giovedì 15 dicembre 2011

Exit through the gift shop

Regia: Banksy
Origine: Uk
Anno: 2010
Durata: 87'



La trama (con parole mie): Thierry Guetta è davvero un tipo strano. Francese, da tempo residente a Los Angeles, proprietario di un negozio di vestiti con la passione - o la mania? - per le riprese amatoriali.
Quasi per caso, nel corso di un viaggio in Francia, viene a contatto con suo cugino, uno street-artist di nome Space Invader che lo introduce alle meraviglie delle escursioni metropolitane atte a ridipingere le città ed i loro angoli nei modi più disparati: nasce così in Guetta il desiderio di continuare a riprendere artisti come il cugino negli States e nel mondo per realizzare un documentario sui più importanti nomi di questa nuova e supercool espressione della pittura - e non solo -.
Thierry diviene così famoso nell'ambiente da riuscire addirittura a stringere amicizia con il leggendario Banksy, che trasforma l'idea di partenza realizzando un film incentrato interamente sulla curiosa figura dell'uomo che, da regista di video casalinghi, si è trasformato prima in un documentarista e dunque in un artista che - chissà cosa dirà il futuro - potrebbe addirittura rubargli la scena.




Ogni generazione - più o meno - porta con lei alcuni volti simbolo dell'arte, dello sport o dello spettacolo.
Di certo, la pittura degli anni zero non potrà non tenere in considerazione come uno dei suoi più grandi esponenti Banksy, misterioso e da tempo leggendario personaggio che si dice sia originario di Bristol, da sempre sfuggente e misterioso, una sorta di fantasma noto solo ed esclusivamente ai suoi più intimi amici, confidenti e collaboratori.
La street-art, nata dai primi murales e divenuta con il tempo - e grazie ad artisti come Banksy - la voce di una nuova generazione di quelli che furono pittori e scultori, quasi a definire una sorta di Rinascimento metropolitano, è ormai un curioso status symbol delle città che ne ospitano i pezzi più pregiati e dei collezionisti che, di colpo, hanno cominciato a sborsare cifre astronomiche per accaparrarsi le opere più provocatorie di questi paladini del sottobosco urbano.
Exit through the gift shop nacque da un progetto di quello che, ora, è considerato uno degli elementi di spicco di questa nuova corrente, quel Thierry Guetta che, mosso da un'incrollabile passione - e da parecchia follia, c'è da ammetterlo -, è passato dall'essere l'amico ed il compagno d'avventure degli street-artists ad una stella di prima grandezza del loro firmamento: a dire il vero, e a quanto si evince nel corso di questa curiosa e divertente visione, proprio un progetto non era, questo film.
Exit through the gift shop, infatti, nasce e cresce come l'appagamento del desiderio quasi compulsivo di registrare tutto nato dalla perdita della madre in giovane età dello stesso Guetta, che a partire dai suoi figli fino al cugino Space Invader e tutti i più grandi pionieri della street-art decide di immortalare ogni momento di ogni sua giornata, quasi si trovasse in una sorta di reality dai contorni assolutamente folli e creativi.
L'escalation del curioso ruolo che l'uomo piano piano riesce a ritagliarsi all'interno di una comunità certo non aperta ad intrusioni esterne - anche a causa dei problemi che molti di questi artisti sono costretti ad affrontare con le forze dell'ordine nel corso dell'esercizio delle loro creazioni - è assolutamente unica, a tratti disturbante ed in alcuni frangenti geniale: lo stesso Banksy, autore del documentario - davvero un buon esordio, complimenti - e con il tempo grande amico di Guetta - che conobbe grazie ad un caso fortuito durante una sua trasferta a Los Angeles -, risulta colpito dalla "carriera" di quello che, a tutti gli effetti, poteva essere il suo Sancho Panza divenuto d'improvviso - e su un suo suggerimento nato dai pessimi risultati avuti da Thierry come regista - un Don Chisciotte in grado di bruciare le tappe ed affermarsi come artista milionario ed amatissimo dal jet set culturale californiano.
La posizione dell'enigmatico Banksy rispetto a Guetta - e soprattutto al suo successo - resta in bilico, quasi come se fosse in corso una sorta di battaglia tra l'amicizia ed il valore di alcuni gesti clamorosi di Thierry nel corso delle sue disavventure accanto allo street-artist di Bristol - la collaborazione totale nel corso della già citata prima trasferta losangelina in cui si conobbero ed il clamoroso interrogatorio della "sicurezza di Topolinia", forse la sequenza migliore del documentario, nonchè la più simbolicamente importante rispetto alle battaglie di questi eroi della controcultura - e la "colpa" di aver amplificato la moda della loro arte fino a renderla, a tutti gli effetti, una merce d'alto bordo monetizzata proprio come i monopoli che gente come Banksy lotta da sempre per far apparire squallidi e alla berlina di un mezzo ben più potente: l'arte pura e semplice.
Alle spalle dell'intero lavoro, dunque, restano gli interrogativi che ogni aspirante artista o nome affermato - non soltanto nell'ambito della pittura - si sarà fatto almeno una volta nella vita: dove finisce la passione ed inizia l'interesse? E sono davvero due cose separate tra loro?
In fondo, fare qualcosa che ci piace da impazzire non è, in qualche modo, un esercizio del nostro bene?
Da questo punto di vista, probabilmente, sia Banksy che Guetta dovranno ancora trovare una risposta.
Se una risposta, effettivamente, c'è.
Nel frattempo, noi ci godiamo i risultati della loro lotta, interiore e non.

