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sabato 24 settembre 2016

Wolf Creek - La miniserie (Stan, Australia, 2016)




Chi frequenta il Saloon abitualmente ben conosce il rapporto tra il sottoscritto e l'Australia, terra che ospitò i Ford nel corso del loro viaggio di nozze e che da sempre, per le sue componenti wild, di natura incontaminata e nuove possibilità, ha un posto speciale in questo vecchio cuore.
Ai tempi della visione del primo Wolf Creek il continente "down under" era ancora un sogno da viaggiatore da coronare eppure, grazie anche ad una robusta dose di tensione e violenza e a panorami mozzafiato, divenne immediatamente un piccolo cult anche grazie al diabolico Mick interpretato da John Jarrat, una versione psicopatica e sanguinaria del mitico Mr. Crocodile Dundee.
Quando, anni dopo, in sala approdò il sequel, arricchito con una svolta da humour nero non da poco, potei constatare con piacere che Greg McLean non si era fatto abbagliare dal successo, ed era riuscito a trovare una nuova formula per la sua creatura senza per questo mancare il bersaglio o snaturare la stessa: con questa miniserie, ed un ritorno ad atmosfere più cupe e da thriller, i fan del terribile Mick avranno pane per i loro denti e la conferma che il franchise funziona, pur se, come fu anche per i due lungometraggi, non senza difetti disseminati qui e là come buche in una strada perduta nel bush dell'outback.
A prescindere, comunque, da questi stessi difetti - un utilizzo del Tempo non proprio perfetto, e certe coincidenze forse un pò forzate -, le sei puntate di Wolf Creek scorrono che è una meraviglia, facendo luce sull'infanzia e le origini del nostro serial killer ed introducendo un'antagonista per lo stesso finalmente all'altezza, la giovane Eve, atleta americana scampata al massacro della sua famiglia e decisa a vendicarsi dell'uomo che l'ha privata di tutto quello che aveva: a fare da spalla a quest'ultima, i fan di Spartacus ritroveranno con gioia - anche se i capelli corti ed un pò di imbolsimento non gli hanno certo fatto bene - il Dustin Clare che diede volto all'indimenticabile Gannicus, uno dei favoriti del sottoscritto della serie dedicata al trace che sfidò Roma.
Per il resto, tra polvere e casi umani da far impallidire anche il peggiore dei rednecks, la vicenda di Eve e di Mick prosegue con una violenza forse più edulcorata rispetto alle pellicole ma ugualmente efficace, personaggi di contorno scombinati tanto da far pensare siano usciti dritti dritti da Un tranquillo weekend di paura - siano essi positivi o negativi, dalla camionista maori alla banda di rapinatori - ed una Natura che pare ben più di una comparsa, considerato che, negli spazi sconfinati dell'outback australiano, basta anche soltanto un infortunio casuale più grave del previsto per rischiare la vita.
Senza dubbio non si tratta di un prodotto indimenticabile o capace di convincere i non avvezzi al genere, ma per chi ha almeno un minimo di confidenza con squartamenti, morti ammazzati e thrilling, i sei episodi scorreranno come il sangue da una ferita aperta con bisogno di sutura, e l'epopea di Mick e la sua rivalità con la giovane e determinata statunitense incorniciata dall'immensità dell'entroterra australiano avranno il sapore del più fresco e stordente dei cocktail al termine di un pomeriggio assolato di fine estate.




MrFord





 

venerdì 6 giugno 2014

Wolf Creek 2

Regia: Greg McLean
Origine: Australia
Anno:
2013
Durata: 106'





La trama (con parole mie): Mick Taylor, cacciatore e terrificante serial killer venuto dall'outback australiano, è ancora libero sulle strade apparentemente infinite di un Paese che vede migliaia di persone scomparire senza lasciare traccia ogni anno, prede della Natura o dei suoi predatori.
Dunque, nel territorio dell'area nota per il cratere di Wolf Creek, vedremo l'incontenibile Crocodile Dundee dell'horror entrare nelle vite - e nelle morti - di una pattuglia di poliziotti dal facile abuso di potere, di una coppia di fidanzati autostoppisti tedeschi e di un turista inglese capitato per caso tra il cacciatore e la sua vittima designata: sangue, morte, inseguimenti e violenza saranno dunque i connotati di un quadro che avrà ancora e sempre per cornice la stupenda e crudele wilderness del cuore dell'Australia.









