In barba al fatto che una quindicina d'anni fa, in pieno periodo radical, non avrei neppure preso in considerazione film di questo genere, devo ammettere di avere rivalutato con il tempo il Cinema trash, anche fosse soltanto per una questione distensiva: impegni, lavoro, quotidianità e figli, infatti, finiscono per richiedere molte delle energie che allora erano destinate alle visioni impegnate, tanto da favorire, spesso e volentieri, scelte legate a pellicole senza dubbio votate al riempimento e poco altro.
Qualche mese fa, in questo senso, mi ritrovai tra i pochissimi a considerare divertente Nonno scatenato, volgarissima commediaccia made in USA con protagonista Zac Efron, ex volto pulitino Disney Channel divenuto l'emblema del tipico ragazzone americano tutto palestra e spring breaks.
La speranza di trovare un titolo associabile a quello appena citato ha finito per stimolare il recupero di questo Mike&Dave dopo mesi di titubanza: peccato che il risultato non sia stato proprio lo stesso.
Perchè quello di Szymanski è in tutto e per tutto uno dei lavori che in questi ultimi mesi qui al Saloon sto cercando di stroncare anche idealmente sbattendomene della lunghezza dei post o di quello che racconto tra le righe degli stessi: roba che non vale più tempo di quello che non sia già stato buttato nel corso della visione, salvata quantomeno dalla combo selvaggia della domenica pomeriggio con il Fordino scatenato sempre determinato a coinvolgermi nei suoi giochi e nella volontà crescente della Fordina di camminare guidata dal sottoscritto per ore in tutta la casa.
In un certo senso, queste pellicole sono l'equivalente a stelle e strisce dei Cinepanettoni di Boldi e De Sica, ed il motivo per il quale molti radical e non odiano a prescindere il Cinema ammeregano: una vera schifezzina volgarotta e dimenticabile, alla quale non mi sento davvero di dedicare nulla più di qualche riga.
Preferisco, in questo senso, godermi una sbronza made in Saloon senza sognare questi finti hangover da finti trasgressivi pronti al lieto fine.
La trama (con parole mie): Max, adolescente figlia della star di un cult slasher anni ottanta, a due anni dalla morte della madre ancora si trova a dover fare i conti con il senso di perdita.
Quando, in cambio di un aiuto scolastico, accetta di partecipare alla proiezione di un double-feature con le pellicole appartenenti al brand che aveva reso famosa la genitrice, accade l'impensabile: un incendio nella sala spinge Max ed i suoi amici alla fuga attraverso il telo, e proprio questo salto finisce per trasportare tutti loro nella "realtà" del film, dove la mamma della ragazza è solo Nancy, il personaggio che interpretò ai tempi.
Come si comporterà il gruppo di adolescenti attuali rispetto ai charachters del cult che hanno conosciuto solo sul grande schermo? Cosa cambierà nella storia di Camp Bloodbath il fatto che ognuno di loro sa cosa aspetta i personaggi ed il pazzo omicida Billy Murphy?
E come si comporterà Max rispetto alla madre "ritrovata"?
Finalmente è accaduto.
Il Cinema, dopo essersi goduto - un pò come qualsiasi campo, artistico o no - gli anni ottanta ed averli ripudiati per quasi un ventennio bollandoli come una sorta di tentativo mal riuscito di chiudere gli occhi divertendosi rispetto a tutto quello che poteva andare male, pare essere arrivato a comprendere la fondamentale importanza che quel decennio ha avuto non solo nella formazione della generazione di registi più o meno coetanei del sottoscritto, ma anche del tipo di approccio alla vita destinato a farci più coraggio nel momento in cui affrontiamo i momenti peggiori della stessa, invece che seppellirci nella disperazione come insegnarono - e noi adolescenti di allora lo sappiamo bene - i successivi novanta.
In questo senso, il duemilaquindici che volge alla conclusione è stato senza dubbio l'anno che più ha sottolineato questa nuova - e da queste parti caldamente sponsorizzata - tendenza, dal sorprendente Kung Fury a prodotti di grana grossa ma dallo spirito clamorosamente eighties nello spirito come Fast 7, Jurassic World e Terminator: Genysis, fino a giungere a The final girls: proiettato da queste parti spinto da recensioni entusiastiche raccolte praticamente ovunque nella blogosfera, il lavoro del mio quasi coscritto Todd Strauss-Schulson è un vero e proprio trionfo di ironia, intelligenza, divertimento, metacinema ed una dichiarazione d'amore alle atmosfere di cult come Nightmare, Venerdì 13, Halloween e tutto quello che possa tornare a galla nella vostra memoria rispetto ai tempi mai dimenticati di Notte Horror.
Come se non bastasse, poi, il sentito omaggio a quello che è il mio decennio del cuore, The final girls è anche un ottimo esempio di tecnica, dall'ottima fotografia - splendide le sequenze dell'inseguimento conclusivo di Billy Murphy rispetto ai protagonisti - ad una colonna sonora rigorosamente figlia dei tempi raccontati, passando per un look piacevolmente vintage che ricorda non solo il Cinema, ma anche i videogiochi, un cast perfetto nel mostrare le ingenuità di allora e l'approccio attuale - per chi ha vissuto entrambe le epoche, esilarante il rapporto della svampita Tina con gli smartphone - ed una profondità che, a tratti, solletica e non poco la nostalgia per il tempo che fu e l'ineluttabilità di alcuni avvenimenti destinati, nel bene o nel male, a cambiare la nostra vita.
Ma a prescindere dagli aspetti tecnici, dai dettagli e dalle critiche vere e proprie, la cosa che più mi soddisfa rispetto ad una visione di questo tipo è data dal fatto che The final girls è un film straordinariamente bello, ottimamente riuscito, intelligente, in grado di tradurre in immagini l'amore che ha sempre guidato il sottoscritto davanti ad uno schermo, e dai momenti peggiori - in termini di qualità delle pellicole - a quelli più esaltanti ha continuato a sostenermi, e continua a farlo ogni volta che siedo ed attendo la partenza di un nuovo viaggio sullo schermo, ancora oggi.
Dalla televisione al primo videoregistratore, dalla meraviglia della rivoluzione dei dvd all'alta definizione dei bluray, da quella volta in cui non mi fecero entrare in sala per Intervista col vampiro perchè ero senza documenti e non credevano che avessi davvero quattordici anni indietro fino a La storia infinita visto all'aperto con mio nonno, o Rocky IV con mio padre, quando mi coprii il volto per non vedere Apollo ucciso sul ring dai colpi di Drago, fino a quando porterò il Fordino per la prima volta in sala, o a quella sera, nelle ultime file per vedere Le ferie di Licu, che avrei dovuto recensire, con Julez ci dedicammo a tutt'altro che non fosse la visione, il Cinema è stato ed è una delle passioni più grandi della mia vita.
Ed è un vero piacere scoprire, rivedendosi nelle immagini girate e pensate da qualcuno che potrebbe avere avuto un percorso simile al mio, che non sono il solo.
E' un piacere confortante scoprire che c'è stata, c'è e ci sarà sempre una "final girl" che sconfiggerà il mostro.
Soprattutto quando il mostro sei tu.
MrFord
"And she'll tease you she'll unease you all the better just to please you she's precocious and she knows just what it takes to make a pro blush she got Greta Garbo stand off sighs she's got Bette Davis eyes."