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venerdì 18 settembre 2015

Red Eye

Regia: Wes Craven
Origine: USA
Anno: 2005
Durata: 85"





La trama (con parole mie): Lisa Reisert è una direttrice d'albergo di Miami pronta a tornare a casa dal Texas dopo aver dato l'ultimo saluto alla nonna, la donna che più ha significato nella sua vita.
Quello che Lisa non sa, però, è che è diventata un bersaglio: un politico di spicco, infatti, è cliente abituale dell'hotel che gestisce, ed un uomo misterioso di nome Jackson Rippner è stato incaricato di minacciarla durante il volo in modo che dia disposizioni affinchè la suite occupata da Keefe - questo il nome dell'obiettivo - e dal suo entourage possa cambiare, e divenire un bersaglio più facile per chi lo vuole eliminare.
Costretta a giocare una tesissima partita con il suo vicino di posto in volo, preoccupata per le sorti del padre minacciato da un sicario e per la famiglia di Keefe, Lisa dovrà dare fondo a tutta la sua freddezza per affrontare la sfida che le si pone di fronte.








Questo post partecipa alle commemorazioni per il Maestro Wes Craven.





La scomparsa di Wes Craven è stata, per questo duemilaquindici, l'equivalente di quello che fu, lo scorso anno, quella di Robin Williams: un pezzo d'infanzia che abbandona un'intera generazione, lasciando un segno che ognuno di noi si porterà dietro per tutta la vita da cinefilo, e forse non solo.
Approfittando della giornata dedicata alla memoria del regista prontamente organizzata qui nella blogosfera, ho fatto in modo, più che di celebrare uno dei numerosi cult regalati al pubblico nel corso della sua carriera, di ripescare qualcosa che non avevo mai avuto modo di vedere prima, complice il fatto che, nel duemilacinque che vide giungere in sala Red Eye, ero nel pieno del mio periodo radical da soli film d'autore e non mi sarei mai e poi mai sognato di imbarcarmi in una proposta thriller di grana grossa come questa.
In tutta onestà, devo ammettere che, nonostante le pretese certo non alte ed una fama che precedeva questo titolo e che non lo vedeva posto tra i cavalli di battaglia del vecchio Maestro, il risultato finale non è stato affatto malvagio: un'ora e venti di intrattenimento televisivo puro e semplice, molto straight e basic ma non per questo poco dignitoso, qualche zampata in grado di far riconoscere l'ironia nerissima del vecchio Wes - l'anziana passeggera cui la protagonista regala il libro che pare morta al suo posto in aereo ed invece è solo addormentata, per citarne uno su tutti - ed un ritmo decisamente sostenuto ben sorretto dai due protagonisti, la di recente in grandissimo spolvero qui al Saloon Rachel McAdams ed un inquietante ed assolutamente fallibile villain interpretato da Cillian Murphy, che probabilmente senza un taglio di capelli improbabile come quello sfoggiato in quest'occasione avrebbe potuto rendere decisamente di più.
Certo, non tutto funziona - soprattutto in termini di sceneggiatura -, e nella seconda parte Lisa/Rachel McAdams ha un'impennata da action woman non da poco, eppure nel complesso il prodotto risulta assolutamente godibile, una sorta di opera artigianale che strizza l'occhio allo spettatore occasionale di un regista che nel corso della sua carriera ha saputo sorprendere ben più di una volta, divenendo uno dei nomi di riferimento del genere horror e non solo.
Interessante, invece, tutta la parte all'interno dell'aereo, con un faccia a faccia tra i due main charachters che pare una sorta di partita a scacchi ritmata dai tentativi di fuga improvvisati da Lisa e bilanciata dalla fermezza e freddezza glaciali di Jack, in grado di regalare in più di un'occasione anche battute degne dei migliori prodotti di Craven - "I tuoi genitori avrebbero dovuto pensarci", riflette la protagonista rispetto all'assonanza del nome dell'uomo che diverrà la sua nemesi e quello di Jack The Ripper, ottenendo in risposta "E' stata l'ultima cosa che ho detto loro prima di ucciderli" -, senza contare confronti molto fisici pronti a sfruttare gli spazi limitati dei posti a sedere o della toilette dell'aeromobile.
Non sarà dunque un titolo destinato a fare la Storia del Cinema o del suo Autore, ma è stato un modo onesto di salutare un nome che tutti noi cresciuti con il terrore di Freddy Krueger continueremo a rispettare anche quando ci troveremo, da vecchi, a tramandare il suo ricordo ed i suoi film a figli e nipoti, convinti che la sua ironia tagliente ed il suo gusto unico per l'orrore e la tensione riusciranno, a dispetto del Tempo, a segnare anche generazioni così lontane da lui.




