lunedì 17 luglio 2017

J'ai tué ma mère (Xavier Dolan, Canada, 2009, 96')




Per uno che mangia pane e Cinema tutti i giorni come il sottoscritto, considerata la sua fama soprattutto rispetto agli appassionati, pare assurdo pensare che non avessi mai visto un solo film firmato da Xavier Dolan: un fenomeno a detta praticamente di tutti, un giovane talento pronto a ribaltare il mondo della settima arte, qualcuno con il potere di fare la differenza come capita un paio di volte ogni cinquantennio, e che a vent'anni si ritrova a suo agio con la macchina da presa come ne avesse cinquanta.
Quello che, per citarne uno non proprio da poco, fu Orson Welles.
Grazie ad un regalo apprezzatissimo ricevuto da Julez, un cofanetto che racchiude i primi film firmati dal giovane cineasta, ho deciso di iniziare finalmente un percorso cronologico mettendo da parte la paura di restare deluso dalla fama che precedeva il ragazzo e di essere troppo duro nel giudicarlo: ad accogliermi, dunque, nel mondo e nell'arte di Dolan, è stato J'ai tué ma mère, non solo diretto, ma anche scritto ed interpretato dal nativo di Montreal.
"Tu non puoi morire, Narciso, senza una Madre: senza Madre non si può amare, senza Madre non si può morire": recita più o meno così uno dei passaggi conclusivi di Narciso e Boccadoro, uno dei romanzi più importanti della mia formazione umana e letteraria.
Del resto, a prescindere da quanto accadrà dopo, alle nostre Madri dobbiamo la vita, senza dubbio in gran parte, e soltanto per questo dovremmo amarle incondizionatamente qualsiasi cosa accada.
Ognuno di noi, però, è ben cosciente di essere umano, e dunque non necessariamente simile a chi ci ha dati alla luce e cresciuti.
Se penso a mia madre, che ancora oggi combatte per nascondere le parti più intime di se stessa o mostrarsi sempre e comunque provocatoria e dura a tutti i costi, che è astemia, penso non abbia letto - al pari di mio padre e mio fratello, del resto - niente di mio a parte qualche recensione, critica il fatto che la superficie del mio corpo dedicata ai tatuaggi sia sempre maggiore o che quando mi chiede un regalo la mia risposta sia sempre riferita ad alcool, film o inchiostro sulla pelle, vedo una persona che ha permesso a me di essere come sono oggi anche quando, come spesso capita in questi casi, si pensa a quanta differenza ci sia tra la Famiglia che si sceglie di costruire e quella che vive nel nostro sangue, e che Dolan descrive alla grande quando afferma "se qualcuno facesse male a mia madre penso che lo ucciderei, anche se lei è quanto di più diverso da me possa esistere".
E vivendo sulla pelle le immagini di questo film, ho pensato a quanto sarebbe bello se, un giorno, il Fordino e Julez potessero godere di questo film insieme, gioie e soprattutto dolori.
Perchè quella tra i figli e le madri - come tra le figlie ed i padri - è una lotta ancestrale che prescinde e segna molti dei legami che le nuove generazioni costruiranno per le loro vite: io stesso lo vedo e vivo quando guardo mio fratello, molto più simile a nostra madre - alcool a parte - di me, che sono decisamente più vicino a nostro padre, e lo noto di riflesso nelle vicende che legano Julez, sua madre ed i suoi tre cugini, la cui storia potrebbe valere un film e che, un giorno, senza dubbio uscirà in qualche racconto di vita vissuta attraverso una visione ed un post.
Quello che posso dire, però, a parte tutto questo, è che il film di Dolan è assolutamente straordinario.
E' figlio di una grande cultura cinematografica - soprattutto europea -, di un enorme talento - che non appare mai, nonostante la collocazione, spocchioso -, di un bisogno impellente di raccontare una serie di emozioni incontrollabili, se lasciate dentro.
E' un film che, senza fronzoli, movimenti di macchina o pipponi di vario genere, è riuscito a lasciarmi senza parole, e che in almeno due sequenze ha rischiato di portarsi via, con le lacrime, un pezzo di cuore: "Se io dovessi morire oggi, mamma, cosa faresti?", chiede il giovane protagonista all'amata e soprattutto odiata genitrice.
"Morirei domani".
A vent'anni, credo sia un'impresa quasi impossibile riuscire a convogliare la rabbia fremente dell'adolescenza e la rassegnata consapevolezza dell'età adulta.
Eppure, Dolan ci è riuscito.
Mi aspettavo un ragazzino troppo osannato dalla critica, ed ho scoperto un giovane narratore mosso da quello che, per me, è il cuore di qualsiasi Arte: il bisogno di raccontare. La necessità di raccontare.
Se questo è il primo Dolan, si potrebbe quasi affermare che ha fatto più lui con un film che molti registi in una carriera.
E se questo è Dolan, non solo ne vorrò di più.
Ma ancora, ed ancora.
Perchè questa è la vita che sento, di cui voglio godere, per la quale voglio soffrire e gioire fino all'ultimo secondo.
Questo è il Cinema.
E da oggi, per me, ha un nuovo volto.




