venerdì 7 gennaio 2011

Frozen

Qualche anno fa, in preda alla mia confortevole psicosi di associare i film alla stagione, ricordo che, nel pieno della calura estiva, mi schiaffai in un soffocante pomeriggio dell'agosto milanese Open water, che trovai dimenticabile per contenuti ed importanza per la storia del Cinema ma che mi intrattenne a dovere in attesa del mojito in ora aperitivo.
Ieri sera, con Julez sepolta sotto le coperte e una tisana bollente fra le mani, ho riscoperto la versione invernale di quella stessa sensazione.
Pellicole di questo genere sono sempre interessanti quando, oltre all'intrattenimento, riescono ad indurci a scoprire spunti di riflessione capaci di valicare lo scontato cosa farei io se fossi in quella situazione: il caso di Frozen non soddisfa completamente da questo punto di vista, ma occorre ammettere che Adam Green - già noto alla critica per Hatchet - riesce a destreggiarsi con mestiere mantenendo un discreto equilibrio fra le parti d'azione e quelle di raccordo, incentrate su dialoghi ottimamente scritti per un film che si sviluppa in quella pericolosa terra di nessuno che sta tra l'horror e il thriller.
Un plauso va rivolto a Green anche aver girato novanta minuti a stretto contatto con i suoi tre protagonisti, quasi fosse, in qualche modo e nonostante lo spazio apertissimo, una sorta di film da camera, o un lavoro teatrale; al contempo, allo stesso regista/sceneggiatore va riconosciuto un tutto fuorchè perfetto dualismo fra alcune idee davvero interessanti, pur se non nuovissime - i ricordi dei due amici da bambini, il senso di colpa, la crudeltà della natura, la risoluzione finale -, ed altre decisamente meno felici - tre giovani universitari a sciare senza che nessuno di loro abbia, in una qualsiasi tasca della tuta da sci, un cellulare!? La logica, come per l'horror puro e semplice, chiede il suo tributo -. 
Frozen conduce comunque lo spettatore al climax finale senza perdere troppi colpi, e patendo soltanto in misura trascurabile le improvvise accelerate della sceneggiatura, giustificabili, a conti fatti, con lo stato di agitazione e stress cui sono sottoposti i suoi protagonisti.
Un lavoro, dunque, che certo non figurerà tra i protagonisti di questo mio 2011 cinematografico, ma che senza dubbio dovrebbe trovare una collocazione nella distribuzione italiana, in quanto certamente più meritevole della quasi totalità degli horror pessimi che puntualmente ci vengono propinati in sala, nonchè ottimo intrattenimento perfettamente adatto ad un periodo come questo.
Se, poi, siete sensibili alle altezze o abituali frequentatori delle piste da sci, certo il coinvolgimento sarà maggiore, enfatizzato da trovate al limite del gore - comunque non eccessivo, probabilmente a causa del budget - come le gambe spezzate di Dan o la mano di Parker attaccata alla sbarra di sicurezza della seggiovia.
Probabilmente, se invece di focalizzare l'attenzione sulla selvaggia fame dei lupi, Green avesse osato alimentando quella senz'altro meno ululata ma più silenziosa e spietata degli umani, ci saremmo trovati di fronte ad un nuovo The descent: ammetto però che l'ultima discesa verso valle allo stremo delle forze, con quei resti umani a sfamare il branco di lupi e lo spettro di una morte bianca alle spalle rende davvero l'idea di quanto fragile sia la nostra condizione rispetto alle regole, ben più rigide, imposte dalla natura.
Certo, Grizzly man è tutta un'altra cosa, ma per una gelida serata d'inverno, cullati da un relax ad alta tensione, anche Frozen trova il suo onesto spazio tenendoci in equilibrio su una corda.
Una corda affilata: attenzione a non tagliarvi troppo le mani.
Da quelle potrebbe dipendere la vostra vita.


MrFord


"You only see what your eyes want to see,
how can life be what you want it to be,
you're frozen,
when your heart's not open."
Madonna - "Frozen" -

4 commenti:

  1. non sono un grande appassionato di neve e tantomeno di film invernali. però magari approfitterò del freddo per vederlo.

    altro horror invernale consigliato: l'inglese "the children" (disponibile ovviamente solo sottotitolato), non un capolavoro ma davvero inquietante

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  2. Cannibale, sai che invece ti pensavo uno snowboardista all'ultima moda?
    Vedrò di recuperare The children, basta che prometti che non sia una cagatona priva di logica, così anche Julez è contenta, visto che adora i film inquietanti.

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  3. James, come avevo subdorato, la pensiamo esattamente allo stesso modo!
    Concordo in toto, specie quando parli di cinema intimo e quasi "claustrofobico" benchè ci troviamo in spazi completamente aperti.
    Ciao!

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  4. Avevo intuito dalla tua recensione che più o meno eravamo in linea.
    Io sarei stato forse solo poco più basso sul voto, ma siamo lì!

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