MrFord




"Come on, meet me in the morning, 
meet me in the middle of the night 
the morning light is comin', 
don't it make you wanna go and feel alright."
Led Zeppelin - "Night flight" -



Sfoderano gli artigli per l'occasione:

Il Bollalmanacco - Il serpente e l'arcobaleno 

Non c'è paragone - La casa nera

Mari's Red Room - L'ultima casa a sinistra

Scrivenny - Scream

Combinazione casuale - Nightmare - Dal profondo della notte

Cinquecento Film Insieme - Scream 3 e 4

Pensieri Cannibali - Nightmare - Nuovo incubo

In Central Perk - Nightmare - Dal profondo della notte

Il Zinefilo - Dovevi essere morta

Montecristo - L'ultima casa a sinistra



martedì 1 settembre 2015

Wes Craven (1939 - 2015)


Di norma, tutto si limiterebbe ad un semplice e diretto so long, senza troppi giri di parole.
E sinceramente pensavo che fino al giorno in cui avrei affrontato la morte di Clint, o di Sly, o Schwarzy, non avrei tirato fuori un post vero e proprio in occasioni come questa.
Ma al vecchio Wes Craven sento in qualche modo di doverlo.
Per essere chiari, non parliamo del mio regista preferito, neppure di genere - penso di avergli sempre preferito Carpenter -, ed ammetto che a pellicole assolutamente indimenticabili - il primo Nightmare su tutte - ed altre meno note ma ugualmente sorprendenti - La casa nera e Il serpente e l'arcobaleno - ha anche alternato titoli per il sottoscritto tremendamente sopravvalutati - Scream - ed altri decisamente dimenticabili - Cursed o My soul to take -.
Eppure al vecchio Wes devo davvero un pezzo della mia infanzia, perchè con L'ultima casa a sinistra, Le colline hanno gli occhi ed il già citato Nightmare ha trasformato i pomeriggi e le notti d'estate passate con mio fratello a muovere i primi passi nel mondo del Cinema passando dall'horror in qualcosa di mitico, come è giusto che sia all'età in cui si pensa di essere già piccoli uomini, e non più bambini, anche quando si finisce a tenere le mani davanti agli occhi al suono dell'artiglio di Freddy Krueger che si avvicina alle sue vittime, pronto a togliere loro tutto anche quando, come nei sogni, si pensa sempre di essere al sicuro.
In quei giorni che ricordo magici, Craven è stato uno dei primi grandi maestri in grado di mostrarmi un modo oscuro e diverso di raccontare storie e portarle sul grande schermo, le stesse che fino a quel momento avevo conosciuto solo attraverso film d'animazione prima, per ragazzi poi ed attraverso i Western con mio nonno o gli action con mio padre: e passando attraverso questi ricordi ormai lontani giungo dritto alla prima visione de La casa nera, un piccolo gioiello che deve ancora conoscere la fama che merita, o agli anni della mia formazione da cinefilo quasi radical, in cui cose come Il serpente e l'arcobaleno tennero alta la bandiera di un genere normalmente "basso" come l'horror, fino ad arrivare alla recente maratona dedicata a Freddy Krueger che, seppur in grado di mostrare il fianco degli effetti del Tempo del charachter, ha permesso agli occupanti di casa Ford di apprezzare una volta ancora il gusto macabro e profondamente ironico di questo vecchio leone del Cinema.
Aggirando, dunque, gli schemi consueti e di facciata tipici di queste occasioni, mi verrebbe da augurare a Mr. Craven di aver trovato davvero qualcosa, oltre, ed una via per confrontarsi ancora con gli incubi che era riuscito così intelligentemente a portare sullo schermo, alternando il terrore e l'umorismo nero tipico di chi ha una mente aperta e tagliente, roba cui il mitico artiglio kruegheriano fa davvero un baffo.
Grazie davvero, dunque, Wes.
E che tu abbia ora un'altra possibilità di goderti visioni agghiaccianti e paurosamente divertenti oppure no, sappi che è stato un onore godersi i tuoi film.
Anche quando ho finito per criticarli.
Ed è bello sapere di avere ricordi legati a tutto quello che hai regalato a questo vecchio cowboy e a tutti gli appassionati della settima arte.
So long, Wes.
E se ti capita, falli cagare tutti sotto.