Come gli storici - e non - avventori del Saloon ormai ben sapranno, in casa Ford l'Australia è ben più di una meta da sogno per un qualsiasi viaggio: il Paese "down under" è infatti un pezzo del cuore del sottoscritto e di Julez da ancora prima che si potessero percorrere quelle straordinarie strade in mezzo al nulla insieme, esattamente dal momento in cui, amici e colleghi, proposi per una serata horror il primo e fenomenale Wolf Creek, che da queste parti si era amato davvero parecchio.
Julez, ai tempi, risultò tiepidina rispetto alla visione, alimentando quella sorta di rivalità e gioco di provocazioni che fu il nostro forte ai tempi - e che, pur se in misura diversa, continua anche oggi -, mentre io rimasi in attesa di un sequel che rendesse ulteriore giustizia ad uno dei personaggi più interessanti che il genere abbia regalato agli appassionati negli ultimi dieci - e forse più - anni: Mick Taylor.
Interpretato da un roccioso John Jarratt - anche se, occorre ammetterlo, in questo secondo giro di giostra pare parecchio invecchiato -, il charachter considerato da subito una sorta di versione spietata di Mr. Crocodile Dundee assunse, infatti, le dimensioni di charachter cult totale, regalando perle a profusione riproposte dal regista Greg McLean anche in questo secondo capitolo sfruttando regole forse più facili - quelle del grottesco e della black comedy - ma senza dubbio utili a non trasformare lo stesso cacciatore in una sorta di fotocopia di se stesso, come spesso accade per i "mostri" dell'horror in genere.
L'atmosfera, infatti, inquietante e spaventosa del primo film è sostituita da un gusto decisamente sopra le righe per il gioco sporco del protagonista, che passa senza colpo ferire - o quasi - da una vittima all'altra neanche si trattasse dell'eroe di turno, finendo per prendersi gioco perfino dell'Australia stessa, dei suoi luoghi comuni - a dir poco geniale l'inseguimento in autostrada con tanto di canguri involontari vittime dell'alta velocità, o l'interrogatorio finale - e dei turisti che finiscono - giustamente - per trasformare quella meravigliosa terra in una sorta di realizzazione dei loro sogni, di viaggiatori o semplicemente di aspiranti fuggiaschi da una vita che la vecchia Europa si può solo sognare.
Andando comunque oltre alle questioni "alte" - che, senza dubbio alcuno, non farebbero certo impazzire il vecchio Mick - e alla sempre splendida cornice dell'outback - dal cratere di Wolf Creek al deserto, che è esattamente così come lo si vede, una strada a due sensi in mezzo al nulla -, l'intuizione di McLean di porre sul cammino di Taylor vittime completamente diverse tra loro in grado di farci prendere le parti dello psicopatico - i poliziotti -, provare compassione - i giovani fidanzati tedeschi, la coppia di anziani - o pura e semplice partecipazione cinematografica rispetto ad una fuga praticamente senza speranze - il turista inglese - risulta vincente, in grado di soddisfare sia i fan della prima ora di questa sorta di neonato brand ed i nuovi viaggiatori giunti ad incrociare il cammino di un assassino che pare mescolare Chopper e Jack lo squartatore, Mad Max e Le colline hanno gli occhi.
Non stiamo parlando certo di Cinema d'alta scuola, o di qualcosa che coccoli le visioni di puristi e pusillanimi - vero, Cannibal? - eppure Wolf Creek 2 riesce a convincere e divertire, sporcare i panni quanto basta perchè sembrino vissuti, dare l'idea e la percezione della Legge della giungla, seppur in versione umana e senza dubbio psicotica.
Potrebbe essere definito in molte misure old school, ed essere detestato per altrettante, eppure questo crudele giocattolo funziona alla grande, e pur non essendo destinato a cambiare la Storia del Cinema, resterà un ricordo più che piacevole per gli appassionati, quasi resi fiduciosi dal senso di inquietudine crudele e divertita della conclusione, fedele come quella del predecessore alla leggenda di Mick Taylor, che come un coccodrillo pare muoversi davvero soltanto quando ha la certezza di non lasciare scampo alla preda.
Del resto, lui è un vincente.
E chi gli capita tra le mani e il coltello, potete immaginare cosa sia.




MrFord




"Get your motor runnin'
head out on the highway
lookin' for adventure
and whatever comes our way
yeah Darlin' go make it happen
take the world in a love embrace
fire all of your guns at once
and explode into space."
Steppenwolf - "Born to be wild" - 




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