MrFord




 

16 commenti:

  1. Ciao Ford, comunicazione di servizio: potresti comunicarci la data del tuo omaggio a Villaggio sull'altro blog, così da poter stilare il clendario definitivo? Grazie mille! :)

    p.s. sì, meraviglioso Dolan!
    Sarà a Roma in novembre, magari una scappatella ce la faccio...

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    1. Non ero "reperibile", ora sono tornato ma mi va benissimo la data che avete assegnato. :)

      Per il resto, grande Dolan.

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  2. Ah, quella frase del film. Dice tutto.
    Io ho il commentino salvato sul desktop da un po', ma l'ho visto e apprezzatissimo mesi fa. Però questo è la potenza, Mommy è l'atto, sì.

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    1. Dice tutto davvero.
      Per il resto, ne parleremo: questa settimana solo Dolan. :)

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  3. Non c'e' film di Dolan che non sia un capolavoro. Se penso che ha girato questo a soli vent'anni mi gira la testa: profondo eppure rutilante e pop. Il plongee sulla scena di sesso fra i due protagonisti maschili e' il vertice di un cinema che frantuma tutte le convenzioni.

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    1. Un talento pazzesco, senza se e senza ma.
      Eppure a mio parere può ancora migliorare molto, e non tutti i suoi lavori sono Capolavori. ;)

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  4. Incredibile. Questo esordio di Dolan è piaciuto molto più a te che a me!
    A me infatti non aveva certo entusiasmato, al contrario di diversi suoi lavori successivi, che sono nettamente superiori.
    E, chissà, probabilmente - anzi sicuramente - a te piaceranno meno... ;)

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    1. Lo scoprirai presto, dato che questa settimana mi occuperò solo di lui! ;)

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  5. Recupero doveroso e necessario il tuo, la voce e la mano di Dolan sono di una bellezza estrema. Questo suo esordio rimane saldo nel mio podio dei suoi film preferiti, intenso e giovane, in senso buono, ovviamente.

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    1. Un esordio per me pazzesco, acerbo ma incredibilmente maturo ad un tempo.
      Ho chiuso la visione con il fiato corto. Bellissimo.

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  6. Come dicevano sopra questo è solo la premessa di quello che sviluppa in mommy dove tutto dalla sceneggiatura, ai costumi e la fotografia passa ad un livello superiore, meno autobiografico e decisamente meno naif. Se ti è piaciuto così tanto non potrai che amare mommy... aspetto la recensione (oltre a mommy bellissimo è les amours immaginaire)
    Mary

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    1. Arriveranno entrambi: questa è la settimana Dolan. ;)

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  7. Un esordio che, per quanto non mi abbia fatto gridare al miracolo, mi ha fatto capire che il ragazzo aveva qualcosa da dire.

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    1. Considerato che io mi aspettavo la classica bolla di sapone, per me è stata una visione pazzesca.
      Spontaneo ed imperfetto, talento pazzesco.

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  8. inizio straordinario, memorabile

    https://markx7.blogspot.it/2015/10/jai-tue-ma-mere-xavier-dolan.html

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    1. Verissimo. Uno degli esordi più folgoranti degli ultimi vent'anni.

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