MrFord





venerdì 11 luglio 2014

Nightmare - Nuovo incubo

Regia: Wes Craven
Origine: USA
Anno: 1994
Durata: 112'





La trama (con parole mie): a distanza di dieci anni dalla realizzazione del primo Nightmare, Heather Langenkamp, che ai tempi interpretò la protagonista Nancy, comincia ad essere perseguitata da incubi che vedono il ritorno di Freddy Krueger, cui prestò volto e fisicità il collega della donna Robert Englund. Parallelamente Wes Craven, creatore del personaggio, comincia a lavorare su un nuovo copione per un film che dovrebbe vedere il grande ritorno del cast dell'originale sul grande schermo. Purtroppo per la Langenkamp, il terribile spauracchio dominatore degli incubi che pare essere l'incarnazione di un'entità decisamente più antica del personaggio ha deciso non solo di mantenere l'aspetto di Krueger, ma di minacciare la sua incolumità e quella di suo figlio Dylan.





La revisione della saga di Nightmare ha portato più dolori che gioie, qui dalle parti del Saloon, e tolto il sempre mitico ed indimenticabile primo capitolo, il resto delle avventure di Freddy Krueger si è rivelato decisamente vulnerabile alla prova del Tempo, oltre che qualitativamente ancora più basso di quanto non lo ricordassi: inutile sottolineare quanto attendessi, per riprendermi almeno in parte dalla delusione, il capitolo numero sette, firmato a dieci anni esatti dalla realizzazione del primo proprio dal creatore del brand, Wes Craven, uno che di horror ha sempre masticato a dismisura.
Ed è inutile sottolineare quanto la mano di un veterano del genere si senta in Nightmare - Nuovo incubo, realizzato come una sorta di omaggio alla saga stessa giocato per la maggior parte attorno al concetto di metacinema, che quando è ben orchestrato - come in questo caso - è sempre in grado di portare soddisfazioni allo spettatore: l'idea del vecchio Wes, infatti, di rinverdire i fasti della sua creatura più fortunata - anche al botteghino - partendo dai protagonisti che l'avevano resa grande attorno alla metà degli anni ottanta - Robert Englund, che ormai deve la sua fama anche futura alla rappresentazione dell'artigliato boogeyman, e Heather Langenkamp, prima vera antagonista del serial killer dei sogni - per raccontare l'orrore da un punto di vista decisamente più vicino alla "realtà" non solo è interessante, ma anche divertente ed ironica al punto giusto, soprattutto perchè, dopo sei film grazie ai quali Freddy è divenuto un'icona più amata che temuta, puntare sulla paura sarebbe stato decisamente difficile.
Dunque, ripensato il charachter design - artiglio compreso - e rilanciata l'ipotesi che il buon Krueger possa essere, di fatto, l'incarnazione di un concetto di Male più antico e radicato che ha scelto di manifestarsi sotto le sue spoglie, lo spazio dell'azione viene concesso ai protagonisti stessi della pellicola impegnati ad interpretare le loro vite, e se, da un lato, manca di fatto il momento più che cult che sarebbe stato l'incontro tra Robert Englund e Freddy Krueger, dall'altro assistiamo senza dubbio al più intelligente ed acuto tra i film a quest'ultimo dedicati, nonchè il migliore dai tempi dell'esordio di questa fortunata serie.
