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sabato 31 dicembre 2016

Ford Awards 2016: i film (dal 10 all'1)




Ed eccoci finalmente arrivati: la cavalcata dei quaranta titoli favoriti da questo vecchio cowboy per quanto riguarda le pellicole uscite in sala nel duemilasedici giunge alla conclusione con una decina senza dubbio prima di cuore che di testa o tecnica, all'interno della quale ho voluto che fossero principalmente i sentimenti a farla da padroni.
Quale sarà, dunque, il film che conquisterà la vetta?




N°10: THE END OF THE TOUR di JAMES PONSOLDT

 

Come ben saprà chi ha seguito le vicende del Ford Award dedicato ai libri, il romanzo che ha consacrato David Foster Wallace, Infinite Jest, è risultato per me una rottura di coglioni cosmica.
Prima che tentassi quella scellerata impresa, però, mi avvicinai all'autore americano grazie a questo film, che è prima di tutto un grande ritratto di un'amicizia, il primo titolo ad avermi fatto quantomeno comprendere in parte il gesto compiuto dal mio carissimo amico Emiliano.


N°9: KUNG FU PANDA 3 di JENNIFER YUH e ALESSANDRO CARLONI

 

Senza ombra di dubbio, a prescindere dal suo valore, Kung Fu Panda 3 è un film che resterà per sempre nella mia memoria, perchè è il primo visto in sala dal Fordino, che venera Po come un eroe.
A prescindere, però, da quella che è stata la mia esperienza, il terzo capitolo del riuscitissimo franchise Dreamworks è una lezione sull'importanza della capacità di mantenere una mente aperta e pronta ad imparare, sempre e comunque, sulla ricerca di se stessi e sul sostegno che una Famiglia può dare in modo da permetterci di compiere anche imprese apparentemente impossibili.
Ai tempi del post, lo descrissi come "Gandhi che incontra i cartoni animati".
Ed è proprio così.


N°8: DEADPOOL di TIM MILLER


Deadpool è una clamorosa, incredibile, devastante, fottuta figata atomica.
Non ho nient'altro da dire.


N°7: THE HATEFUL EIGHT di QUENTIN TARANTINO

 

L'uscita in sala di un nuovo film di Tarantino è sempre e comunque un evento.
Quest'ultimo Hateful Eight ha diviso i suoi fan hardcore, e per quanto mi riguarda ha rappresentato uno dei punti più maturi della carriera del ragazzaccio di Knoxville.
Dialoghi fittissimi, un approccio meno cazzaro ed una riflessione sulla Storia degli USA che prosegue il discorso iniziato con Django. Una bomba.


N°6: HELL OR HIGH WATER di DAVID MACKENZIE


Giunto da queste parti grazie al tam tam della rete, distribuito - forse - poco e male in Italia, il lavoro di MacKenzie è un esempio di quello che il Cinema di Frontiera e Western è per la settima arte.
Ritmo tesissimo, outsiders, echi di Cimino e riscatto sociale, fratellanza, sacrificio, violenza e follia.
Una sorta di Point Break - l'originale - del Nuovo Millennio. 


N°5: THE DRESSMAKER di JOCELYN MOOREHOUSE

 

Presentato come una commediola da due soldi dall'insulsa distribuzione italiana, The Dressmaker rappresenta, al contrario, la commedia nera più profonda delle ultime stagioni.
Figlio di un'Australia di provincia, di dicerie, maldicenze, vendette e vecchi peccati, un film sulla famiglia e sull'assurdità della vita che riesce a divertire, commuovere e scuotere come la vita stessa.


N°4: ROOM di LENNY ABRAHAMSON

 

Un film che è stato senza dubbio tra le sorprese dell'anno, non il mio favorito ma uno di quelli, come per la corsa agli Oscar, che ho amato di più.
Come padre, come figlio, come cinefilo: l'interpretazione del piccolo Jacob Tremblay è da antologia.
Eppure, passa quasi in secondo piano rispetto all'enome gamma di emozioni che questo film smuove.


N°3: CREED di RYAN COOGLER

 

Non poteva che guadagnarsi il podio il ritorno sul grande schermo di uno dei personaggi che ho più amato nel corso della vita - e non parlo solo di Cinema -, Rocky Balboa: affidandosi al giovane - e bravissimo - Ryan Coogler, Sly tira fuori uno dei migliori film della saga dello Stallone Italiano nonchè l'interpretazione più importante della carriera, che gli è valsa un Golden Globe ed un quasi Oscar. Il Tempo ci batterà tutti, ma non può battere un mito così.


N°2: ANIMALI NOTTURNI di TOM FORD

 

Affrontato con clamorose riserve ed atteso come l'ennesima pellicola radical da bottigliare, Animali notturni si è rivelato ipnotico e denso, quasi un ritorno alle atmosfere del Lynch dei tempi d'oro.
Una vendetta d'amore letteraria che diviene una cicatrice lasciata per sempre nel cuore, un crescendo magico che esplode in un finale da restare senza fiato che riesce a fare invidia a gente come Wong Kar Wai.


N°1: CAPTAIN FANTASTIC di MATT ROSS

 

Ed eccolo, il vincitore del Ford Award di quest'anno.
Per la prima volta, credo di non aver premiato necessariamente il film più bello, o quello con la valutazione più alta assegnata.
Semplicemente, il mio cuore di spettatore, di figlio e di padre ha indicato la via.
Ed è stato un enorme piacere così.



