mercoledì 5 marzo 2014

The Monuments men

Regia: George Clooney
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 118'




La trama (con parole mie): sul finire della Seconda Guerra Mondiale l'esperto d'arte Frank Stokes, preoccupato per la sorte delle opere trafugate dai nazisti negli anni di conquista della Francia e dell'Europa centrale, ottiene dal Presidente degli Stati Uniti il permesso di costituire una squadra che si occupi di recuperare le stesse opere e restituirle ai legittimi proprietari, siano essi privati o musei pubblici.
L'improvvisato team di architetti e restauratori dovrà riadattarsi alla vita militare ed affrontare gli orrori della guerra in prima linea, pur se in misura minore e legato alla ritirata verso Berlino dei tedeschi: sacrificare tutto, vita compresa, per mettere in salvo Capolavori importanti per la Storia dell'umanità varrà davvero la pena?
E riusciranno Stokes ed i suoi a recuperare tutte le meraviglie sottratte dal Reich?






Fin dai tempi di E. R., George Clooney mi è sempre stato simpatico: quell'aria da Cary Grant un pò più gigione e bastardo - in senso buono - ha sempre esercitato un certo fascino vintage sul sottoscritto, quasi il volto del Giorgione ormai italianizzato potesse rispolverare le atmosfere dei Classici che, di fatto, mi hanno cresciuto - cinematograficamente parlando -.
Il passaggio alla regia di qualche anno fa, inoltre, aveva mostrato al mondo della settima arte talenti che non ci si sarebbero aspettati da un attore spesso e volentieri divenuto un riferimento come sex symbol per il pubblico femminile adulto e poco altro: da Confessioni di una mente pericolosa a Good night and good luck, senza contare il piacevolissimo In amore niente regole e l'ottimo Le idi di marzo, invece, Mr. Nespresso è riuscito nell'impresa di convincere perfino i suoi critici più agguerriti, riuscendo nella non facile impresa di trovare l'accordo tra l'audience mainstream e le ristrette platee dei Festival.
Con queste premesse giungiamo a The Monuments men.
Clooney è senza dubbio un professionista, un uomo che conosce bene il suo mestiere ed un artigiano di buon livello, eppure il salto di qualità che ci si sarebbe potuti aspettare non è, di fatto, avvenuto: quest'ultimo lavoro, infatti, ricorda più gli spavaldi exploit del "suo" Danny Ocean che non il definitivo salto di qualità di un aspirante Autore con la a maiuscola, a partire dal cast - che pare una superband messa insieme giusto per un concerto che possa portare il massimo in termini di incassi - fino ad arrivare allo sfruttamento di una retorica quasi spielberghiana che potrebbe addirittura finire per irritare i meno avvezzi all'approccio più sguaiato del Cinema americano.
Delusione - pur se parziale - smaltita in corso di visione, personalmente mi sono sentito nel mezzo, conquistato da alcune trovate decisamente ad effetto - la morte di Donald a Bruges, momento di grande emozione sapientemente sfruttato - e soprattutto nella prima parte annoiato da un ritmo clamorosamente blando, che finisce per promettere senza mai, di fatto, permettere di consumare, un pò come la storia d'amore rimasta "in fieri" tra i personaggi interpretati da Matt Damon e Cate Blanchett.
In tutta onestà, dunque, occorre ammettere di trovarsi di fronte al punto più basso della carriera del Clooney regista, ma allo stesso tempo ad un solido prodotto commerciale, diretto con mano esperta da un furbo cialtrone in grado di sedurre senza mai davvero giungere alla conclusione che si vorrebbe: resta interessante, comunque, la riflessione sul fatto che un'opera d'arte possa oppure no valere la vita di un uomo, e quanto si finisce per essere disposti a sacrificare per qualcosa cui si è consacrata la propria vita - perfino improvvisarsi soldati quando non si è certo un manipolo di action men spaccaculi -.
In uno scenario come quello, terribile, della Seconda Guerra Mondiale, non credo che avrei dato troppo peso alle opere - seppur grandi - che i geni dell'arte avevano regalato al mondo intero, quanto più alla sopravvivenza mia e di chi amo, ma allo stesso modo l'insolita lotta condotta da Stokes e dai suoi uomini è stata, a posteriori, una delle più importanti a livello sociale e culturale degli ultimi decenni, tanto da influenzare anche i bambini che, al giorno d'oggi, in gita scolastica o accompagnati da un parente, finiscono per trovarsi faccia a faccia con un Capolavoro che qualcuno ha pagato con la vita per portare in salvo senza neppure saperlo.
Un film dalla doppia anima, dunque, questo The Monuments men.
Come il suo regista.
Un simpatico cialtrone da non prendere troppo sul serio.
Giusto per evitare di restare troppo delusi.



