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martedì 10 novembre 2015

Rudderless

Regia: William H. Macy
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 105'





La trama (con parole mie): Sam è un pubblicitario di successo, un uomo ben inquadrato nella sua vita, con un figlio al college ed un'ex moglie con la quale i rapporti sono tutto sommato buoni.
Quando il ragazzo perde la vita in una sparatoria avvenuta nel campus universitario, il mondo dell'uomo crolla: passano due anni, e dopo aver mollato tutto e cambiato vita trasferendosi in provincia per fare l'imbianchino e vivere su una barca, Sam si ritrova in bilico tra solitudine ed alcool quando la sua ex, di nuovo madre, decide di lasciargli la chitarra e gli oggetti del loro ragazzo.
Scoperto un vero e proprio archivio di canzoni incise su cd, Sam decide, per tornare ad avvicinarsi a Josh - questo il nome del giovane -, di suonare in un locale che ospita una serata settimanale per cantanti amatori proprio gli stessi pezzi: in questo modo conosce Quentin, che ha l'età che avrebbe avuto suo figlio, con il quale non senza difficoltà fonda una band che diviene una vera e propria attrazione locale.
Ma i ricordi e gli eventi di quel giorno nefasto metteranno Sam di fronte al ricordo che ha sempre cercato di dimenticare legato alle circostanze della morte del figlio.








Una delle sensazioni più intense e semplicemente belle dell'essere appassionati di Cinema è senza dubbio quella di sentirsi così toccati da una pellicola da pensare quasi che la stessa sia stata girata solo per noi, che in quel momento magari siamo dall'altra parte del mondo, a mesi o anni di distanza da quando è stata realizzata, a vivere vite delle quali regista, sceneggiatori ed interpreti sono del tutto ignari.
Nel mio caso, penso a Gli spietati, Barry Lyndon, Il grande Lebowski, Little Miss Sunshine, Hong Kong Express: titoli che hanno segnato così tanto la mia vita da essere entrati a far parte della stessa, e che hanno finito per avere un significato così profondo da non riuscire neppure davvero a descriverlo.
Rudderless, primo lavoro dietro la macchina da presa di William H. Macy, star di Shameless e attore da sempre sostenuto qui al Saloon, rientra alla perfezione nel novero.
Approcciato dopo averne letto molto bene e dopo il curioso omaggio di Cannibal con cautela a causa del tema trattato - la perdita di un figlio è senza dubbio la paura più grande di ogni genitore -, questo film tutto sommato semplice e molto "straight" mi è entrato dentro regalandomi la sensazione di calore del bourbon che scivola giù, e pare accendere un fuoco nel cuore: mi ha fatto venire voglia di vederlo con le persone che amo di più, con il Fordino quando sarà più grande, di riprendere in mano la chitarra - che ho colpevolmente mollato da troppo tempo -, di ascoltare pezzi autunnali pronti ad aprire vecchie ferite, di gioire per la vita e godermela il più possibile, perchè quello che abbiamo è tanto straordinario quanto fragile, e non è detto che possa esserci anche domani.
Soprattutto, mi ha fatto pensare che la recensione di Rudderless, che è una storia di formazione, di rinascita, di riscatto, di cadute e risalite, di padri e figli - sorprendente il twist di metà pellicola legato alla visita alla tomba di Josh, figlio del protagonista Sam, per il suo compleanno, che ribalta il punto di vista ed offre ottimi spunti di riflessione -, di passione, di voglia di ricominciare manifestata anche da un finale struggente e di fatto aperto, sarebbe stata un ottimo ultimo post per White Russian.
La voce rotta di Sam/Billy Crudup che introduce il pezzo di chiusura raccontando la storia di suo figlio, mentre quello che, di fatto, è stato il suo figlio "musicale" prende la sua strada e continua il viaggio attraverso la vita mi è parsa assolutamente perfetta per l'idea di salutare quello che è il "figlio letterario" che mi ha accompagnato nel corso degli ultimi cinque anni, quasi sei: una ballad struggente eppure vitale per un commiato che avrebbe lasciato spazio sia alle lacrime che alla festa.
Un alzata di cappello, un commiato da vero cowboy.
Mi rendo conto che, forse, sarebbe stato più interessante che parlassi approfonditamente di un film tra i più toccanti di questo autunno e legato sia alla musica - da brividi la colonna sonora - che a tematiche da sempre molto care al sottoscritto, dell'ottimo cast e della semplicità con la quale Macy decide di raccontare una storia non banale, profonda e commovente, nonostante un paio di forzature di sceneggiatura - l'utilizzo della ex fidanzata di Josh in primis - ed una regia forse convenzionale, ma il bello dei film che ti colpiscono davvero è proprio la capacità di portare chi ne scrive a parlare della propria vita, come se la fiction si fosse di fatto stretta attorno all'esistenza di chi la sta "vivendo", dall'altra parte del mondo, magari a distanza di mesi o anni.
Rudderless è un film a cui ho voluto e vorrò sempre bene.
Come a White Russian.
Anche se, come per Sam, per quanto possa tentare di nascondermi, fuggire, ubriacarmi o pensare ad altro, questa mia vecchia chitarra proprio non riesco a mollarla.
E finchè avrò voce, il microfono sarà mio.