I PREMI

Miglior regia: Tom Ford per Animali notturni

Miglior attore: Jacob Tremblay per Room

Miglior attrice: Jennifer Jason Leigh, The Hateful Eight
Scena cult: l'evocazione dei "chi", Kung Fu Panda 3 e Sweet Child O'Mine al funerale, Captain Fantastic
Miglior colonna sonora: Hell or high water

Premio "leggenda fordiana": Rocky Balboa, Creed

Oggetto di culto: il costume di Deadpool, Deadpool

Premio metamorfosi: Ben Foster e Chris Pine, Hell or high water
Premio "start the party": la famiglia Cash nella foresta, Captain Fantastic
Premio "be there": ancora una volta, la Philadelphia dello Stallone Italiano




MrFord

martedì 15 novembre 2016

Captain Fantastic (Matt Ross, USA, 2016, 118')




Proprio l'altro giorno parlavo al telefono con mio padre, raccontandogli del curioso modo di scambiarsi i ruoli dei Fordini, che quando uno fa il drittone notturno l'altra massacra di sveglie Julez e quando l'altra dorme fino a tardi l'uno decide di venire a svegliarci nel letto alle sei e mezza perchè "il suo pancino ha fame".
Il mio vecchio, che non è un tipo di molte parole, ha replicato ai racconti del sottoscritto semplicemente affermando "quando sono piccoli è perchè sono piccoli, e quando sono grandi è perchè sono grandi, ma in realtà quando si hanno dei figli, non si finisce mai".
Ed effettivamente, dev'essere proprio così.
Ho recuperato Captain Fantastic per caso, senza sapere neppure di cosa si trattasse, venendo a conoscenza soltanto in un secondo tempo delle ottime critiche avute negli States e dell'aura da Sundance positivo - in stile Little Miss Sunshine, per intenderci - che portava, e l'ho affrontato con aspettative piuttosto alte: e, devo ammetterlo, sono state tutte soddisfatte.
Io non sono uno che si fa troppe seghe mentali, o pensieri a proposito delle conseguenze dei gesti anche più piccoli: cerco semplicemente di fare molta attenzione a trovare l'equilibrio tra il mio lato istintivo ed animale ed il bisogno di proteggere chi amo.
Nessuno di noi è perfetto, e non ho mai neanche lontanamente sognato - anche perchè mi conosco bene - di esserlo io stesso.
In questo senso, l'educazione e l'influenza che abbiamo sui nostri figli finisce per essere una delle cose più importanti di una vita, considerato che gran parte di quello che saranno è definito anche da come i genitori sono entrati a far parte di loro - e ci entrano sempre, in un modo o nell'altro -: giusto per fare un esempio, i miei non sono mai stati appassionati di Cinema, o legati all'Arte o alla Letteratura o alla Musica, o al Fumetto, come lo siamo stati io e mio fratello.
Eppure, non ci hanno mai limitati.
E ho sempre pensato che la mia passione per la scrittura fosse nata dalle lettere che mio padre mi lasciava sulla scrivania quando pensava avessi fatto una stronzata che meritava qualche parola in più. Con lui non si arrivava mai allo scontro verbale, e non ha mai alzato neppure un dito su di noi, eppure quelle lettere, equilibrate e sagge, eppure pungenti, di un uomo che non era certo di Lettere, arrivavano sempre dritte al bersaglio.
Ho pensato tanto all'essere figlio, nel corso della visione di Captain Fantastic.
A quanto si può pensare possa essere facile essere un genitore, quasi si trattasse di una sorta di abuso di potere sponsorizzato dalla Natura.
Ed ho pensato tanto all'essere padre, guardando uno straordinario Viggo Mortensen portare sullo schermo un personaggio complesso ed imperfetto, che ha finito per commuovermi in quel saluto all'aeroporto, in quel dialogo tra me e Julez: "Cazzo, devo cercare di contenermi per quando vedrò questi film con loro" cui è seguito "E perchè dovresti contenerti?", parole sante di una santa donna.
E ad un certo punto, prima ancora della preoccupazione di proteggere i Fordini o di trasmettere loro la necessità di mantenersi sempre ricettivi e pronti ad imparare qualcosa di nuovo, elastici e liberi, ad una versione di Sweet child o'mine che mi ha ricordato quanto vorrei che il mio funerale fosse una festa neanche fossimo nel Messico del Dia de los muertos, è arrivata la folgorazione delle grandi occasioni, di quelle che ti toccano nel profondo e restano dove sono come un tatuaggio, piacere come dolore compresi.
Ma non sono uno che si fa troppe seghe mentali, quindi mi godo il fatto che Captain Fantastic sia un film commovente e bellissimo, che racconta alla grande il concetto di Famiglia, quello di Libertà - prima di tutto culturale e di pensiero -, di superamento del dolore, di voglia di mettersi in gioco, di viaggiare, di imparare, e che mi fa pensare che, con Rudderless e Little Miss Sunshine, sia uno di quelli che conserverò nel cuore per poterli rivedere con i Fordini quando saranno abbastanza grandi per poter pensare che per il loro vecchio sarà fantastico vederli diventare liberi, e capitani delle loro navi.




MrFord




 
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