lunedì 23 ottobre 2017

Wind River (Taylor Sheridan, UK/Canada/USA, 2017, 107')





Tutti voi vecchi pirati che passate da queste parti dovreste ormai ben conoscere il concetto di Western che mi affascina, che tocca corde che passano dalla Leggenda alla Realtà, per dirla al solito come John Ford, tra i ricordi di mio nonno e John Wayne ed i nuovi confini posti da Eastwood, da Winter's bone, da Hell or high water.
Il Western non è qualcosa che riguarda solo ed esclusivamente cowboys e indiani, sparatorie e canyons, quanto l'idea tutta umana di arrivare a fronteggiare qualcosa di ignoto, sia esso l'amore, la violenza, un'avventura, una sfida, un dolore, la vita stessa.
Una cosa che riporta alla memoria le atmosfere delle canzoni di De Andrè, tanto per citare un autore assolutamente associabile al genere.
Quando Cannibal, e niente meno che lui, pochi giorni fa ha parlato di questo film con lo stesso entusiasmo del già citato Hell or high water, non ho saputo resistere alla sfida, e sono corso immediatamente a confrontarmi con il confine che aveva messo alla prova il mio rivale numero uno: e devo ammettere che quella linea immaginaria era davvero pane per i miei denti.
Wind River, uno di quei titoli che passano in sordina rispetto alle grandi produzioni o alle uscite da sala piena, è un Western nel senso più profondo e puro del termine, una storia di pancia ed umana, dolorosa e potente, pronta a colpire e lasciare segni importanti nel cuore.
E' una storia di padri e figli, di ferite impossibili da rimarginare, di riscatto, di prede e predatori, di guerrieri e di sciacalli: il lavoro di Taylor Sheridan si prende il suo tempo, proprio come un cacciatore appostato, in attesa che la bestia porti la testa allo scoperto, che il branco mostri le zanne, che il momento della resa dei conti prenda forma di lacrime e sangue.
Ed è un tempo da respiri a pieni polmoni, che riempie d'aria in preparazione alla tensione dell'apnea - e credetemi, la sequenza in cui viene mostrata l'aggressione è così forte da aver riportato alla mente del sottoscritto cose gigantesche come Mystic River -, che riesce a caratterizzare i personaggi in pochi e semplici passaggi - la visita dell'agente dell'FBI accompagnata dal capo della polizia tribale e dal main charachter a casa del padre della giovane vittima vive nello sguardo che cambia proprio di quest'ultimo, e nel gesto di protezione del poliziotto che si mette a protezione della porta nel momento in cui l'uomo distrutto si ritrova a dover sfogare il suo dolore -, ed anche quando i nodi vengono al pettine porta in scena un vero e proprio scontro a fuoco che per realismo, rapidità e thrilling merita senza dubbio un posto tra le sequenze più forti di quest'ultimo anno cinematografico.
Wind River è un film che racconta di confini oltrepassati, di prede e predatori, di padri e figli, e che, come giustamente ha scritto sempre il mio rivale Cannibale - che si becca addirittura una doppia citazione, cosa credo mai successa -, in alcuni momenti fa desiderare di avere dei figli, ed in altri spaventa per tutto quello che il mondo possa riservare loro.
Commuove, Wind River. E fa provare rabbia.
Una rabbia che mostra la Natura dell'Uomo, a prescindere dal fatto che possa stare oppure no dalla parte giusta.
Anche in questo caso, il confine, da Western, è labile.
Perchè un predatore di predatori resta pur sempre un predatore.
Perchè l'Uomo non cambierà mai.
Perchè il branco continuerà, in diverse forme, a cercare nuove prede.
Ma è dannatamente vero che quel confine rivela anche legami che non possono essere spezzati, e mostra prove di coraggio che superano - e devono superare - la Paura.
Perchè è in quel coraggio che si trova la forza di andare avanti.
E la forza di combattere.
E l'amore.




MrFord




 

16 commenti:

  1. Già inserito nella lunga lista dei titoli da vedere, grazie per la dritta ;-) Cheers!

    RispondiElimina
  2. Visto ieri pomeriggio, e l'ho trovato fordianissimo sin da subito. Sheridan è bravo ma, come nei film che ha sceneggiato in precedenza, qualcosa mi manca sempre. Colpa, qui, un po' del personaggio della Olsen: buttato lì, all'ombra di un Renner (per una volta) indispensabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me invece è giusto che la Olsen sia solo "in sottofondo": del resto, a ben guardare, è una vicenda di padri e figli.
      Roba fordiana, insomma. ;)

      Elimina
  3. Sulla tua promozione non avevo dubbi vista la fordianità della trama e pure della locandina, ma è ovviamente quella del Cannibale -allergico come me a western e derivati- che mi spinge alla visione ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ovviamente perchè a volte ti fai influenzare dalle persone sbagliate.
      Anche se, in questo caso, per fortuna anche Cannibal è stato illuminato dalla ragione. ;)

      Elimina
  4. Commovente e intenso! Sheridan dà punti a tanti registi più noti e sopravvalutati.

    RispondiElimina
  5. Sta nell'HD da un pò,vedrò di fargli scalare qualche posizione nella lista dei recuperi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scala, scala.
      Sono sicuro vi piacerà.

      Elimina
    2. Niente male il film e ottima la performance di Renner(la scena in cui si toglie il cappello davanti alla foto della figlia con l'amica mi ha spaccato in 4),ma sulla parte gialla ho da ridire:non mi puoi mettere nel film il colpevole a 30 secondi dal dirmi che è lui il colpevole,perchè mi privi a priori del gusto di provare ad arrivarci..era la stessa cosa che mi aveva fatto nervi di The night of...
      Sulle ingiustizie degli invasori riguardo ai nativi americani meglio che non comincio,perchè finiamo dopodomani ...

      Elimina
    3. Capisco cosa intendi, ma io penso che rispetto a prodotti come questo - e, in parte, The night of - la parte gialla non sia importante quanto la profondità dei sentimenti.
      E qui ci sono un sacco di scene da pugno nello stomaco.

      Elimina
  6. Una mia citazione doppia qui su White Russian è qualcosa di clamoroso.
    Manco Kurt Cobain sul mio blog ha mai ricevuto un simile onore. ahahah :)

    Meno clamoroso è il fatto che ti sia piaciuto. Non poteva essere altrimenti, un po' come Madre! per me.

    Io comunque tutto 'sto western, dentro 'sto film, non ce l'ho visto. Sarà perché il mio concetto di western è abbastanza limitato, o forse perché tu tendi a vederlo dappertutto.

    Sul fatto che sia un gran film, capace di far commuovere e far provare rabbia, in ogni caso siamo d'accordo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Incredibile che si sia d'accordo su un film che, come l'anno scorso Hell or high water, è super fordiano, ma va bene così.
      E non ti starò nemmeno ad approfondire il concetto di western. ;)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...