MrFord




"Take a breath and count the stars.
Let the world go round without you.
If you?re somewhere you can hear my song
Sing along.
Close your eyes and count to ten.
Maybe love?s the only answer. 
I will find a way to sing your song.
Just sing along.
What is lost can be replaced.
What is gone is not forgotten. 
I wish you were here to sing along
My son
My son
My son."
Billy Cudrup - "Sing along" - 






venerdì 2 ottobre 2015

Big game - Caccia al Presidente

Regia: Jalmari Helander
Origine: Finlandia, UK, Germania
Anno:
2014
Durata: 90'






La trama (con parole mie): Oskari è un quasi tredicenne finlandese figlio di un grande cacciatore, pronto al rito di passaggio che, nel giorno del suo compleanno, lo vedrà trascorrere ventiquattro ore da solo nelle foreste del Nord del suo Paese in modo da riportare un trofeo di una preda a chi lo aspetta al campo base.
William Moore è il Presidente degli Stati Uniti: l'uomo più potente dello Stato più potente del mondo.
In volo sull'Air Force One con destinazione Helsinki per una conferenza, però, non sa che una talpa nel suo equipaggio, pagata da un gruppo di terroristi che li attendono a terra, progetta di far precipitare il velivolo, uccidere la scorta e rapirlo per poi chiudere la pratica in diretta web.
Quando la capsula di salvataggio del Presidente viene trovata da Oskari, però, il copione già scritto dagli attentatori cambia: il giovane aspirante cacciatore, infatti, sarà una spina nel fianco più tosta del previsto.










Una delle cose che mi ricorderà maggiormente questo duemilaquindici cinematografico sarà senza dubbio il tentativo - voluto o no, nessuno lo saprà mai davvero - di tornare, almeno per quanto riguarda l'action ed i popcorn movies, ad una dimesione più vicina possibile a quella che ha reso noti gli anni ottanta: l'esagerazione sguaiata pane e salame senza ritegno alcuno.
Ai tempi dell'uscita in sala di Big Game, lo scorso giugno, bollai il prodotto come uno dei tanti fondi del barile che vengono raschiati per la stagione estiva in sala, non preoccupandomi troppo di recuperarlo, se non finendo per imbattermici praticamente per caso quando l'estate volgeva ormai al termine, in una serata per la quale avevo bisogno del minimo impegno e del minimo sforzo, considerato che avevo deciso di allenarmi durante la visione ed avere tempo, la mattina successiva, di prepararmi per il primo giorno di asilo del Fordino.
A conti fatti, il lavoro di Jalmari Helander, regista finlandese più noto come sceneggiatore relativamente giovane che non si sa con quali stratagemmi sia riuscito a guadagnare la direzione di un prodotto da lui anche scritto con un budget non da poco ed un cast che comprende nomi decisamente importanti come Samuel Jackson, Ray Stevenson, Felicity Huffman e soprattutto Jim Broadbent, uno più noto per il Teatro ed i film d'autore che per prodotti come questo, è una schifezzona trash che non avrebbe sfigurato nel pieno degli eighties in grado di mescolare Cliffhanger ai film di formazione per pre-adolescenti, eppure, devo ammetterlo, il suo sporco lavoro d'intrattenimento l'ha svolto alla grande.
Certo, se vi aspettate una cosa profonda legata alla formazione del piccolo protagonista - con un volto quasi felino che cinematograficamente funziona alla grande - o una logica dietro le scelte dello script avete sbagliato indirizzo - e anche di parecchio -, ma se l'idea è quella di spegnere il cervello e seguire l'evoluzione di un film d'avventura in campo aperto - bellissime le locations delle riprese bavaresi, nonostante la vicenda sia ambientata in Finlandia - allora avrete trovato pane per i vostri denti: piccolo protagonista in cerca di riscatto figlio di un padre troppo ingombrante, Presidente USA tendenzialmente vigliacco e dal poco carattere pronto a prendersi a sua volta una rivincita, un paio di villains da fumettone - Ray Stevenson ed il capo dei terroristi - ed un altro da film di spionaggio, esplosioni, battute, momenti di quasi epica action - il salto del giovane Oskari, il volo dentro il congelatore - e tutto quello che serve per lasciare che il cervello si prenda un ultimo weekend off prima di affrontare l'autunno e tutto quello che ne consegue.
Di fatto nulla, o quasi, nel corso dell'ora e mezza scarsa segue un filo logico che potrebbe mostrare un qualsiasi nesso con la realtà, ma in questi casi va benissimo così, alla facciazza del floppone che è stato negli USA questo film e della curiosa nuova tendenza del Cinema finnico, che pare più votato al trash che non all'autorialità come ai tempi di Kaurismaki.
Lasciati dunque a casa i lamentoni ed i radical chic, potrete mettere a letto i bambini - almeno quelli piccoli, perchè secondo me dalle elementari in poi roba come questa è una pacchia, considerato anche il protagonista - e godervi questa roboante - era parecchio che non vedevo così tante esplosioni in un film dove non comparisse un action hero dei miei - schifezzona dall'inaspettato potenziale d'intrattenimento: vi assicuro che sarà un toccasana almeno quanto quella volta in cui avete detto al vostro capo cosa veramente pensate di lui o vi siete presi, a sorpresa di chi vi sta intorno, un'inaspettata rivincita sul Destino.
O qualunque sua incarnazione convinta di poter avere la meglio su di voi.




MrFord




"There is no turning back from this unending path of mine
serpentine and black it stands before my eyes
to hell and back it will lead me once more
It's all i have as i stumble in and out of grace
I walk through the gardens of dying light."
H.I.M. - "The path" - 





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