più di acutezza nel gestire la trama, forse troppo lineare, telefonata.
    ciò non toglie che è una delle migliori commedie (se così la possiamo chiamare) dell'anno!

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  3. Arwen, nonostante l'orrido titolo italiano, è un film piacevole, ben realizzato, "nero" e divertente. Recuperalo appena puoi!

    Einzige, nel suo piccolo, è un cult già dalla prima scena. Boyle mitico, e nonostante una certa "facilità" di trama - concordo in pieno - porta a casa il risultato e si fa davvero apprezzare.

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  4. eheh... mi stavo chiedendo: ma come mai non lo dice? Poi sono arrivato al P.S...
    Incredibile come gli italioti sembrino sempre in gara per sembrare i più cretini: fanno diventare il titolo brutto, stupido e banale con la scusa di tradurlo, e invece di tradurlo ci schiaffano altre due parole inglesi! Roba da Scimpanzorla Prize... :-))))
    ma il film dev'essere davvero carino.

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  5. Zio, il film merita di sicuro una visione. Peccato che, con un titolo così, perderà comunque una buona fetta di pubblico.
    Complimenti davvero agli intelligentoni che l'hanno pescato dal cilindro!

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  6. mi ispirava, ma dopo il tuo giudizio positivo mi ispira molto meno ahahah :)

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  7. Cannibale, questa mi è piaciuta.
    Ogni tanto ne azzecchi una anche tu! :)

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  8. Il regista dell'ottimo In Bruges e il Brendan Gleeson buono per tutte le stagioni mi avevano incuriosito, il titolaccio italiano mi aveva destabilizzato, la recensione positiva, checché ne dica il Cannibale :), mi ha nuovamente incuriosito.

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  9. il trailer mi era piaciuto... anche a me sembra un bel film che sicuramente vedrò

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  10. Der, una visione la vale tutta, fai finta che il titolo non esista.
    A dire il vero, comunque, penso si tratti del fratello del regista di In Bruges! ;)

    Pupottina, nonostante il pessimo adattamento italiano, una visione la vale di sicuro!

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  11. film davvero carino... con una trama un po' più accurata avrebbe raggiunti i livelli di In Bruges. comunque Gleeson spacca di brutto!

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  12. Frank, concordo in pieno.
    Gleeson è un vero Expendable come noi altri! :)

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  13. è triste dirlo, ma secondo me con un titolo così AUMENTERA' il suo pubblico: tutti i banalozzi da cinepurgone ci si butteranno...

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  14. Zio, se non altro si troveranno di fronte un film che banale certo non è! :)

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