E nonostante il bambino scelto per interpretare il figlio della Langenkamp non renda assolutamente giustizia alla categoria dei piccoli e spaventosi interpreti dell'horror e la confezione non sia effettivamente all'altezza di una grande produzione, quanto più simile a quella di un prodotto artigianale, il risultato è divertente e ben orchestrato, dall'utilizzo di John Saxon - padre di Nancy nel primo capitolo, amico di Heather in questo - all'esplorazione del concetto secondo il quale gli spauracchi dei grandi interpreti dell'horror possano tornare a perseguitare i suoi stessi protagonisti alimentando l'ispirazione di questi ultimi così come, di riflesso, la loro fama.
Nightmare - Nuovo incubo rappresenta dunque l'ennesima dimostrazione di quanto un Autore di un certo calibro sia assolutamente necessario alle proprie creature, che in mani non adeguatamente esperte - o semplicemente non talentuose - finiscono per precipitare non solo nel macchiettismo, ma anche e soprattutto nell'appiattimento: lasciare che un'icona del Cinema d'orrore come Freddy Krueger finisse come era finito con il sesto capitolo della sua saga sarebbe stata una vera e propria ingiustizia rispetto ad un nome che ha portato incassi da record nelle casse della New Line Cinema ed attualizzato il panorama del settore dagli eighties in avanti, tanto da far sperare il sottoscritto che, per dimenticare il pessimo remake di qualche stagione fa, il buon Craven possa tornare a gestire come ben sa la sua più fortunata creatura.
I primi a guadagnarci, in questo senso, saremmo noi spettatori.
Seguiti a ruota dal vecchio, malvagio, depravato, deturpato Krueger.



MrFord



"Oh, life is bigger
it's bigger than you
and you are not me
the lengths that I will go to
the distance in your eyes
oh no, I've said too much
I've said it all."
R. E. M. - "Losing my religion" - 


venerdì 21 marzo 2014

NIghtmare 4 - Il non risveglio

Regia: Renny Harlin
Origine: USA
Anno: 1988
Durata:
93'




La trama (con parole mie): Kristen, Kinkaid e Joey, superstiti della battaglia che vide la distruzione - almeno apparente - di Freddy Krueger ed ultimi sopravvissuti tra i figli dei responsabili della morte dello stesso serial killer ai tempi della sua esistenza umana, tornano ad essere perseguitati dall'artigliato spirito malvagio, pronto ad eliminarli non prima di avere dagli stessi trovato un aggancio che possa portarlo all'interno degli incubi di altri giovani.
In questo modo il ragazzo di Kristen, Rick, sua sorella Alice ed i loro amici si ritrovano intrappolati nelle spire di Krueger, che ad ogni sua presunta morte pare tornare alla ribalta sempre più potente, conscio del fatto che, nel territorio che si esplora una volta addormentati, l'unico signore e padrone resta e resterà proprio lui.
Ma è davvero così? O una vecchia filastrocca che la stessa Alice adora recitare potrà mostrare una via d'uscita?






