venerdì 17 giugno 2016

Il ragazzo dal kimono d'oro

Regia: Larry Ludman (Fabrizio De Angelis)
Origine: Italia
Anno: 1987
Durata:
94'








La trama (con parole mie): Anthony Scott, adolescente americano cresciuto a Boston, giunge nelle Filippine per incontrare il padre, giornalista d'assalto finito "confinato" in Oriente a causa delle sue inchieste scomode, in modo da recuperare il rapporto con lo stesso, più difficile dopo la separazione di quest'ultimo dalla madre. Entrato in conflitto con un giovane delinquente del luogo, Quino, Anthony si complica la permanenza sfidando apertamente lo stesso, addestrato tempo prima da un leggendario maestro di arti marziali, Kimura, che proprio a seguito della condotta di Quino ha deciso di lasciare l'insegnamento e la civiltà per vivere come un eremita nella foresta.
Ferito gravemente dopo uno scontro con Quino, Anthony viene ritrovato e salvato proprio da Kimura, che deciderà di addestrarlo in modo da renderlo in grado di sconfiggere il suo vecchio allievo: tornato a fronteggiare il rivale, Anthony avrà dalla sua l'esperienza del maestro ed il letale "Colpo del drago".










Ricordo benissimo i tempi in cui, tra la fine delle elementari e l'inizio delle medie, attraversai la fase arti marziali della mia vita di spettatore, dalle prime, mitiche visioni dei cult con Bruce Lee alle pietre miliari come Kickboxer o Senza esclusione di colpi con Van Damme fino a quello che considero come uno dei passaggi fondamentali dalla mia infanzia con la saga di Karate Kid.
Proprio a seguito del successo di quest'ultimo, qui in Italia si pensò immediatamente a cavalcare l'onda come negli anni settanta fu per il Western, l'Horror ed in parte per quello che, poi, fu rivalutato come Poliziottesco, sfornando, con tanto di nomi anglofonizzati e girato in inglese, una versione nostrana e dei poveri proprio del lavoro di John Avildsen, con protagonista un giovanissimo Kim Rossi Stuart che, nei panni del classico teenager americano cresciuto nella bambagia, finisce per provare sulla pelle la dura vita di un paese in cui sopravvivere non è così semplice, prendersi i suoi schiaffoni ed ovviamente sfoderare un comeback con tanto di improbabile addestramento con un leggendario maestro in tempi da fantascienza - almeno il buon vecchio Daniel-San qualche mese di dai la cera togli la cera se l'è schiaffato, mente qui in una settimana scarsa si impara a meditare, "essere uomini" e sfoderare il famigerato Colpo del drago, che se non ricordo male ai tempi fu un must al parco tra me e i miei amici -.
Curioso, invece, come non avessi mai più pensato di tirare fuori dal cilindro dei ricordi questa pellicola - per quanto ne avessi ancora benissimo a mente i passaggi principali -, se non che il mio collega, amico e compare Steve detto Tango, in onore della serata dedicata all'ultima Wrestlemania ha deciso di omaggiarmi dei dvd dei primi - e di qualità "più alta" - tre capitoli di un brand che ai tempi proseguì addirittura fino al sesto lungometraggio: a quel punto non potevo più esimermi, tornando sulle tracce di Anthony Scott e del kimono d'oro, probabilmente insieme alla canotta di Jack Burton ed alla fascia del già citato Karate Kid uno degli oggetti di culto della mia prima adolescenza - e non solo di allora, tengo a sottolineare -.
Il ritorno alle immagini ed alle atmosfere dei tempi, così come a passaggi che ricordavo come se li avessi visti ieri - il brutale pestaggio di Anthony o il combattimento finale -, con i colpi di alluce di Quino ed il trionfale finale "cieco" prima del Colpo del drago mi ha divertito non poco nonostante l'ingenuità della proposta, figlia di un'epoca nel corso della quale bastava davvero poco - e non in senso necessariamente negativo - per intrattenere un pubblico che forse era più naif, ma che mostrava desiderio e voglia di essere, per l'appunto, intrattenuto.
In un certo senso, rivedere Il ragazzo dal kimono d'oro è stato come ritrovare a casa dei genitori la vecchia console con i primi videogiochi che ai tempi ci sembravano spettacolari e difficilissimi e che, ora, abituati alla Playstation 4 ed a prodotti sempre più simili a film finiscono per apparire elementari e semplicissimi.
Dal canto mio, quando capita di andare a trovare i vecchi Ford in montagna, non sento mai troppo dispiacere ad accendere e far girare qualche vecchia cartuccia sul Sega Mega Drive.
Più o meno è la stessa sensazione che ho provato vedendo Kim Rossi Stuart che indossa il mitico kimono d'oro.





MrFord





"His rise was irresistible (yeah) - he grew into the part
his explanation simply that he suffered for his art
no base considerations of some glittering reward
the prize was knowing that his work was noticed and adored."
Freddy Mercury - "The golden boy" -





6 commenti:

  1. Lo ricordo con molto affetto, meno i suoi improbabili ma telefonatissimi seguiti.

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    1. Anche io li avevo rimossi, rivedendoli, però, mi sono tornati tutti in mente. ;)

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  2. Ricordo che già da bambino mi era sembrata 'na ridicola poracciata senza limiti.

    Oggi non lo riguarderei manco per farmi due risate, così come non rigiocherei al Sega Mega Drive, che per altro già ai tempi era una merda al confronto del Nintendo. ;)

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    1. Evidentemente anche di videogiochi non capisci una mazza! ;)

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  3. Ricordo che lo vidi da bambino, forse prima di Karate Kid. Che dire... Per la mia mente di marmocchio andava anche bene :D

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    1. Io lo vidi sicuramente dopo, e fu un buon palliativo nell'attesa di Karate Kid 2. ;)

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