lunedì 10 gennaio 2011

Porco rosso

Ricorderò sempre la prima volta in cui lessi di un'intervista ad Akira Kurosawa - attenzione, ho detto Akira Kurosawa, uno dei dieci registi più importanti di tutti i tempi - in cui lo stesso dichiarava, con assoluto candore, al giornalista di turno, di aver scoperto che avevano paragonato il lavoro di Miyazaki al suo.
Kurosawa si disse stupito: "Mettere a confronto il lavoro di Miyazaki con il mio è riduttivo per lui".
Senza tirare in ballo cose quali la grandezza e l'umiltà di un genio assoluto come il regista de I sette samurai, c'è stato più di un momento, nel corso della mia carriera di spettatore, in cui ho capito quali sentimenti avevano mosso il gigantesco Kurosawa fino ad un'affermazione simile: la bambina invecchiata che stende i panni sulla riva del lago ne Il castello errante di Howl, il viaggio notturno de La città incantata, Totoro e l'ombrello, Ponyo che si addormenta mentre mangia, Ashitaka che salva Mononoke e ricorda l'importanza di un mondo di tolleranza, Kiki che vola sulla sua scopa alla ricerca di una nuova città sono stati tutti momenti in grado di risvegliare un'emozione unica, e dare una dimensione al talento sconfinato di Miyazaki.
In questa carrellata di tuffi al cuore e agli occhi, non poteva mancare Porco rosso, uno dei primi lungometraggi del regista, omaggio - pur se non filologicamente perfetto - all'Adriatico e all'Italia, nonchè al Cinema d'avventura dell'epoca dei grandi studios americani, con un protagonista che ricorda un Humphrey Bogart suino e ci guida attraverso imprese che, sul grande schermo, sarebbero calzate a pennello ad Errol Flynn.
Assunte le fattezze di un maiale a causa di una sconosciuta maledizione, il veterano di guerra - il primo conflitto mondiale!? - Marco, asso dell'aviazione, diviene un cacciatore di taglie noto in tutto l'ambiente dei piloti di idrovolanti, realtà mitica e necessaria delle isole presenti in tutto l'Adriatico, per l'appunto: e quasi ogni sera, terminata la sua missione, Porco rosso torna all'Hotel Adriano a sentire Gina cantare. 
Gina, la donna di un vecchio commilitone scomparso.
Gina, di cui ogni pilota, cacciatore di taglie o pirata, è innamorato.
Gina, amore perduto e ritrovato, inseguito e mai davvero abbracciato.
Perchè Porco rosso è impavido nei cieli quanto timoroso nei sentimenti.
Un lupo solitario che ama la vita e la libertà, le donne e la lotta, e dichiara con assoluta leggerezza "meglio essere un porco, che un fascista".
E poi ci sono i Piccolo, con la loro ditta di riparazioni a Milano, guidati da un esercito di donne - meravigliose le tre vecchine - e dall'esplosiva Fio, degna rappresentante di tutte le indimenticabili protagoniste del Cinema di Miyazaki, da sempre fortemente legato all'importanza e al ruolo delle esponenti dell'altra metà del cielo, uno dei temi più cari al regista, forse quanto il rispetto per la natura e la convivenza con la stessa.
Inoltre, l'antagonista del nostro, l'asso americano Curtis - che ben rappresenta gli eroi dei film d'avventura di cui parlavo poco fa -, assume uno spessore sempre più ampio con il succedersi dei minuti, e nell'omerica scazzottata che chiude il suo scontro con Porco rosso c'è tutta la potenza delle meraviglie di John Ford, dall'onore difeso agli antichi valori, quasi un ritorno all'indimenticabile Un uomo tranquillo.
Ci sono tante cose, però, in Porco rosso, che vanno ben oltre le scontate affermazioni che riguardano le capacità di Miyazaki, l'evoluzione della trama, il rapporto con la filmografia del regista stesso, i riferimenti politici e alla natura, tante cose che si possono riassumere con l'affermazione di Kurosawa, o ancora meglio, e di più, con due momenti di Cinema che sarebbe riduttivo definire stupefacenti: il racconto della fuga per la vita durante la guerra, con la nube composta dagli aerei abbattuti e dai piloti morti - un lirismo semplice eppure incredibilmente toccante, tutto giocato attorno alla figura del primo marito di Gina - ed il racconto che chiude la pellicola di Fio, rimasta legata ai luoghi della sua grande avventura accanto a Porco rosso nonostante il tempo trascorso e ai suoi protagonisti, alle lettere di Curtis - divenuto una stella del Cinema, ma non ancora Presidente -, che nonostante la ribalta di gloria non esita ad esclamare "che nostalgia per quei giorni sull'Adriatico" e all'amore e alla scommessa di Gina, che attende il momento più importante della sua vita in un giardino che pare uscito da una favola, continuando a sperare che Porco rosso decida di mettere le ali a riposo e torni ad essere Marco, cambiato, chissà, dal bacio di una principessa.
Ma se non volasse, sarebbe un maiale come gli altri, dice fiero lui.
Se non volasse, forse, non avrebbe il coraggio sfoggiato nei cieli.
O forse anche per Porco rosso il momento di affrontare la sua umanità sarà venuto, per quanto riluttante possa sembrare, in proposito, il nostro scostante lupo di mare e cielo.
Ma questo è un segreto che Fio e Gina terranno per loro, lasciando tutti noi con la meraviglia negli occhi ed un tuffo di malinconia nel cuore.
Come quando volge al termine l'estate più bella della tua vita, e sai che dovrai centellinare i pensieri in proposito, per non rischiare di restare di colpo senza fiato.
Come in picchiata.
Come in amore.
Ed è bello pensare che in questi momenti, siamo tutti un pò Porco rosso.
Anche Kurosawa, che non ha pronunciato quelle parole a caso.


MrFord


"And I'm a bad boy, cause I don't even miss her,
I'm a bad boy for breakin' her heart,
and I'm free, free fallin',
I'm free, free fallin'."
Tom Petty - "Free fallin'"-


6 commenti:

  1. Non come Totoro e Ponyo, ma forse l'attesa del nostro viaggio mi ha un pò influenzata.
    Detto questo, mio porcellastro, non vedo l'ora di stasera con te.
    Ti amo

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  2. Mi sa che l'attesa ti ha fregata.
    Io più ci penso, e più lo trovo meraviglioso.
    E il finale è fantastico.
    Quasi quasi ho anche io la nostalgia dei giorni sull'Adriatico.
    Mi piace appartenere alla categoria dei suini.
    E mi piace aspettare stasera.
    Anch'io non vedo l'ora.

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  3. Pesa, Howl splendido, ma Totoro è in cima alla mia lista del cuore.

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  4. un'altra sequenza che trovo stupenda è quella in cui curtis si intrufola nel giardino di gina che aspetta come ogni giorno porco, il quale arriva poco dopo (senza fermarsi) e con le sue acrobazie fa ricordare a gina uno dei loro primi voli, manco fosse un sapore o un odore (porco, intendo)...

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  5. Ivan, concordo in pieno.
    La leggerezza di Miyazaki nel raccontare i sentimenti è indubbiamente quella di un Maestro.
    Forza Porco!

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