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lunedì 5 novembre 2018

White Russian's Bulletin

 


Dovessi tornare con la memoria ad un anno di così scarsa attività da spettatore e cinefilo, dovrei perdermi nei tempi, forse, del periodo wild tra il duemilasei e duemilasette, quando nei rari momenti in cui facevo ritorno nell'allora casa Ford passavo il tempo perso in Lost: non so se sia fisiologico, se il ritorno ad una vita lavorativa impegnativa dopo quasi due anni di clamoroso svacco o la sempre maggiore presenza in palestra, se i cicli prevedano anche questo, se le energie investite in famiglia e nella quotidianità lascino poca benzina per il divano la sera, ma il fatto è che, tolti i weekend, finisco sempre più per destinare le poche ore post-cena prima del tracollo ad attività più easy.
Dunque, anche a questo giro, il Bulletin sarà in versione "very light", in attesa di concludere i tre serial che stiamo affrontando al Saloon per rimpolpare una delle prossime puntate della rubrica.


MrFord



THE PREDATOR (Shane Black, USA/Canada, 2018, 107')

The Predator Poster


Come i più affezionati frequentatori del Saloon ben sanno, il primo Predator è in assoluto uno dei miei cult personali in materia di film action anni ottanta, un vero cult che fu innovatore per i mezzi tecnici utilizzati - la vista termica del cacciatore alieno fu affidata a macchine da presa ad uso militare per la prima volta nella Storia del Cinema -, uno dei mostri esteticamente meglio riusciti di sempre ed un livello di tensione altissimo dall'inizio alla fine: dai tempi di quella pellicola tutto quello che è stato prodotto attorno alla figura del mitico Predator è stato davvero poca cosa, e devo dire che quest'ultimo reboot, previsto come una trilogia - anche se, a giudicare dagli incassi, penso chiuderà qui la sua esistenza come franchise -, non si allontana troppo dal resto dei tentativi.
Certo, la presenza di Shane Black in regia si fa sentire soprattutto per quanto riguarda la componente più ironica, il cast è interessante e potenzialmente anche l'idea della storia: peccato che tutto finisca per essere dimenticato davvero in fretta, e a qualche giorno dalla visione non freghi davvero più nulla di come potrebbe proseguire la storia con protagonista un Boyd Holbrook decisamente lontano da quello visto in Narcos.
Un titolo buono per l'estate giunto fuori tempo massimo, spazzato via dai primi venti autunnali.







HALLOWEEN (David Gordon Green, USA, 2018, 106')

 Halloween Poster


Confrontarsi con un supercult come Halloween, una delle pietre miliari del Cinema horror, è quasi peggio rispetto all'idea di confrontarsi con Predator. 
Il lavoro che fece John Carpenter - un mito assoluto - quarant'anni fa fu strepitoso sia in termini tecnici che iconici, andando a creare uno dei charachters più importanti del genere, che nel corso dei decenni ha generato spin off, sequels e reboot quasi più terribili di quelli della già citata pellicola di John McTiernan: David Gordon Green, benedetto dal Maestro, sfodera inaspettatamente un sequel funzionale ed interessante, in grado di rendere giustizia ai personaggi di Laurie e Michael e fornirne una rappresentazione attuale, sconcertante - a volte la vittima si trasforma a sua volta in un mostro - ed assolutamente importante a livello sociologico - emblematico il ruolo del terzetto nonna madre e nipote nell'affrontare Myers -.
Violento quanto serve, questo prodotto semplice e diretto - ovviamente non ai livelli dell'originale - colpisce nel segno, omaggia il classico che l'ha ispirato e fornisce un intrattenimento di tutto rispetto, ricco anche di riflessioni non da poco.
Senza dubbio, un esempio per tutti i tentativi di omaggio o ripescaggio di vecchi cult.
Quantomeno, pur non brillando per originalità, qui si avverte continuità di intenti.


sabato 25 giugno 2016

Predator - Dark ages

Regia: James Bushe
Origine: UK
Anno: 2015
Durata:
25'







La trama (con parole mie): Thomas, un templare a comando di un manipolo di guerrieri d'elite, è richiamato dagli esponenti della Chiesa che lo costringono a collaborare con un saraceno affinchè la sua squadra si metta sulle tracce di una bestia che pare aver preso di mira i soldati.
Thomas, che vede decisamente male la collaborazione con lo straniero, apprende dallo stesso che, in realtà, la cosiddetta bestia che vanno cercando potrebbe essere un cacciatore venuto da chissà dove pronto a sterminare qualsiasi uomo per guadagnare nuovi trofei: i due uomini dovranno, nel corso della missione, mettere da parte le divergenze e lottare fino allo stremo delle forze per cercare di completare la loro missione.











E' sempre un piacere, per il sottoscritto, ospitare al Saloon cortometraggi e prodotti di nicchia di autori semisconosciuti pronti a cercare la loro strada ed il loro spazio nello sconfinato oceano delle produzioni cinematografiche.
Lo stesso piacere è ancora più grande se a sponsorizzare un'opera è il mio fratellino Dembo, e come protagonista della stessa ritroviamo un esponente della razza dei Predator, divenuta famosa nel Cinema come nei Fumetti e Videogiochi e dal sottoscritto amata nei secoli dei secoli grazie alla strepitosa pellicola firmata nel cuore degli anni ottanta da John McTiernan con protagonista l'inossidabile Arnold Schwarzenegger.
Il lavoro dell'anglosassone James Bushe è infatti, nonostante l'ambientazione medievaleggiante, un omaggio sentito e profondo alla pellicola originale dedicata alla razza di alieni cacciatori, un giocattolo di venticinque minuti che volano in un vero e proprio festival di effetti artigianali ma ottimamente studiati ed una trama che rispecchia abbastanza - per quello che i mezzi e la durata potevano concedere - quell'epico primo capitolo delle avventure del Predator.
La sensazione, osservando la squadra di guerrieri capeggiata da Thomas avventurarsi nelle foreste dei Secoli Bui alla ricerca di una belva assetata di sangue in compagnia del malvisto saraceno che è stato testimone delle imprese dell'alieno, è senza dubbio quella che, con i mezzi e la produzione adatti, Bushe potrebbe senza ombra di dubbio consegnare al pubblico un prodotto forse non all'altezza dell'originale ma superiore - e di gran lunga - allo spento numero due ed ai vari Alien VS Predator usciti più di recente: in questo senso, resta il rammarico legato a combattimenti risolti molto velocemente - del resto, i mezzi ed il minutaggio non potevano offrire niente più di quanto non sia stato portato sullo schermo - accanto alla speranza che, in qualche modo, possa essere affidato proprio a questo regista un eventuale nuovo titolo con protagonista uno dei mostri più affascinanti ed esteticamente efficaci della Storia del Cinema di genere.
Senza ombra di dubbio resta una visione adatta solo agli amanti di questo tipo di titoli ed ai cultori del già citato Predator, che esulteranno come hooligans memori dell'esaltazione che, fin da bambini, la visione di quel supercult provoca in tutti loro - e mi inserisco fieramente nel novero -, dalla quale schizzinosi, radical e presunti alternativi vari faranno bene a tenersi lontani per evitare i consueti, inutili e poco interessanti commenti negativi scritti con l'altezzosità dei critici di nicchia.
Dunque, se siete dei nostri, armatevi di birra e rutto libero e concedetevi una mezzora di puro, sanguinoso, predatorio divertimento.
Il successo, in quel caso, è garantito.




MrFord




"Dark Ages
shaking the dead
closed pages
better not read
cold rages
burn in your head."
Jethrotull - "Dark Ages" - 






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