MrFord

"Do you know why you got feelings in your heart?
Don’t let fear of feeling fool you
what you see sets you apart
and there’s nothing here to bind you
it’s no way for life to start
do you know that tonight the streets are ours
tonight the streets are ours
these lights in our hearts they tell no lies."
Richard Hawley - "Tonight the streets are ours" -


9 commenti:

  1. Queste le domande, a cui non ho ancora dato risposta, che mi sono posto dopo la visione:
    Il Thierry Guetta che vediamo, è quello vero oppure no? Thierry Guetta è in realtà Banksy stesso? Thierry Guetta, alias Mr. Brainwash, è un'opera d'arte vivente di Banksy? Se Guetta non è Banksy, è possibile che il più grande graffitaro del mondo abbia plagiato e plasmato a suo piacimento la mente di un cretino? Il film stesso può essere considerato un'opera d'arte di Banksy? Se si, la copia masterizzata del film può avere un valore di mercato nel mondo dell'arte? Se si, quanto vale? È un documentario o un mockumentary?

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  2. documentario non-documentario geniale
    una vera chicca, altroché quella ciofeca di red white & blue! :)

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  3. Frank, interessante il tuo punto di vista.
    Personalmente non credo che Guetta sia Banksy, piuttosto potrebbe essere considerato una sua opera vivente.
    Ripensando all'artista di Bristol, però, mi tornano in mente I soliti sospetti: "La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è convincere il mondo che lui non esiste".
    Direi che è perfetta per Banksy.

    Cannibale, geniale mi pare troppo. Buono di sicuro. Comunque grande Banksy.
    E meno male che torniamo ad essere un pò in disaccordo! ;)

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  4. Grande Banksy, uno con due palle che gli fumano.

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  5. Riflessione profondissima o presa per il culo?

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  6. Lorant, concordo in pieno.

    Stepharon, questa è una bella domanda.
    Di certo, Banksy ha talento e idee da vendere.

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  7. Sembra molto interessante, aggiungo alla lista. Grazie. :)

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  8. Visto in lingua originale e con i sottotitoli in spagnolo, quindi non ci ho capito granchè.
    Ma ho goduto come un porco lo stesso.
    Banksy è dio

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  9. Ottimista, è davvero interessante.
    Attendo il tuo punto di vista!

    Dembo, ma perchè i sottotitoli in spagnolo!?!?
    Ad ogni modo, Banksy mitico.
    Pronto per domani?

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