Poche storie, la memoria a volte gioca proprio dei brutti scherzi.
Ancora legato ad una mitologia kruegeriana risalente ai primi anni novanta, quando soltanto evocare il primo Nightmare faceva scattare brividi lungo la schiena, ho affrontato la maratona dedicata alle pellicole con protagonista il mitico Freddy con fin troppo ottimismo, affidandomi principalmente all'amarcord per approcciare di nuovo titoli che non passavano su questi schermi da più o meno vent'anni: dunque, dopo la parziale delusione del terzo capitolo, ecco che la situazione precipita con il quarto, cui il tempo ha riservato un trattamento davvero impietoso se non fosse per la curiosità di vedere dietro la macchina da presa il veterano mestierante Renny Harlin - che verrà ricordato più per tamarrate come Sorvegliato speciale e Driven - ed un ritorno alla sceneggiatura - seppur con una collaborazione parziale - il creatore del main charachter Wes Craven e l'allora praticamente sconosciuto Brian Helgeland, che avrebbe in seguito firmato cose ben più importanti come Mystic river.
Del resto, la sostituzione come volto del personaggio di Kristen di Patricia Arquette con la sconosciuta e decisamente meno attraente Tuesday Knight - un nome, una garanzia - doveva dirla lunga sulle aspettative che gli stessi autori avevano a proposito della riuscita del lavoro, davvero artigianale sia per quanto riguarda gli effetti che rispetto alle riprese: se non altro, però, assistiamo ad un ritorno da parte di Krueger all'ironia nera e pungente che era stata alla base del suo successo nel primo film, e continuano ad essere poste le basi per rivelare il passato dell'assassino seriale divenuto signore degli incubi che troveranno la loro completa realizzazione nei due capitoli successivi.
Certo, pensare che soltanto quattro anni prima l'arrivo dello spauracchio di Elm Street sugli schermi aveva di fatto rivoluzionato l'horror è un pò come trovarsi di fronte ad una rockstar che, dopo un disco d'esordio fulminante, si vende al miglior offerente buttando sul mercato album scadenti e fotocopia uno dietro l'altro, ma quantomeno si assiste ad uno spettacolo senza dubbio di basso livello eppure pane e salame, all'interno del quale avviene, di fatto, il passaggio di testimone tra il cast del capitolo precedente e quella che diverrà la protagonista indiscussa dei numeri quattro e cinque, Alice - affiancata da un fratello che è l'emblema di tutti i luoghi comuni degli anni ottanta, oltre ad essere interpretato da un cane maledetto di primissima categoria, protagonista di una delle sequenze più trash che ricordi, con un allenamento in pieno stile Karate Kid da piegarsi in due dal ridere -.
Detto questo, tra un buco di sceneggiatura e l'altro - il padre alcolizzato e scostante di Alice che di colpo diventa un fiorellino pronto a correre al capezzale del fidanzato di lei dopo l'incidente d'auto come se niente fosse, tanto per citarne uno - non mi resta che riflettere su quanto, primo e cultissimo capitolo a parte, in questa maratona di recuperi il vecchio Chucky e la saga de La bambola assassina finiscano per fare polpette del signore degli incubi Freddy Krueger: e devo dire che non mi dispiacerebbe vedere interagire anche queste due icone dell'horror come sarà - ovviamente in linea con questa serie di ricordi emersi dalle furono notti horror - ed è stato tra Freddy e Jason.
Sarebbero sicuramente fuochi d'artificio. Dentro e fuori dai sogni.



MrFord



"So long since I've waited
to live again
you've brought my world to an end
love takes it's victim
and leaves it's remains
my broken heart has died in vein."
Vinnie Vincent - "Love kills" -  




mercoledì 8 gennaio 2014

Nightmare - Dal profondo della notte

Regia: Wes Craven
Origine: USA
Anno: 1984
Durata: 91'




La trama (con parole mie): Nancy, un'adolescente che vive nella tranquilla Elm Street, è da qualche tempo perseguitata da incubi terrificanti il cui protagonista è un inquietante individuo di nome Freddy Krueger, armato di un guanto munito di quattro coltelli costruiti come fossero prolungamenti delle sue dita. Turbata dagli stessi sogni, Nancy scopre che anche i suoi più cari amici si trovano ad affrontare lo stesso problema, e quel che è peggio, a subire nel mondo reale le conseguenze delle ferite riportate durante il sonno profondo.
Decisi ad indagare sull'accaduto e a liberarsi dalla presenza del terrificante "uomo nero" che impedisce ormai ad ognuno di loro di dormire per il terrore di essere uccisi, Nancy e i suoi compagni si troveranno ad affrontare un terribile segreto che vede coinvolti i loro genitori, e che affonda le radici nelle fondamenta di Elm Street, che dietro una facciata da periferia bene nasconde sangue e morte.






