Finalmente mi cimento con un pò di Cinema italiano, prima che si dica che sono uno di quelli che si fossilizzano su un unico genere e si votano solo ed esclusivamente a quello.
Non avevo ancora avuto occasione di vedere Tutta la vita davanti, penultimo lavoro di Virzì - che ho sempre tenuto in discreta considerazione -, mosso anche da un certo scetticismo legato al suo insipido Napoleone dopo i fasti di Ferie d'agosto e Ovosodo: eppure, nonostante alcuni limiti, soprattutto di sceneggiatura, e più di un momento in cui il pedale dell'acceleratore è pigiato quel tantino di troppo, quasi il buon Virzì pensasse di essere diventato Fellini, la cosa funziona abbastanza.
La riflessione sull'Italia e il mondo del lavoro, così come la galleria di squallidi personaggi che popolano ogni sua realtà è valida ed inquietantemente veritiera, e la stessa protagonista assume, a tratti, gli odiosi tratti di chi predica bene e razzola male, anche se l'autore adora il suo personaggio e vorrebbe non presentarla in questo modo.
L'equilibrismo della protagonista rispetto alla vita è pari a quello della pellicola, che riesce (quasi)sempre a mantenersi in bilico fra il grottesco e il reale, la commedia e il surrealismo, retorica e sincera partecipazione: di certo questo non è un film da critica "dura e pura", troppo evidentemente furbetto e alla portata del grande pubblico, ma neppure esplicitamente mainstream, un pò come il saggio che Marta si danna a scrivere sul rapporto che intercorre fra Heidegger, le telefoniste del call center e i concorrenti del Grande Fratello.
C'è un pò di tutto questo, e anche altro, in Tutta la vita davanti, che ha dalla sua l'ottima scelta di lasciare i personaggi più forti e "rischiosi" - la madre di Marta e la vecchia signora Franca - ai margini e concentrarsi sulle imperfezioni che riflettono, invece, i protagonisti: ed è proprio a partire da uno di questi che Virzì regala l'unica, vera scena memorabile della pellicola, di quelle che ricordano al pubblico che di fronte si ha un autore che non sarà magari l'emblema della costanza, ma che cela dell'ottimo talento.
Il confronto fra Marta e Giorgio detto "Conforti" al termine dello spettacolo di cabaret organizzato dal sindacato è un esempio di misura ed intelligenza sopraffine: lei invaghita di lui che finisce a letto con la coinquilina Sonia - madre fragile mascherata da "buzzicona" - e che, con tranquillità disarmante, le presenta la moglie di cui non aveva mai parlato come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Come a dire che da qualunque parte - politica, lavorativa, di vita - si volti la testa la normalità è sempre legata ad un meschino, anche quando mosso da buoni propositi, egoismo.
Forse, per vincere questi limiti, è necessario sgobbare facendo tesoro dell'esperienza, e forse è proprio per questo che è necessario - ed incredibilmente interessante - avere "tutta la vita davanti": del resto Walt Kowalski, Carl Fredricksen, la madre di Marta e la signora Franca ne sono un perfetto esempio.
Godiamoci questa vitaccia, insomma, perchè forse - e dico forse - un giorno impareremo.
"E ognuno vive dentro i suoi egoismi vestiti di sofismi."
MrFord
Grande GM! Questo Blog mi piace un bel pò, mi vedrai spesso da queste parti!
RispondiEliminaVisto da poco. Grande Virzi'.
RispondiEliminaUno dei piu' bei finali di sempre.