lunedì 22 giugno 2015

Kill the messenger - La regola del gioco

Regia: Michael Cuesta
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 112'






La trama (con parole mie): Gary Webb, reporter d'assalto di un piccolo giornale californiano, a seguito di una serie di casualità fortuite legate ad indagini parallele, si trova tra le mani una potenziale bomba giornalistica. La compagna di un trafficante di droga con un processo in corso, infatti, passa a Webb copie di prove che dimostrerebbero la partecipazione attiva del governo statunitense all'acquisto ed allo smercio in territorio americano di droga a partire dai tempi del grande problema del Nicaragua e dell'amministrazione Reagan, coinvolgendo di fatto gli ecosistemi sociali dei quartieri delle metropoli USA.
Deciso a fare luce sulla vicenda, Gary lotterà finendo per rischiare non soltanto la sua carriera, ma l'incolumità di se stesso e della sua famiglia, passando da fama e riconoscimenti pubblici a velate minacce ed una progressiva estromissione dal mondo della carta stampata.
Ma quale si rivelerà la verità a proposito del traffico di droga "gestito" dal Paese stesso?
Chi sono i responsabili, e pagheranno?
E riuscirà Webb a non farsi ammazzare nel tentativo di vedere pubblicato il suo lavoro?









La figura del reporter d'assalto, che sia per la scrittura o la curiosità, o la tendenza a rompere gli schemi lottando per la diffusione libera delle notizie, mi ha sempre affascinato, che si parlasse di vita vissuta o di Cinema: da Tutti gli uomini del Presidente a Salvador, passando, pur se per vie alternative, da The Agronomist, le figure dei grandi comunicatori di radio, televisione e stampa hanno trovato sempre la porta spalancata, qui al Saloon, grazie ad un approccio sempre al limite che è costato spesso e volentieri anche la vita ai suoi protagonisti.
Questo La regola del gioco - adattamento pessimo dell'originale Kill the messenger, molto più centrato ed evocativo - rientra a pieno titolo nella categoria, e pur non essendo ai livelli clamorosi della succitata pietra miliare di Pakula, finisce per proporsi come uno dei titoli più interessanti dell'inizio dell'estate: la vicenda di Gary Webb - ben portato sullo schermo da Jeremy Renner, uno che non ho mai particolarmente amato o apprezzato come protagonista -, ripresa dalla cronaca ed ovviamente rimaneggiata in modo da colpire ancora più profondamente l'immaginario dell'audience, diretta con piglio da ottimo artigiano da Michael Cuesta - una delle menti dietro Homeland, che in precedenza lavorò dietro la macchina da presa in alcuni episodi dei cult Six feet under e Dexter -, è una solida storia tesa di giornalismo d'assalto, ascese e cadute, nonchè una critica decisamente aspra agli organi di governo a stelle e strisce dagli anni ottanta in avanti, dalla guerra al narcotraffico alle vicende del Nicaragua, da Reagan alle strade delle periferie urbane invase dai prodotti messi sul mercato da potenti padrini legati a doppio filo con politici di Washington.
Il viaggio di Gary Webb, iniziato quasi per caso e pronto a condurlo dai corridoi del potere della Capitale a prigioni centroamericane corrotte - molto interessanti le piccole parti affidate a caratteristi d'eccezione come Jason Patrick e Barry Pepper, o la partecipazione di grossi nomi come Andy Garcia, passato ormai a fare la parte del vecchio leone nonostante io lo ricordi ancora come il giovane poliziotto de Gli intoccabili -, è un percorso a doppio binario che condurrà il giornalista al successo ed al riconoscimento del proprio valore ma al progressivo allontanamento dalla famiglia, gli affetti, i colleghi e tutto quello che la grande macchina del Sistema - legale e non - prevede come punizione per chi decide di allungare un pò troppo lo sguardo oltre il confine dallo stesso Sistema imposto.
Il viaggio di Webb attraverso il legame tra USA e narcotrafficanti - non è un mistero che molti dei governi del mondo stringano patti di questo genere con le più potenti organizzazioni criminali, o accordi che li vedano, in un modo o nell'altro, in sudditanza rispetto alle stesse, come è capitato di recente di osservare con il nostrano La trattativa - è di quelli che colpiscono e toccano corde che conducono all'indignazione, così come riflessioni legate al limite che ognuno di noi è disposto a superare per etica, orgoglio, voglia di dimostrare il proprio valore e legami affettivi: quanti, infatti, a fronte di chiare minacce alla propria incolumità e dimostrazioni di potere deciderebbero di tirarsi indietro, e lasciare che la propria sopravvivenza - e quella dei propri cari - venga prima dell'indagine o dello scoop che si stanno seguendo?
Quanti, al contrario, deciderebbero di andare fino in fondo, anche a costo di rimanere soli, esiliati, umiliati, sconfitti anche nel momento della vittoria?
Probabilmente una risposta definitiva a queste domande non esiste, eppure sono contento che esistano film onesti e solidi come Kill the messenger, pronti a raccontare le storie di lottatori come Gary Webb, che normalmente finiscono per scomparire tra le pagine della Storia, pur avendone fatto parte attiva.




MrFord




"Occupations overthrown, a whisper through a megaphone
it's nothing as it seems, the little that he needs, it's home
the little that he sees, is nothing he concedes, it's home
and all that he frees, a little bittersweet, it's home."
Pearl Jam - "Nothing as it seems" - 




12 commenti:

  1. Devo ancora vederlo, mi fa piacere vedere che il voto non è malaccio, la tua recensione la leggerò dopo aver visto il film ;-) Cheers!

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    1. Il film è solido e ci sta tutto, pur non essendo un titolo imprescindibile.
      Attendo il tuo parere!

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  2. Sembra adattissimo ai gusti del khalasar,passerà di qua senz'altro!

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    1. Il film è interessante, ed il personaggio di Webb anche. Recuperate!

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  3. oggi pubblicazione in stereo...e direi anche parere in stereo, siamo sulla stessa lunghezza d'onda...

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    1. Sono contento di essere sulla stessa linea d'onda: e sono contento anche per questo film.

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  4. ce l'ho in lista. Mi piace il genere e mi piace Renner, spero di vederlo presto.

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    1. Se ti piacciono il genere e Renner, vedrai che non ti deluderà affatto!

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  5. Non lo so, non lo metterei in cima alle cose da recuperare...

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    1. Non sarà il titolone dell'anno, ma una visione ci sta tutta.

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  6. Una gran bella storia che avrebbe meritato un regista e un protagonista migliori.
    Ma tu ovviamente, da amante degli artigiani senza talento, hai apprezzato lo stesso.
    Giusto su WhiteRussian una pellicola girata in maniera tanto anonima può avere lo stesso voto di un film girato da Dio come Birdman...
    Chissà perché però la cosa non mi sorprende. :)

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    1. Questo perchè Birdman è tutto tecnica e niente cuore, esattamente l'opposto di questo.
      Anzi, ti dirò di più: Birdman è un pò come Messi. ;)

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