Ai gran bei tempi di Notte horror, nel pieno delle scuole medie, ricordo come fosse ieri il fulmine a ciel sereno che squarciò - appena prima della tempesta che fu Twin Peaks - l'immaginario horror del sottoscritto, rimanendo per anni in cima alle classifiche quando si trattava di citare i titoli più inquietanti mai passati sugli schermi dell'allora casa Ford: Nightmare - Dal profondo della notte, uno dei colpi di genio più clamorosi di quel vecchio bastardo di Wes Craven, di fatto uno dei Maestri del genere.
Appoggiandosi ad una vicenda estremamente violenta e reale - la storia di un serial killer di bambini giustiziato dai genitori travolti dal terrore - mescolata al classico teen movie segnato dal sangue nella migliore tradizione degli anni ottanta, Craven tirò fuori dal cilindro uno dei personaggi più importanti che il Cinema di paura abbia mai conosciuto, un "boogeyman" che, al contrario dei suoi illustri colleghi Michael Myers, Jason Voohries e Leatherface colpiva con la lingua tanto quanto con il suo guanto letale, ed univa allo spavento anche una massiccia dose di humour nerissimo - che ai tempi non riuscivo ovviamente a cogliere in tutte le sue incredibili sfumature -, agendo al contempo in una delle aree "sicure" di tutti noi, il sonno: Freddy Krueger.
Magliore sdrucito a righe rosse e verdi, corpo sfigurato dalle ustioni, cappellaccio da cowboy ed il già citato guanto dai coltelli affilati, il torbido Freddy era destinato a diventare un cult già dal suo look, oltre ai poteri praticamente immensi a sua disposizione all'interno degli incubi dei giovani perseguitati per vendicarsi della vendetta che lo condusse alla morte, eliminando i figli adolescenti dei responsabili del suo linciaggio: senza dubbio ci si trovò di fronte ad uno dei casi in cui un charachter fece la fortuna - e divenne la condanna - di un attore, Robert Englund, che i più vecchi ricorderanno nel cast di Visitors, e che probabilmente verrà sempre e solo citato proprio per aver prestato ghigno e carisma a questo indimenticabile spauracchio.
Unendo lo splatter al conflitto genitori/figli, Craven porta in scena una fiaba nerissima ricordata per il debutto sul grande schermo dell'allora praticamente imberbe Johnny Depp, destinato ad una delle fini più spettacolari che l'epoca poteva riservare, nonchè uno dei momenti più agghiaccianti dell'intera pellicola insieme alle prime apparizioni dell'omicida redivivo negli incubi di Tina, la prima vittima: dunque non solo slasher senza spessore, ma un viaggio decisamente profondo all'interno dei turbamenti delle vittime di Freddy, che rappresenta in qualche modo il lato oscuro del mondo adulto con il quale ogni adolescente deve, prima o poi, fare i conti, e che diverrà il tema portante almeno dei primi quattro capitoli della saga.
In qualche modo, niente di quello che era l'horror prima di Nightmare rimase lo stesso in seguito, e l'originalità e la potenza dell'esordio di Krueger rimangono ancora oggi ineguagliati nel genere, nonostante a più riprese - e sfruttando anche un pessimo remake - si sia tentato di percorrere una strada quantomeno simile: Wes Craven, purtroppo, ad oggi finisce per essere ricordato quasi più per Scream che per questo vero e proprio gioiello capace, a quasi trent'anni dalla sua uscita, di far correre più di un brivido lungo la schiena dell'audience del nuovo millennio, abituata ad orrori ben peggiori di quelli portati con grande goduria dal vecchio Freddy negli incubi di ogni sua giovane vittima.
Ma a noi vecchi irriducibili va bene anche così.
Sappiamo bene che Freddy è lì, in agguato, sempre pronto a colpire non appena si chiuderanno gli occhi e si abbasserà la guardia.