MrFord



"Some days I feel like my shadow's casting me
some days the sun don't shine
sometimes I wonder why I'm still running free
all up and down the line."
Warren Zevon - "Dirty life and times" - 




24 commenti:

  1. Per me delusione pesante. Idea interessantissima sviluppata molto male.

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    1. Concordo. Ci si poteva aspettare molto di più. Ma c'è anche di peggio.

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  2. Ne ho letto così male che mi è passata la voglia di vederlo

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    1. Come riempitivo ci può stare, e rispetto a Old boy pare quasi una ficata!

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  3. anche a me non attira per nulla,anzi credevo che lo bottigliavi per bene....

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    1. Ha mancato le bottigliate solo perchè sapevo già di andare incontro ad un film non esaltante. ;)

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  4. Ho abbandonato la visione neanche a metà del film. Una gigionata repellente sul fronte occidentale. Uno dei più brutti dell'anno, e siamo solo all'inizio. La storia meritava tutt'altro trattamento.

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    1. Sicuramente un film molto gigione, eppure definirlo uno dei più brutti dell'anno mi pare troppo.
      E' semplicemente molto, molto commerciale.

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    1. Non esagerare con la curiosità. Non vorrai fare la fine del gatto! ;)

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  6. sembra un film da dilusione.
    leggera o pesante, ma pur sempre dilusione...

    quanto a whiterussian, beh, quello è un diludendo costante :D

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    1. Per me è un diludendo costante questo inizio anno di opinioni troppo simili tra noi! ;)

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  7. ...il cast, l'argomento, pure la regia del signor nespresso...
    tutto mi fa propendere per volerlo vedere

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    1. Non aspettarti roba forte come Le idi di marzo, però.
      Questo è decisamente più trascurabile.

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  8. Siamo pienamente d'accordo, si poteva fare e ci si aspettava ben altro, visto il cast e visto George. Ne è uscito invece un film commerciale senza troppo ritmo o ironia, un gran peccato.

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    1. Dici benissimo. Un film senza infamia e senza lode molto commerciale che abbassa di parecchio le aspettative sul futuro di regista di Clooney. Ma ripeto: in giro c'è di molto peggio.

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  9. Lo volevo vedere ma ne sentii parlare così male che lasciai perdere. Però a sto punto lo recupero.

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    1. Può essere un riempitivo senza troppe pretese. Ma niente di più.

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  10. L'ho visto al cinema, noioso dall'inizio alla fine e sopratutto terribilmente mal montato, tutte le sequenze sembrano sconnesse ed arrivare alla fine senza addormentarsi è una impresa.

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    1. Effettivamente non parliamo di una pellicola dal ritmo serrato, e nella prima parte ho patito molto anche io.
      Comunque il suo lavoro - pur se decisamente mainstream - il vecchio Giorgione lo sa fare.

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  11. Dal trailer pare assai simpatico e ben fatto, ma leggendo tutti i commenti qui mi sto ricredendo. Dovrò verificare di persona!

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    1. In realtà è godibile, anche se un pò noiosetto nella prima parte e un pò gigione. Ma non aspettarti una gran cosa!

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  12. Oddio sono l'unica a cui non è dispiaciuto? Però partivo con un'antipatia a pelle verso Clooney e dal film non mi aspettavo assolutamente nulla. Certo, non posso dire che lo reputo un bel film e non lo consiglierei come prima scelta però tutto sommato mi è sembrato un buon riempitivo. D'altra parte, non ci possono essere solo capolavori :)

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    1. Anche per me è un buon riempitivo, pur se lontano dai titoli cui lo stesso Clooney regista aveva abituato il pubblico.
      Semplicemente, passa e va senza restare nella memoria.

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