MrFord



"I wake up, it's a bad dream,
no one on my side,
I was fighting
but I just feel too tired
to be fighting,
guess I'm not the fighting kind."
Keane -"A bad dream" - 



domenica 12 giugno 2011

My soul to take

La trama (con parole mie): Il solito serial killer dalle multiple personalità viene ucciso - ma solo forse - dopo un rocambolesco inseguimento con la polizia subito dopo l'omicidio della moglie. Quella stessa notte sette ragazzi - tra i quali spicca il figlio dello stesso assassino, estratto vivo dal corpo della madre - vedono la luce prematuramente.
Sedici anni dopo i loro destini si confrontano con l'eredità dell'identità dell'omicida e ad uno ad uno sono uccisi brutalmente: chi sarà il responsabile? Lo stesso uomo, fuggito a cattura e morte ai tempi? Un nuovo volto per la stessa "maschera"? Oppure uno dei giovani ha definitivamente sbroccato perdendo il lume della ragione?
La più ovvia risposta che avete in mente è quella giusta.
Ovvero: Wes Craven, ormai, non realizza un buon film neppure sotto tortura.

E' davvero triste vedere un Maestro dell'horror come Craven ridotto a portare sullo schermo robetta pseudo teen come tanto piacerebbe al Cannibale come questa.
Lo stesso autore di pellicole storiche come Nightmare o Il serpente e l'arcobaleno ridotto a fare la pallida imitazione di se stesso e riuscendo quasi ad instillare nel sottoscritto una struggente nostalgia per la da me affatto amata saga di Scream, tanto per dire a quali livelli ci attestiamo nel caso di My soul to take.
Dalla pochezza dei protagonisti all'esile sceneggiatura, poco o nulla pare funzionare in questa pellicola praticamente invisibile: pare tutto talmente anonimo da rendere poco soddisfacente anche l'idea di dare sfogo alle bottigliate delle grandi occasioni per affossare quest'operetta di un regista che pare ormai irrimediabilmente compromesso, e al quale non si riesce più neppure a dare il beneficio del dubbio dell'affetto da fan di vecchia data.
Restano soltanto le domande che hanno affollato la mia mente nel corso della visione: perchè tutto appare così incredibilmente prevedibile? Per quale motivo - se non quello di realizzare un film che gira attorno ad un gruppo di ragazzi appena maggiorenni - il killer avrebbe dovuto attendere proprio sedici anni, e non quindici, o quattordici? Per quale motivo il finale, telefonatissimo, si risolve in un'illogica giustificazione legata alla svolta buonista del personaggio più "cattivo" tra i protagonisti?
Purtroppo, una vera e propria risposta non c'è, e cosa ancora più grave, pare esserne totalmente sprovvisto anche il vecchio Wes, che esaurito il bonus - comunque discutibile - di un film in bilico tra ironia e "spavento" come Scream pare non sapere dove sbattere la testa per portare a casa la pagnotta, e sfodera uno degli horror più scialbi ed insulsi della storia recente del genere, tanto da riuscire a provocare nel sottoscritto un'irresistibile, quasi insormontabile ed inesorabile noia mortale.
Se l'idea dei sette ragazzi in rappresentanza delle sette personalità dell'assassino poteva risultare sulla carta molto interessante, è mancata completamente la realizzazione del suo stesso potenziale, e quelli che avrebbero dovuto essere i volti del temutissimo mostro divengono le classiche macchiette uscite dritte dritte dall'ultimo programma "generazionale" di Mtv. Non importa quale, paiono proprio tutti uguali.
Un pò come i protagonisti, e quest'horror.
Che è come tanti altri, solo molto in ritardo e decisamente meno interessante.

MrFord

"Why don't you take another little piece of my soul
why don't you shape it and shake it 'till you're really in control
all you do is take
and all I do is give
all that I'm askin'
is a chance to live."
Queen - "Let me live" -

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